Un'immagine della tappa di Roccella Ionica del Jova Beach Party. Fotografia Ansa
A conclusione del tour di concerti di Jovanotti sulle spiagge ci si pone la domanda su quali siano stati gli effettivi impatti ambientali, e se questo tipo di esibizione sia - sul lungo termine - sostenibile in ambienti fragili e sotto costante pressione antropica come le coste italiane. Abbiamo voluto fare il punto per le estati a venire.
L'estate appena trascorsa ci ha regalato un'insolita operazione di divulgazione mista a marketing, il "Jova Beach Party", in cui 17 dei 19 concerti del cantante e musicista Jovanotti sono stati organizzati sulle spiagge italiane ed erano accompagnati dalla campagna del WWF Plastic Free Tour.
“Tante persone”, dice a National Geographic Italia Gaetano Benedetto, direttore generale del WWF Italia, “hanno ritenuto che questo fosse un cambio di linguaggio dell’ambientalismo, che avvicinava la gente comune alle problematiche globali. Quest’anno si è svolta la più grande campagna popolare sul tema delle plastiche che sia mai stata fatta”.
L’iniziativa era interessante da un punto di vista della comunicazione, ma secondo gli addetti ai lavori tra cui ornitologi e associazioni ambientaliste impegnate sul territorio, ha costi troppo alti in termini ambientali, e questo tipo di concerti sarebbero in futuro assolutamente da scoraggiare. Recentemente, gli oltre 200 iscritti al Convegno Italiano di Ornitologia hanno infatti
Infatti, l’infrastruttura del concerto, pensata per accogliere tra 25.000 e 40.000 persone a serata, doveva essere montata, come ha scritto la Trident, la società che organizzava questi concerti, su “alcune tra le più belle spiagge italiane”. In breve, giusto sulle spiagge meno antropizzate, quelle che accolgono ancora alcuni degli ecosistemi costieri relitti, proprio quelle zone umide che, secondo il recente rapporto delle Nazioni Unite sul preoccupante e rapido declino degli ambienti naturali, negli ultimi tre secoli si sono ridotte di oltre l’85%, una perdita, secondo il rapporto, “tre volte più rapida, in percentuale, della perdita delle foreste”.
“Le aree costiere italiane”, dice a National Geographic Italia Magazine Augusto De Sanctis, consigliere della ONLUS Stazione Ornitologica Abruzzese e ornitologo specializzato in limicoli costieri, “sono sottoposte ogni giorno a stress immensi. L’80-85% di spiagge, almeno in Abruzzo, non ha più specie psammofile, ovvero adattate a vivere negli ambienti sabbiosi. Sono rimasti piccoli tratti di duna degradata e frammenti di dune pioniere con vegetazione annua, il che non vuol dire che il primo stadio sia meno importante dell’ultimo. Siamo a favore dei concerti e della musica, ma da farsi nei luoghi adeguati, come gli stadi”.
Le tappe e gli "intoppi"
Delle varie tappe del tour programmate, tre sono state modificate: quella di Albenga è stata annullata a causa di una mareggiata che ha eroso la spiaggia. Quella prevista a Ladispoli è stata spostata a Marina di Cerveteri dopo la protesta delle associazioni ambientaliste. Quella di Vasto è stata spostata a Montesilvano per motivi legati a ordine pubblico e sicurezza, ma anche per via di esposti e proteste degli ambientalisti.
Nelle altre tappe invece i concerti si sono svolti regolarmente, malgrado le contestazioni. “Si è fatta una sorta di frullatore di valori” dice il direttore del WWF, coinvolto nell’organizzazione dei concerti, “per cui spiagge antropizzate come, ad esempio, quelle di Rimini, Lido degli Estensi, Castel Volturno, erano trattate con la stessa enfasi e approccio valoriale di spiagge sottoposte a vincoli”.
Non tutti però concordano, e tra questi c’è l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che in una replica a una richiesta di informazioni di un privato sugli effetti ambientali del Jova Beach Party a Lido degli Estensi replica che “la documentazione fotografica inviata a corredo della richiesta sembra testimoniare sostanziali trasformazioni della situazione ambientale originaria”.
La stessa situazione, secondo le associazioni ambientaliste, si applica a Castel Volturno, dove per il concerto, avvenuto a ridosso di un Sito di Interesse Comunitario (SIC), è stata rimossa con mezzi meccanici la vegetazione perenne psammofila, che include specie rare come l’Achillea maritima.
“Sembra che una parte di questo paese abbia scoperto oggi che le spiagge italiane vengono pulite con le ruspe, comprese le aree naturali protette”, afferma Benedetto. “Dire che questa situazione è responsabilità di Jovanotti o il fatto che per pulire un’area per 40000 persone si usano gli stessi mezzi che si utilizzano quotidianamente diventa un momento d’accusa forse un po’ eccessivo”. Tuttavia in futuro bisognerebbe forse evitare in toto di pulire le spiagge con mezzi meccanici, a prescindere se si tratti di lidi per turisti o di concerti con decine di migliaia di partecipanti.
Roccella Jonica e le tartarughe.
Le ruspe, infatti, possono essere distruttive. “Ma lei le ha viste le immagini di Roccella Jonica?” Esclama scoraggiato De Sanctis. “Una ruspa che fa una spianata di quel tipo porta via un intero tratto di spiaggia con ambienti protetti dalla direttiva habitat e tutto ciò che consegue. In questo caso i mezzi meccanici hanno spianato un tratto grande come due o tre campi da calcio”.
La posizione di Roccella Jonica era particolarmente critica in quanto è un sito potenziale di nidificazione delle tartarughe marine. “Di solito”, mi spiega uno dei soci fondatori di Caretta Calabria Conservation che preferisce rimanere anonimo, “la femmina elegge a proprio sito riproduttivo un tratto di costa più o meno vasto e fa un nido ogni 15 giorni circa, sino a 4, 5 deposizioni. Quest’anno, manco a farlo apposta, probabilmente la stessa femmina ha nidificato proprio nei dintorni della zona del concerto: a Riace, a Grotteria a Mare (subito a nord e subito a sud) e a Marina di Gioiosa Jonica che è il comune limitrofo. Non lo sapremo mai, ma magari ne ha fatto proprio un altro nella zona in cui le ruspe hanno fatto spazio al concerto di Jovanotti, solo che nessuno lo ha rinvenuto”.
Persino Benedetto ammette che a Roccella “c’era un’area anche interessante sotto un profilo di ripresa naturalistica dopo che la spiaggia si è formata a seguito della realizzazione del porto” e che “si poteva far meglio”. Ma c’è di più. A cosa era destinato quel tratto di spiaggia? Secondo Benedetto “nell’area dove si è svolto il concerto a Roccella Jonica, nel piano spiagge approvato dalla provincia di Reggio Calabria con valutazione ambientale strategica e quindi con tutto l’iter, la destinazione di quell’area è per eventi, è pubblica”.
Tuttavia l’area spianata dalle ruspe, fotografie aeree alla mano, si espande ben oltre l’area destinata a uso turistico. Va infatti a occupare una grande porzione dell’area destinata a rinaturalizzazione, ovvero, secondo il piano spiagge approvato dalla città metropolitana, “aree demaniali nelle quali l'ambiente naturale deve essere conservato/ripristinato nella sua totale integrità”. Chi ha autorizzato l’intervento non ha quindi tenuto conto della destinazione dell’area indicata dal piano spiagge, riducendo di fatto il tutto a una spianata desertificata.
Anche l’ISPRA è perplessa. Risponde infatti così a una richiesta di chiarimenti di De Sanctis: “Si ritiene che sia gli interventi ambientali necessari alla preparazione del sito in funzione dell’evento, sia la realizzazione dell’evento stesso e il successivo ripristino dell’area, comportino rischi di impatto su diverse componenti ambientali compresi habitat e specie tutelati dalla normativa comunitaria vigente”.
Il fosso Marino e le fogne di Nuova Delhi.
Le anomalie di Roccella si sono ripetute a Vasto, dove però il concerto non si è più svolto. A Vasto le problematiche erano molteplici, e alcune riguardavano la sicurezza stessa del pubblico del concerto. La prefettura di Chieti infatti ha annullato il concerto “a causa di gravi carenze di carattere documentale riscontrate, nonché l’assenza di alcune necessarie pianificazioni”. In particolare c’erano problemi riguardanti “la viabilità e i parcheggi” perché si voleva destinare a parcheggio un tratto della statale 16, una delle principali vie percorribili lungo l’Adriatico, nel periodo del massimo traffico ferragostano.
Inoltre il fosso Marino, un corso d’acqua ritenuto “a rischio idrogeologico”, è stato preventivamente ‘tombato’ dal comune, cioè reso sotterraneo, per allestire l’area per il concerto. Secondo la Prefettura di Chieti, “l’evento è stato programmato su un sito inidoneo dal punto di vista della safety e della security con potenziali pericolosità per gli spettatori”. Come a Roccella, anche il piano spiaggia del comune di Vasto indicava quell’area come zona di rinaturalizzazione. Inoltre, il canneto nel tratto terminale del fosso Marino, rifugio invernale di molte specie tra cui anfibi a rischio, è stato tagliato durante i lavori per tombare il corso d’acqua in violazione della normativa comunitaria.
La Trident e Jovanotti hanno preso molto male la decisione, ed è stato questo l’evento che, insieme a qualche piccola polemica locale a Montesilvano, dove è stato spostato l’evento di Vasto, ha portato Jovanotti a paragonare su Facebook l’ambientalismo italiano alle fogne di Nuova Delhi. Il WWF è rimasto al fianco del cantante: “Non bisogna perdere di vista”, ha chiarito Benedetto, “che non stiamo buttando giù le dune del Circeo”.
Policoro e gli eliporti.
A Policoro la tappa si è svolta in un SIC che si chiama Foce dell’Agri. “La foce dell’Agri”, afferma il direttore del WWF, “è stata alterata con autorizzazione certamente sbagliata, che ha consentito la realizzazione di un porto, di un villaggio turistico, di una darsena, di un albergo a 5 stelle, di un eliporto, di una serie di attività commerciali e ha costruito una piccola città su questo fiume, tutto regolarmente autorizzato. Il concerto di Jovanotti è avvenuto a ridosso del muraglione del porto, chilometri lontano dai siti di nidificazione della tartaruga”.
Un’area protetta, quindi, ma già gravemente compromessa. Alcuni video amatoriali, indubbiamente di parte, mostrano le ruspe sulla vegetazione dunale protetta. Ma quello che sorprende di più è che il redattore della valutazione di incidenza ambientale fatta effettuare dalla Trident, sia l’ing. Marco Vitale, che risulta essere il proprietario del centro turistico di Marinagri, ovvero di quegli stessi alberghi, porti, eliporti, etc. etc., che hanno compromesso il SIC. Tutto regolarmente autorizzato.
La plastica e l’ambiente.
Le polemiche sull'impatto ambientale del tour hanno accompagnato quasi tutte le tappe. Un punto fermo dell’ecologia moderna è che qualunque attività umana svolta in ambiente non antropizzato ha un impatto più o meno grande. Ci sono altri punti quindi su cui forse vale la pena di soffermarsi.
Ammassare in un punto solo le auto di 20-30mila persone (i carabinieri di Vasto stimavano per il 17 agosto 27.000 veicoli circolanti) ha una carbon footprint elevatissima, anche considerando gli ingorghi, lamentati da molti partecipanti, alla fine del concerto, e questo moltiplicato per 19 tappe. Sempre dalla relazione del verbale dei carabinieri di Vasto si apprende che i “fuochi d’artificio freddi che non prevedono combustibile e fiamme ma solo polveri di farina di riso”, previsti nella relativa valutazione di incidenza ambientale, sono effettivamente prodotti con macchine alimentate con isoparaffina liquida, un derivato del petrolio e “bidoni di fuoco” che producono fiamme bruciando bioetanolo. Non citiamo i 12.000 euro spesi solo in energia elettrica a serata, che fanno quasi 150.000 euro in energia, ma vale la pena di menzionare che le bottiglie in alluminio -a causa della legge vigente-erano vietate, a favore di quelle di plastica (riciclata, per carità).
Spiagge e eventi di massa, un futuro da riconsiderare.
Il Jova Beach Party è stata una manifestazione di grande successo, sia in termini di popolarità (con circa mezzo milione di spettatori complessivi), sia in termini di fatturato (un biglietto singolo costava circa 60 Euro), e così lo sono state altre analoghe, sebbene più piccole, esibizioni canore in altri luoghi naturali italiani più o meno protetti. Visto il successo, è molto probabile che questi eventi si ripetano i prossimi anni, e che possano dare il via a una “moda” di grosse iniziative con decine di migliaia di spettatori che si riuniscono in aree naturali delicate e prive delle infrastrutture necessarie alla ricezione, tra cui il trasporto pubblico. Viste le numerose problematiche sollevate quest’anno dai concerti di Jovanotti, sorge tuttavia il dubbio che queste iniziative non siano ecosostenibili e che dovrebbero essere scoraggiate dagli organi competenti.
Il ministero dell’Ambiente, silente per tutta l’estate, a una esplicita richiesta di National Geographic Italia ha così commentato: “Sul versante della gestione dei Siti Natura 2000 è in fase di approvazione un documento di indirizzo alle Regioni per la corretta valutazione d’incidenza di piani e progetti. Tale atto, insieme all’attenzione sollevata da questi eventi, contribuirà ad una maggiore consapevolezza e di conseguenza ad una più attenta programmazione e valutazione di futuri eventi analoghi”.
Resta il dubbio che non ci sia il tempo e/o la volontà di limitare la prossima estate questi eventi in aree più idonee come stadi o palazzetti dello sport. Ha senso educare solo su un aspetto ecologico (la plastica in mare) ignorando invece la fragilità delle nostre coste e di altri ambienti a rischio? Il nostro pianeta, come dice Greta Thumberg, “è in fiamme”, e non abbiamo molto tempo per agire. Forse una prima azione sarebbe proprio educare il pubblico al rispetto di tutti gli ecosistemi, prima che sia troppo tardi, utilizzando quello che abbiamo imparato quest’anno per prevenire errori futuri.