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martedì 8 settembre 2020

Ragazzo ucciso a Colleferro: i fratelli Bianchi, "Non abbiamo toccato Willy".

Willy Monteiro Duarte, il 21enne picchiato a morte a Colleferro, in un'immagine presa  dal suo profilo facebook © ANSA
Willy Monteiro Duarte, il 21enne picchiato a morte a Colleferro, in un'immagine presa dal suo profilo facebook.

Sono accusati dell'omicidio insieme a Francesco Belleggia, 23 anni, Mario Pincarelli, 22 anni.

"Non lo abbiamo toccato. Respingiamo ogni accusa. Siamo intervenuti per dividere, abbiamo visto un parapiglia e siamo arrivati". E' quanto hanno detto Marco e Gabriele Bianchi durante l'interrogatorio di convalida dell'arresto per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte. Francesco Belleggia, 23 anni, Mario Pincarelli, 22 anni e i fratelli Gabriele e Marco Bianchi di 25 e 24 anni, sono tutti accusati di omicidio preterintenzionale in concorso.  
"Non si può morire a 21 anni così. Li conoscevano tutti qui quei due fratelli. Da due anni litigano e picchiano con le stesse modalità, sono stati autori di altri pestaggi". A raccontarlo Alessandro, un amico di Willy, il ragazzo ucciso a Colleferro, arrivato sul luogo dell'aggressione del 21enne. "Con uno di loro ho litigato pochi mesi fa perché dava fastidio a un mio amico - aggiunge - La rabbia è che non è la prima volta che fanno così. Si poteva evitare".
"Vi auguro che il Signore ricambi la vostra esistenza con la stessa cattiveria e violenza", "Che lo spirito di quel ragazzo vi perseguiti" e ancora "inutile accanirsi contro essere spregevoli come voi". Raffica di insulti e minacce sui profili social dei due fratelli arrestati. In poche ore sui loro profili sono arrivati centinaia di commenti. "Spero che muori male", "non meriti di stare al mondo", "fate schifo", questi alcuni dei commenti con minacce anche alla compagna di uno dei due fratelli: "E' meglio che scappa". Molti commenti incitano al linciaggio.
Una maglietta della Roma con su scritto "Grazie Willy gli eroi non muoiono mai", una targa "Ciao Angelo mio" e decine di di mazzi di fiori a Colleferro sul luogo in cui è stato picchiato a morte. Un pellegrinaggio silenzioso di amici e conoscenti. Alle 12 nella vicina piazza Italia, a pochi metri di distanza, c'è stato un minuto di silenzio in memoria del ragazzo con il sindaco di Colleferro Pierluigi Sanna che oggi ha proclamato il lutto cittadino. "Non si è trattato di una semplice rissa, ma di qualcosa di più cruento, cui in nessun modo si può trovare una giustificazione" ha detto il sindaco.
"Qui non si dorme. Servono più controlli nella zona di piazza Italia dove ci sono i pub". A dirlo alcuni abitanti che si sono recati sul luogo del pestaggio. "Io sono una mamma e poteva essere mio figlio" dice una di loro. "Servirebbero pattuglie che girano la sera e che controllano. Chi lo dice che non possa ricapitare?". "Qui nel weekend è un 'macello' - dicono alcune cittadine - tutti senza mascherine, assembrati e bevono. Le forze dell'ordine sono poche e non possono farcela, devono aumentarle".
https://www.ansa.it/lazio/notizie/2020/09/07/ragazzo-ucciso-a-colleferro-gli-arrestati-in-carcere-di-rebibbia_4683596c-8340-4d68-897e-3c97e6767f3d.html

Leggi anche:
https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/willy-monteiro-duarte-un-video-incastra-i-fratelli-bianchi/ar-BB18OaS3?fbclid=IwAR0f1LI7GNsqpCvgoJ7ArXq8_ccgGDLM1eiY-Y7IsJhXfcbbjELr9re897M

https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/20_settembre_07/omicidio-colleferro-fratelli-bianchi-social-muscoli-tatuaggi-trap-cafeb88c-f0dc-11ea-9f2b-89b4229fc5bf.shtml

giovedì 1 agosto 2019

"Preoccupato per mio figlio, ragazzo generoso e gentile. Mi hanno assicurato che non ha subito maltrattamenti".



Il padre del ragazzo che ha ucciso il vicebrigadiere ha espresso vicinanza alla famiglia di Mario Cerciello Rega.


E'arrivato in Italia Ethan Elder, il padre di Finnegan Elder, ragazzo che ha confessato di aver ucciso, con 11 coltellate, il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Il 61 enne verso le 15 di ieri ha avuto un colloquio con gli avvocati Roberto Capra e Renato Borzone, della durata di circa 5 ore, in un hotel a cinque stelle di Monte Mario. La prima domanda che ha rivolto loro è stata: “Avvocato, come sta mio figlio?”. Lo riporta il Messaggero.
Durante il colloquio ha tempestato di domande i due avvocati, sulla successione degli eventi che hanno portato alla morte di Rega, sul sistema giudiziario italiano e sulla salute del figlio:
“Mia moglie e io dopo avere visto le foto di Hjorth bendato e di Finn nella camera d’albergo, abbiamo temuto per la sorte di nostro figlio. Ma siamo stati rassicurati sul fatto che non ha subito alcun maltrattamento”
Ethan è atterrato ieri alle 11.40 all’aeroporto di Fiumicino con la voglia di incontrare subito Finnegan, ma il tempo di arrivare in albergo e farsi una doccia e l’incontro è dovuto slittare a oggi:
Per oggi è stato organizzato un incontro con Finnegan, mentre nelle prossime ore arriverà anche Leah, la moglie, la madre del ragazzo. “Voglio capire le procedure per incontrarlo”, ripete Ethan. Troppo tardi, ieri. Il portone del carcere aveva già chiuso ai familiari alle 12.45. Ethan ieri è apparso tranquillo. Cinque anni fa faceva volontariato nelle carceri in California e insegnava la meditazione per restare calmi. Raccontava: “Sono cresciuto in povertà, ho avuto fortuna più tardi nella vita. Ai miei figli ho insegnato l’importanza di condividere e dare. Entrambi sono divenuti due giovani adulti generosi e gentili”
Ha rinnovato la sua vicinanza alla famiglia di Mario Cerciello Rega, ma la salute del figlio preoccupa molto il 61 enne:
“Sono molto preoccupato per lo stato di salute di mio figlio e spero che sia assistito da un medico. Ci è stato detto che non è stato maltrattato”. L’avvocato Capra al mattino ha parlato con Finnegan, lo ha trovato spaesato e indebolito, “molto provato”. “Stiamo parlando di un ragazzo del 2000”. Negli Usa, a 16 anni, era stato arrestato per l’aggressione di un coetaneo, ma secondo l’avvocato “non ha precedenti penali”: non ci sarebbero condanne definitive

https://www.huffingtonpost.it/entry/e-sbarcato-in-italia-il-padre-di-finnegan-elder-avvocato-come-sta-mio-figlio_it_5d429881e4b0aca34118b5c4?utm_hp_ref=it-homepage&fbclid=IwAR3X_I8QXrbFDBmLua0-YqIIhDO3aXr1JPnT5kicWIvEzxrlYv9YmCWO56s

Infatti, ha inferto 11 coltellate gentili e generose.
Questo povero ragazzo, è il frutto del disinteresse con il quale è stato cresciuto. Ha imparato, crescendo, che può fare ed avere tutto ciò che più gli aggrada con estrema leggerezza, tanto, con i soldi di papà, si aggiusta tutto.
Il suo interagire da sconsiderato, la sua rabbia, denotano gravi mancanze di attenzione da parte di chi avrebbe dovuto seguirlo, amarlo, aiutarlo.
Lui è solo il risultato di una società anomala.
Abbiamo bisogno di invertire la rotta e di cominciare a dare maggiore importanza a ciò che merita più attenzione.
c.

sabato 27 luglio 2019

Carabiniere ucciso a Roma, il coltello nella stanza di hotel dei due americani.


Uno dei due fermati (foto CLAUDIO PERI/GIUSEPPE LAMI)


Trovati nella stanza dell'albergo dove sono stati rintracciati i due ragazzi americani di 19 anni fermati per la morte del vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega un coltello di notevoli dimensioni sporco di sangue, nascosto dietro a un pannello del soffitto, e i vestiti indossati durante l'aggressione.
Uno dei due americani ha ammesso le proprie responsabilità affermando di essere lui l'autore materiale dell'accoltellamento. Si tratta della persona con i capelli mesciati apparso in una foto e ripreso da alcune telecamere.
Erano in cerca di droga a Trastevere ma la sostanza acquistata era semplice aspirina: perciò hanno rubato la borsa del pusher nel tentativo di recuperare i soldi. Questa la dinamica della vicenda che ha portato all'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. In base a quanto ricostruito dagli inquirenti i due ragazzi americani si erano recati a Trastevere per acquistare sostanze stupefacenti: dopo essersi resi conto di essere stati ingannati, hanno strappato la borsa allo spacciatore che conteneva il suo telefono cellulare. L'uomo ha quindi contattato i due chiamando il suo numero di telefono per avere indietro la borsa. Il pusher avrebbe poi chiamato il 112 per comunicare che era stato scippato e che si era accordato con i due americani per la restituzione della borsa. A questo punto, all'orario stabilito i due carabinieri, in borghese, si sono recati in via Pietro Cossa. Li' hanno incontrato i due ragazzi con i quali è scoppiata una violenta colluttazione durante la quale il vicebrigadiere è stato colpito con otto coltellate risultate poi fatali.
Poco prima dell'aggressione i due statunitensi fermati avrebbero sottratto uno zaino a un cittadino italiano, minacciandolo nel corso di una telefonata di non restituirglielo se non dietro il pagamento di 100 euro e di un grammo di cocaina. Successivamente, i carabinieri contattati dalla vittima che aveva denunciato l'accaduto, si sono presentati all'appuntamento per bloccare i responsabili che, nonostante i militari si fossero qualificati come appartenenti all'Arma, non avrebbero esitato a ingaggiare una colluttazione culminata con le coltellate che hanno ucciso il vice brigadiere.
Due persone sono state fermate nell'ambito delle indagini sull'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, accoltellato a morte stamani a Roma nel corso di un servizio contro un tentativo di estorsione. I fermati sono cittadini americani. I due sono stati portati al nucleo operativo dei Carabinieri di via In Selci, dove si recheranno i magistrati della Procura di Roma per interrogarli. Contro i due per ora non è stara formalizzata nessuna accusa. La Procura però procede per omicidio e furto.
Almeno quattro persone si trovano in caserma per essere ascoltate nell'ambito delle indagini sulla morte del carabiniere ucciso a Roma nella notte con alcune coltellate mentre era in servizio. "Quando ho sentito Mario urlare ho lasciato quell'uomo e ho provato a salvarlo, perdeva molto sangue". E' quanto avrebbe raccontato il collega del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso in servizio la scorsa notte a Roma.
I funerali di Cerciello saranno celebrati lunedì 29 luglio alle 12 a Somma Vesuviana nella chiesa di Santa Croce in via Santa Maria del Pozzo 114, la stessa dove un mese e mezzo fa il carabiniere si era sposato. Lo si apprende dal Comune di Somma Vesuviana.
L'aggressione è avvenuta in via Pietro Cossa, nel quartiere Prati. Da una prima ricostruzione, il vice brigadiere 35enne durante un servizio con alcuni colleghi stava fermando due uomini considerati responsabili di furto e estorsione quando uno di loro avrebbe estratto il coltello ferendolo più volte, il vice brigadiere, Mario Cerciello Rega, è morto poco dopo in ospadale. L'uomo sarebbe stato ucciso per cento euro: è questa la cifra che sarebbe stata chiesta in cambio della restituzione di un borsello rubato dai due. Quello che in gergo si chiama "cavallo di ritorno". I due sono al momento ricercati.
"Questa vicenda appare più complessa di un banale 'cavallo di ritorno'". E' quanto filtra da ambienti investigativi in relazione al furto che ha causato l'operazione nella quale è stato ucciso il vice brigadiere Cerciello Rega. In sostanza da quanto si apprende le indagini vanno avanti non solo per appurare la dinamica dell'omicidio ma anche per accertare le modalità e le finalità del furto della borsa sottratta un cittadino a Trastevere. L'interrogatorio dei 2 sospetti potrebbe risultare fondamentale anche su quest'ultimo punto.
"Me lo hanno ammazzato". Straziata dalle lacrime la moglie del carabiniere ucciso sfoga la sua disperazione fuori dalla camera mortuaria del Santo Spirito a Roma. "Lei viveva per lui, è una tragedia", racconta un amico in lacrime. "Ancora non ci posso credere", ripete un fratello della vittima. Presenti fuori la camera mortuaria dell'ospedale romano almeno 100 tra amici e parenti arrivati dalla Campania, regione d'origine di Mario Rega Cerciello.
Si era sposato da poco più di un mese il 35enne originario di Somma Vesuviana accoltellato più volte nella notte nel quartiere Prati, al centro della Capitale. Sul suo profilo Facebook le foto delle nozze, celebrate il 19 giugno, in cui è ritratto sorridente con la moglie.
Comandante CC si commuove: era ragazzo d'oro,faceva volontariato
"Bastardi maledetti...vi ammazzo", scrive su un suo profilo social un cugino del vice brigadiere ucciso. Molti i messaggi di condoglianze alla famiglia pubblicati in queste ore sui social. "Onore a questo uomo che semplicemente faceva il suo lavoro" scrive qualcuno. "Non ci sono parole.." aggiunge un altro.
"Ho appreso con profonda tristezza - scrive in una nota il capo dello Stato Sergio Mattarella - la notizia del decesso del Vice Brigadiere Mario Cerciello Rega , ferito mortalmente mentre era impegnato in un controllo di polizia. Nel confidare che si arrivi rapidamente alla cattura dei criminali responsabili, desidero esprimere a lei, signor Comandante Generale, e all'Arma dei Carabinieri, la mia solidale vicinanza".
"Stanotte il Vice Brigadiere Mario Cerciello Rega è stato accoltellato mentre era in servizio. Stringo in un forte abbraccio sua moglie, la sua famiglia e i suoi cari. Sono vicina all'Arma dei Carabinieri e a tutti agli uomini e le donne che quotidianamente mettono a rischio la loro vita per garantire la nostra sicurezza. Chiedo tolleranza zero per i delinquenti che hanno commesso questo vile atto!". Così il ministro della Difesa Elisabetta Trenta.
"Caccia all'uomo a Roma per fermare il bastardo che stanotte ha ucciso un carabiniere a coltellate. Sono sicuro che lo prenderanno e che pagherà fino in fondo la sua violenza: lavori forzati in carcere finché campa", ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini.
"Nella notte, a Roma, un giovane vice brigadiere dei Carabinieri è stato ucciso a coltellate da un rapinatore. Aveva solo 34 anni. Il mio abbraccio alla famiglia del militare e a tutta l'Arma. È un momento di grande dolore per lo Stato". Lo scrive il vicepremier Luigi Di Maio sul suo profilo twitter.

martedì 30 aprile 2019

Picchiato a morte: 8 fermi,6 sono minori.

 © ANSA

Contestati i reati di tortura e sequestro di persona.

La polizia ha eseguito il fermo di otto persone, di cui sei minori, della cosiddetta "Comitiva degli Orfanelli", considerata responsabile del pestaggio di Antonio Cosimo Stano, il 66 enne deceduto il 23 aprile scorso dopo essere stato picchiato e bullizzato da una baby gang a Manduria. I reati che la Procura contesta ai fermati sono quelli di tortura e sequestro di persona.
Picchiarono a morte anziano, fermati 8 della babygang

Gli agenti di polizia della Questura di Taranto, a seguito delle indagini della procura di Taranto, guidata dal procuratore Carlo Maria Capristo, e della procura per i minorenni, guidata dalla procuratrice Pina Montanaro, hanno dato esecuzione ad otto provvedimenti di fermo di indiziato di delitto nei confronti di altrettanti soggetti (di cui sei minori di età) ritenuti a vario titolo gravemente indiziati in concorso dei reati di tortura, danneggiamento, violazione di domicilio e sequestro di persona aggravati.
I video delle aggressioni e delle torture hanno consentito di attribuire responsabilità precise agli otto giovani (6 minori di 17 anni e due maggiorenni di 19 e 22 anni) sottoposti a fermo dalla Polizia perché ritenuti responsabili del pestaggio di Antonio Stano, il 66enne pensionato di Manduria (Taranto) morto lo scorso 23 aprile dopo essere stato picchiato e bullizzato da una baby gang a Manduria. Altri sei minori restano indagati in stato di libertà. La misura cautelare non riguarda l'ipotesi di omicidio preterintenzionale perché si attende il responso dell'autopsia eseguita dal medico legale Liliana Innamorato per stabilire l'eventuale nesso di causalità tra violenze e decesso, o se le percosse abbiano aggravato lo stato di salute di Stano fino a determinarne la morte. Le contestazioni che hanno portato al fermo sono relative ai reati di tortura, danneggiamento, violazione di domicilio e sequestro di persona aggravati. I giovani, secondo gli inquirenti, durante gli assalti nell'abitazione dell'uomo e per strada si sarebbero ripresi con i telefonini - poi sequestrati dagli investigatori - mentre sottoponevano la vittima a violenze e torture con calci, pugni e bastoni di plastica, per poi diffondere i video nelle chat di Whatsapp. I componenti della baby gang, che si facevano chiamare "gli orfanelli", si erano accaniti contro il pensionato, ex dipendente dell'Arsenale militare, che soffriva di un disagio psichico ed era incapace di difendersi e di reagire.

"I video circolavano non solo nelle chat ma in tutta la cittadina di Manduria. In tanti sapevano". Lo ha detto il procuratore del tribunale per i minori Pina Montanaro illustrando i dettagli dell'inchiesta sulla morte del 66enne pensionato di Manduria (Taranto), Antonio Stano, deceduto il 23 aprile scorso dopo essere stato bullizzato, rapinato, torturato e picchiato in più occasioni da un gruppo di giovani, otto dei quali (sei minori e due maggiorenni) oggi sono stati sottoposti a fermo.
Ma lo stato dov'è?
Se un cittadino non viene difeso da chi ha il compito di farlo e se nessuno interviene ad aiutare chi è in difficoltà per paura di ritorsioni, succederà che le baby gang cresceranno a dismisura e acquisteranno sempre più potere creando il panico e destabilizzando la popolazione civile.
Il saggio direbbe che il male va sradicato alla radice e senza perdere troppo tempo...: mafia insegna....
Cetta.

martedì 20 dicembre 2016

Turchia, ambasciatore russo colpito a morte ad Ankara. Ucciso il killer, era un poliziotto.

Una sequenza delle immagini dell'attentato ad Ankara, in Turchia © ANSA
Una sequenza delle immagini dell'attentato ad Ankara, in TurchiaRIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Attentatore: 'Noi moriamo ad Aleppo, tu qui'.


Un giovane poliziotto di 22 anni ha ucciso l'ambasciatore russo in Turchia, Andrey Karlov, sparando contro di lui durante una mostra fotografica ad Ankara. L'attentatore è stato poi ucciso in un blitz della polizia turca. Il diplomatico è morto in ospedale, dove era stato inzialmente ricoverato. 
In nottata un uomo armato è stato fermato all'esterno dell'ambasciata americana ad Ankara. L'uomo ha esploso alcuni colpi di fucile in aria prima di essere fermato ed arrestato dalla polizia.
"Noi moriamo ad Aleppo, tu muori qui". È questa una delle frasi che l'attentatore avrebbe urlato prima di sparare all'ambasciatore russo. L'uomo è stato identificato come un diplomato dell'accademia di polizia di nome Mert Altintas, di 22 anni, che si era diplomato nel 2014 all'accademia Rustu Unsal di Smirne.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha chiamato il suo omologo russo Vladimir Putin dopo l'omicidio. "Condanniamo questo vile attacco terroristico. L'ambasciatore Karlov è stato un diplomatico eccezionale che ha lavorato in un periodo difficile in Turchia e si è guadagnato la stima di tutto lo stato per le sue capacità personali e professionali. Non permetteremo che questo attacco oscuri l'amicizia tra Turchia e Russia.", scrive in un comunicato il ministero degli Esteri turco.
L'omicidio dell'ambasciatore russo è "chiaramente una provocazione" mirata a minare i rapporti russo-turchi e "il processo di pace in Siria promosso dalla Russia, dalla Turchia, dall'Iran e da altri paesi", ha detto Vladimir Putin, citato da Russia Today.
"Oggi offriamo le nostre condoglianze alla famiglia e ai cari dell'ambasciatore russo in Turchia Andrei Karlov, che è stato assassinato da un terrorista radicale islamico". Lo scrive in una nota il presidente eletto Donald Trump. "L'assassinio di un ambasciatore -si legge ancora - e' una violazione di tutte le regole civili e deve essere condannato universalmente".
Il dipartimento di Stato americano segnala sul suo twitter "notizie" di spari nei pressi dell'ambasciata americana ad Ankara, insieme con l'avvertimento ad evitare la zona. Non ci sono al momento conferme. "Condanniamo questo atto di violenza, qualsiasi sia la sua fonte", ha detto il portavoce del dipartimento di Stato americano, John Kirby, riguardo all'attentato. "I nostri pensieri e le nostre preghiere sono con lui e la sua famiglia".

lunedì 4 gennaio 2016

Messico. Sindaco Gisela Mota, 33 anni, uccisa poche ore dopo l’insediamento. Aveva giurato guerra ai narcotrafficanti.

Messico. Sindaco Gisela Mota, 33 anni, uccisa poche ore dopo l’insediamento. Aveva giurato guerra ai narcotrafficanti

La donna era stata da poco eletta primo cittadino a Temixco, nello stato di Morelos, 85 km a sud della capitale, e aveva prestato giuramento sabato. Poco più tardi nella sua abitazione si sono presentati quattro uomini armati che l'hanno freddata. In campagna elettorale aveva promesso che avrebbe "ripulito" la cittadina dalla criminalità organizzata. Tra il 2012 e il 2015 è stata deputato federale nel Partito della Rivoluzione Democratica.

Uccisa poche ore dopo l’insediamento, nella città di cui era diventata sindaco. Si chiamava Gisela Mota Ocampo, aveva 33 anni. Era stata da poco eletta primo cittadino di Temixco, nello stato di Morelos, 85 km a sud di Città del Messico, e aveva prestato giuramento sabato. Una manciata di ore più tardi nella sua abitazione si sono presentati quattro uomini armati che l’hanno uccisa, ingaggiando un conflitto a fuoco con la polizia, che ne ha uccisi a sua volta due e ne ha arrestati altri due. Altre versioni indicano che la sparatoria è avvenuta quando gli assalitori, fuggiti in un furgone, si sono imbattuti in una pattuglia della polizia di Stato che ha sparato.
Mota era membro del gruppo di sinistra del Partito della Rivoluzione Democratica (Prd), vicino all’ex candidato presidenziale Andres Manuel Lopez Obrador. Dopo la sconfitta di Lopez, Mota è entrata a far parte del gruppo indipendente vicino a Graco Ramirez, vincendo le elezioni. Tra il 2012 e il 2015 è stata deputato federale e ha ricoperto diversi incarichi nel Prd. In campagna elettorale aveva promesso che avrebbe “ripulito” la cittadina industriale di circa 90.000 abitanti afflitta da forti problemi di crimine organizzato e narcotraffico, come gran parte del Messico.
L’assassinio arriva all’indomani del varo da parte del governo dello stato di Morelos dell’operazione Delta, che prevede il dispiegamento di 600 agenti federali e statali per garantire la sicurezza a Cuernavaca, circa 86 chilometri a sud della capitale.

lunedì 14 dicembre 2015

Usa: polizia uccide un altro nero, rischio tensioni a Los Angeles.

(Foto d'archivio) © AP

"Era armato". Video mostra uomo colpito quando già accasciato.


 Si rischia un'altra ondata di proteste e che gli animi tornino ad accendersi questa volta a Los Angeles, dopo che un uomo afroamericano di 28 anni e' stato ucciso dalla polizia, intervenuta - si apprende dalle autoriatà - dopo la segnalazione della sua presenza nei pressi di una stazione di servizio mentre brandiva un'arma esplodendo anche colpi in aria.
    L'episodio e' stato registrato in un video e nelle immagini si vedono due agenti dell'ufficio dello sceriffo della contea di Los Angeles che sparano ripetutamente e non si fermano nemmeno quando il giovane, probabilmente colpito, si accascia, volta le spalle e tenta di allontanarsi.
    La sparatoria ha avuto luogo intorno alle 11 del mattino di sabato nella cittadina di Lynwood, circa 25 chilometri a sud di Los Angeles. Le forze dell'ordine hanno riferito di essere giunte sul posto in risposta a segnalazioni di un uomo armato e sono state infatti diffuse tre telefonate effettuale al numero di emergenza da parte di testimoni che segnalavano un uomo che sparava in aria. Le forze dell'ordine hanno inoltre fatto sapere che gli agenti hanno esploso 33 colpi contro il giovane afroamericano, identificato come Nicholas Robertson, dopo che questo si era rifiutato di abbandonare la pistola dirigendosi verso la vicina stazione di servizio.
    I familiari di Robertson definiscono la sparatoria ingiustificata, mentre la rabbia comincia gia' a serpeggiare tra la comunita' locale, per la vasta maggioranza afroamericana e ispanica. Diverse persone si sono riunite nei pressi del luogo dove ha avuto luogo la sparatoria per protestare contro la polizia, riferisce il New Yourk Times. Makiah Green di 23 anni e Tyree Boyd-Pates di 26 sono giunti appositamente da una cittadina vicina: "La sua vita e' importante proprio quanto la mia, a prescindere dalla sua occupazione o dalla posizione sociale - ha detto Boyd-Pates -. La sua vita conta".
    Come in vari luoghi del Paese, anche nella zona di Los Angeles nei mesi scorsi la tensione e' stata alta dopo una serie di episodi simili. A marzo, agenti del dipartimento di polizia di Los Angeles hanno colpito e ucciso un senzatetto, aprendo il fuoco - hanno riferito - dopo che aveva opposto resistenza all'arresto. Anche quell'episodio era stato registrato da una telecamera. (ANSA).
   

Metti una pistola in mano ad un esaltato ed il risultato è disastroso. Bisognerebbe fare un esame psicologico preventivo a chi entra in polizia.