martedì 7 ottobre 2025

Botta e risposta...

 

Il Presidente degli Stati Donald Trump poche ore fa aveva attaccato col suo solito stile oxfordiano Greta Thunberg, definendola “una piantagrane con problemi di gestione della rabbia. Una pazza”.

Pochi minuti fa gli ha risposto la diretta interessata perculandolo meravigliosamente e trattandolo come dovrebbero essere sempre trattati i bulli.

“Ho sentito che Trump si è espresso ancora una volta in modo ‘lusinghiero’ sul mio carattere, e apprezzo la sua preoccupazione per la mia salute mentale.
A Trump: "Vorrei gentilmente ricevere da lei ogni tipo di raccomandazione abbia da darmi per gestire questi cosiddetti “problemi di gestione della rabbia” dal momento che - a giudicare dalle sue esperienze pregresse - sembra soffrirne anche lei.”

Semplicemente perfetta.

Ecco come si risponde a un bullo che a 79 anni, dall’alto del suo potere, se la prende con una ragazza di 22 anni che mette il proprio corpo, la sua faccia e la sua pelle per una missione umanitaria.

Con le uniche due armi che il bullo non possiede: ironia e intelligenza. 

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venerdì 3 ottobre 2025

Per la prima volta sono stati creati ovuli fecondabili da cellule della pelle: “Pensavamo fosse impossibile” - Maria Teresa Gasbarrone

In uno studio dalla portata potenzialmente rivoluzionaria, un gruppo di ricercatori dell’Oregon Health & Science University è riuscito a creare in laboratorio ovuli umani fecondabili a partire dal DNA di cellule cutanee. Lo studio è ancora soltanto una dimostrazione teorica e presenta molti limiti, ma per gli autori è una “pietra miliare” verso il trattamento dell’infertilità.

Per la prima volta nella storia sono stati creati in laboratorio ovuli umani usando il DNA di cellule della pelle. Ovuli che poi sono stati fecondati con spermatozoi e di cui una piccola parte è riuscita a svilupparsi fino allo stadio embrionale iniziale, quello che nella fecondazione in vitro tradizionale (IVF) è il momento in cui l'embrione viene impiantato nell'utero della donna.

"Abbiamo raggiunto un risultato che si pensava fosse impossibile". Con queste parole Shoukhrat Mitalipov, uno dei ricercatori dell'Oregon Health & Science University che hanno condotto lo studio, ha commentato i risultati a cui sono giunti, da poco pubblicati sulla rivista Nature Communications. Sebbene infatti si tratti – come precisano gli stessi autori – di una "proof of concept", ovvero una prova ancora a livello teorico, questo studio mostra per la prima volta che è possibile prendere il patrimonio genetico da una cellula non riproduttiva e trasferirlo in un ovulo che può essere fecondato in laboratorio.

Pur con tutti i limiti del caso, per i ricercatori questo risultato rappresenta comunque una "pietra miliare" verso una nuova tecnica per affrontare l'infertilità, in quanto apre una potenziale strada verso la gametogenesi in vitro, ovvero la creazione di cellule riproduttive, ma in laboratorio.

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Come sono stati creati gli ovuli

Riprendendo la stessa tecnica che è stata utilizzata già in passato per la clonazione animale, ovviamente in via sperimentale, i ricercatori hanno preso ovuli umani donati e li hanno privati del loro nucleo, dove si trova il materiale genetico. Di pari passo hanno prelevato cellule di pelle e da queste hanno estratto il nucleo, con tutto il suo corredo genetico. A questo punto hanno trasferito il nucleo della cellula della pelle nell'ovulo privato del suo nucleo. Con questa tecnica nel 1997 è stata clonata la famosa pecora Dolly.

A quel punto però i ricercatori dovevano affrontare la vera sfida: le cellule della pelle, così come tutte le altre del corpo, hanno 46 cromosomi (due set completi), tranne i gameti, ovvero le cellule riproduttive (gli spermatozoi negli uomini e gli ovuli nelle donne): questi infatti hanno metà esatta dei cromosomi, 23. Le cellule con 46 cromosomi sono dette "diploidi", quelle con 23 "aploidi". Questo è fondamentale perché nel momento della fecondazione i due set da 23 cromosomi si uniscono formando una cellula con il numero completo di cromosomi (cellula diploide).

"Un terzo processo di divisione cellulare"

Per risolvere questo problema i ricercatori hanno studiato i metodi di riproduzione cellulare: "La natura ci ha fornito due metodi di divisione cellulare e noi ne abbiamo appena sviluppato un terzo", ha detto Mitalipov. Il nome stesso anticipa il suo funzionamento. I ricercatori l'hanno chiamato "mitomeiosi" in quanto è una combinazione tra mitosi e meiosi. La prima è il processo attraverso cui si generano due cellule geneticamente identiche da una singola cellula, il secondo invece permette la riproduzione sessuale, in quanto consente il dimezzamento del numero di cromosomi in ciascuna cellula riproduttiva.

Con una buona dose di semplificazione possiamo dire che i ricercatori hanno combinato i due processi: quando hanno impiantato il nucleo della cellula di pelle nell'ovulo privato del suo nucleo, hanno visto che il citoplasma riusciva a influenzare il nucleo. Il citoplasma, la parte che circonda l'ovulo, svolge infatti un importante ruolo di regia nei processi di divisione cellulare.

In sostanza, il citoplasma dell'ovulo ha stimolato il nucleo della cellula cutanea, inducendolo a scartare metà dei suoi cromosomi in un processo simile alla meiosi. In questo modo i ricercatori hanno creato 82 ovuli funzionali, che sono stati poi fecondati tramite fecondazione in vitro con spermatozoi donati.

Hanno poi osservato in provetta come si comportavano questi embrioni. Di questi, circa il 9% si sono sviluppati fino allo stadio di blastocisti (sei giorni dopo la fecondazione), ovvero lo stadio in cui nell'IVF tradizionale l’embrione sarebbe trasferito nell’utero. Molti embrioni presentavano però anomalie cromosomiche e in ogni caso nessun embrione è stato impiantato in un utero perché lo studio è stato condotto esclusivamente in laboratorio.

Prospettive e possibili limiti.

Il potenziale sviluppo di una tecnica di gametogenesi in vitro sicura, ovvero una tecnica che a partire dal nucleo di altre cellule permette di creare dei gameti fecondabili potrebbe fare la differenza per le donne che desiderano una gravidanza ma che non sono più fertili per l'età avanzata o perché non sono più in grado di produrre ovuli funzionali dopo cure contro il cancro o altri motivi.

"Oltre a offrire speranza a milioni di persone con infertilità dovuta alla mancanza di ovuli o spermatozoi, questo metodo – ha aggiunto la professoressa Paula Amato, coautrice dello studio – consentirebbe alle coppie dello stesso sesso di avere un figlio geneticamente imparentato con entrambi i partner".

Ma allo stesso tempo sono molto cauti sull'eventuale applicazione di questa tecnica nella realtà: perché per prima cosa – ribadiscono – serve tempo, almeno dieci anni, di ricerca prima che l'approccio possa essere ritenuto sufficientemente sicuro o efficace da poter essere sottoposto a sperimentazione clinica. Inoltre, quest'ultima non è scontata, perché qualsiasi sperimentazione clinica, per poter partire, ha bisogno dell'autorizzazione degli organi di sicurezza e regolamentazione del paese in cui dovrebbe essere condotta, in questo caso gli Stati Uniti. Ovviamente il punto interrogativo, in questo studio più che in altri, è d'obbligo perché fa riferimento a un argomento che già oggi rappresenta un terreno di dibattito, spesso di scontro, molto accidentato.

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Assurdo pianeta affamato come una stella vaga nello spazio: “Accumula 6 miliardi di tonnellate al secondo” - Andrea Centini

 

Nel cuore dello spazio profondo, a 620 anni luce dalla Terra e incastonato nella costellazione del Camaleonte, si trova un pianeta vagante – cioè libero e non associato a un sistema stellare – che si accresce in modo incredibilmente vorace, tanto da accumulare 6 miliardi di tonnellate di materiale ogni secondo. Questo ritmo di accrescimento è così estremo che fino ad oggi non era mai stato documentato in nessun pianeta, ma solo nelle stelle e nelle cosiddette "stelle fallite" (nane brune), ecco perché secondo gli autori dello studio questo oggetto così peculiare confonde un po' i confini tra ciò che è un pianeta e ciò che è una stella.

La massa dell'esopianeta, chiamato Cha 1107-7626, è da 5 a 10 volte superiore quella di Giove, il pianeta più grande e massiccio del Sistema solare, pertanto non siamo innanzi a una nana bruna, caratterizzata da una massa compresa tra 13 e 80 volte quella di Giove. Le nane brune sono oggetti intermedi tra stelle e pianeti, che non brillano di luce propria perché non riescono a fondere l'idrogeno come fanno le stelle vere e proprie, ma possono fondere altri elementi – come il deuterio – e “splendere” nell'infrarosso. In questi affascinanti corpi celesti, così come nelle giovani stelle in crescita, è stato osservato un accrescimento vorace simile di Cha 1107-7626, ma hanno tutti masse sensibilmente superiori a quella del pianeta. Pertanto, questo è il primo oggetto di massa planetaria a mostrare una simile “fame”.

A documentare l'accrescimento estremo dell'esopianeta Cha 1107-7626 è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Osservatorio Astronomico di Palermo dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di vari istituti. Fra quelli coinvolti la Facoltà di Fisica e Astronomia dell'Università di St. Andrews (Regno Unito), il Dipartimento di Fisica e Astronomia della Johns Hopkins University (Stati Uniti), il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell'Università di Bologna e altri. I ricercatori, coordinati dal dottor Victor Almendros-Abad dell'osservatorio siciliano, hanno fatto questa scoperta dopo aver messo nel mirino Cha 1107-7626 con lo strumento XSHOOTER installato sul potente Very Large Telescope (VLT) dell'ESO (Cile) e il Telescopio Spaziale James Webb.

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Il pianeta vagante era stato scoperto nel 2008 e gli scienziati avevano presto capito che si trattava di qualcosa di molto interessante, alla luce di segni di accrescimento. Tra la primavera e l'estate di quest'anno il dottor Almendros-Abad e colleghi hanno puntato l'oggetto più volte, scoprendo un improvviso e significativo aumento di luminosità nel corso dei mesi estivi, fino a sei volte. Ciò era compatibile con il fenomeno dei lampi Exor, ovvero quelli emessi dalle stelle giovani mentre si accrescono in modo vorace e repentino. Secondo i calcoli degli esperti, durante questa sessione di "fame eccezionale", il pianeta era in grado di accumulare ben 6 miliardi di tonnellate di materiale al secondo dal disco di accrescimento di gas e polveri che lo avvolge. Analizzando dati di archivio, è stato scoperto che Cha 1107-7626 si era già comportato così nel 2016, quindi siamo innanzi ad “attacchi di fame” ricorrenti. I ricercatori hanno anche osservato alcuni cambiamenti nella composizione chimica del disco di accrescimento, come ad esempio la comparsa di tracce di vapore acqueo.



L’esopianeta in formazione Cha 1107–7626, vorace come una stella. Credit: ESO/L. Calçada/M. Kornmesser

Tutto questo suggerisce che il raro pianeta vagabondo sia nato in una nube di gas e polveri in modo non dissimile da una stella, e che non sia stato espulso nello spazio profondo dal suo sistema stellare (un'altra possibile origine per i pianeti vaganti, come potrebbe diventare la Terra alla “morte” del Sole). “Questa scoperta confonde il confine tra stelle e pianeti e ci offre un'anteprima dei primi periodi di formazione dei pianeti vaganti”, ha affermato in un comunicato stampa la coautrice dello studio Belinda Damian. I dettagli della ricerca "Discovery of an Accretion Burst in a Free-floating Planetary-mass Object" sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata The Astrophysical Journal Letters.

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Finalmente sappiamo come furono costruite le piramidi: svelato mistero dell’Antico Egitto. - Andrea Centini

 

Grazie a indagini satellitari e studi sul campo, gli archeologi hanno finalmente scoperto come gli antichi egizi riuscirono a trasportare i pesantissimi materiali per costruire le piramidi, site in un’estesa striscia desertica tra Giza e Lisht.

Nel 2017 fu reso pubblico un documento importantissimo che fece luce sulla costruzione delle maestose piramidi dell'antico Egitto. Un papiro, rinvenuto dagli archeologi nel porto di Wadi Al-Jarf, rivelò infatti che i giganteschi blocchi di pietra calcarea e granito utilizzati per realizzare l'enorme Piramide di Cheope – o Grande Piramide di Giza – furono spostati via fiume, attraverso zattere in legno fissate con delle corde. Gli antichi egizi, dunque, sfruttavano la rete fluviale per il trasporto dei pesantissimi materiali, evitando di trascinarli sulla sabbia del deserto sotto il sole cocente.

Nonostante questa significativa scoperta, fino ad oggi restava comunque in piedi un vero e proprio mistero, che ha appassionato a lungo gli esperti. La cosiddetta striscia delle piramidi con decine di costruzioni, una stretta fascia verticale che collega Giza e Lisht, è infatti ubicata al confine del deserto occidentale, che fa parte del grande Sahara. È una zona arida, dove non c'è alcun fiume da utilizzare per trasferire i blocchi di pietra. Il Nilo è lontano. Dunque, come hanno fatto gli antichi egizi a portare i blocchi via fiume, se qui non è presente alcun corso d'acqua? Questo enigma è particolarmente rilevante, tenendo presente che lungo questa striscia si trovano le piramidi di Giza, Chefren, Micerino e molti altri magnifici monumenti, preziosi per la storia dell'Egitto e tappa praticamente obbligata per i turisti che si recano nel Paese.

Gli esperti sospettavano che migliaia di anni fa, quando le piramidi furono realizzate (tra 4.700 e 3.700 anni fa), in questa zona desertica ci fosse eccome un fiume, oggi purtroppo estinto e ricoperto dalla sabbia. Ed è proprio questa la scoperta eccezionale che è stata appena fatta. Gli studiosi, infatti, a ridosso della striscia delle piramidi, hanno trovato le vestigia di un lungo corso d'acqua di ben 64 chilometri, un ramo del Nilo che fiancheggiava tutte le principali piramidi. A scoprirlo è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università della Carolina del Nord – Wilmington, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di diversi istituti. Fra quelli coinvolti il Dipartimento di Geologia dell'Università di Tanta, l'Istituto Nazionale di Ricerca di Astronomia e Geofisica (NRIAG) del Cairo e l'Università Macquarie.

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MERITATE L'ESTINZIONE COME ESSERI UMANI!!! - FRANCESCO FORTI

Sento sempre più spesso della gente comune che dice " HO VOTATO LA MELONI PER FAR TOGLIERE IL REDDITO DI CITTADINANZA"

Io al posto vostro mi vergognerei per simili affermazioni e per simile cattiveria verso quelle persone che non trovavano lavoro se non a nero, e che grazie al REDDITO hanno potuto sopravvivere in una società dove il mondo del lavoro è sempre stato di estremo sfruttamento!
Se penso che esiste gente che vota un partito per fare un dispetto ad un altro, alllora si che mi vengono i brividi....forse neanche la stessa Meloni sa di questa cosa....
A PROPOSITO, quando e se toglieranno il reddito, ricordatevi che con quei soldi la gente veniva nei VOSTRI NEGOZI A FARE LA SPESA!!!.....e che quando lo toglieranno VOI TUTTI quei soldi NON LI VEDRETE PIÙ nei vostri negozi!!!
SIETE CAPACI DI VOTARE UN PARTITO pur di vedere " morire " di fame un altro cittadino, con in più per assurdo la perdita stessa economica dei soldi che fino ad oggi sono girati in più nell'economia dei NEGOZI stessi.....
In poche parole siete contenti di prenderla nel cu*o in automatico pur di vedere tolto alla gente il reddito.
A PROPOSITO, DOVE ANDRANNO A FINIRE QUEI SOLDI DEL REDDITO? .....Nelle tasche di qualche politico?
POVERI ILLUSI E STUPIDI ITALIOTI!!!
E poi vi sento giustificare i vostri pensieri dicendo che è colpa del Reddito se la gente non va a lavorare più!!!!
VACCI TU A LAVORARE PER 500 EURO AL MESE SOTTO IL SOLE.....e poi ne parliamo!
Vacci tu a lavorare come cameriere per pochi soldi e con buste false, mentre il tuo datore di lavoro ti passa avanti con la Porsche e le sue vacanze in Sardegna!
SIETE UN POPOLO DI STUPIDI perché sareste disposti a tutto pur di vedere star peggio pure il vicino di casa che si è comprato le gomme nuove della panda....magari a rate.
Io starò sempre dalla parte dei più deboli e degli indifesi, non certamente dalla parte di chi pur avendo un posto di lavoro, o pur vivendo una vita agiata, sta a guardare e a sperare su come far togliere un sussidio ad un cittadino meno fortunato.
Volete la guerra tra ricchi e poveri, prego accomodatevi, perché è esattamente questo quello che state realizzando!

Postato su FB da Viviana Vivarelli alle h 9.15 dell'1 ottobre c.a.

Una colossale onda cosmica rende la Via Lattea grinzosa

 

Un articolo pubblicato sulla rivista “Astronomy and Astrophysics” riporta i risultati di uno studio che offre prove che una sorta di onda cosmica gigante attraversa la Via Lattea propagandosi dal centro verso l’esterno del disco galattico rendendola grinzosa. Una team di ricercatori guidato da Eloisa Poggio dell’INAF (Istituto nazionale di astrofisica) ha usato dati raccolti dalla sonda spaziale Gaia dell’ESA per mappare i moti di migliaia di giovani stelle giganti e Cefeidi nelle grinze ricostruendo l’onda che le genera. La causa potrebbe essere nelle conseguenze di un’antica collisione con una galassia nana ma serviranno altri studi mirati per valutare questa e altre possibili spiegazioni.

L’immagine in alto (ESA/Gaia/DPAC, S. Payne-Wardenaar, E. Poggio et al (2025). Licenza standard ESA) mostra l’onda cosmica in rosso e blu, con le stelle sopra il disco galattico in rosso e quelle sotto il disco in blu. Sulla sinistra la Via Lattea è vista dall’alto, con il Sole indicato dal puntino nero. Sulla destra la Via Lattea è vista di taglio mostrando che un lato è curvato verso l’alto e l’altro verso il basso a causa dell’onda cosmica.

Nel corso degli ultimi decenni, gli astronomi hanno scoperto vari moti all’interno della Via Lattea oltre alla rotazione delle stelle attorno al suo centro. Recentemente, la sonda spaziale Gaia ha raccolto una quantità enorme di informazioni precise sulle stelle della galassia che stanno permettendo ai ricercatori di ricostruire le dinamiche al suo interno. Ciò che sta emergendo è una galassia con vari moti e perturbazioni.

Un grande problema nello studio della Via Lattea è dovuto al fatto che possiamo condurlo solo dal suo interno. D’altra parte, la relativa vicinanza delle sue stelle ha permesso a un telescopio spaziale specializzato come quello della sonda spaziale Gaia di osservarle con una precisione impossibile con stelle al suo esterno.

Un decennio abbondante di dati raccolti dalla sonda spaziale Gaia ha permesso al team di Eloisa Poggio di studiare un campione di circa 17.000 giovani stelle giganti e circa 3.400 Cefeidi, stelle variabili la cui luminosità varia in modo prevedibile. La mappatura creata usando i dati relativi ai moti di queste stelle ha permesso di ricostruire la gigantesca onda, che genera quelle che possono essere considerate grinze nel disco galattico muovendosi dal centro della Via Lattea verso l’esterno.

Le osservazioni riguardano le stelle ma secondo i ricercatori anche il gas presente nel disco galattico si sposta seguendo quest’onda. Ciò suggerisce che il gas che ha formato le stelle studiate ha influenzato il loro moto all’interno dell’onda. Anche la cosiddetta onda di Radcliffe è composta da gas e in termini assoluti è enorme dato che si estende per diverse migliaia di anni luce. Tuttavia, è molto più piccola dell’onda descritta in questo studio e si trova in un’altra area della galassia. Non è chiaro se vi sia una correlazione tra queste onde e studi futuri potrebbero cercare di stabilirlo.

Non vi è chiarezza neppure sull’origine di questa grande onda. Potrebbe essere la conseguenza di un’antica collisione della Via Lattea con una galassia nana e vari studi hanno descritto le perturbazioni generate dalla galassia nana ellittica del Sagittario, una delle galassie nane satelliti della Via Lattea. Tuttavia, saranno necessari altri studi mirati per verificare questa teoria.

La missione della sonda spaziale Gaia è terminata nel marzo 2025 ma i dati raccolti continuano a essere catalogati e l’ultima cosiddetta Data Release, il cui rilascio è previsto per il dicembre 2026, offrirà una precisione perfino superiore riguardo a posizioni e movimenti delle stelle della Via Lattea. Ciò permetterà di raffinare ancor di più la mappatura di perturbazioni come la grande onda cosmica al centro di questo studio. Ricostruire le dinamiche attuali della Via Lattea aiuterà anche a ricostruire la sua storia.

L’immagine in basso (ESA/Gaia/DPAC, S. Payne-Wardenaar, E. Poggio et al (2025). Licenza standard ESA) mostra la Via Lattea di taglio con le frecce che indicano i moti delle stelle. Il picco dei moti verso l’alto è leggermente spostato rispetto alla distorsione fisica indicata dai colori rosso e blu.



https://tachyonbeam.com/2025/10/01/una-colossale-onda-cosmica-rende-la-via-lattea-grinzosa/

giovedì 2 ottobre 2025

600 km/h: il futuro dei trasporti è qui!

 

600 km/h: il futuro dei trasporti è qui!
Alla Conferenza Mondiale sull’Alta Velocità Ferroviaria è stato presentato il primo treno a levitazione magnetica superconduttiva elettrica sviluppato in Cina.
Perché è speciale?
Tecnologia superconduttiva ad alta temperatura: il treno “galleggia” senza contatto grazie alla forza magnetica tra il suo magnete superconduttivo e le bobine della rotaia.
Velocità operativa massima: 600 km/h.
Può affrontare pendenze, curve strette e accelerazioni con grande flessibilità.
Colma lo spazio tra l’alta velocità ferroviaria e l’aereo, migliorando efficienza e comfort di viaggio.
Il prototipo è già pronto e presto una linea di prova da 300 metri entrerà in funzione. Siamo pronti a un futuro in cui viaggiare sarà sempre più veloce!