mercoledì 12 maggio 2021

“Ricerca scientifica: non c’è solo la pandemia, c’è anche chi pensa a Marte”. Di Sara Sapienza

 

(Un sagace e interessante commento all’articolo scritto da Sara Sapienza - Fabio Gagliano - Radio Off)

Premetto che anche io mi sono sempre chiesta perché investire tanti soldi su un pianeta che è stato già devastato quando viviamo in un pianeta vivo e fiorente che però stiamo annientando a poco a poco.

Sicuramente tutti gli investimenti per l’esplorazione e la terraformazione di altri pianeti potrebbero essere usati per conoscere ancor meglio e salvaguardare il pianeta che abitiamo (fondali ed abissi marini, creature esistenti ed ancora da scoprire, habitat ed infine -ma non meno importante- investimenti da utilizzare per abbattere la mal distribuzione della ricchezza nel mondo.

In fondo la domanda per me è sempre sorta spontanea: perché volgere il proprio spirito su altri pianeti quando ne abbiamo uno ricco di biodiversità della quale siamo dimentichi di far parte?

La lettura offre un punto di vista inusitato e da non sottovalutare.

La gente vuol sognare, ha bisogno di sognare.

Da sempre l’uomo ha cercato risposte nel firmamento, guardando ammirato la volta celeste , con i suoi segreti.

Nel cielo l’uomo ha ravvisato i propri dei, la propria spiritualità, quindi è ragionevole pensare che l’uomo possa ancora volgere gli occhi, volontà e spirito all’esplorazione di nuovi orizzonti.

È nello spazio che l’uomo come specie sembra volgere i propri bisogni. Nello spazio vasto ed infinito, per cercare risposte a quesiti e domande, per allargare i propri orizzonti come unica specie e magari potrebbe anche comprendere il valore della vita, delle cose, avvicinandosi al “divino”.

Magari una volta partito potrebbe comprendere il vero valore della Madre che ha abbandonato e sfruttato, comprendendo cosa ha realmente lasciato alle proprie spalle.

Tuttavia, è assolutamente ragionevole pensare che ciò possa comportare un pericolo, se ciò dovesse gravare sulle spalle di un pianeta già gravato di un peso non indifferente che è l’uomo stesso. Ragionevole pensare che le prossime esplorazione e terraformazione possano essere proposte da “ricchi” per il servizio di altri “ricchi”… ragionevole pensare che tutto ciò abbia un costo che possa essere pagato non da tutti e che possa essere permesso solo da un sistema di produzione che non farebbe altro che aggravare la disequilibrata situazione economica.

L’esplorazione dello spazio apre un dibattito che ricorda un poco l’arte della filosofia, che aiuta a comprendere meglio ciò che abbiamo intorno, pensandolo, ripensandolo, mettendolo in discussione ed infine, con leggerezza , ironizzando, lasciando le porte aperte a nuove possibilità.

Sara Sapienza 

Origine immagine: WEB

(Un sagace e interessante commento all’articolo, scritto da Sara Sapienza - Fabio Gagliano - Radio Off)

La legge delega approvata lo scorso 30 marzo dal Parlamento cancella sei misure già esistenti per le famiglie e le trasforma in un contributo unico per tutti i figli a carico. - Michela Finizio

 


La legge delega approvata lo scorso 30 marzo dal Parlamento cancella sei misure già esistenti per le famiglie e le trasforma in un contributo unico per tutti i figli a carico.

I punti chiave

L’assegno unico e universale è la riforma più importante mai approvata delle misure di sostegno per le famiglie. L’obiettivo è mettere ordine alle tante e diverse forme di aiuto approvate nel corso degli anni. A disegnare il nuovo contributo è la legge delega 46/2021, approvata in via definitiva lo scorso 30 marzo dal Parlamento. Ma si tratta solo della cornice del quadro che nei prossimi mesi andrà riempito con uno o più decreti attuativi dal ministero della Famiglia in accordo con le Politiche sociali e il Mef, sentita la conferenza unificata delle Regioni. Ci sono 12 mesi di tempo per approvarli, ma la volontà politica di partire già dal 1° di luglio 2021 con l’erogazione del nuovo assegno potrebbe accelerare i tempi.

1) Cos’è l’assegno unico e cosa prevede?

La legge delega 46/2021 prevede il superamento di ben sei misure esistenti a sostegno delle famiglie, in favore di un assegno unico destinato a tutti (per questo è universale) i figli a carico, dal settimo mese di gravidanza fino al compimento del 21esimo anno. L’assegno potrà essere sotto forma di erogazione mensile oppure un credito d’imposta.
L’importo, ancora da definire con i decreti attuativi nei limiti delle risorse disponibili, dovrà essere progressivo in base alla situazione economica del nucleo definita tramite Isee (l’indicatore calcolato dall’Inps in base a diversi parametri, anche patrimoniali), sarà compatibile con altri assegni regionali o locali e con il reddito di cittadinanza. In quest’ultimo caso, però, in fase di attuazione bisognerà definire in che modo dovranno interagire i due contributi, uno di sostegno alle famiglie con figli l’altro di contrasto alla povertà.

2) Come calcolare l’assegno unico e quali sono i requisiti?

In base alle linee guida della legge delega, l’assegno unico sarà quindi così strutturato: una quota fissa per ogni figlio a carico e una quota variabile in base all’Isee del nucleo familiare. Attualmente la definizione di “figlio a carico”, quella finora utilizzata per le detrazioni fiscali, prevede che il ragazzo non debba avere un reddito lordo superiore ai 4mila euro (o di 2.840,51 euro se maggiore di 24 anni). Sono poi previste, per legge, le seguenti maggiorazioni, la cui entità andrà definita in fase attuativa:

- per i figli successivi al secondo (quindi che va a premiare le famiglie numerose);

- per le madri giovani, con meno di 21 anni;

- tra il 30 e il 50 per cento per i figli disabili under 21, graduata in base alla condizione di disabilità (al compimento del 21esimo anno di età, se il figlio disabile è ancora a carico, il nucleo percepirà ancora l’assegno ma senza maggiorazioni).

Inoltre l’assegno unico per i figli maggiorenni tra i 18 e i 21 anni avrà un importo inferiore e, su richiesta, potrà essere erogato direttamente al figlio, purché ancora a carico, iscritto ad un percorso di studio (o tirocinio) oppure disoccupato registrato all’Anpal o volontario del servizio civile. È comunque necessaria la cittadinanza italiana o europea, oppure è necessario essere residenti (o domiciliati) in Italia insieme ai figli da almeno due anni anche se non continuativi e titolari di un contratto di lavoro almeno biennale, e in regola con il permesso di soggiorno.

3a) Cosa sostituisce l’assegno unico?

L’entrata in vigore del nuovo assegno unico e universale prevede il superamento e la soppressione di sei misure esistenti, da adottare in sede di esercizio di delega. Le misure attualmente in vigore che verranno meno sono le seguenti.

1b)  Le detrazioni fiscali per i figli a carico, che attualmente non raggiungono i soggetti incapienti ai fini Irpef (cioè i redditi inferiori che hanno un’imposta troppo bassa per fruire dello sconto fiscale). Come annunciato resteranno in vigore solamente, in via transitoria, quelle per i figli over 21 anni, scoperti dall’assegno unico. Dalla soppressione di questa misure si otterrà un risparmio di 7,8 miliardi di euro.

2b) Gli assegni al nucleo familiare per figli minori, destinati ai soli lavoratori dipendenti (non ne beneficiano i lavoratori autonomi), per i quali ogni anno nel mese di luglio va rinnovata la domanda. Gli importi sono modulati in base al numero dei figli e al reddito familiare imponibile. Non conta l’Isee. Il risparmio da questa misura sarà pari a 4,7 miliardi di euro.

3b) Gli assegni al nucleo per le famiglie numerose che viene erogato per 13 mesi a partire dal terzo figlio in caso di Isee inferiore a 8.788,99 euro. Previsto un risparmio pari a 300 milioni di euro.

4b) Le tre misure di sostegno alla natalità, tra cui il bonus bebé, il premio alla nascita per le neo-madri e il fondo natalità per le garanzie su prestiti. Il risparmio in questo caso sarà di 1,3 miliardi di euro

4a) Qual è il budget per finanziare l’assegno unico?

Dal riordino di queste sei misure si ottiene un risparmio annuo complessivo di 12,9 miliardi, che andrà a finanziare l’assegno unico. Questi fondi si andranno a sommare agli stanziamenti approvati con le ultime leggi di Bilancio, confluiti nel «Fondo per l’assegno universale e i servizi alla famiglia», dove si contano circa 3,5 miliardi per il 2021 e 6,5 miliardi a regime a decorrere dal 2022.

5a) Come e quando richiedere l’assegno unico?

In questi giorni gli uffici ministeriali sono al lavoro per capire se la riforma, come annunciato, riuscirà a partire a luglio 2021. Per poter partire quest’anno sono stati stanziati ad hoc 3 miliardi di euro con l’ultima legge di Bilancio e la volontà politica va in questa direzione. Ma i tempi però sono molto stretti e le questioni da definire sono ancora molte e spinose.

Innanzitutto le famiglie beneficiarie sono 7,6 milioni ed è difficile immaginare che tutte riescano a dotarsi dell’Isee entro luglio (su questo i Caf già segnalano di essere in difficoltà: l’indicatore può essere richiesto anche online, in modalità precompilata, ma in questo periodo sono in tanti a richiedere l’Isee corrente attualizzato alla situazione degli ultimi mesi e quest’ultimo lo possono elaborare solo gli operatori).

Inoltre, in base alle prime simulazioni effettuate da Istat e dal gruppo di ricerca Arel, Fondazione E. Gorrieri e Alleanza per l'infanzia, ci si è accorti che è difficile poter garantire 250 euro a figlio e, inoltre, un certo numero di famiglie rischia di prendere meno rispetto a quanto prende oggi in base alle misure esistenti. A tal fine andrebbe inserita una clausola di salvaguardia che tuteli circa 1,35 milioni di nuclei da questo rischio, ma per poterla prevedere mancano le risorse: si stima siano necessari ulteriori circa 800 milioni di euro.

Resta, infine, da definire l’interazione dell’assegno unico con il reddito di cittadinanza, andranno poi aggiornate le piattaforme informatiche dell’Inps al nuovo scopo e bisognerà decidere se i datori di lavoro dovranno continuare a versare il contributo (Cuaf) destinato agli assegni al nucleo familiare oppure se queste risorse (circa 2 miliardi) arriveranno da altrove. Il tutto, poi, dovrà essere inquadrato all’interno dell’annunciata riforma dell’Irpef che impatterà sul fisco familiare. Per tutti questi motivi resta difficile immaginare una partenza a pieno regime nel prossimo mese di luglio e bisognerà continuare a monitorare le fasi dell’attuazione nelle prossime settimane.

IlSole24Ore

Guerra tra Hamas e Israele, ancora razzi da Gaza e raid sulla Striscia.

 

Sono 1.050 i razzi e colpi di mortaio lanciati dalla Striscia contro Israele, ha detto il portavoce militare spiegando che l'85% è stato intercettato mentre circa 200 sono esplosi all'interno della Striscia. In risposta l'esercito ha compiuto oltre 500 attacchi contro obiettivi terroristici di Hamas e Jihad nella Striscia.

nuovi disordini si sono verificati stamani nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme, nel corso delle preghiere del mattino, secondo quanto riferito dalla televisione pubblica israeliana: sette palestinesi sono stati arrestati dalla polizia dopo un fitta sassaiola contro gli agenti.

Questi incidenti si sono verificati alla vigilia dell'Id el-Fitr, la festa che conclude il digiuno del Ramadan. In Cisgiordania intanto l'esercito israeliano sta arrestando nelle ultime ore dirigenti locali di Hamas. Retate sono avvenute, secondo i media, a Jenin e a Tubas nel tentativo israeliano di impedire che le violenze palestinesi si estendano anche alla Cisgiordania. A Jenin e a Tubas le operazioni dell'esercito sono state accolte dall'opposizione della popolazione locale. Ci sono feriti.

Un uomo e una ragazza sono morti oggi nella città israeliana di Lod mentre erano in un'auto colpita da un razzo sparato dalla Striscia di Gaza. Lo ha riferito la polizia israeliana. E nel corso di uno degli attacchi di razzi da Gaza su Israele una donna è morta di infarto. Sono in totale 6 le persone morte finora in Israele per i razzi d Gaza.



Il movimento islamista Hamas, al potere a Gaza, ha annunciato oggi il lancio di 210 razzi sul territorio israeliano in risposta agli attacchi su un edificio al centro dell'enclave palestinese.

La Jihad islamica, il secondo più grande gruppo armato palestinese nella Striscia di Gaza, ha annunciato oggi di aver lanciato 100 razzi dall'enclave palestinese nel territorio israeliano.

Due dirigenti militari di Hamas sono stati uccisi stamane a Gaza in un attacco aereo israeliano. Lo ha reso noto il portavoce militare.

In una terza salva di razzi sparati da Gaza nelle ultime ore verso ampie zone nel centro di Israele, Hamas ha cercato di colpire fra l'altro l'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Lo riferisce Haaretz.

I combattimenti fra Israele e Hamas hanno elevato la tensione anche in Cisgiordania. Secondo la agenzia di stampa ufficiale Wafa, nel campo profughi al-Fawar (Hebron) ci sono stati scontri fra gli abitanti e reparti dell'esercito, ed un giovane (Hussein al-Titi) è rimasto ucciso.

Il consiglio di sicurezza dell'Onu terrà un incontro urgente oggi sul conflitto in corso tra Israele e palestinesi, su richiesta di Tunisia, Norvegia e Cina. Si tratta del secondo incontro in tre giorni, stando a fonti diplomatiche della Afp. Il primo, tenutosi lunedì, si è concluso senza un comunicato congiunto, secondo le stesse fonti perchè gli Usa ritenevano che commenti pubblici sarebbero stati controproducenti.

La spirale di violenza tra Israele e gli islamisti di Hamas che controllano Gaza si sta "intensificando verso una guerra su vasta scala", ha detto l'inviato delle Nazioni Unite per la pace in Medio Oriente Tor Wennesland, lanciando un appello: "Fermate immediatamente il fuoco".

ANSA

Via loro o via voi. - Marco Travaglio,

 

Per dire com’è ridotta l’informazione, basta questo: per parlare di riforma del processo, Repubblica intervista la senatrice leghista Giulia Bongiorno e La Stampa il deputato e sottosegretario forzista Francesco Paolo Sisto, dimenticandosi di precisare che la prima è l’avvocato di Salvini e il secondo di B.. Come se, ai tempi dei governi B., avessero intervistato Ghedini e Pecorella spacciandoli per giuristi super partes, e non come fabbricanti di leggi su misura dell’illustre cliente (a proposito, senz’alcuna ironia: auguri per la sua salute). Il conflitto d’interessi – disse un giorno Luttazzi – s’è fatto ambiente, atmosfera: tutti ci sguazzano, nessuno lo nota. Ma ci sono tre forze politiche che ne sono al momento immuni: 5Stelle, Pd e Leu. Infatti promettono da sempre una severa legge sul conflitto d’interessi. In attesa di avere la maggioranza per farlo, hanno già un’ottima occasione per praticarla: si rifiutino di sedere al tavolo della ministra Cartabia finché non si saranno alzati Sisto (incredibilmente promosso da Draghi sottosegretario alla Giustizia) e Bongiorno. E, se quelli non si alzano, se ne vadano loro: senza le tre forze giallorosa, la maggioranza non ha i numeri per approvare nulla. Il che non sarebbe un danno, ma un grosso vantaggio. Che riforma della giustizia può uscire da una maggioranza con i partiti di un pregiudicato (FI), di un plurimputato (Lega) e di un indagato in compagnia di genitori, sorella, cognato e cofondatori (Iv)?

Il ricatto della Guardasigilli, fra l’altro, non attacca: non è affatto vero che l’Italia perde i soldi del Recovery se non riforma il processo penale: ogni Paese ha il suo e la Ue non ha alcuna voce in capitolo per metter becco. I soldi del Recovery per la Giustizia non sono subordinati al modello di prescrizione, ma a un piano di assunzioni, digitalizzazione e riorganizzazione già predisposto da Bonafede e plagiato dalla Cartabia copiativa. Se poi si vuole dar retta all’“Europa”, basta leggere gli elogi dell’Ocse alla Spazzacorrotti e i moniti delle Corti Ue contro la vecchia prescrizione: dunque le riforme di Bonafede vanno mantenute, non smantellate. Perché tolgono agli avvocati dei colpevoli e ai magistrati pigri l’interesse ad allungare i tempi per arrivare alla prescrizione, dunque di per sé garantiscono processi più veloci. Invece l’ideona partorita dalla Cartabia (se il processo non termina entro una certa data si estingue, con tanti saluti alle vittime dei reati) riconsegna agli imputati colpevoli il potere di tirare in lungo per darsi l’impunità, quindi di per sé garantisce processi ancora più lunghi. Si spera che chi ha difeso quelle leggi sacrosante fino a sacrificare il Conte-1 e poi il Conte-2 adesso non le baratti con un piatto di lenticchie per tenere in piedi il governo Draghi.

IlFQ

Il governo scarica Mancini: “No incontri politici-007”. - Alessandro Mantovani

 

La prossima volta che vorrà regalare a Matteo Renzi i “babbi” di cioccolato della sua Romagna, Marco Mancini dovrà farsi autorizzare dal direttore del Dipartimento per le informazioni e la sicurezza (Dis), l’organo di coordinamento dei Servizi di cui è caporeparto. A seguito dell’incontro Renzi-Mancini in autogrill, immortalato dalla professoressa che ha girato le immagini a Report, il sottosegretario delegato ai Servizi Franco Gabrielli ha richiamato i direttori del Dis, dell’Aise e dell’Aisi al principio che gli appartenenti all’intelligence possono incontrare parlamentari, giornalisti, magistrati e altre categorie “sensibili” solo per motivi di servizio e con la preventiva autorizzazione del vertice dell’agenzia a cui appartengono.

A Palazzo Chigi ritengono che questa regola rientrasse già nell’obbligo di riservatezza. Però ieri il capo del Dis Gennaro Vecchione, sentito dal comitato parlamentare di controllo sui Servizi (Copasir), avrebbe detto di non essere stato informato da Mancini e che un obbligo specifico non c’era. Ora c’è. Vecchione ha sostanzialmente difeso Mancini. Il governo invece intende evitare che le relazioni tra gli appartenenti ai Servizi e i politici conducano a impropri do ut des. Il Copasir potrebbe convocare Renzi e Mancini. I due si sono incontrati altre volte in passato, l’ha detto il capo di Italia Viva.

La direttiva di Gabrielli è la prima conseguenza del polverone sollevato dalle foto del tête-à-tête, risalenti al 23 dicembre scorso e cioè all’inizio della crisi del governo Conte-2 apertasi anche sulla delega ai Servizi, mentre si discutevano le nomine dei vicedirettori dell’intelligence e Mancini aspirava a un incarico che poi non ha avuto. Secondo fonti qualificate il dirigente del Dis cercava il sostegno di Renzi, ma nessuno ha ascoltato il dialogo. Tranne il saluto a distanza: secondo la professoressa, che non l’ha registrato, Renzi avrebbe detto “sai dove trovarmi” e Mancini “a disposizione”, espressione tipica dei militari. Ex sottufficiale dei carabinieri di riconosciute capacità, Mancini è da decenni nei Servizi ed è stato protagonista di vicende note, dai sequestri di italiani in Medio Oriente all’inchiesta sul rapimento di Abu Omar da parte della Cia e allo spionaggio alla Telecom, da cui è sempre uscito pulito anche grazie al segreto di Stato. Era al Sismi nei primi anni Duemila con Nicolò Pollari, dove c’era Nicola Calipari che si fece uccidere a Baghdad per riportare a casa Giuliana Sgrena del manifesto, ma anche Pio Pompa che faceva dossier su politici, imprenditori e giornalisti. L’impressione è che il suo incarico sia a rischio.

IlFQ

SERVIZI SEGRETI E REPORT. CONTE DÀ UNA LEZIONE A RENZI .

 

Chiede Padellaro:

"Quell’incontro avviene nel momento in cui la pressione di Renzi
sulla sua persona come presidente del Consiglio perché ceda le deleghe dei servizi segreti è al momento più alto.
Qual è la sua valutazione?”,
“Io credo che qualsiasi rappresentante delle istituzioni,
un segretario di partito in questo caso, debba rispondere del suo operato in modo trasparente
Quindi Renzi fa gli incontri che ritiene e anche si vanta degli incontri che fa, però è giusto che risponda in tutte le sedi istituzionali del perché e per come si ritrovi in un’area di servizio con un uomo dell’intelligence con cui lui non avrebbe ragioni istituzionali per avere rapporti”.
Già, perché un conto è essere semplici senatori e un conto è essere il presidente del Consiglio e avere quindi come ruolo ufficiale quello di capo dell’intelligence.
"Diciamo che quando ho incontrato io Mancini non ricordo di averlo incontrato in un autogrill, ma nella sede istituzionale propria
Avendo avuto responsabilità istituzionali e avendo rispetto delle istituzioni nel mio ruolo di presidente del Consiglio non ho voluto far polemiche.
Se sono stato sobrio, lo voglio dire a tutti i cittadini italiani: mi avete visto molto sobrio e non accettar polemiche perché con una forza che è in maggioranza, ma per due mesi con tutti i suoi esponenti è andata in tv, nei giornali, ecc, io ho pensato che ai cittadini in quel momento le polemiche non interessassero per questo non ho ceduto:
non per debolezza, ma perché ritenevo davvero di rimanere concentrato su quelli che erano i problemi.
Vedo invece che il senatore Renzi, e in questo un po’ lo invidio, è molto più versatile di me perché la mattina ce lo ritroviamo in Arabia a decantare il neorinascimento, spazzando via con un sol colpo tutta la tradizione neorinascimentale italiana, tra l’altro proprio fiorentina,
poi lo vediamo il pomeriggio fermarsi in autogrill,
poi lo vediamo in tutte le tv e in tutte le interviste.
Io so fare solo una cosa, sono meno versatile, so lavorare per gli italiani“.
IO SONO Populista

postato da Mara Colasanti su fb

martedì 11 maggio 2021

Appello a metà e priorità reati La Cartabia copia le leggi di B. - Antonella Mascali

 

Ancien Régime - Il ministero rispolvera due vecchie proposte di Silvio: niente ricorsi per i pm e gerarchia delle indagini stabilita dal Parlamento.

Tutti in attesa della proposta della commissione ministeriale della Guardasigilli Marta Cartabia sulla prescrizione, croce di tutti i governi, ma ci sono altre due proposte ben più dirompenti, che faranno scontrare ancora di più i partiti di maggioranza: il Parlamento potrebbe indicare ogni anno le priorità su cui devono lavorare i pm, cioè sarebbe la politica a dettare la linea ai magistrati, il sogno di Silvio Berlusconi; potrebbe cambiare anche la natura dei processi d’appello con una rivisitazione, più articolata, della legge Pecorella, che fu bocciata dalla Corte costituzionale nel 2006.

La riforma Bonafede viene così smontata dalla proposte della commissione istituita dalla ministra Marta Cartabia in via Arenula e presieduta da un ex presidente della Corte costituzionale, come lei, Giorgio Lattanzi.

“Ci sono più opzioni – ha detto più volte ieri, la ministra al vertice con i capigruppo in commissione Giustizia della Camera – voglio poi sapere da voi cosa ne pensate”. La sintesi del governo dovrebbe arrivare settimana prossima. Ma la ministra, che non vuole la palude parlamentare per via della maggioranza fatta da separati in casa, ieri ha lanciato più avvertimenti, brandendo il rischio che l’Italia perda tutti i soldi del Recovery, “non solo i 2,7 miliardi del Pnrr destinati alla giustizia, ma i 191 miliardi destinati a tutta la rinascita economica e sociale italiana”.

Per l’Europa è prioritaria la riforma della giustizia civile, ma anche la lotta alla corruzione con una legge, la Bonafede, apprezzata da Bruxelles. La Commissione Ue, però, chiede anche tempi più rapidi dei processi penali, previsti già dalla riforma Bonafede, ora messa all’angolo su punti cruciali come prescrizione e Appello.

“In cinque anni dobbiamo ridurre del 40% i tempi dei giudizi civili – ha detto Cartabia – e del 25% dei giudizi penali”, poi intima: “Chi si sottrae al cambiamento si dovrà assumere la responsabilità di mancare una occasione così decisiva per tutti”. Ed eccole le proposte della commissione Lattanzi.

Prescrizione. Via la legge Bonafede che blocca la prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Via anche la proposta approvata dal governo Conte, ora in Parlamento, il cosiddetto lodo Conte-2, di Federico Conte di Leu, che prevede il doppio binario, ovvero prescrizione bloccata in primo grado solo se l’imputato è condannato. Invece, secondo la prima proposta della commissione ministeriale, il blocco della prescrizione si lega ai tempi processuali prestabiliti, sulla scia della passata legge Orlando: prescrizione sospesa per 2 anni in primo grado, per un anno in Appello e in Cassazione. Se i tempi non vengono rispettati la prescrizione riprende dall’inizio. La seconda opzione incide sui tempi del processo, che se sforati lo fanno andare al macero: se il processo dura più di 4 anni in primo grado, 3 in Appello e 2 in Cassazione c’è l’improcedibilità. Si ipotizza, inoltre, lo sconto della pena per irragionevole durata del processo o l’ineseguibilità della pena se i tempi sono particolarmente lunghi.

Pecorella allargata. Il pm non potrà appellare né le sentenze di assoluzione, come stabiliva la legge dell’ex avvocato di Berlusconi, Gaetano Pecorella, ma neppure quelle di condanna. Ci sono dei limiti anche per gli avvocati: l’imputato condannato potrà fare appello, ma solo per motivi “stringenti”, che rientrano nell’elenco previsto dal codice e che ieri non sono stati indicati. Il pm può, comunque, fare ricorso in Cassazione, giudice di legittimità, e se il ricorso viene accolto si torna all’Appello. In sostanza, è stato spiegato ieri, l’Appello diventerebbe “non un nuovo giudizio”, ma “una revisione critica della sentenza”, come chiesto nel 2016 dalla Sezioni Unite della Cassazione, di cui Lattanzi ha fatto parte.

Le reazioni. La proposta piace molto a FI, che parla di norma “assolutamente ragionevole” con Pierantonio Zanettin, e anche a Enrico Costa di Azione, ma non al M5S che, per esempio, per disincentivare gli Appelli pensa di prevedere quanto ora è vietato: il possibile aumento della pena per l’imputato ricorrente. Delle proposte della commissione è contento pure il Pd, con il capogruppo Alfredo Bazoli: “Condividiamo anzitutto la convinzione che la riforma vada fatta ora e nelle proposte illustrate troviamo il respiro di una riforma equilibrata”. Se si aggiunge la mossa di Matteo Salvini di voler fare un referendum sui magistrati, il M5S può ritrovarsi cacciato in un angolo da solo.

IlFQ