martedì 8 settembre 2020

Parlamento italiano il più caro d’Europa.- Giacomo Salvini

Parlamento italiano il più caro d’Europa

Stipendi, rimborsi, diarie, pensioni, ex vitalizi, contributi ai gruppi, spese per la manutenzione e per la produzione di carta tra leggi, dossier ed emendamenti. E chi più ne ha più ne metta. Quando si parla del Parlamento italiano, bisogna immaginare un grande moloch che pesa per 1,6 miliardi all’anno sulle casse dello Stato: come il fatturato di Ikea Italia o quanto i soldi messi dalla Banca Europea degli Investimenti per la sanità italiana durante l’emergenza Covid.
Eppure, tra i sostenitori del No al referendum sul taglio dei parlamentari del 20-21 settembre, una delle principali argomentazioni è proprio questa: “Si risparmia poco, il prezzo di un caffè ogni anno”, ha detto l’ex commissario alla Spending Review, Carlo Cottarelli, in un’intervista a Repubblica. Problema: il calcolo viene fatto rapportando i risparmi – per Cottarelli sono 57 milioni l’anno, per Roberto Perotti 100 – alla spesa pubblica italiana annua. Ergo: lo 0,007%. Ma non se ne capisce la ragione: il risparmio derivante dal taglio di 345 parlamentari (230 deputati e 115 senatori) va rapportato al costo annuo del Parlamento e non alla spesa pubblica italiana. In base a questo calcolo, e prendendo per buona la stima del professor Perotti della Bocconi, con il Sì la percentuale del risparmio aumenterebbe di molto: non più 0,007% ma il 6% del costo annuo del Parlamento italiano. “Sempre meglio che zero”, sostiene il professor Roberto Perotti dell’Università Bocconi. Non solo: comparando i costi di Camera e Senato con quelli degli altri legislativi in Europa e nel mondo, il nostro Paese è in cima alla classifica dei Parlamenti più costosi.
Noi e l’Ue.Il costo del Parlamento italiano si ricava dal Bilancio di previsione del 2019 di Camera e Senato: in base a questi dati, la Camera costa 970 milioni mentre il Senato 550 per un totale di circa 1,5 miliardi. Il bilancio di Montecitorio si divide tra i 538 milioni di “spese correnti di funzionamento” e 413 di spese previdenziali (pensioni per ex deputati ed ex dipendenti). Agli italiani la Camera costa 145 milioni di euro, tra indennità (81 milioni) e rimborsi spese dei parlamentari in carica (64 milioni). Facendo un paragone solo tra le Camere basse degli altri Paesi europei (ovvero le uniche elettive e che votano la fiducia al governo) l’Italia risulta di gran lunga in cima alla classifica: la Camera dei deputati, con i suoi 970 milioni, costa a ogni italiano 16,2 euro all’anno. Al secondo posto tra le grandi democrazie europee c’è la Germania: il Bundestag, l’unica Camera elettiva, quest’anno ha raggiunto un costo simile al Parlamento italiano (970 milioni) ma con più rappresentanti (709) e una popolazione maggiore, 70 milioni di abitanti. Il Bundestag quindi costa a ogni tedesco 14,1 euro all’anno. Molto staccate le Camere basse degli altri Paesi europei: l’Assemblea Nazionale francese, con i suoi 577 deputati, costa 570 milioni l’anno (7,7 euro per ogni cittadino), la House of Commons britannica 650 milioni (3,74 euro) per 650 membri e il Congreso de los diputados spagnolo solo 85 milioni (1,8 euro) per i suoi 350 membri. Un decimo dell’Italia. Se allarghiamo il confronto ai Paesi extraeuropei, la House of Representatives degli Stati Uniti, composta da 435 deputati, costa 1.291 miliardi di dollari ogni anno, ma la popolazione americana è cinque volte quella italiana: ogni anno la Camera costa 3,4 dollari ai cittadini americani.
In base ai calcoli di Roberto Perotti, il Sì al taglio porterebbe a un risparmio di circa 100 milioni all’anno tra Camera e Senato e di circa mezzo miliardo a legislatura. Non proprio bruscolini.
Perotti individua anche le voci specifiche: il taglio di 345 parlamentari permetterà di risparmiare 22 milioni di indennità, 35 milioni di rimborsi spese, diaria e assistenti personali e altri 20 milioni per vitalizi e doppia pensione. Così si arriva a circa 80 milioni, 20 in più rispetto ai 57 stimati da Cottarelli. Ma secondo Perotti a questi 80 milioni ne vanno aggiunti altri 20 tra i costi delle due Camere che variano a seconda della composizione: la manutenzione, le pulizie dei locali, la produzione di carta e così via. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e “padrino” della riforma, Riccardo Fraccaro, alla festa del Fatto ha spiegato che in realtà il risparmio di mezzo miliardo a legislatura è sottostimato: “Questa è una buona riforma indipendentemente dal risparmio. Chi è in Parlamento sa che, oltre ai costi di indennità e rimborsi, le due Camere spendono anche per la consistenza dei gruppi parlamentari e per i servizi”.
Stipendi più alti. Non solo il taglio del numero dei parlamentari. Molti fautori del No sostengono che, invece di ridurre i rappresentanti, si poteva risparmiare tagliando gli stipendi dei parlamentari. Ed è proprio su questo punto che Luigi Di Maio, ex capo politico del M5S, sta facendo campagna per il Sì: “Dal 22 settembre proporrò una legge sul taglio degli stipendi”. E non sarà facile visto che, secondo uno studio dell’Independent parliamenty standards authority (Ipsa) del 2016, i parlamentari italiani sono quelli che guadagnano di più al mondo: ogni anno lo stipendio di un deputato o senatore è di 134.360 euro, contro i 127.800 dei rappresentanti americani, 88.030 dei tedeschi, 74.005 dei britannici, 57.809 dei francesi e 32.289 degli spagnoli. La Camera specifica che il confronto tra gli importi lordi è “difficile” perché questi paesi hanno “regimi fiscale e previdenziali non sempre pienamente confrontabili”. Ma il dato resta: su dodici Paesi la media degli stipendi è di 82.918 euro e l’Italia la supera del 45%.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/08/parlamento-italiano-il-piu-caro-deuropa/5924144/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=ore-19&utm_term=2020-09-08

Il più grande scontro tra buchi neri mai scoperto. - Emanuele Manietti


Rappresentazione artistica dello scontro tra due buchi neri (Mark Myers, ARC Centre of Excellence for Gravitational Wave Discovery - OzGrav)

Il loro turbolento incontro 7 miliardi di anni fa produsse un buco nero ancora più grande, ma non è la parte più strana e sorprendente di questa storia.


Sette miliardi di anni fa, due buchi neri entrarono in collisione tra loro producendo un gigantesco scontro. Le tracce di quell’evento, avvenuto a miliardi di chilometri di distanza dalla Terra, sono state rivelate di recente da un gruppo di ricercatori e offrono nuovi spunti e interrogativi sui buchi neri, gli oggetti più affascinanti e per molti versi misteriosi dell’Universo.
Uno dei due buchi neri aveva una massa circa 66 volte quella del nostro Sole, mentre l’altro era ancora più massiccio e si stima avesse circa 85 volte la massa della nostra stella. Si avvicinarono inesorabili avvitandosi l’uno sull’altro, fino a fondersi insieme liberando una colossale quantità di energia che iniziò ad attraversare l’Universo e che sarebbe stata poi rivelata dagli astrofisici dei nostri giorni. Da quell’immenso incidente nacque un nuovo buco nero, ancora più grande e con una massa stimata in circa 142 volte quella del nostro Sole. Nel caso in cui a questo punto ve lo stiate chiedendo: il Sole ha una massa di 2mila miliardi di miliardi di miliardi di chilogrammi, da sola costituisce il 99,9 per cento circa di quella complessiva del nostro sistema solare.
Gli astrofisici sanno da tempo che i buchi neri si possono scontrare tra loro, e infatti la scoperta del nuovo scontro è importante per un altro motivo: ha offerto una prima chiara occasione per rivelare la nascita di un buco nero di massa intermedia, una classe di questi oggetti piuttosto sfuggente. Grazie ai progressi ottenuti negli ultimi decenni, gli astrofisici hanno migliorato le loro capacità per scovare gli indizi sull’esistenza dei buchi neri di piccole dimensioni (con una massa tra le 5 e le 100 volte quella del Sole) e dei buchi neri supermassicci (che si trovano di solito al centro delle galassie e con masse milioni o miliardi di volte quella del Sole), mentre finora avevano avuto meno fortuna con i buchi neri intermedi, e che hanno una massa tra 100 e 100.000 volte quella del Sole.
In passato alcune misure avevano consentito di indicare la probabile esistenza di alcuni buchi neri intermedi, ma senza successive conferme per fugare i dubbi. Trovarli e studiarli è però molto importante, perché le loro caratteristiche potrebbero aiutare gli astrofisici a comprendere in generale le qualità e il comportamento dei buchi neri.
La scoperta del grande scontro, e della nascita del nuovo buco nero intermedio, è stata pubblicata questa settimana sulle riviste scientifiche The Astrophysical Journal Letters e su Physical Review Letters ed è stata resa possibile dall’osservazione delle onde prodotte dalla fusione dei due buchi neri. Questi scontri sono infatti talmente energetici da creare scossoni nello spazio-tempo, producendo increspature che si diffondono alla velocità della luce nell’Universo. Queste “onde gravitazionali” (qui le avevamo raccontate più estesamente, se siete confusi) ci arrivano quando sono ormai estremamente deboli, al punto da essere molto difficili da rilevare.
Dalla prima volta in cui sono riusciti a farlo nel 2015, gli astrofisici sono diventati abili cacciatori di onde gravitazionali grazie agli osservatori LIGO negli Stati Uniti e Virgo in Italia, registrando circa 70 eventi distinti. Quello dell’attuale ricerca, chiamato GW190521, era stato osservato il 21 maggio dello scorso anno, debole al punto da rischiare di passare inosservato. Utilizzando alcuni modelli al computer, i ricercatori sono riusciti a ricostruire le masse coinvolte nell’evento e la quantità di energia prodotta. Nello scontro, scrivono nella loro analisi, una massa pari a più di 7 volte quella del Sole fu rilasciata sotto forma di energia in poche frazioni di secondo.
La pubblicazione della ricerca ha attirato grande interesse tra gli studiosi di buchi neri, ma ha anche fatto sollevare qualche perplessità. Secondo alcuni, le onde gravitazionali rivelate sarebbero state prodotte dal collasso di una stella o da un altro evento cosmico di dimensioni contenute, considerata la loro debolezza. Gli autori della ricerca non escludono questa circostanza, ma ritengono che comunque la spiegazione dello scontro tra due buchi neri sia la più logica, sulla base dei dati in loro possesso.
Il nuovo studio potrebbe aiutare a spiegare alcune caratteristiche dell’Universo in relazione ai buchi neri: ce ne sono molti di piccoli e sparpagliati – che si sono formati in seguito al collasso gravitazionale di una stella massiccia alla fine della propria evoluzione (durante un’esplosione come supernovae) – e una quantità più contenuta di supermassicci al centro delle galassie. Una delle ipotesi più condivise è che questi ultimi si formino man mano che collidono e si fondono tra loro i buchi neri di dimensioni più piccole. Se così fosse, però, dovrebbero allora esserci buchi neri di dimensioni intermedie, cioè quelli in fase di accrescimento e che infine diventeranno supermassicci: trovarli si era rivelato finora estremamente difficile.
I ricercatori confidano di poter trovare presto nuove tracce della fusione di buchi neri che porta alla produzione di quelli intermedi. Nei prossimi mesi LIGO e Virgo saranno riavviati, dopo essere stati sottoposti ad alcune attività di manutenzione e potenziamento che hanno reso i loro sistemi ancora più sensibili. Una volta attivi, potrebbero aiutarci a capire qualcosa di più su tutto quello che ci sta intorno, anche a miliardi di anni luce da qui.
https://www.ilpost.it/2020/09/05/collisione-buchi-neri-onde-gravitazionali/

IL TARDIGRADO, LA CREATURA PIÙ RESISTENTE DELLA TERRA, HA UN NUOVO CONTENDENTE AL TITOLO. - Salvo Privitera

Il tardigrado, la creatura più resistente della Terra, ha un nuovo  contendente al titolo

Il tardigrado è una creatura davvero incredibile e super resistente: capace di sopravvivere al calore e al freddo estremo, alle radiazioni, al vuoto dello spazio, senza acqua e ossigeno per svariati anni. Possiamo quindi definire i tardigradi gli animali più indistruttibili sulla Terra? C'è ancora un dibattito aperto su questa domanda.
I tardigradi sono così resistenti perché in caso di "pericolo" entrano in uno stato chiamato criptobiosi in cui non si muovono, crescono o si riproducono, ma sono protetti dalle condizioni estreme precedentemente elencate. Esistono diversi tipi di criptobiosi a seconda delle condizioni con cui hanno a che fare.
La più studiata è chiamata anidrobiosi. In poche parole, queste creature, quando non c'è acqua si "disidratano" e le loro cellule si riempiono di uno zucchero chiamato trealosio, che protegge il contenuto cellulare fino a quando non c'è di nuovo acqua. L'anidrobiosi nei tardigradi è stata scoperta nel 1702, quando lo scienziato Anton von Leewenhoek ha asciugato e riportato in vita i tardigradi che ha trovato sui tetti di alcune case. I tardigradi possono rimanere in criptobiosi senza cibo o acqua per anni, per almeno 30 anni se congelati.
"I tardigradi terrestri nella criptobiosi sono molto resistenti alla distruzione [...] Ma i tardigradi marini e d'acqua dolce non mostrano criptobiosi e quindi sono distruttibili", afferma il biologo William Miller della Baker University. Attualmente esistono più di 1.400 specie conosciute di tardigradi. Allo stesso modo, solo alcune specie di tardigradi producono trealosio, la sostanza zuccherina che protegge le cellule durante l'anidrobiosi.
Altre specie, infatti, possono avere altri trucchi per proteggerli da condizioni difficili come proteine ​​speciali che si trasformano in una sostanza simile al vetro per proteggere le cellule. "I tardigradi sono certamente uno degli animali più tolleranti allo stress sulla Terra, ma sono facilmente distrutti con la puntura di un ago, o divorati da altri animali, funghi e protisti", afferma il dottor Dennis Persson. Per capire se siano o no indistruttibili, è giusto conoscere la "concorrenza".
Altri animali possono sopravvivere a quelle che consideriamo condizioni di vita estreme. Tra questi, ci sono nematodi e rotiferi. Questi animali sopravvivono all'essiccazione e al congelamento tanto quanto i tardigradi, se non addirittura meglio"Il record di sopravvivenza in uno stato disidratato è detenuto dal nematode Tylenchus polyhypnus a 39 anni", sottolinea il paleobiologo Dr Graham Budd. Dal punto di vista di "resistenza al danno", molti esperti affermano che i nematodi siano i vincitori.
https://tech.everyeye.it/notizie/tardigrado-creatura-resistente-terra-nuovo-contendente-titolo-467050.html?fbclid=IwAR2OXGYJPz4LRYP5g7goMI_HUrV9_KQ7E3q3NBzczbUOA2ZY2RUbklMFz5A

Nominare D. invano. - Marco Travaglio

Conte allontana Draghi dai palazzi romani | L'HuffPost
Sabato, quando Conte ha raccontato alla festa del Fatto la proposta (già nota) fatta a Draghi di presiedere la Commissione europea e declinata dall’interessato per stanchezza, ho pensato: ora i giornaloni la pianteranno per qualche ora di rompere le palle a tutti (anzitutto a Draghi) col governo Draghi, l’opzione Draghi, l’agenda Draghi, Draghi che leva il sonno a Conte, Draghi di qua, Draghi di là; se l’ex presidente della Bce ed ex un sacco di altre cose un anno fa rifiutò la carica più prestigiosa d’Europa, è improbabile che crepi dalla voglia di mettersi lì a trattare giorno e notte con partiti e partitucoli italiani in cerca di una maggioranza per metter su un governo e poi per tenerlo in piedi. Naturalmente peccavo di ingenuità: da due giorni sul Giornale Unico Nazionale è tutto un piagnucolare perché Conte ha osato rivelare l’episodio, come se l’avesse insultato o picchiato. Voi direte: hanno le prove che ha detto il falso? Hanno ricevuto smentite da Draghi o dalle cancellerie europee che avevano condiviso il suo nome con Conte? Macché. Del resto, salvo pensare a un raptus di follia, non si vede perché mai il premier avrebbe dovuto inventarsi quella storia col rischio, la certezza di essere smentito.
Ma ormai Draghi, senza che l’abbia mai chiesto, è oggetto di un culto della personalità non politico, ma religioso, che lo rende intoccabile e addirittura ineffabile e che, al solo nominare il suo nome invano, fa scattare tutto l’establishment come la rana di Galvani. Una corsa alla piaggeria che avevamo visto solo alla corte di San Re Giorgio. Repubblica, affranta, stigmatizza sdegnata “la battuta maliziosa, gratuita e non molto elegante sulla stanchezza del presunto rivale” (come se Draghi non fosse un essere umano che a 73 anni ha tutto il diritto di essere stanco), che “tradisce un certo nervosismo” (e perché mai? Boh). Sul Corriere Francesco Verderami, che di Conte e Draghi sa molto più di Conte e Draghi, rivela che “fu buttata un po’ a caso” da “un premier dal peso non rilevante” (infatti, dopo il no di Draghi, Conte propiziò con Merkel e Macron l’elezione della Von der Leyen coi voti decisivi del M5S, poi strappò la quota massima di Recovery Fund). A Luciano Fontana, direttore del Corriere, la cosa “non è piaciuta” perché non sta bene “tirare in ballo Draghi per manovre politiche” (quindi detesta pure i commentatori e cronisti del Corriere che da mesi tirano in ballo Draghi per manovre politiche). Ed è certo che la proposta era un “ballon d’essai senz’alcuna intesa con Francia e Germania” (invece risulta che Conte avesse in tasca l’ok di Merkel e Macron). Resta dunque la solita domanda: che avrebbe dovuto fare Conte per piacere a lorsignori? A parte non esistere, si capisce.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/08/nominare-d-invano/5924125/

Ragazzo ucciso a Colleferro: i fratelli Bianchi, "Non abbiamo toccato Willy".

Willy Monteiro Duarte, il 21enne picchiato a morte a Colleferro, in un'immagine presa  dal suo profilo facebook © ANSA
Willy Monteiro Duarte, il 21enne picchiato a morte a Colleferro, in un'immagine presa dal suo profilo facebook.

Sono accusati dell'omicidio insieme a Francesco Belleggia, 23 anni, Mario Pincarelli, 22 anni.

"Non lo abbiamo toccato. Respingiamo ogni accusa. Siamo intervenuti per dividere, abbiamo visto un parapiglia e siamo arrivati". E' quanto hanno detto Marco e Gabriele Bianchi durante l'interrogatorio di convalida dell'arresto per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte. Francesco Belleggia, 23 anni, Mario Pincarelli, 22 anni e i fratelli Gabriele e Marco Bianchi di 25 e 24 anni, sono tutti accusati di omicidio preterintenzionale in concorso.  
"Non si può morire a 21 anni così. Li conoscevano tutti qui quei due fratelli. Da due anni litigano e picchiano con le stesse modalità, sono stati autori di altri pestaggi". A raccontarlo Alessandro, un amico di Willy, il ragazzo ucciso a Colleferro, arrivato sul luogo dell'aggressione del 21enne. "Con uno di loro ho litigato pochi mesi fa perché dava fastidio a un mio amico - aggiunge - La rabbia è che non è la prima volta che fanno così. Si poteva evitare".
"Vi auguro che il Signore ricambi la vostra esistenza con la stessa cattiveria e violenza", "Che lo spirito di quel ragazzo vi perseguiti" e ancora "inutile accanirsi contro essere spregevoli come voi". Raffica di insulti e minacce sui profili social dei due fratelli arrestati. In poche ore sui loro profili sono arrivati centinaia di commenti. "Spero che muori male", "non meriti di stare al mondo", "fate schifo", questi alcuni dei commenti con minacce anche alla compagna di uno dei due fratelli: "E' meglio che scappa". Molti commenti incitano al linciaggio.
Una maglietta della Roma con su scritto "Grazie Willy gli eroi non muoiono mai", una targa "Ciao Angelo mio" e decine di di mazzi di fiori a Colleferro sul luogo in cui è stato picchiato a morte. Un pellegrinaggio silenzioso di amici e conoscenti. Alle 12 nella vicina piazza Italia, a pochi metri di distanza, c'è stato un minuto di silenzio in memoria del ragazzo con il sindaco di Colleferro Pierluigi Sanna che oggi ha proclamato il lutto cittadino. "Non si è trattato di una semplice rissa, ma di qualcosa di più cruento, cui in nessun modo si può trovare una giustificazione" ha detto il sindaco.
"Qui non si dorme. Servono più controlli nella zona di piazza Italia dove ci sono i pub". A dirlo alcuni abitanti che si sono recati sul luogo del pestaggio. "Io sono una mamma e poteva essere mio figlio" dice una di loro. "Servirebbero pattuglie che girano la sera e che controllano. Chi lo dice che non possa ricapitare?". "Qui nel weekend è un 'macello' - dicono alcune cittadine - tutti senza mascherine, assembrati e bevono. Le forze dell'ordine sono poche e non possono farcela, devono aumentarle".
https://www.ansa.it/lazio/notizie/2020/09/07/ragazzo-ucciso-a-colleferro-gli-arrestati-in-carcere-di-rebibbia_4683596c-8340-4d68-897e-3c97e6767f3d.html

Leggi anche:
https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/willy-monteiro-duarte-un-video-incastra-i-fratelli-bianchi/ar-BB18OaS3?fbclid=IwAR0f1LI7GNsqpCvgoJ7ArXq8_ccgGDLM1eiY-Y7IsJhXfcbbjELr9re897M

https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/20_settembre_07/omicidio-colleferro-fratelli-bianchi-social-muscoli-tatuaggi-trap-cafeb88c-f0dc-11ea-9f2b-89b4229fc5bf.shtml

Migranti: scoperta banda di trafficanti di uomini, 14 fermi.

Questura di Palermo, arrivano 14 promozioni per i funzionari di polizia -  Giornale di Sicilia

Indagine della Dda di Palermo, l'organizzazione operava in diversi Stati.

La Polizia ha eseguito il fermo di 14 stranieri accusati di far parte di un'associazione a delinquere transnazionale finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, all'esercizio di attività abusiva di prestazione di servizi di pagamento e altri delitti contro la persona, l'ordine pubblico, il patrimonio e la fede pubblica; reati aggravati dalla transnazionalità.

L'indagine, svolta dalla Squadra Mobile di Palermo e dal Servizio Centrale Operativo e coordinata dal Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dal Procuratore Aggiunto Marzia Sabella e dai pm Gery Ferrara, Claudio Camilleri e Giorgia Righi, ha portato alla scoperta di un'organizzazione criminale, con cellule operanti in Africa, in diverse aree del territorio nazionale e in altri Paesi europei.
   
L'associazione agiva su due fronti diversi: il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e l'esercizio abusivo di attività di intermediazione finanziaria tramite il cosiddetto metodo "hawala", utilizzato principalmente per il pagamento dei viaggi dei migranti o come prezzo della loro liberazione dai centri lager in Libia. 

https://www.ansa.it/sicilia/notizie/2020/09/08/migranti-scoperta-banda-trafficanti-uomini-14-fermi_60c0dba9-1b5a-4b75-ae11-1341c499c5d3.html

lunedì 7 settembre 2020

La peste del linguaggio. Quando il detenuto diventa una “persona privata della libertà”. - Nando dalla Chiesa


La peste del linguaggio | Sussurri obliqui

Ma benedetti figli, non ce l’hanno un linguista? Non dico un Tullio De Mauro, ma una persona di buon senso che conosca l’italiano? Mi riferisco a chi in Parlamento, nei ministeri o altrove maneggia con straordinario sprezzo del ridicolo la nostra lingua per sfornare leggi e norme. Stavo giusto meditando su quale persona o situazione scegliere per queste Storie italiane quando un telegiornale della sera ha rivoluzionato tutto. Parlando dello scandalo primaverile delle cinquecento scarcerazioni in massa di boss e trafficanti, il notiziario ha nominato un “Garante delle persone private della libertà”. Che una volta era prima di tutto garante dei detenuti. I quali, a quanto pare, annoverano ora tra i loro diritti quello di non essere più chiamati tali. Una nuova, classica operazione di travestimento semantico. A volta queste operazioni hanno un senso, come quando la domestica è diventata “collaboratrice domestica”. Altre volte sono ridicole, come quando il netturbino (già diverso dallo spazzino) sarebbe dovuto diventare operatore ecologico. Altre volte sono tragicomiche, come in questo caso. Che cosa vuole dire “persone private della libertà”? Si rendono conto gli sprovveduti di quel che scrivono?
Purtroppo non c’è più un Calvino che deplori, quando arriva, “la peste del linguaggio”. Ma qui la peste del politicamente corretto colpisce davvero senza pietà. Perché a essere privati della libertà non ci sono solo i detenuti, che ogni persona assennata continuerà a chiamare tecnicamente, e senza intenti offensivi, “detenuti”. Ma ci sono altre numerose schiere di persone.
Per esempio le donne – mogli, fidanzate e figlie – degli uomini di mafia. Ne stiamo leggendo ormai una quantità di storie raccapriccianti. Vere forme di schiavitù, rispetto alle quali la libertà di azione e di parola di un detenuto diventa quasi un miraggio. Oppure ci sono i testimoni di giustizia, anch’essi privati della loro libertà e in più, spesso, anche del nome. Sono di fatto dei “fine pena mai”, perché non ci sarà mai un medico o un giudice, per quanto corrotto o codardo, capace di restituirli a vita libera. E di quale libertà godono poi i minori che si affastellano negli opifici cinesi, tra il posto di lavoro e la branda, senza poterne uscire per anni? E ancora, ma si potrebbe continuare a lungo: di che libertà godono le giovani prostitute vittime di tratta a sedici, diciassette anni, tenute come bestie-bancomat dalle organizzazioni che le sfruttano? E infine, pietra di paragone massima: e gli ostaggi dei sequestri di persona? Se le parole hanno un senso il Garante delle “persone private della libertà” deve occuparsi anche di tutti costoro, deve scovare i luoghi in cui i loro diritti vengono conculcati e poi difenderne la domanda di giustizia, trattandosi per di più non di “presunti colpevoli” ma di esseri certamente innocenti. Anzi: da che parte starà questa figura mitologica di garante, dovesse mai essere chiamata a scegliere tra i diritti di questi innocenti “privati della libertà” e quelli di chi, avendogliela tolta, incorresse poi nella punizione dello Stato? Quesito interessante e imbarazzante.
Già immagino qualcuno sorridere, con aria di superiorità. “Ma il garante mica deve pensare a tutte queste persone. Pensa ai diritti dei detenuti”. Appunto, e torniamo al punto di partenza. Se alla parola conseguono i fatti, tutto cambia (e forse non sarebbe male, visto che le categorie di cui abbiamo parlato sono totalmente indifese). Se le parole sono invece maquillage che toglie a una società i suoi significati, siamo alla truffa, o alla barzelletta. E significa che c’è il Covid ma c’è anche la peste del linguaggio. E a proposito. Quello che viene giustamente invocato è il distanziamento “fisico”. Contro le distanze sociali è da più di due secoli che ci battiamo. Ribadisco: dategli un linguista.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/07/la-peste-del-linguaggio-quando-il-detenuto-diventa-una-persona-privata-della-liberta/5922900/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-09-07