Depositate le motivazioni dei giudici della condanna dell'avvocato inglese: «Il legale venne corrotto dal premier»
MILANOUna confessione «genuina», nonostante la successiva ritrattazione, prove documentali inappuntabili che attestano il prezzo della corruzione (600mila dollari), e un movente certo: la volontà di garantire «l’impunità» a Silvio Berlusconi in due processi in cui il premier era imputato negli anni ’90. Le 376 pagine di motivazioni alla sentenza con cui, il 17 febbraio scorso, i giudici milanesi hanno inflitto al legale inglese David Mills 4 anni e mezzo di carcere per corruzione in atti giudiziari, spiegano le ragioni della condanna e riaprono il fronte politico della vicenda per Silvio Berlusconi. Il nome del premier attraversa tutte le motivazioni e, anche se esplicitamente non viene mai scritto che Berlusconi corruppe Mills, i giudici usano toni pesanti: «Mills - affermano - agì come falso testimone per consentire a Berlusconi e al gruppo Finivest l’impunità dalle accuse o, almeno, il mantenimento degli illeciti profitti realizzati. Dall’altro lato Mills ha contemporaneamente perseguito il proprio vantaggio economico». La sentenza rispolvera antichi scenari giudiziari per il premier, soffermandosi per lunghi tratti sulle due testominianze ritenute reticenti e sui «silenzi» del legale britannico nei processi Telepiù e All Iberian quando, sentito come teste, avrebbe «ricondotto solo genericamente alla Fininvest, e non alla persona di Berlusconi, la proprietà della società offshore, favorendolo in quanto imputato». Addirittura, i giudici, presieduti da Nicoletta Gandus, che venne ricusata dal premier per un suo presunto anti - berlusconismo manifestato sul web, avanzano l’ipotesi che il capo del Governo non sarebbe stato assolto nel processo Telepiù, in cui rispondeva di corruzione, senza i silenzi di Mills. «Egli non poteva dire in modo eclatante il falso - dicono - poteva soltanto coi suoi "tricky corners" (artifici verbali, come lo stesso Mills li definì nella sua confessione ndr.) aggirare le domande più insidiose evitando sempre di rispondere alla domanda ’di chi sono queste società?». «Con le sue parole imprecise» avrebbe indotto i giudici in errore sulla «falsa attribuzione di Century e Universal One», strutture da lui stesso ideate come emerge dalla deposizione della teste Tanya Maynard e destinate a garantire la successione del patrimonio del Cavaliere ai figli. La tesi difensiva che i 600mila dollari della corruzione provenissero dall’armatore Diego Attanasio è per i giudici «matematicamente smentita» sulla base delle consulenze. «Mills - e qui giudici contestano anche la ritrattazione dell’avvocato di Sua Maestà dopo la sua iniziale confessione - faceva riferimento alla riconducibilità del denaro alle condotte processuali mantenute in favore di Finivest prima di attribuirne la paternità ad Attanasio: se i numeri hanno un significato inequivoco non può sottacersi che risulta inversomimile che ci fossero voluti 12 mesi e 12, tra ripetizioni e mancate rettifiche dele stesse», per cambiare idea. Del resto, secondo i giudici il prezzo della corruzione, quei 600mila dollari trasferiti con «una opaca, raffinata e artificiosa modalità» sui conti di Mills, comprendevano, oltre alla false testimonianze, anche il «disturbo» per tutte le operazioni di riciclaggio messe in atto «per nascondere, mascherare, traformare, schermare» la tangente. Fu quindi, per il Tribunale, un rapporto lungo e complesso quello tra l’avvocato e il Cavaliere che portò alla vicenda al centro del processo.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200905articoli/43873girata.asp
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