Uno sfregio che dura mezz’ora. Il tempo di sedersi davanti al presidente del Consiglio e consegnargli “un documento”, a cui ora potrebbe essere appeso un governo. Più semplicemente, la lettera già pubblicata da Matteo Renzi su Facebook in mattinata. “Queste sono le nostre condizioni per rimanere nel governo e andare avanti, presidente” scandisce il capo di Italia Viva tra gli arazzi e i quadri di un luogo che ben conosce, Palazzo Chigi. Il premier Giuseppe Conte, l’avvocato seduto sulla poltrona che un tempo fu sua, ascolta e cerca di non tradire emozioni, magari di non abboccare. “Grazie per il contributo, l’avevo vista” risponde. Saluti e sorrisi tirati di circostanza.
E all’ora di cena l’incontro tra Conte e la delegazione di Italia Viva è già finito. Tradotto: l’esecutivo fa un altro passetto verso il burrone dopo un incontro breve e solo formalmente cortese. In cui Renzi lascia alla sua capodelegazione, Teresa Bellanova, il compito di sferrare un colpo a Conte: “Basta con questa storia che siamo noi l’anomalia: la vera anomalia è avere lo stesso premier in due governi di colore politico opposto”. Mentre il premier quasi invoca: “Va trovata una soluzione, la maggioranza non può cadere così, in una fase così delicata”. Eppure Bellanova lo ripete davanti a Chigi: “Ora aspettiamo le riflessioni del presidente e che ci faccia sapere se è possibile continuare”.
Ed è in quel “ci farà sapere” che c’è tutta la voglia di Iv di mostrare di poter tenere in bilico Conte e il governo. A cui Renzi chiede di ripensare radicalmente la task force immaginata dal premier per gestire i miliardi del Recovery Fund, e di prendere il Mes, eresia per i Cinque Stelle.
Oltre a insistere per la riforma del bicameralismo perfetto, a criticare la gestione dei trasporti nell’emergenza Covid, a “esortare” il premier a cedere la delega ai servizi segreti. Senza contare la trattativa coperta sulle nomine. Un percorso di botole immaginato dall’ex premier, che arriva a Palazzo Chigi un po’ prima delle 19 con il capogruppo in Senato, Davide Faraone. Entra dall’ingresso posteriore per schivare le telecamere, poco dopo il presidente di Iv, Ettore Rosato. Invece arrivano assieme l’altra capogruppo Maria Elena Boschi e le due ministre, Elena Bonetti e soprattutto Teresa Bellanova, la capodelegazione che con la sua trasferta a Bruxelles aveva fatto saltare l’incontro fissato originariamente per martedì. “Non ci ha dato ancora neppure la conferma della sua presenza al tavolo sulle misure anti Covid per Natale” ringhia una fonte di governo grillina poco prima del vertice, tanto per confermare l’aria che tira dentro i giallorosa. Da Iv più tardi arriva la rassicurazione che le ministre oggi andranno in Cdm. Del resto, raccontano, Renzi era stato tentato fino all’ultimo di disertare l’incontro di ieri sera, mandando avanti il resto della delegazione. E sarebbe stato un altro rumoroso schiaffo al premier. Più o meno come la lettera con le condizioni e le critiche per il premier pubblicata ieri su Facebook: molto più dura nella sua prima versione. Ma alla fine il fu rottamatore si presenta. Tanto ha già immaginato un altro sberleffo, da mettere in scena in pochi minuti. Ma Conte non si mostra sorpreso. “Ho già letto la lettera su Facebook…” dice con aria finta cordiale. Ed echeggia quanto aveva già detto ad Accordi&Disaccordi due sera fa: “Ho visto che da Iv mi mandano le loro richieste da tutte le tv, ma io non voglio rispondere dalla tv”. Comunque sia, da Chigi giurano che “l’incontro è stato positivo”. E precisano: “Conte riassumerà gli esiti dei confronti con le varie forze politiche per poi riaggiornarsi a un momento di sintesi finale”. Ovvero arriverà un vertice con i leader dei partiti di maggioranza. Nell’attesa Renzi in privato festeggia, convinto di aver fatto la mossa vincente. Mentre al Nazareno si preparano al prossimo giro.
Dopo la legge di Bilancio starà a Conte fare quello che il Pd gli ha chiesto (e che gli ricorda ieri, riproponendogli i suoi punti), ossia un patto di legislatura. E a quel punto dovrà valutare se è il caso di modificare la squadra. Un gioco dell’oca sempre più pericoloso per il premier e il suo governo.