Visualizzazione post con etichetta spiagge. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta spiagge. Mostra tutti i post

domenica 12 luglio 2020

Il paese della Fase come vi pare. - Antonio Padellaro

Fase 2, la diretta - Mezzi pubblici, parchi aperti e il ritorno ...
“Soltanto chi lascia il labirinto può essere felice, ma soltanto chi è felice può uscirne”.
Michael Ende, “Lo specchio nello specchio”
Lo scorso 23 giugno, con apposita disposizione a tutte le compagnie aeree, l’Enac ha vietato ai passeggeri l’uso delle cappelliere, quegli utili vani posti sopra i sedili dove riporre i trolley e le altre borse di piccole dimensioni. “La misura”, recita rigoroso ma giusto il comunicato, “è per evitare assembramenti delle persone nel momento in cui devono posizionare il proprio bagaglio a bordo dell’aeromobile”. Infatti, chi avesse la disavventura di frequentare lo scalo di Fiumicino per motivi (indovinate un po’) di viaggio sarà costretto a file mostruose per raggiungere gli sportelli del check-in (pur essendo già provvisto di check-in) onde spedire nella stiva il bagaglio (se eccedente la misura 36 per 45 per 20, praticamente la calza della befana). Si posizionerà accanto ad altri sventurati, che avranno almeno la soddisfazione di imbarcare degli armadi a quattro ante. Infatti, in forza della prima legge della termodinamica, secondo la quale dei corpi umani in fila (anche soltanto un paio) tendono comunque a premere gli uni sugli altri, per evitare qualche assembramento a bordo se ne creano altri, di massa, in aeroporto, perfetti per la trasmissione di eventuali contagi (coronavirus o peste bubbonica). Infatti, stremati, accaldati e incazzati dalle attese, una volta seduti e allacciate le cinture condivideremo una distanza di circa venti centimetri con il passeggero accanto, che potrà tranquillamente starnutirci addosso milioni di germi, naturalmente protetto dall’indispensabile mascherina (che va tenuta comodamente sulla bocca e sul naso fino ad avvenuta asfissia). È il “Comma 22” del comitato tecnico scientifico: il modo migliore per evitare gli assembramenti è crearne di nuovi.
Capitolo sotto la banca il cliente crepa. Come sanno i comuni mortali, negli istituti di credito si può entrare uno alla volta. Capita quindi che sul marciapiede, e sotto il saettante sole estivo si creino vasti assembramenti, con anziani stramazzati sull’asafalto. Del resto, può capitare che proprio nel bar accanto si creino davanti al bancone degli allegri assembramenti (e senza mascherina non potendosi altrimenti sorbire il caffè). Del resto, siamo il paese dove negli stadi, rigorosamente senza pubblico, i giocatori, dopo ogni segnatura, festeggiano con veri e propri amplessi, poco profilattici. Siamo il paese dove ci si assembra e senza precauzione alcuna nelle strade della movida. E dove nelle spiagge carnaio ci si assembra gli uni sugli altri (tanto, come dice Jair Bolsonaro, tutti dobbiamo morire). Siamo il paese dove il dibattito politico si accende sullo stato d’emergenza che il governo intende prorogare a fine 2020, con politici e giornalisti dell’opposizione che evocano (senza ridere) la dittatura di Pinochet. Siamo il paese della Fase Come Vi Pare. Dove per uscire dal labirinto delle proibizioni basta non entrarci, direbbe Michael Ende. Perché siamo il paese dove sarebbe bello se il ministro della Salute, Roberto Speranza, con codazzo di esperti, prima di escogitare nuove misure per tormentare inutilmente il prossimo, si facessero un giretto negli aeroporti, tra le cappelliere, davanti alle banche, al bar sottocasa, sulla spiaggia di Ostia (ma anche Fregene e Ladispoli vanno bene). Per vedere l’effetto che fa.

martedì 7 luglio 2020

Concessioni balneari, votano tutti la lobby dei balneari: lo Stato prende solo briciole. - Patrizia De Rubertis e Giacomo Salvini

Concessioni balneari, votano tutti la lobby dei balneari: lo Stato prende solo briciole

Tre anni fa ci ha messo lo zampino il maltempo eccezionale, nel 2019 è arrivato l’aiutino dell’ex ministro del Turismo, il leghista Gian Marco Centinaio. Quest’anno, causa Covid-19, è stato ancora più facile annacquare “spiaggiopoli”. Con una veloce trattativa tra il senatore forzista Maurizio Gasparri e il ministro Dario Franceschini (Pd) è stato inserito nel calderone del dl Rilancio un emendamento di Deborah Bergamini (FI) – con voto bipartisan in Commissione Bilancio – che proroga le concessioni demaniali marittime, cioè le spiagge, fino al 2033. La storia è sempre la stessa: per tutelare una realtà di piccole imprese – sono 30 mila per lo più a conduzione familiare – l’Italia non riesce a mettere all’asta le concessioni, come vuole l’Europa. Il nemico della lobby degli stabilimenti balneari è la direttiva Bolkestein del 2006. Aggirata nel 2010 dal governo Berlusconi, è stata prorogata di altri 15 anni dalla legge di Bilancio 2019. Ed ora l’emendamento l’ha riformulata per evitare che si creassero dei contenziosi a sfavore dei balneari: troppi Comuni non hanno aggiornato le delibere. Così, quella che dovrebbe essere una gigantesca risorsa economica, si traduce in un misero introito per lo Stato: le concessioni portano all’Erario appena 105 milioni di euro, a fronte di un giro di affari stimato da Nomisma in 15 miliardi di euro annui. Dividendo l’introito per le 25.000 concessioni, i gestori pagano allo Stato “zero”, per dirla con Carlo Calenda. “Il numero delle concessioni cresce ovunque, ma nessuno controlla”, spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente. “Abbiamo svenduto le coste”, dice il segretario dei Verdi Angelo Bonelli: “I prezzi stracciati delle concessioni sono uno scandalo che porteranno l’Italia a risponderne di nuovo davanti alla Commissione Ue”.
Ed eccoli gli affari d’oro. Per il Twiga di Marina di Pietrasanta (quasi 4.500 mq), dove si spendono mille euro al giorno, il proprietario Flavio Briatore (Daniela Santanchè è una socia) paga 17.619 euro di canone allo Stato, contro 4 milioni di fatturato. Un anno e mezzo fa l’imprenditore ha acquistato la concessione dalla storica famiglia di proprietari a 3,5 milioni di euro. Al Papeete (5 mila mq e 35 euro per due lettini e un ombrellone), lo stabilimento romagnolo reso famoso da Matteo Salvini, lo scorso anno i ricavi sono volati a 3,2 milioni, ma il canone – riporta il Corriere – è rimasto fermo a 10 mila euro. Secondo il report di Legambiente, a Santa Margherita Ligure, il Lido Punta Pedale versa 7.500 euro all’anno; a Forte dei Marmi il Bagno Felice 6.560 euro per 4.860 mq; il Luna Rossa di Gaeta 11.800 euro per 5.381 metri, mentre il Bagno azzurro di Rimini ne versa 6.700. In Sardegna, per la spiaggia di Liscia Ruja, l’hotel Cala di Volpe paga 520 euro all’anno. Della proroga al 2033 ne beneficeranno di certo i 71 stabilimenti di Ostia (10 km di spiaggia) che, a fronte di ricavi da 300 mila euro, pagano tra i 20 e 40 mila euro l’anno. La giunta capitolina di Virginia Raggi sta portando avanti la battaglia per abbattere gli stabilimenti e le strutture abusive. “Sono arrabbiato – dice il consigliere M5S in Campidoglio, Paolo Ferrara – con questa norma siamo molto più deboli. Così hanno vinto gli stabilimenti balneari perché con una legge nazionale noi non possiamo più fare niente: ci hanno legato le mani”.
E intanto di aumentare i canoni di concessione non se ne parla. Anzi. Lo stesso emendamento per sanare “una palese ingiustizia” a danno dei gestori delle concessioni “pertinenziali” (cioè bar, ristoranti e chioschi in muratura), ha abolito il pagamento dei canoni calcolato attraverso i valori dell’Agenzia delle Entrate (fino a 200 mila euro), sancendo che non dovranno sborsare più di 2.500 euro. E potranno sanare le morosità pagando solo il 30% del dovuto in un’unica soluzione o rateizzare il 60% fino a un massimo di 6 annualità. Stessa spiaggia, stesso mare, affari d’oro.

martedì 8 ottobre 2019

Il Jova Beach Party e la protezione delle aree naturali. - Lisa Signorile

ambiente,spiagge,italia,mare
Un'immagine della tappa di Roccella Ionica del Jova Beach Party. Fotografia Ansa

A conclusione del tour di concerti di Jovanotti sulle spiagge ci si pone la domanda su quali siano stati gli effettivi impatti ambientali, e se questo tipo di esibizione sia - sul lungo termine - sostenibile in ambienti fragili e sotto costante pressione antropica come le coste italiane. Abbiamo voluto fare il punto per le estati a venire.


L'estate appena trascorsa ci ha regalato un'insolita operazione di divulgazione mista a marketing, il "Jova Beach Party", in cui 17 dei 19 concerti del cantante e musicista Jovanotti sono stati organizzati sulle spiagge italiane ed erano accompagnati dalla campagna del WWF Plastic Free Tour.

“Tante persone”, dice a National Geographic Italia Gaetano Benedetto, direttore generale del WWF Italia, “hanno ritenuto che questo fosse un cambio di linguaggio dell’ambientalismo, che avvicinava la gente comune alle problematiche globali. Quest’anno si è svolta la più grande campagna popolare sul tema delle plastiche che sia mai stata fatta”.

L’iniziativa era interessante da un punto di vista della comunicazione, ma secondo gli addetti ai lavori tra cui ornitologi e associazioni ambientaliste impegnate sul territorio, ha costi troppo alti in termini ambientali, e questo tipo di concerti sarebbero in futuro assolutamente da scoraggiare. Recentemente, gli oltre 200 iscritti al Convegno Italiano di Ornitologia hanno infatti 
sottoscritto all’unanimità un documento in cui chiedono “che non vengano svolti eventi che prevedono consistenti afflussi di pubblico, negli ambienti costieri naturali o con residua naturalità frequentati o potenzialmente utilizzabili dal Fratino e da altre specie di interesse conservazionistico”

Infatti, l’infrastruttura del concerto, pensata per accogliere tra 25.000 e 40.000 persone a serata, doveva essere montata, come ha scritto la Trident, la società che organizzava questi concerti, su “alcune tra le più belle spiagge italiane”. In breve, giusto sulle spiagge meno antropizzate, quelle che accolgono ancora alcuni degli ecosistemi costieri relitti, proprio quelle zone umide che, secondo il recente rapporto delle Nazioni Unite sul preoccupante e rapido declino degli ambienti naturali, negli ultimi tre secoli si sono ridotte di oltre l’85%, una perdita, secondo il rapporto, “tre volte più rapida, in percentuale, della perdita delle foreste”.

“Le aree costiere italiane”, dice a National Geographic Italia Magazine Augusto De Sanctis, consigliere della ONLUS Stazione Ornitologica Abruzzese e ornitologo specializzato in limicoli costieri, “sono sottoposte ogni giorno a stress immensi. L’80-85% di spiagge, almeno in Abruzzo, non ha più specie psammofile, ovvero adattate a vivere negli ambienti sabbiosi. Sono rimasti piccoli tratti di duna degradata e frammenti di dune pioniere con vegetazione annua, il che non vuol dire che il primo stadio sia meno importante dell’ultimo. Siamo a favore dei concerti e della musica, ma da farsi nei luoghi adeguati, come gli stadi”.

Le tappe e gli "intoppi"
Delle varie tappe del tour programmate, tre sono state modificate: quella di Albenga è stata annullata a causa di una mareggiata che ha eroso la spiaggia. Quella prevista a Ladispoli è stata spostata a Marina di Cerveteri dopo la protesta delle associazioni ambientaliste. Quella di Vasto è stata spostata a Montesilvano per motivi legati a ordine pubblico e sicurezza, ma anche per via di esposti e proteste degli ambientalisti.

Nelle altre tappe invece i concerti si sono svolti regolarmente, malgrado le contestazioni. “Si è fatta una sorta di frullatore di valori” dice il direttore del WWF, coinvolto nell’organizzazione dei concerti, “per cui spiagge antropizzate come, ad esempio, quelle di Rimini, Lido degli Estensi, Castel Volturno, erano trattate con la stessa enfasi e approccio valoriale di spiagge sottoposte a vincoli”.

Non tutti però concordano, e tra questi c’è l’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che in una replica a una richiesta di informazioni di un privato sugli effetti ambientali del Jova Beach Party a Lido degli Estensi replica che “la documentazione fotografica inviata a corredo della richiesta sembra testimoniare sostanziali trasformazioni della situazione ambientale originaria”.

La stessa situazione, secondo le associazioni ambientaliste, si applica a Castel Volturno, dove per il concerto, avvenuto a ridosso di un Sito di Interesse Comunitario (SIC), è stata rimossa con mezzi meccanici la vegetazione perenne psammofila, che include specie rare come l’Achillea maritima.

“Sembra che una parte di questo paese abbia scoperto oggi che le spiagge italiane vengono pulite con le ruspe, comprese le aree naturali protette”, afferma Benedetto. “Dire che questa situazione è responsabilità di Jovanotti o il fatto che per pulire un’area per 40000 persone si usano gli stessi mezzi che si utilizzano quotidianamente diventa un momento d’accusa forse un po’ eccessivo”. Tuttavia in futuro bisognerebbe forse evitare in toto di pulire le spiagge con mezzi meccanici, a prescindere se si tratti di lidi per turisti o di concerti con decine di migliaia di partecipanti.

Roccella Jonica e le tartarughe.
Le ruspe, infatti, possono essere distruttive. “Ma lei le ha viste le immagini di Roccella Jonica?” Esclama scoraggiato De Sanctis. “Una ruspa che fa una spianata di quel tipo porta via un intero tratto di spiaggia con ambienti protetti dalla direttiva habitat e tutto ciò che consegue. In questo caso i mezzi meccanici hanno spianato un tratto grande come due o tre campi da calcio”.

La posizione di Roccella Jonica era particolarmente critica in quanto è un sito potenziale di nidificazione delle tartarughe marine. “Di solito”, mi spiega uno dei soci fondatori di Caretta Calabria Conservation che preferisce rimanere anonimo, “la femmina elegge a proprio sito riproduttivo un tratto di costa più o meno vasto e fa un nido ogni 15 giorni circa, sino a 4, 5 deposizioni. Quest’anno, manco a farlo apposta, probabilmente la stessa femmina ha nidificato proprio nei dintorni della zona del concerto: a Riace, a Grotteria a Mare (subito a nord e subito a sud) e a Marina di Gioiosa Jonica che è il comune limitrofo. Non lo sapremo mai, ma magari ne ha fatto proprio un altro nella zona in cui le ruspe hanno fatto spazio al concerto di Jovanotti, solo che nessuno lo ha rinvenuto”.

Persino Benedetto ammette che a Roccella “c’era un’area anche interessante sotto un profilo di ripresa naturalistica dopo che la spiaggia si è formata a seguito della realizzazione del porto” e che “si poteva far meglio”. Ma c’è di più. A cosa era destinato quel tratto di spiaggia? Secondo Benedetto “nell’area dove si è svolto il concerto a Roccella Jonica, nel piano spiagge approvato dalla provincia di Reggio Calabria con valutazione ambientale strategica e quindi con tutto l’iter, la destinazione di quell’area è per eventi, è pubblica”.

Tuttavia l’area spianata dalle ruspe, fotografie aeree alla mano, si espande ben oltre l’area destinata a uso turistico. Va infatti a occupare una grande porzione dell’area destinata a rinaturalizzazione, ovvero, secondo il piano spiagge approvato dalla città metropolitana, “aree demaniali nelle quali l'ambiente naturale deve essere conservato/ripristinato nella sua totale integrità”. Chi ha autorizzato l’intervento non ha quindi tenuto conto della destinazione dell’area indicata dal piano spiagge, riducendo di fatto il tutto a una spianata desertificata.

Anche l’ISPRA è perplessa. Risponde infatti così a una richiesta di chiarimenti di De Sanctis: “Si ritiene che sia gli interventi ambientali necessari alla preparazione del sito in funzione dell’evento, sia la realizzazione dell’evento stesso e il successivo ripristino dell’area, comportino rischi di impatto su diverse componenti ambientali compresi habitat e specie tutelati dalla normativa comunitaria vigente”.

Il fosso Marino e le fogne di Nuova Delhi.
Le anomalie di Roccella si sono ripetute a Vasto, dove però il concerto non si è più svolto. A Vasto le problematiche erano molteplici, e alcune riguardavano la sicurezza stessa del pubblico del concerto. La prefettura di Chieti infatti ha annullato il concerto “a causa di gravi carenze di carattere documentale riscontrate, nonché l’assenza di alcune necessarie pianificazioni”. In particolare c’erano problemi riguardanti “la viabilità e i parcheggi” perché si voleva destinare a parcheggio un tratto della statale 16, una delle principali vie percorribili lungo l’Adriatico, nel periodo del massimo traffico ferragostano.

Inoltre il fosso Marino, un corso d’acqua ritenuto “a rischio idrogeologico”, è stato preventivamente ‘tombato’ dal comune, cioè reso sotterraneo, per allestire l’area per il concerto. Secondo la Prefettura di Chieti, “l’evento è stato programmato su un sito inidoneo dal punto di vista della safety e della security con potenziali pericolosità per gli spettatori”. Come a Roccella, anche il piano spiaggia del comune di Vasto indicava quell’area come zona di rinaturalizzazione. Inoltre, il canneto nel tratto terminale del fosso Marino, rifugio invernale di molte specie tra cui anfibi a rischio, è stato tagliato durante i lavori per tombare il corso d’acqua in violazione della normativa comunitaria.

La Trident e Jovanotti hanno preso molto male la decisione, ed è stato questo l’evento che, insieme a qualche piccola polemica locale a Montesilvano, dove è stato spostato l’evento di Vasto, ha portato Jovanotti a paragonare su Facebook l’ambientalismo italiano alle fogne di Nuova Delhi. Il WWF è rimasto al fianco del cantante: “Non bisogna perdere di vista”, ha chiarito Benedetto, “che non stiamo buttando giù le dune del Circeo”.

Policoro e gli eliporti.
A Policoro la tappa si è svolta in un SIC che si chiama Foce dell’Agri. “La foce dell’Agri”, afferma il direttore del WWF,  “è stata alterata con autorizzazione certamente sbagliata, che ha consentito la realizzazione di un porto, di un villaggio turistico, di una darsena, di un albergo a 5 stelle, di un eliporto, di una serie di attività commerciali e ha costruito una piccola città su questo fiume, tutto regolarmente autorizzato. Il concerto di Jovanotti è avvenuto a ridosso del muraglione del porto, chilometri lontano dai siti di nidificazione della tartaruga”.

Un’area protetta, quindi, ma già gravemente compromessa. Alcuni video amatoriali, indubbiamente di parte, mostrano le ruspe sulla vegetazione dunale protetta. Ma quello che sorprende di più è che il redattore della valutazione di incidenza ambientale fatta effettuare dalla Trident, sia l’ing. Marco Vitale, che risulta essere il proprietario del centro turistico di Marinagri, ovvero di quegli stessi alberghi, porti, eliporti, etc. etc., che hanno compromesso il SIC. Tutto regolarmente autorizzato.

La plastica e l’ambiente.
Le polemiche sull'impatto ambientale del tour hanno accompagnato quasi tutte le tappe. Un punto fermo dell’ecologia moderna è che qualunque attività umana svolta in ambiente non antropizzato ha un impatto più o meno grande. Ci sono altri punti quindi su cui forse vale la pena di soffermarsi.

Ammassare in un punto solo le auto di 20-30mila persone (i carabinieri di Vasto stimavano per il 17 agosto 27.000 veicoli circolanti) ha una carbon footprint elevatissima, anche considerando gli ingorghi, lamentati da molti partecipanti, alla fine del concerto, e questo moltiplicato per 19 tappe. Sempre dalla relazione del verbale dei carabinieri di Vasto si apprende che i “fuochi d’artificio freddi che non prevedono combustibile e fiamme ma solo polveri di farina di riso”, previsti nella relativa valutazione di incidenza ambientale, sono effettivamente prodotti con macchine alimentate con isoparaffina liquida, un derivato del petrolio e “bidoni di fuoco” che producono fiamme bruciando bioetanolo. Non citiamo i 12.000 euro spesi solo in energia elettrica a serata, che fanno quasi 150.000 euro in energia, ma vale la pena di menzionare che le bottiglie in alluminio -a causa della legge vigente-erano vietate, a favore di quelle di plastica (riciclata, per carità).

Spiagge e eventi di massa, un futuro da riconsiderare.
Il Jova Beach Party è stata una manifestazione di grande successo, sia in termini di popolarità (con circa mezzo milione di spettatori complessivi), sia in termini di fatturato (un biglietto singolo costava circa 60 Euro), e così lo sono state altre analoghe, sebbene più piccole, esibizioni canore in altri luoghi naturali italiani più o meno protetti. Visto il successo, è molto probabile che questi eventi si ripetano i prossimi anni, e che possano dare il via a una “moda” di grosse iniziative con decine di migliaia di spettatori che si riuniscono in aree naturali delicate e prive delle infrastrutture necessarie alla ricezione, tra cui il trasporto pubblico. Viste le numerose problematiche sollevate quest’anno dai concerti di Jovanotti, sorge tuttavia il dubbio che queste iniziative non siano ecosostenibili e che dovrebbero essere scoraggiate dagli organi competenti.

Il ministero dell’Ambiente, silente per tutta l’estate, a una esplicita richiesta di National Geographic Italia ha così commentato: “Sul versante della gestione dei Siti Natura 2000 è in fase di approvazione un documento di indirizzo alle Regioni per la corretta valutazione d’incidenza di piani e progetti. Tale atto, insieme all’attenzione sollevata da questi eventi, contribuirà ad una maggiore consapevolezza e di conseguenza ad una più attenta programmazione e valutazione di futuri eventi analoghi”.

Resta il dubbio che non ci sia il tempo e/o la volontà di limitare la prossima estate questi eventi in aree più idonee come stadi o palazzetti dello sport. Ha senso educare solo su un aspetto ecologico (la plastica in mare) ignorando invece la fragilità delle nostre coste e di altri ambienti a rischio? Il nostro pianeta, come dice Greta Thumberg, “è in fiamme”, e non abbiamo molto tempo per agire. Forse una prima azione sarebbe proprio educare il pubblico al rispetto di tutti gli ecosistemi, prima che sia troppo tardi, utilizzando quello che abbiamo imparato quest’anno per prevenire errori futuri.

domenica 18 marzo 2018

Da Capri alla Feniglia, il mistero dei dischetti di plastica spiaggiati. - Nicoletta Cottone



Migliaia di dischetti di plastica hanno invaso le spiagge del Tirreno. Dalla Feniglia a Capri, passando per Ischia, Fregene, Anzio e Talamone, una distesa di cerchietti di plastica retinati si è abbattuta sulle spiagge di Toscana, Lazio e Campania. Le ondate hanno riversato sulle spiagge dischetti del diametro di cinque centimetri che, dimensione a parte, somigliano ai coperchietti grigliati di alcune cialde da caffè.
L'allarme lanciato da Clean Sea Life.
La vicenda è stata resa nota da Clean Sea Life, progetto cofinanziato dall'Unione europea che vuole accrescere l'attenzione del pubblico sulla quantità di rifiuti in mare e sulle spiagge, promuovendo le migliori pratiche di prevenzione e gestione dei rifiuti marini. Dalle prime indiscrezioni potrebbero essere dischetti impiegati nei sistemi di depurazione delle acque. Un fatto analogo avvenne nel marzo 2011 in America: per le forti piogge l’impianto di trattamento della città di Hookset riversò milioni di dischetti in mare (se ne contarono poco meno di 8 milioni).
Raccolta e foto per risalire al'origine dello sversamento. 
Con lo slogan “tutti insieme per un mare pulito” hanno invitato turisti, sub, diportisti, bagnini e bagnanti a rimboccarsi le mani e, armati di guanti, raccogliere i dischetti segnalando con foto e video gli spiaggiamenti, per risalire all'origine dello sversamento.
Le prime segnalazioni a Ischia. 
Per ora le prime segnalazioni sono datate 20 febbraio e riguardano Ischia. Man mano spinti dalle correnti i dischetti si sono riversati sulle spiagge di tre regioni. Per risolvere il giallo sono al lavoro gli ocenografi del Lamma (Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale per lo sviluppo sostenibile della Regione Toscana), il Cnr e la Fondazione per il clima e la sostenibilità. La Regione Lazio ha mobilitato l'Arpa. Il caso è stato segnalato ai carabinieri e alle capitanerie di porto e al reparto ambientale della Guardia costiera.

domenica 3 luglio 2016

Bar, ristoranti e stabilimenti balneari: è boom lavoratori in nero.

Bar, ristoranti e stabilimenti balneari: è boom lavoratori in nero


Non sono in regola la metà degli addetti, quota salita del 10% in un anno.


Bar, ristoranti e stabilimenti balneari, nelle località turistiche, puntano tutto sull'incasso estivo. A luglio e agosto si giocano il 70-80% del fatturato annuale e non possono fallire. Così, con l'alta stagione, cresce la necessità di manodopera, che arriva in molti casi a triplicarsi rispetto al resto dell'anno. Il problema è che cresce anche la quantità di lavoratori in nero: si calcola che siano in media il 50% di quelli impiegati in questo periodo e che la quota di personale non in regola sia salita almeno del 10% rispetto alla scorsa estate
E' quanto emerge da un'indagine dell'Adnkronos che ha interpellato associazioni di categoria e rappresentanti sindacali nelle principali località turistiche italiane.
Il fenomeno è diffuso in tutta Italia ma registra punte di sommerso vicine all'80% in diverse realtà meridionali. Si segnalano, in particolare, aree di grande evasione contributiva in Campania e Calabria. In queste realtà sono comunque frequenti i controlli e le sanzioni da parte della Guardia di Finanza, così come è costante l'azione degli ispettori del ministero del Lavoro su tutto il territorio nazionale. Ma, segnalano i sindacati, non basta. Per fronteggiare veramente il sommerso, fanno notare, servirebbe una maggiore disponibilità a denunciare lo sfruttamento, sia da parte dei lavoratori sia da parte degli operatori onesti, che subiscono una concorrenza sleale.
D'altra parte, a incidere sul fenomeno, secondo quanto ritengono le associazioni di categoria, sono anche i margini di guadagno ridotti dalla crisi e il peso delle tasse che gli esercenti continuano a lamentare. Né le ultime novità normative sembrano essere risolutive. Nella quota del lavoro nero vanno considerati anche quei lavoratori che hanno solo una piccolissima parte della retribuzione che percepiscono coperta dai voucher, lo strumento introdotto dal Jobs Act per assicurare una corretta formalizzazione al lavoro occasionale. Lo schema che si ripete, segnalano i sindacati, è piuttosto semplice: con un voucher ogni tanto si pensa di rispettare le regole, quando invece l'80-90% di quanto viene percepito dal lavoratore resta sommerso.

mercoledì 1 aprile 2015

La Spiaggia Nascosta più Bella al Mondo, Messico.



Acque incontaminate, coralli da ammirare, sole e silenzio. L’oasi cristallina è il luogo dove hanno girato il film The Beach con Leonardo di Caprio, diretto nel 2000 da Danny Boyle e tratto dall’omonimo romanzo di Alex Garland.

Il suo vero nome sarebbe Playa del Amor, ma vista la posizione si è guadagnata il nuovo nome di Hidden Beach (spiaggia nascosta). Siamo nell’arcipelago delle Isole Marieta ad ovest di Puerto Vallarta, in Messico (cercala nella mappa dei luoghi più affascinanti del mondo). La spiaggia segreta si trova all’interno di un grosso buco nella roccia, con sabbia chiarissima e acqua cristallina. Non si vede dall’esterno e l’unico modo di raggiungerla è percorrere un tunnel lungo 6 metri a cui si accede dal mare, nuotando o pagaiando dall’oceano: cosa che i turisti fanno spesso e volentieri per ammirare questo luogo incredibile.
Un posto da sogno l’arcipelago delle Marieta Islands, formatesi probabilmente secoli fa a seguito dell’intensa attività vulcanica della zona. Durante i primi anni del 1900, il governo messicano approfittò del fatto che le isole fossero completamente disabitate e utilizzò in particolare Hidden Beach per condurre degli esperimenti militari.
Fortunatamente oggi non è più così, infatti in seguito ad una serie di proteste le isole sono diventate patrimonio protetto e meta di escursioni. Ora questo paradiso fa parte dell’Unesco, grazie anche all’intervento di Jacques Cousteau. Nel 1960 lo scienziato guidò una protesta contro le attività umane che stavano devastando sulle isole ma solo nel 2005 le isole sono state dichiarate Parque Nacional Islas Marietas. Ora le uniche attività autorizzate sono il nuoto e la canoa, per evitare di turbare gli animali e le piante che dopo decenni sono tornati a prosperare su queste isole.
Dopo anni di ricerche e di sforzi per proteggere legalmente l’arcipelago, egli riuscì a guidare un gruppo di scienziati a convincere le autorità messicane a dichiarare le Marietas un parco nazionale protetto contro la pesca, la caccia e le altre attività umane potenzialmente dannose per il microcosmo creatosi nell’arcipelago.
Per questo motivo oggi, le isole sono disabitate anche se visitate da migliaia di turisti che, previa autorizzazione, possono vedere da vicino le meraviglie naturali nascoste in esse.
Hidden Beach è senza dubbio una delle più ambite attrazioni del luogo. Letteralmente “spiaggia nascosta”, è raggiungibile soltanto in barca, il viaggio dura circa 45 minuti, e nell’ultimo tratto a nuoto.
Questo luogo magico è accessibile soltanto attraverso un tunnel lungo circa 8 metri: i visitatori devono attraversarlo a nuoto per scoprire il paradiso terreste che nasconde. Il tunnel è abbastanza spazioso, tra l’acqua e la roccia ci sono circa 6 metri, motivo per cui non occorre dotarsi di attrezzatura subacquea.
La spiaggia è scavata all’interno di un grosso buco nella roccia ricoperta della fauna selvatica e caratterizzata da sabbia chiarissima e acqua cristallina. Si ritiene che Playa del Amor, a differenza dell’arcipelago che è nato da un’eruzione vulcanica, sia stata originata proprio dalle esplosioni che, dall’inizio del Novecento, si sono succedute in zona.
La spiaggia sarebbe diventata una meta popolare dopo che le sue immagini hanno fatto impazzire il web. Senza i social network ed i media, sarebbe ancor oggi nascosta oppure solo un’altra spiaggia in attesa di essere scoperta e rivelata al mondo. Possiamo affermare quindi di avere trovato l’ottava meraviglia. La spiaggia più nascosta sulla faccia del pianeta, alla quale,come dicevamo, è possibile accedere solo attraverso il famoso tunnel d’acqua che una volta superato si apre sul suo panorama mozzafiato.
Un vero e proprio angolo di paradiso ideale per rilassarsi e dimenticare lo stress della vita quotidiana.
Se vi va condividete questo video con i vostri amici e lasciateci un commento. Vi ringraziamo per il supporto. Nel sito troverete tanti video interessanti e divertenti, potete girare le varie categorie o semplicemente andare a vedere i video che trovate tra quelli consigliati o tra i più condivisi. Buona navigazione! Torna a trovarci!