domenica 22 novembre 2020

Quel solido asse Conte-Mattarella. - Antonio Padellaro

 

“Oltre che uomini a sangue ghiaccio, Mattarella e Conte hanno un’altra caratteristica comune. Sono entrambi giuristi. Ma giuristi di discipline assai diverse. Diritto civile da una parte e diritto costituzionale e parlamentare dall’altra… Tra Mattarella e Conte c’è una grammatica comune: la grammatica giuridica”.

Paolo Armaroli, “Conte e Mattarella” (La Vela)

È il premier più sottovalutato (e insultato) dall’opposizione – quella sovranista e quella televisiva –, mentre la cosiddetta grande stampa continua a osservarlo con un misto di stupore e disappunto, come se si trattasse di un intruso che prima o poi sarà sloggiato da Palazzo Chigi. Certo, nessuno è eterno, figuriamoci nella politica italiana, ma ciò che sorprende è, in particolare da parte di chi legittimamente lo detesta, l’analisi sommaria del personaggio e delle circostanze che si è trovato a governare. Colpisce il giudizio superficiale, sempre pencolante tra sonore bocciature (tante) e striminziti apprezzamenti, come se l’esercizio del governo del Paese al tempo del Covid fosse frutto di un’interpretazione personale e improvvisata. E non invece il procedere di un asse portante che si è saldato, sulle decisioni fondamentali da prendere, tra il presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica. Tra Giuseppe Conte e Sergio Mattarella.

Se n’è accorto un giurista, Paolo Armaroli, già parlamentare di An, tutt’altro che schierato con Conte ma interessato a esplorare il rapporto tra due personaggi assai diversi, e dalla storia assai diversa, che il destino (non solo quello politico) ha collocato al vertice delle istituzioni in una emergenza drammatica, forse la più drammatica della storia repubblicana. Chi vuole saperne di più su questa strana ma funzionante diarchia legga il libro di Armaroli: a noi qui interessa cogliere la mediocrità politica di un’opposizione (con dattilografi al seguito) che continua a dare formidabili testate contro un muro che si ostina a non cedere. Quello edificato sulla triangolazione Quirinale, Palazzo Chigi, Commissione europea. Quello del gradimento all’avvocato di Volturara Appula che, antipatico a lorsignori, nei sondaggi oscilla sempre intorno al sessanta per cento. Quello cementato sull’emergenza Covid che, a dispetto di Salvini&Meloni, rischia di resistere fino alle elezioni del 2023. E forse anche oltre. Come auspica il premier che nel settembre scorso, interpellato alla Festa del “Fatto Quotidiano” su un secondo mandato di Mattarella, rispose entusiasta: “Se ci fossero le condizioni, anche da parte sua, lo vedrei benissimo”. E i ripetuti inviti del Colle alle forze politiche per trovare un modo di collaborare per il bene del Paese, non suonano come una richiesta al sovranismo riottoso affinché non si ostacoli chi è al timone nel mare in tempesta? Per carità, mai dire mai, ma sottovalutare il nemico da abbattere non è mai saggio. Nel caso in esame rinviamo alla godibile cronaca dell’esame a cui furono sottoposti da Di Maio e Salvini, al tempo del patto gialloverde, Conte e Giulio Sapelli in una specie di finale per la scelta del futuro premier. “Vince Conte non ai punti ma per ko”, sentenzia Armaroli. L’uno “elegante, prodigo di parole al miele, arrendevole quanto basta e disponibile a indossare i panni dei due interlocutori”. L’altro che, “vestito come capita”, “mette bene i puntini sulle ‘i’, pone condizioni”, detta quasi la lista dei ministri e rende subito chiaro “che se lui va a Palazzo Chigi, intende esercitare le sue prerogative”. Ahi! A fare fuori Conte bisognava pensarci allora, adesso è un po’ tardi. Vero Salvini?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/22/quel-solido-asse-conte-mattarella/6012177/

L’angolo del buonumore. - Marco Travaglio













Sono tempi bui e il buonumore è merce rara. Ringraziamo dunque il noto fornitore a sua insaputa Alessandro Sallusti che, a pochi giorni dall’arresto di due dei pochi berlusconiani rimasti a piede libero – Verdini (bancarotta fraudolenta) e Tallini (voto di scambio con la ‘ndrangheta) – apre il Giornale col titolone “GLI INDECENTI”, affiancato da quest’altro: “Orgoglio Berlusconi”. Ma B., essendo solo un pregiudicato per frode fiscale, 9 volte prescritto e tuttora imputato per varie corruzioni sfuse, fa parte dei decenti. Gli indecenti sono Nicola Morra, Ciro Grillo e Chiara Appendino. Il primo per aver detto un’ovvietà: e cioè che i calabresi sapevano che Jole Santelli era gravemente malata di tumore, ma l’han votata lo stesso e ora si ritrovano il noto cabarettista Spirlì. L’ovvietà ha destato grande scandalo in tutti i partiti, M5S incluso (in America, al primo raffreddore, i candidati a qualunque carica devono esibire la cartella clinica). E il direttore di Rai3 Franco Di Mare – detto Mister Pampers perché ogni tanto gli scappa un goccio di censura (vedi la guerra termonucleare a Mauro Corona) – ha cacciato Morra da un programma. Perché sia chiaro che alla Rai entrano cani e porci, ma il presidente dell’Antimafia è off limits. Il secondo “indecente” è un giovane privato cittadino indagato per presunti reati sessuali, che ha la sfortuna di non essere iscritto a Forza Italia (altrimenti sarebbe un martire del moralismo togato), di non risiedere a villa San Martino (sennò la presunta vittima sarebbe la nipote di Mubarak) e per giunta di essere figlio di Beppe Grillo. La terza “indecente” è Chiara Appendino, una delle persone più oneste mai viste in politica, imputata a Torino per una disgrazia: il fuggifuggi di piazza San Carlo, causato da malviventi armati di spray urticante (1500 feriti e tre morti). Dunque “indecente” anche lei, secondo l’house organ dei pregiudicati.

Altro giornale, altre risate: sul Messaggero Antonio Tajani, vicepresidente di FI, invoca “il vincolo di mandato” contro chi “cambia casacca”. Come la Ravetto e gli altri due forzisti appena trasvolati nella Lega. Purtroppo Tajani non precisa a quando risalga la sua conversione al nobile proposito che, quando lo propugnava il M5S, era peggio di un golpe. Ma dev’essere una cosa recente, visto che il primo e il terzo governo B. si ressero su parlamentari eletti all’opposizione e acquisiti in saldo, mentre il Prodi-2 cadde perchè B. s’era comprato il dipietrista De Gregorio per 3 milioni e Mastella era ripassato al centrodestra. Quindi la nuova Costituzione della Repubblica Tajana dirà così: “Per chi vuole uscire da FI, vige il vincolo di mandato. Per chi vuole entrare resta il vincolo di comprato”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/22/langolo-del-buonumore/6012149/

Morra e la realtà parallela. - Tommaso Merlo

 

Mafiosi e criminali di ogni risma vengono invitati in televisione di continuo. Il presidente dell’antimafia grillino viene lasciato fuori dalla porta della televisione pubblica. I mafiosi vengono candidati e quando finiscono in galera ormai non fanno nemmeno più notizia. Al presidente dell’antimafia grillino basta una gaffe per venire massacrato come persona umanamente e politicamente indegna a reti unificate. La reazione del vecchio regime partitocratico contro Morra è stata davvero impressionante. Le sfortunate frasi sulla defunta governatrice calabrese potevano generare malintesi e andavano evitate. Il resto del discorso di Morra invece è vecchio come il mondo. I cittadini hanno il governo che si meritano. Non puoi votare per decenni le stesse classi dirigenti colluse e predatorie e poi lagnarti che non hai neanche uno ospedale decente in cui curarti. Ancora più grave se li voti per un pacco di pasta o per conformismo e menefreghismo. Ma vogliono la testa di Morra o meglio quella del governo ed ogni scusa è buona. Vedremo se la macchina del fango riuscirà ad avere la meglio. Ormai siamo oltre le fake news, siamo alla realtà parallela. Una deriva piccolissima per la democrazia e non certo solo nel nostro piccolo. Negli Stati Uniti le infermiere raccontano che molti pazienti muoiono arrabbiati e negando il virus fino all’ultimo respiro. Questo mentre alla Casa Bianca Trump nega arrabbiato la sua sconfitta fino all’ultimo giorno. Non fake news. Realtà parallela. Stesso andazzo nel nostro piccolo. Soprattutto dalle parti sovraniste. L’odio sociale cavalcato dal sovranismo li ha trascinati oltre la propaganda tradizionale. Fino a fargli sposare il complottismo strisciante. Non più manipolazione puntuale dei fatti per tornaconto politico, ma costruzione di una realtà parallela di convenienza. Emblematica la sceneggiata dell’avvocato di Trump Rudy Giuliani che ha farneticato di complotti assurdi e ridicoli mentre gli colava la tinta dei capelli sulla faccia. Il complottismo da bar è arrivato fino alla Casa Bianca passando per tutta la giungla sovranista occidentale. Realtà parallele che la rete sparge capillarmente portando milioni di persone a vivere in una bolla di menzogne. Milioni di repubblicani sono certi di brogli anche se non è emersa nessuna prova. Vivranno i prossimi anni convinti di essere stati truffati. Un danno enorme per la loro convivenza civile e per la loro democrazia. Stesso andazzo nel nostro piccolo. Coi media tradizionali impotenti perché a furia di giocherellare con le fake news han perso credibilità. Con le istituzioni impotenti perché il sovranista crede solo a quello che predica il suo sovrano. Nel nostro piccolo a Morra sono bastate delle frasi infelici ed evitabili per essere trattato peggio dei mafiosi. Questo quando il vecchio regime partitocratico con la malavita ci sguazza da sempre ed oggi pretende indignato la testa del presidente dell’antimafia grillino. Questo quando i cittadini votano la stessa malapolitica da decenni e poi piagnucolano quando non hanno neanche un ospedale decente in cui curarsi. Come se non si meritassero la politica che hanno sempre votato. Un concetto vecchio come il mondo. Ma imperversa l’odio sociale, ma imperversa il sovranismo complottista. Dal nostro piccolo bar fino alla Casa Bianca. Siamo oltre la propaganda tradizionale e le fake news. Siamo alla realtà parallela. Una deriva piccolissima per la democrazia.

https://repubblicaeuropea.wordpress.com/2020/11/21/morra-e-la-realta-parallela/?fbclid=IwAR2vCcxUbe_Isg8q0Bsj8Iz8Esb0-EkQOhjthBiIAKfFeyIwJFtc17NnuTc

Incapaci di intendere e volere. - Massimo Erbetti














È vero, qualcuno ha offeso i calabresi e li ha offesi in modo indegno, reputandoli incapaci di intendere e volere e non è stato sicuramente Morra a farlo, ma chi si è stracciato le vesti per le sue parole…è offendere qualcuno dire: "...Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia, ognuno dev’essere responsabile delle proprie scelte…."
Sapete cosa è offensivo? Cosa è veramente vergognoso? Far passare il messaggio che i calabresi non sappiano cosa votano, chi votano e perché lo votano…oppure i calabresi sono obbligati a votare certi soggetti? Perché se lo fossero veramente, la cosa sarebbe ancor più grave, ma grave veramente…in Calabria non c'è democrazia? In Calabria le persone votano, anzi più correttamente "sono costrette a votare" qualcuno in particolare?
L'autodeterminazione dei popoli, vale per tutti, ma non per i calabresi? Ci sono dubbi sulla veridicità delle elezioni calabresi? Perché chi dice che Morra offende fa passare questo messaggio.
Ognuno è responsabile delle proprie scelte…o lo sono tutti tranne i calabresi? Se io fossi calabrese, mi sentirei offeso, umiliato e denigrato, da chi afferma il contrario, significherebbe che non sono in grado di scegliere i miei rappresentanti…
C'è poi chi per portare avanti la tesi dell'incapacita di intendere e volere dei calabresi è andato dalle parole ai fatti ed è il caso di RAI 3, che ha pensato bene di non mandare in onda, l'intervista a Morra, motivandola cosi:
"Lo abbiamo invitato tre giorni fa, poi le sue parole hanno stravolto lo scenario. Parole offensive nei confronti della memoria di Jole Santelli e nei confronti dei calabresi"... Anche in questo caso, qualcuno si erge a paladino dei calabresi perché loro non hanno la capacità di farlo?
Ma non finisce qui :
"La direzione della Rai ha deciso che il senatore Nicola Morra questa sera non doveva essere qui"....la direzione ha deciso? La direzione? A quale titolo? Per quale assurdo potere? E potere conferito da chi?...Si chiama "servizio pubblico", non dittatura pubblica.
E poi l'apoteosi: "Sono molto in imbarazzo" afferma la conduttrice "ma probabilmente questa è la scelta giusta"...scelta giusta per chi? Per cosa?... Scelta giusta per i calabresi che non sono in grado di decidere qualcosa da soli, che non sanno cosa e chi votano…e hanno bisogno di un tutore? Di qualcuno che indirizzi le loro scelte?...Si è proprio vero qualcuno ha vergognosamente offeso i calabresi…ed è stato chi li ha fatti passare per un popolo incapace di intendere e volere.

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Tutti contro la Rai che caccia Morra (già in sala trucco). - Gianluca Roselli

 

Antimafia - Il presidente oscurato.

Alla fine la bomba deflagra tra i piedi di mamma Rai. E in particolare dell’ad Fabrizio Salini, che venerdì sera, insieme al direttore di rete Franco Di Mare, ha deciso di bloccare la partecipazione di Nicola Morra alla trasmissione Titolo V su Rai3. Morra era già arrivato nella sede Rai di Napoli, dove sarebbe dovuto essere ospite della puntata insieme a Jasmine Cristallo, Sergio Rizzo e il direttore del Mattino Federico Monga.

Era già in sala trucco quando è arrivato lo stop da Viale Mazzini. E a quel punto ha dovuto girare i tacchi e andarsene. “Ero già arrivato presso gli studi Rai di Napoli quando ho appreso dalla vicedirettrice di Rai3 che, per decisione della direzione di rete, veniva annullata la mia partecipazione al programma. Questo dovevo dirvi e questo vi dico. Credo non si debba aggiungere altro”, ha scritto Morra in un post di Facebook delle 21.20 di venerdì.

Ma cosa è successo nelle ore precedenti? Come mai si è arrivati a sbarrare le porte di un programma della tv pubblica al presidente della Commissione antimafia? Occorre fare un passo indietro. Per tutto venerdì era montata la polemica per le parole di Morra su Jole Santelli. “Era noto a tutti che fosse gravemente malata ma i calabresi l’hanno votata lo stesso. Ognuno è responsabile delle proprie scelte”, aveva detto il senatore giovedì ai microfoni di Radio Capital, in un ragionamento un po’ fumoso. Parole che avevano provocato attacchi da ogni dove, compresa la presa di distanza da parte del M5S. Dal centrodestra, invece, si evocavano a gran voce le sue dimissioni. E critiche arrivavano anche dal Pd.

Dunque venerdì Morra era atteso a Titolo V. L’invito era arrivato martedì per una puntata in cui si doveva tornare a parlare della Calabria, dopo lo scoop della trasmissione sul mai redatto piano Covid del commissario alla Sanità Saverio Cotticelli, poi costretto a dimettersi. Nel tardo pomeriggio, mentre impazzano le polemiche sul caso Morra-Santelli, qualcuno in azienda si accorge che in serata Morra è atteso in Rai e scatta l’allarme rosso. Franco Di Mare inizia a chiedersi se sia il caso di confermare l’ospitata e, alle 8 di sera, si confronta con Salini. Che ne parla con il suo staff. Secondo alcune fonti parlamentari, poi, Salini e Di Mare alzano il telefono e parlano con alcuni big pentastellati. Fatto sta che, a 20 minuti dalla messa in onda, Salini e Di Mare decidono di cancellare la partecipazione di Morra. L’obbiettivo dei piani alti di Viale Mazzini è di evitare ulteriori possibili gaffe da parte del senatore.

Tesi confermata, del resto, anche dalla lunga nota di ieri dell’azienda, secondo cui “la decisione è stata presa poiché da ore era in corso un dibattito particolarmente acceso su un argomento molto delicato (…) pur nella consapevolezza di prendere una decisione comunque controversa, la Rai ha preferito adottare una linea di massima prudenza per evitare di alimentare altre polemiche”. Rammaricandosi poi con Morra per le modalità in cui gli è stato comunicato lo stop, gli si dice che egli “avrà altre opportunità, nelle reti Rai ed eventualmente anche a Titolo V, per esprimere i suoi punti di vista”.

Ieri, poi, se da una parte sono continuati gli attacchi a Morra con Lega e Fdi pronti a disertare i lavori dell’antimafia se il presidente non si dimette (e con Matteo Salvini che annuncia querela contro il senatore), gli attacchi si sono spostati verso la tv pubblica. Anche da parte dei 5 Stelle. “Inaccettabile la censura della Rai a Morra”, afferma Paola Taverna. “Qualcuno si dovrebbe dimettere e non è Morra”, sostiene Alessandra Maiorino. Altri, come Alessandro Di Battista, fanno muro intorno al senatore. “Hanno intervistato il figlio di Totò Riina e censurano me”, rincara la dose lo stesso Morra. E per Salini, dopo l’avviso di sfratto che gli è quasi giunto dal Pd tramite Roberto Gualtieri, arriva un’altra tegola che complica i suoi rapporti pure con una parte dei 5 Stelle.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/22/tutti-contro-la-rai-che-caccia-morra-gia-in-sala-trucco/6012164/

sabato 21 novembre 2020

“Aiutò i clan a entrare nell’affare farmaci”: arrestato il ras di FI. - Lucio Musolino

 

È il n. 1 del consiglio regionale.

“Si manda sull’aereo… se l’azienda manda in Inghilterra la medicina… ci sono antitumorali… Giova’… antitumorali che costano duemila euro… okay? Gli ospedali li comprano a mille… nell’Inghilterra li vendono a cinquemila… gli antitumorali… quindi tu li compri a mille e li vendi a cinquemila”. Le parole di Salvatore Grande Aracri, detto “il Calamaro”, sono la dimostrazione plastica di come ’ndrangheta e politica insieme si sono mangiati la Calabria. Una regione che oggi è devastata dal virus ma in cui, fino a ieri, cosche e colletti bianchi speculavano addirittura sui medicinali destinati a chi soffre di tumore. È questo uno degli aspetti più raccapriccianti dell’operazione “Farmabusiness”. Su richiesta della Dda di Catanzaro i carabinieri hanno arrestato 18 persone. Ai domiciliari è finito anche il presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini accusato di aver favorito, nel 2014, quando era assessore al Personale i boss dei Grande Aracri. Per loro ha accelerato “l’iter burocratico per il rilascio di necessarie autorizzazioni nella realizzazione del ‘Consorzio Farma Italia’ e della società ‘Farmaeko’, che prevedeva la distribuzione dei cosiddetti medicinali da banco sul territorio nazionale”.

Per il procuratore Gratteri e i suoi pm, l’esponente di Forza Italia e “quegli amici” della cosca Cutro avevano “il programma delittuoso di truffare il Ssn esportando illegalmente farmaci oncologici per rivenderli all’estero con profitti spropositati”. Secondo il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e i sostituti Paolo Sirleo e Domenico Guarascio che lo hanno accusato di concorso esterno con la ’ndrangheta e scambio politico-mafioso, Tallini era il “contatto privilegiato” delle cosche crotonesi. Per il gip, che ieri ha firmato l’ordinanza di custodia, quella dell’esponente di Forza Italia è “una contiguità ’ndranghetistica che sfiora la vera e propria intraneità”.

L’uomo di collegamento era un tecnico antennista e concessionario di Sky per la Calabria: Domenico Scozzafava, “l’uomo della pioggia” di Tallini, “un formidabile portatore di voti” ma anche uno “’ndranghetista fino al midollo”. È lui che, facendosi garante dei favori che la cosca riceverà dal politico, offre in dote Tallini ai Grande Aracri, consentendo ai boss di entrare nel progetto “Farmitalia” che nasce da un’idea dell’ex senatrice Anna Maria Mancuso, ex Pdl, ma oggi passata alla Lega. Nel 2013, in vacanza a Sellia Marina con il marito e con il factotum Walter Manfredi, l’ex senatrice Mancuso entra in contatto con Scozzafava, ritenuto il trait d’union tra gli ambienti criminali più pericolosi, quelli di una politica dedita alla spregiudicata ricerca di consensi e gli ambienti di un’imprenditoria parassita”.

Per i pm, la Mancuso e il marito “spariranno in pochi mesi dalla scena” e si diranno delusi “dagli amici calabresi”. Prima di suicidarsi nel 2016, il “faccendiere” Manfredi resta ed entra nell’affare del “Consorzio Farma Italia”, portando dentro il commercialista romano Paolo Del Sole che, tra i soci, si ritrova anche Giuseppe Tallini, figlio del presidente del Consiglio regionale Mimmo.

Dietro tutto c’era il giovane Salvatore Grande Aracri, che rappresentava gli interessi mafiosi degli zii, don Nicolino e Mimmo Grande Aracri. Apparentemente un semplice falegname di Brescello, il “Calamaro” è stato intercettato mentre trattava affari milionari con un soggetto svizzero. Senza ricoprire alcuna carica sociale, era lui il dominus del consorzio “Farma Italia”. Tallini lo sapeva e non ha mai preso “le distanze”. Anzi, dopo un litigio con il figlio che voleva uscire dall’affare, “si spende per convincerlo a ‘non mollare’”. “È ben a conoscenza – scrive il gip – che Scozzafava gli porta voti dagli ambienti ’ndranghetistici di Cutro nell’ambito di uno scambio di favori e di promesse di favori che hanno al centro il consorzio Farmaci”. In ballo, infatti, c’erano i quasi 10mila voti rastrellati alle Regionali del 2014. “È stata indagata – ha dichiarato il procuratore Nicola Gratteri – una famiglia di ’ndrangheta di serie A”.

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Dire “no no no”: il vero talento della Ravetto. - Antonio Padellaro

 

Se anche non dovesse produrre conseguenze epocali nella politica italiana, il trasferimento di Laura Ravetto (più altri due) da Forza Italia alla Lega ha se non altro il merito di averci detto una parola definitiva sul mistero delle testoline televisive che fanno no, no, no. Leggiamo infatti sul Corriere della Sera che agli esordi sul piccolo schermo, la battagliera avvocata di Cuneo avrebbe potuto fare molto di più, secondo il giudizio inappellabile del presidente-padrone nonché suo mentore: “L’ho richiamata perché non scuote la testa quando parlano i comunisti”, l’avrebbe strigliata Berlusconi. Al che la parlamentare novella avrebbe replicato: “Non so se scuoterò la testa, perché così mi è più facile scuotere l’avversario”. Frase comprensibilmente contorta, in ogni caso meglio non contraddire il datore di lavoro. Eppure rivelatrice di come e perché l’arrembante Caimano avesse escogitato un possibile uso mediatico della testa, sostitutivo della precipua funzione per cui essa è stata creata, quella cioè di contenere il cervello. Personalmente, insieme a Ruby Rubacuori proclamata in Parlamento nipote di Mubarak con entusiasmo travolgente dalla falange forzista, ritengo lo scuotimento di capocce, “quando parlano i comunisti”, lo stigma di quel ventennio di cui oggi a sinistra qualcuno sente perfino nostalgia. Nella mia classifica di oltraggi corporali ritengo insuperabili i no, no, no sapientemente ritmati da Daniela Santanchè, mentre per restare in tema non mi convincono le smorfiette di Daniele Capezzone (ma sarebbe come paragonare Martufello a Totò).

Rimembranze apparentemente futili ma utili se servissero a dare una scossa, questa volta benefica, a quanti non ricordano, o preferiscono non ricordare la vergogna di un ventennio e dei suoi bavagli. A coloro che oggi nella maggioranza di governo, con la speranza di puntellare la maggioranza di governo, tentano di rivalutare la figura dell’ex Cavaliere come modello di mitezza e probità, rammentiamo tre nomi: Biagi, Santoro e Luttazzi. Cacciati dalla Rai con l’editto di Sofia, e del disonore. Quanto alla Ravetto ne comprendiamo la ritrosia all’ipotesi di trasformare il no, no, no in un sì, sì, sì “quando parlano i comunisti”. Massì Laura, meglio un mojito (e una candidatura sicura).

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