lunedì 16 giugno 2025

GLI ACQUEDOTTI PIÙ ANTICHI DEL MONDO.

 

Sotto le sabbie dell'altopiano di Giza, oltre la grandezza delle piramidi che torreggiano nel cielo, si trova un mondo sotterraneo poco conosciuto. Una rete di gallerie, camere, pozzi e passaggi scolpiti nella roccia, che alcuni ricercatori e speleologi hanno iniziato a chiamare “la metropolitana di Giza.
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Secondo numerose esplorazioni, questi tunnel si estendono per chilometri sotto l'altopiano, collegandosi tra loro e raggiungendo profondità impressionanti. In alcuni luoghi, come sotto la Piramide di Cheops, scendono a 28 metri sotto il livello del suolo, passando per pozzi verticali e camere laterali ancora parzialmente inesplorate. Uno dei più rinomati ricercatori della metropolitana egiziana, Andrew Collins, ha documentato la presenza di tunnel e caverne naturali sotto Giza già all'inizio degli anni 2000, in parte confermata da rilevazioni radar effettuate dalle successive spedizioni.
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Ma Giza non è l'unico sito. A pochi chilometri di distanza, Saqqara, sede della Piramide Step di Djoser, possiede una rete ancora più intricata di tunnel sotterranei. Qui, nei pressi del cosiddetto "Granaio di Giuseppe" - in realtà un enorme pozzo verticale profondo oltre 30 metri, la cui reale funzione rimane sconosciuta - si svolgono corridoi, nicchie, camere e scale scolpite nella roccia, molti dei quali inaccessibili al pubblico.
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Alcune ipotesi collegano queste reti sotterranee alla gestione dell'acqua in tempi antichi. Secondo alcuni studiosi, come il geologo Thomas Brophy, la fine del Periodo Umido Africano (circa 7.000-5.000 a.C.) portò alla progressiva desertificazione del Sahara, costringendo le popolazioni a trovare nuove strategie per sopravvivere in un ambiente sempre più arido.
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Fu proprio in questo periodo che questa rete di gallerie sotterranee potrebbe essere stata costruita - o almeno adattata. Alcuni ricercatori ipotizzano che antichi ingegneri idraulici, forse provenienti da regioni un tempo verdi dell'Africa nordoccidentale, abbiano progettato un sistema per la raccolta, lo stoccaggio e la distribuzione dell'acqua. In sostanza: protoacquedotti, destinati allo sfruttamento delle acque sotterranee o delle piogge residue.
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Il fatto che tutte le grandi piramidi abbiano un legame sotterraneo con il livello di questi tunnel sembra rinforzare questa ipotesi. In particolare, la Piramide di Cheops ha una struttura unica, con tre camere a differenti profondità collegate da lunghi condotti. Alcuni studiosi, come l'ingegnere Christopher Dunn, hanno suggerito che le piramidi agissero come una sorta di "pompa" per spostare l'acqua attraverso la rete dei tunnel sottostanti.
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E se le piramidi stesse facessero parte di un grande progetto idraulico sotterraneo, ereditato da una civiltà più antica? La teoria di un flusso migratorio da ovest, proveniente dall'arido Sahara, dai piedi del Monte Atlas in Marocco (terra chiamata Atlantide da Platone, dal nome della montagna) ha preso slancio negli ultimi anni grazie agli studi geologici del Sahara Occidentale. Secondo questo punto di vista, gli "esuli di Mount Atlas" hanno portato con sé conoscenze ingegneristiche avanzate, adattandole al nuovo contesto della valle del Nilo. Le piramidi, in questa prospettiva, potrebbero essere state concepite non come monumenti religiosi, ma come componenti visibili di un complesso sistema idraulico, una sorta di pompa ciclica in grado di muovere e distribuire acqua a grandi profondità.
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Al momento, non esistono prove definitive per confermare questa teoria. Tuttavia, il fatto che molti dei tunnel sotterranei rimangano off-limits, mal documentati o non completamente mappati lascia spazio a dubbi. I sondaggi Georadar condotti nel 1993 e poi nel 2010 hanno rilevato vuoti strutturali e camere inesplorate sia a Giza che a Saqqara. Perché non indagare più a fondo? Perché la funzione originaria di questi complessi sotterranei - alcuni risalenti a tempi ben prima dell'Antico Regno - non è mai stata pienamente chiarita?
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L'articolo continua nel libro
PRIMA DI NOI C'ERA QUALCUNO

SCOOTER VOLANTE, LE PROVE NELL'ARETINO

Le rovine di Pisac, arroccate sulle alture della Valle Sacra degli Incas in Perù. - Andrea Milanesi

 

Le rovine di Pisac, arroccate sulle alture della Valle Sacra degli Incas in Perù, rappresentano uno dei più affascinanti esempi della straordinaria ingegneria e organizzazione sociale dell’impero incaico, sviluppatosi tra il XIII e il XVI secolo. Situato a circa 33 chilometri da Cusco, l’antico centro nevralgico dell’impero, il sito di Pisac svolgeva una funzione strategica sia dal punto di vista militare che agricolo e spirituale. Le sue terrazze agricole, ampie e perfettamente conservate, testimoniano la capacità degli Incas di adattare l’ambiente ostile delle Ande alle proprie necessità, mediante un avanzato sistema di gestione delle acque e del suolo che consentiva la coltivazione di mais, patate e altre piante autoctone anche su pendii particolarmente ripidi .
L’architettura di Pisac si distingue per la maestria con cui le pietre sono state tagliate e incastrate senza l’uso di malta, seguendo una tecnica detta “sillar” che garantiva elasticità e resistenza alle scosse sismiche, frequenti nella regione andina. Questa tecnica è comparabile alle costruzioni di altre celebri località incaiche come Machu Picchu e Ollantaytambo, dove la precisione nelle giunzioni e l’assenza di materiali leganti hanno permesso alle strutture di resistere per secoli. Analisi archeologiche recenti, come quelle condotte dal Ministerio de Cultura del Perú e da ricercatori internazionali, hanno dimostrato che le diverse tipologie di muratura (poligonale nelle strutture cerimoniali e rettilinea in quelle residenziali) riflettono non solo esigenze funzionali ma anche simboliche, legate alla cosmologia andina e alla rappresentazione del potere.
Un elemento distintivo di Pisac, rispetto ad altri centri inca, è la presenza di un vasto cimitero rupestre, il più grande delle Ande, scavato nella parete rocciosa di Qanchis Racay. Secondo le cronache coloniali e recenti scavi archeologici, qui venivano sepolti i membri dell’élite locale, accompagnati da corredi funerari di grande valore, come ceramiche, tessuti e oggetti rituali, molti dei quali sono oggi conservati nei musei di Cusco e Lima. Questa pratica rifletteva l’importanza della continuità tra il mondo dei vivi e quello degli antenati nella religiosità inca, in cui il culto dei morti e delle mummie era centrale per la legittimazione del potere politico e spirituale.
La funzione difensiva di Pisac è attestata dalla posizione dominante sulle valli sottostanti e dalla presenza di mura, torri di guardia (pukaras) e passaggi controllati. Secondo alcuni studiosi, tra cui l’archeologo peruviano Luis Lumbreras, Pisac costituiva una delle principali linee di difesa a protezione della capitale Cusco contro eventuali invasioni provenienti dalla selva orientale. Tuttavia, altre ricerche suggeriscono che il sito avesse anche una valenza cerimoniale: il tempio del Sole (Intihuatana) e le fontane sacre testimoniano la centralità del culto solare e dell’acqua, elementi fondamentali nella cosmovisione andina .
La costruzione di Pisac viene tradizionalmente attribuita al sovrano Pachacútec (1438-1471), il grande riformatore dell’impero, a cui si deve anche la fondazione di Machu Picchu e la riorganizzazione amministrativa e religiosa delle terre conquistate. Leggende locali narrano che Pachacútec fece edificare Pisac in onore della madre, come simbolo di protezione e prosperità per la valle circostante. Questi racconti, tramandati oralmente fino all’epoca moderna, si intrecciano con la storia ufficiale e contribuiscono a mantenere viva la memoria collettiva del sito.
Comparando Pisac con altri complessi archeologici incaici, emerge la straordinaria coerenza stilistica e funzionale tra le diverse opere monumentali distribuite lungo la rete viaria imperiale (Qhapaq Ñan), dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2014. Le similitudini tra le terrazze di Pisac, quelle di Moray e di Machu Picchu, mostrano una conoscenza approfondita delle tecniche agronomiche e una visione sistemica del paesaggio. Anche l’organizzazione degli spazi sacri, con la presenza di templi, fontane e osservatori astronomici, indica la centralità della religione e del controllo del territorio nella politica incaica.
Oggi, Pisac è meta di pellegrinaggi e turismo culturale, inserendosi in un contesto di riscoperta e valorizzazione del patrimonio indigeno andino. Le cerimonie tradizionali e le feste in onore del Sole e della Pachamama continuano a essere celebrate tra le rovine, a testimonianza di una memoria che resiste al trascorrere dei secoli e che si rinnova nel dialogo tra passato e presente.

domenica 15 giugno 2025

America cancro del mondo.

 



Triops longicaudatus - wikipedia

 

Notostraca sono un ordine di piccoli crostacei appartenenti alla classe Branchiopoda. L'ordine comprende una sola famiglia (Triopsidae) suddivisa in due generi.

Gli appartenenti al genere Triops hanno due occhi composti ed un solo occhio naupliare posto fra gli altri due. La morfologia esterna apparentemente non ha subito modifiche da quella del Triops cancriformis nel Triassico 220 milioni di anni fa. Il Triops cancriformis potrebbe essere la più antica specie animale ancora vivente.[1] I membri dell'ordine ormai estinto dei Kazacharthra sono molto simili, essendo discendenti di questo stesso ordine.

Descrizione

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Anche se i notostraci somigliano agli anostraci, la struttura è profondamente diversa. La testa e la parte anteriore del torace di questi crostacei sono coperti da uno scudo piatto ed ovale. Sul bordo anteriore della corazza, su una piccola sporgenza, sono posti due occhi composti scuri e senza palpebre. Tra di essi è posto un singolo occhio naupliare. Dietro i tre occhi si trova uno strano organo composto di quattro cellette la cui funzione non è chiara, potrebbe essere un organo che secerne internamente qualche sostanza. Il bordo posteriore della corazza ha un incavo semicircolare che lascia scoperta la parte posteriore del torace. L'addome termina con un telson sul quale sono posti due lunghi uropodi segmentati chiamati furcae.

Osservando un notostraco dalla faccia ventrale, si può facilmente notare la struttura dei suoi segmenti e degli arti. Nella parte anteriore il carapace piega verso la parte ventrale dove si unisce ad un grosso labbro (labbro superiore) di forma pressoché quadrata. Il primo e secondo paio di antenne sono molto piccoli mentre le mandibole sono piuttosto grandi con molte proiezioni dentali. La bocca è collocata tra le mandibole dietro il labbro. Dietro le mandibole ci sono due mascelle. Come negli anostraci, su ognuno dei restanti 10 segmenti toracici sono poste due zampe. Le zampe hanno, sul lato interno, sei lobi che spingono il cibo verso la bocca; sul lato esterno c'è un grande lobo natatorio ed uno per la respirazione trasformato in una branchia (gli anostraci hanno due lobi per la respirazione per ogni zampa). Studi dettagliati sui muscoli hanno portato alla conclusione che le zampe dei notostraci e degli anostraci non hanno relazione filogenetica, apparentemente si sono evoluti in modo indipendentemente pur avendo la stessa funzione.

Il primo e, meno ovviamente, il secondo paio di zampe di un notostraco differisce dalle altre paia di zampe perché i quattro lobi interni si sono modificati in una struttura allungata e segmentata a forma di flagello che sporge dai lati del carapace. Questi sono degli organi sensoriali che somigliano alle antenne degli altri crostacei. Questa modifica dei lobi interi delle zampe anteriori è sicuramente associata alla riduzione delle antenne.

Nelle femmine l'undicesimo paio di arti è dotato di una struttura abbastanza particolare: il grande lobo esterno, che negli alti arti è utilizzato per il nuoto, si è modificato in una capsula in grado di accogliere le uova. Nei maschi l'undicesimo paio di zampe è uguale agli altri.

Un'altra caratteristica sorprendente dei notostraci è che ogni segmento toracico dal tredicesimo in poi, porta da quattro a sei paia di zampe quindi queste specie possono avere fino a settanta zampe, più degli altri crostacei. Le zampe diventano più piccole mano a mano che si va verso i segmenti posteriori, gli ultimi segmenti sono privi di zampe.

Una evidente differenza fra i notostraci e gli anostraci è che nei primi le zampe anteriori sono dotate alla base di alcuni aculei che puntano verso l'interno. I notostraci usano questi aculei per raccogliere grossi pezzi di cibo e passarli da una zampa all'altra fino alla bocca. Gli anostraci filtrano il cibo sospeso nell'acqua mentre i notostraci non sono in grado di farlo. I loro arti posteriori servono soprattutto alla respirazione, difatti si può notare che anche quando sono fermi continuano a muovere gli arti posteriori mentre quelli anteriori sono fermi. Durante il nuoto le zampe si piegano e si raddrizzano con un movimento ad onda. Lo zoologo svedese Lundblad fece un esperimento versando alcune gocce di carminio nell'acqua vicino alle zampe posteriori e notò che l'acqua si muoveva lentamente in avanti verso la fessura formata dalle zampe posteriori, appena raggiunto il decimo paio di zampe il flusso si intensificò mostrando l'importanza degli arti anteriori nel portare il cibo alla bocca.

La visione è importante durante il nuoto dei notostraci: illuminando il fondo di un acquario posto in un ambiente buio questi crostacei cominciano a nuotare capovolti quindi gli occhi posti sul dorso sono sensibili alla luce. L'esperimento porta allo stesso risultato anche coprendo gli occhi ed il crostaceo è posato col ventre sul fondo. Apparentemente i notostraci reagiscono alla luce perché l'occhio naupliare attraversa il corpo fino al lato ventrale di fronte al labbro superiore dove è posta una zona non pigmentata. In conclusione i notostraci sono sensibili alla luce simultaneamente proveniente da sopra e sotto.

Il senso della vista non è utilizzato per la ricerca del cibo ma si avvalgono di speciali recettori chimici concentrati sulle strutture a forma di antenna poste sul primo paio di zampe. Un notostraco può scovare facilmente un lombrico in un acquario e mangiarlo. Gli studi mostrano che se viene aggiunto del chinino al verme, il crostaceo lo percepisce con le antenne e si rifiuta di mangiarlo.

continua su: https://it.wikipedia.org/wiki/Notostraca

sabato 14 giugno 2025

Gli scienziati hanno trovato un modo per distruggere le cellule cancerose usando la luce, non farmaci, nè radiazioni.

 

I ricercatori hanno creato un nuovo potente strumento che distrugge le cellule tumorali usando solo la luce e un colorante speciale già utilizzato negli ospedali. Questi “martelli pneumatici molecolari” non hanno bisogno di farmaci tossici né di radiazioni. Invece, vibrano così velocemente quando colpiti dalla luce nel vicino infrarosso da strappare le cellule tumorali dall’interno.

Il colorante, chiamato aminocianina, è normalmente usato nelle scansioni mediche. Ma quando viene colpito dalla luce, le molecole iniziano a vibrare un trilione di volte al secondo—velocità sufficiente ad aprire le membrane delle cellule tumorali senza danneggiare le cellule sane vicine. Nei test di laboratorio, il 99% delle cellule di melanoma umano è stato distrutto in questo modo. Nei topi, metà dei tumori è scomparsa completamente dopo un solo trattamento, e il resto si è ridotto.

Ciò che rende speciale questo metodo è che la luce nel vicino infrarosso può penetrare in profondità nel corpo—fino a 10 centimetri—raggiungendo organi e ossa senza bisogno di interventi chirurgici. Inoltre, poiché il colorante si lega naturalmente alle cellule tumorali, il trattamento è altamente mirato.

A differenza dei trattamenti tradizionali, le cellule tumorali non possono facilmente resistere a essere fisicamente fatte a pezzi. E poiché il colorante è già approvato dalla FDA per l’uso umano nelle immagini diagnostiche, questo potrebbe accelerare i test clinici sull’uomo.

E non si tratta solo di cancro. Un altro studio guidato dalla Aston University ha scoperto che un tipo speciale di luce chiamata “luce attorcigliata” può attraversare la pelle e i tessuti senza perdere la sua forma. Può rilevare minuscoli cambiamenti in profondità nel corpo—come segni precoci di infiammazione, tumori o persino variazioni nei livelli di zucchero nel sangue—senza alcun taglio o ago.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=734415432453548&set=a.161918353036595

Sorprendente. Ora sappiamo perché Monsanto ha attaccato i “denti di leone”. - Francesca Ferrari

Sorprendente. Ora sappiamo perché Monsanto ha attaccato i “denti di leone”:

"Una sola foglia di quest'erba, presente in ogni giardino, può salvarti la vita in un minuto, ma solo alcune persone sanno come usarla!
Uccide fino al 96% delle cellule leucemiche in sole 48 ore!
La natura stessa offre molti rimedi efficaci per la salute. Potresti non conoscere la presenza di molte piante efficaci, ma in realtà si trovano proprio nel tuo giardino.
Quando si tratta di leucemia, molti di noi sono i primi a dotarsi di farmaci, chemioterapia, scarsa qualità della vita e infelicità generale.
Ecco tutte le informazioni che devi sapere sulle radici (e sulle foglie) del dente di leone e su cosa può fare per le persone che combattono la leucemia.
Studi recenti hanno dimostrato che la radice di dente di leone è citotossica contro tre tipi di cellule leucemiche umane e distrugge fino al 96% delle cellule in sole 48 ore!
La tisana al dente di leone agisce sulle cellule tumorali decomponendosi entro 48 ore e stimolando la crescita di Nuove cellule sane nell'organismo del paziente.
Lo studio è stato condotto dal Dott. Hamm con i suoi studenti.
Hanno prelevato cellule del sangue da 9 diversi pazienti che avevano utilizzato l'estratto di radice e lo hanno applicato a diverse cellule per coltivarle. Entro 24 ore, le cellule sono state distrutte.
Sono stati condotti anche diversi altri studi che hanno dimostrato che l'estratto di tarassaco può contenere sostanze potenzialmente efficaci contro cancro, melanomi e cancro alla prostata e al seno.
Altre proprietà della radice/foglie di tarassaco...
L'estratto di radice/foglie di tarassaco è stato utilizzato per secoli come efficace agente curativo nella medicina popolare tradizionale.
Anemia...
Il tarassaco ha un contenuto piuttosto elevato di ferro, vitamine e proteine. Mentre il ferro è parte dell'emoglobina nel sangue, vitamine come la vitamina B e le proteine ​​sono importanti per la formazione dei globuli rossi e di alcuni altri componenti del sangue. Il tarassaco può aiutare in caso di anemia.
Ossa forti...
Il tarassaco è ricco di calcio, essenziale per la crescita e la forza delle ossa, ed è ricco di antiossidanti come la vitamina C e luteolina, che protegge le ossa dai danni legati all'età.
Diabete...
Il succo di tarassaco può aiutare i diabetici stimolando la produzione di insulina da parte del pancreas.
Previene le infezioni del tratto urinario...
Il tarassaco può aiutare a prevenire le infezioni del tratto urinario, così come i disturbi della vescica e dei reni, o persino le cisti sugli organi riproduttivi.
Pulisce il fegato...
Le vitamine e i nutrienti contenuti nel tarassaco aiutano a pulire il fegato e a garantirne il corretto funzionamento. Il tarassaco aiuta il nostro sistema digestivo mantenendo un corretto flusso biliare. Il tarassaco è anche ricco di vitamina C, riduce l'infiammazione e previene le malattie.
Aiuta la digestione...
Il tarassaco agisce come un alimento delicato che favorisce la digestione, stimola l'appetito e bilancia i batteri naturali e benefici nell'intestino.
Cura della pelle...
Il succo di tarassaco è anche usato per trattare le malattie della pelle causate da infezioni microbiche e fungine. Il succo è altamente alcalino e ha effetti insetticidi, battericidi e fungicidi.
Questo succo può essere utilizzato contro prurito, herpes zoster, eczema, ecc."