venerdì 23 ottobre 2009

A Lombardo non va giù.



Non gli è proprio andata giù a Lombardo.

Già, quello scatto in prima pagina lo ha fatto infuriare.


Tanto che mercoledì a tarda sera ha mandato alle agenzie un comunicato stampa concordato con i legali.

“E' l'evidente frutto di un fotomontaggio" tuona.

Insomma, secondo gli avvocati del governatore della Sicilia, l'immagine pubblicata da Il Fatto Quotidiano sarebbe un “tarocco”.

“Nell’interesse dell’on. Raffaele Lombardo e in relazione alla pubblicazione della foto che ritrarrebbe il presidente e il sindaco di Messina, Buzzanca, dinnanzi alle rovine di Giampilieri si rappresenta come l’immagine pubblicata, poi ripresa da più siti Internet e network in rete, sia evidentemente frutto di un fotomontaggio e, pertanto, si diffida da qualsiasi ulteriore utilizzo diffamante della stessa, riservando di valutare gli eventuali profili di responsabilità penale connotanti la descritta vicenda".

Riservando, sia ben chiaro.

Intanto, però, risponde lo stesso autore dello scatto: “Il governatore Lombardo ed i suoi imprudenti legali – spiega Enrico Di Giacomo -, con l’incredibile menzogna secondo cui la fotografia sarebbe frutto di un fotomontaggio, sono riusciti, per indecorosità, a superare gli indecenti sorrisi rivolti al disastro di Giampilieri”.


E continua: “Ho scattato io quella fotografia e, poiché solitamente i politici che preannunciano o riservano azioni legali non rispettano mai la propria parola, sarò io a consegnare all’Autorità giudiziaria, insieme alla querela per diffamazione per le scriteriate affermazioni sul preteso fotomontaggio, il documento originale e chiederò espressamente che venga disposto l’accertamento tecnico sulla genuinità dell’immagine”.

Così “quando sarà accertato anche in sede giudiziaria che non si tratta di fotomontaggio, mi auguro che l’on. Lombardo, oltre a chiedermi scusa, abbia il buon senso e la dignità minima per ritirarsi dalla politica”.


http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578

giovedì 22 ottobre 2009

In classe di mia figlia.


Mia figlia, la sedicenne, frequenta la quarta "Liceo pedagogico".

Lei non ama guardare trasmissioni come "L'isola dei famosi" o gli "amici di Maria", o "Il grande fratello", preferisce guardare su "National geografic" tutto ciò che riguarda natura, animali, astronomia, scienza e fantascienza.

Le piace la filosofia, la sociologia, conosce già buona parte della Costituzione.

Crescendo si è formata idee proprie.

Lei non si ferma alla notizia manipolata dai pseudo giornali di disinformazione, lei ama andare in fondo alla notizia, lei usa internet per informarsi.

Ahimè, purtroppo, perchè a causa di questa sua peculiarità è costretta a sostenere lunghe discussioni con i professori i quali sostengono e vogliono farle credere che il governo presieduto da Berlusconi è un governo valido che opera per il bene della nazione.

Alle domande di mia figlia, che chiede che cosa ha fatto di buono per la nazione questo governo, i professori, però, non sanno dare risposta.

Avete capito bene, i professori del liceo frequentato da mia figlia sono tutti berlusconiani!

E berlusconiani sono anche i compagni di mia figlia, quelli che amano guardare la tv spazzatura, che sanno tutto sui gossip relativi a personaggi dello spettacolo, quelli per i quali vestire alla moda è una ragione di vita, imitare le acconciature del "beniamino" di turno è glamour, mettersi in mostra è "fico", sognare di partecipare ad una trasmissione trash è imperativo, dire parolacce è segno di distinzione!

E sentendole dire queste cose mi rendo conto anch'io che al peggio non c'è mai fine e che quello che sostiene il nostro presidente del consiglio risponde a verità: la maggior parte della popolazione vede in lui un leader, un manager.

Lui è diventato lo status simbol da imitare, tutti possono diventare Berlusconi.

Non sanno, però, come Berlusconi è arrivato lì dov'è, come e da chi ha ottenuto i finanziamenti che hanno dato impulso alle sue attività, e quanto è ricattabile.

Preferiscono non sapere.
Meno si sa e meglio è.

Macerie, ma che hanno da ridere?


21 ottobre 2009
Il presidente della Sicilia Lombardo e il sindaco di Messina Buzzanca a Giampilieri, nel luogo dove l’alluvione ha provocato morte e distruzione.


Subappalti per 169 milioni e un decreto legge del Governo che cancella ogni controllo. La magistratura blocca sette aziende collegate ai clan mafiosi. E ancora bluff sui finanziamenti che dovevano arrivare dall’estero. Alcuni consulenti indagati per concussione.
Incredibile, ma vero!
Queste sono le persone che dovrebbero tutelare i nostri interessi.......
Mi domando: perchè ridono? hanno vinto un terno al lotto?

mercoledì 21 ottobre 2009

Bufera su Arpac e Udeur: 63 indagati




Lonardo, divieto di dimora in Campania. Un file con 655 raccomandati: accanto a ogni nome, quello dello sponsor


NAPOLI - Terremoto all'Arpac, l'agenzia dell'ambiente campano: un'ordinanza di custodia cautelare (ai domiciliari) 63 indagati, 18 divieti di dimora e 6 misure interdittive. Un vero e proprio ciclone contro uno dei settori pubblici, considerato da anni «feudo» del Campanile di Clemente Mastella. L'operazione condotta dalla Guardia di finanza di Napoli e dai carabinieri di Caserta coinvolge, infatti, politici, dirigenti della pubblica amministrazione, professionisti e imprenditori campani.


DIVIETO PER SANDRA - Nell’inchiesta risulta indagata anche la presidente del Consiglio regionale della Campania, Sandra Lonardo, destinataria di un provvedimento di divieto di dimora in Campania, dove svolge la sua attività istituzionale. Non solo: stamane sette carabinieri sono entrati nella villa della famiglia Mastella a Ceppaloni, nel Beneventano e ne sono usciti dopo qualche ora. Nei confronti dell’eurodeputato, che si trovava a Strasburgo, invece è stato emesso un avviso di conclusione delle indagini preliminari.


ARPAC - Il filone dell’indagine per il quale sono scattati gli arresti e gli «avvisi» riguarda l’Arpac, Agenzia regionale per la protezione ambientale. Le accuse contestate vanno dall'’associazione a delinquere finalizzata alla truffa, al falso, all'abuso di ufficio, alla turbativa d’asta e alla concussione. Nel mirino degli inquirenti sia la gestione di appalti pubblici sia i concorsi finalizzati all’assunzione di personale e l'affidamento di incarichi professionali nella pubblica amministrazione. E nel partito chi non si piegava a quest'andazzo veniva vessato e intimidito.

GLI INDAGATI - Arresti domiciliari sono stati disposti per Luciano Capobianco, ex direttore generale dell’Arpac, l’Azienda regionale per la protezione ambientale della Campania. Quindici gli indagati per i quali è stato applicato il divieto di dimora nella Regione Campania. Oltre alla Lonardo; il capogruppo alla Regione Fernando Errico; Nicola Ferraro, consigliere regionale; Antonio Fantini, già presidente della Regione Campania e segretario regionale Udeur. Gli altri provvedimenti riguardano Valerio Azzi, imprenditore; Carlo Camilleri, ingegnere e consuocero di Clemente Mastella; Ruggero Cataldi, ex direttore amministrativo Asl Benevento 1; Giuseppe Ciotola, imprenditore; Bruno De Stefano, direttore generale dell’Asl di Benevento; Arnaldo Falato, dirigente dell’Asl Benevento 1; Carmelo Lomazzo, dirigente Arpac; Massimo Menegozzo, dirigente Arpac; Massimo Palmieri, imprenditore; Francesco Polizio, dirigente Arpac; Mario Scarinzi, ex direttore generale dell’Asl Benevento 1. Il divieto di dimora nelle province di Benevento, Caserta e Napoli è stato disposto per Bartolomeo Piccolo, imprenditore, mentre il divieto di dimora nelle province di Benevento e Napoli per Giustino Tranfa, imprenditore, Antonio Zerrillo, ingegnere. La misura interdittiva del divieto di esercitare l’impresa e la professione è stata disposta per gli imprenditori Gaetano Criscione, Francesco Di Palma, Fabrizio Merolla, Claudio Rossi, Fabio Rossi e per il libero professionista Antonello Scocca.


UN FILE CON I RACCOMANDATI - In un file rinvenuto nel computer sequestrato dalla Guardia di Finanza nella segreteria dell’ex direttore generale dell’Arpac, Luciano Capobianco, compaiono 655 nominativi e la maggior parte sono accompagnati dalla segnalazione di un esponente politico, dell’Udeur ma non solo, che li avrebbe raccomandati. Il documento costituisce uno degli elementi principali intorno a cui ruota l’inchiesta della procura di Napoli coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco. «Si tratta - è scritto nell’ordinanza emessa oggi dal gip Alfano - di raccomandati veri e propri che rispetto ad altri aspiranti privi di sponsor, disponevano della segnalazione di un referente politico che determinerà, nella maggior parte dei casi l’assunzione in violazione delle norme». In alunni casi è emerso che le segnalazioni venivano inviate dai soggetti interessati dal fax in uso allo stesso esponente politico di riferimento, in altri casi il curriculum sarebbe stato scritto a matita proprio dal politico. La procura ha indicato in un riquadro, in ordine decrescente rispetto al numero di segnalazioni, l’elenco degli autori delle segnalazioni (circa 150). Spicca con 100 Nocera (ex assessore regionale Udeur), poi a seguire i nomi di T.Barbato (43), Fantini (36), Giuditta (35), C.Mastella (26), Enrico (17), S.Mastella (12). Tra gli altri nomi di politici locali e nazionali più noti figurano anche Bassolino (2), De Mita (2), Pecoraro Scanio (1), Sales (1). Le persone segnalate sarebbero state favorite per incarichi esterni (consulenze) o per assunzioni all’Arpac a scapito di aspiranti privi di sponsor.


APPOGGIO DEI CLAN - Un filone dell'inchiesta riguarda presunti appoggi elettorali di un clan di Marcianise (Caserta): questa parte verrà ora stralciata e passata, per competenza alla Dda. Tra l'altro Pellegrino Mastella, uno dei figli di Clemente, girava con una Porsche Cayenne procurata dal titolare di un autosalone di Marcianise attualmente detenuto per 416 bis.

CLEMENTE TORNA DA STRASBURGO - Il leader dell’ Udeur ha saputo dell’ inchiesta nella quale è coinvolto insieme con la moglie Sandra mentre stava partecipando a Strasburgo alla seduta del Parlamento Europeo. Mastella, che era giunto ieri nella città francese per i lavori dell’assemblea, sta ora rientrando in Italia: si è imbarcato sul primo volo utile per Parigi e dalla capitale francese proseguirà per Roma, dove arriverà nel pomeriggio.

UNA SUPER-PARCELLA - Un milione e 300 mila euro, a tanto ammonta la super parcella che è stata liquidata ad uno degli indagati. La persona in questione, in base al lavoro investigativo, è stata beneficiata dall’Asl di Benevento di una consulenza su un argomento che la stessa Procura di Napoli definisce «non chiaro». Si tratta della ricompensa ricevuta «dopo aver dispiegato per il partito (l’Udeur, ndr) la sua presunta intermediazione con gli organi di giustizia amministrativa in una controversia elettorale relativa alle comunali di Morcone (Benevento). Agli atti dell’Asl nessuna documentazione di tale consulenza ma solo il pagamento delle parcelle. Il beneficiario della frode, «un congiunto di un esponente di vertice del sodalizio», ha ottenuto la super parcella con una «truffa» (è la definizione della Procura) ai danni del consorzio di bonifica di Sessa Aurunca (Caserta) e della Regione Campania. L’importo è stato liquidato in relazione a presunti lavori di ristrutturazione della rete di adduzione dell’impianto irriguo di Cellole, sempre nel Casertano.


I problemi della nostra politica.





I problemi della nostra politica interna.


Da una una parte abbiamo una compagine coesa, ma non solida, formata da politicanti che amano promettere quello che sanno di non poter mantenere e che difendono il perno della loro predominanza, un idifendibile da difendere ad ogni costo perchè senza di lui sarebbero niente e nessuno.

Dall'altra parte uno schieramento poco coeso, disgiunto, in continua lotta tra ideologie similari, ma contrastanti non per contenuto, ma per forma.Quest'ultima compagine potrebbe anche ben governare, ma per sua spontanea scelta ha deciso di autodisintegrarsi e di mollare lo scettro all'avversario politico, molto più forte perchè appoggiato in ogni sua manifestazione e che di stranezze ne commette tante, ma vengono fatte passare per normalità.

Prova ne è che un atteggiamento da tutti ritenuto normale viene descritto e fatto passare per stravagante e "raro".

Se una t shirt blu viene indossata sotto la giacca è glamour, se sotto un pantalone blu si indossano calzini turchesi è "strano".

Alla sinistra manca un perno centrale, un leader con gli attributi, uno che sappia tenere legati i componenti del partito.


Ma se un leader c'è, e c'è, questi ama mettere zizzania nel gruppo, agire dietro le quinte e curare il suo orticello.


La verità è che alla sinistra manca qualcosa, non convince, lascia perplessi, non dà sicurezza,
La sinistra dovrebbe ricomporsi e tornare ad essere quella che riempiva le piazze durante i comizi, quella che difendeva i diritti sacrosanti dei lavoratori che sono la maggioranza assoluta di ogni paese, quella che dava dignità ad ogni uomo: deve smettere di sentirsi un'elite e deve fare mea culpa per aver tradito quelli che sono i principi fondamentali dell'ideologia di sinistra!



domenica 18 ottobre 2009

Dino Petralia (Csm):"Un magistrato controllato e pedinato: l'ho visto fare solo a mafia e Sismi"



Dino Petralia (Csm):

"Un magistrato controllato e pedinato: l'ho visto fare solo a mafia e Sismi"
Da magistrati comunisti a mentalmente disturbati fino a giudici video-registrati ed esposti al pubblico ridicolo.

Come dire: state attenti, se la sentenza non è di mio gradimento passo alla demolizione personale.

Si è superata la misura consentita da uno Stato di diritto?

Ne discutiamo con Dino Petralia, componente del Csm, appartenente alla corrente del movimento per la giustizia che fu di Giovanni Falcone, già Procuratore della Repubblica in Sicilia per tanti anni.

“Concordo, siamo all’attentato dello Stato di diritto.

Vi è una valenza intimidatrice generale, ossia nei confronti di tutti i magistrati e c’è il rischio che i magistrati staranno bene accorti ad emettere sentenze sgradite al potente di turno.

Sono stati utilizzati metodi investigativi che riguardano l’uomo magistrato come se le sentenze risentissero delle abitudini di vita del giudice.

Basta manipolare bene il risultato video dell’osservazione, come è in grado di fare una televisione, e il risultato è assicurato: isolare il giudice agli occhi dell’opinione pubblica ridicolizzandolo con effetti devastanti per l’autonomia e l’indipendenza, non solo di quel giudice, ma di tutti i magistrati, valori, questi, sanciti dalla Costituzione.

Che fare?

Farsi difendere dai propri rappresentanti di categoria dell’Anm o istituzionali, cioè il Csm”. “Il Consiglio superiore della magistratura promuove il giudice anti-Fininvest” scrive Il Giornale.

Trattasi di manipolazione strumentale dell’informazione o di un’accusa fondata?

“Non è una promozione (sorride) ma un passaggio di carriera che sarebbe avvenuto comunque, e che per puro caso è avvenuto ora perché è il turno dei vincitori del concorso di Mesiano che peraltro è anche il mio”.

Crede che il “mandante” il premier, che aveva annunciato: “Ne vedrete delle belle su questo giudice” abbia anche voluto dire ai magistrati che indagano sulle note vicende delle escort: mettete il naso nella mia vita privata vi dimostro che posso farlo anch’io?

“È un parallelo inaccettabile quello tra il Premier e il singolo magistrato.

Il magistrato parla attraverso le sentenze in nome del popolo italiano.

Il premier è un soggetto politico, dunque, la sua esposizione mediatica è parte integrante del ruolo che riveste.

Nella sentenza il giudice non scrive: io magistrato ti condanno, o ti assolvo, bensì il Tribunale in nome del popolo italiano… ”.

Esiste il rischio di emulazione da parte dei cittadini?

“Certamente. Immaginiamo chi sconfitto in primo grado si rivolga ad un investigatore per filmare la vita privata del giudice al fine di ridicolizzarlo.

Saremmo di fronte ad un circuito di verifica parallela a quello lecito rappresentato dai tre gradi di giudizio”.

Ha memoria di esempi simili a quello del giudice Mesiano?

“Me lo lasci dire, la vicenda Tavaroli, pedinamenti che alcuni agenti deviati del Sismi avevano fatto nei confronti di Spataro ed altri magistrati.

Il Consiglio Superiore votò all’unanimità una delibera di tutela. Finora il controllo e il pedinamento della persona è stato riservato a questa vicenda del Sismi, e per la mia esperienza, alla mafia”.

Sta dicendo che siamo di fronte a metodi mafiosi?

“Mi limito a registrare ciò che ho appreso durante il mio lavoro in Sicilia”.

Come ci si difende dal tentativo di demolizione dello Stato di Diritto?

“Le debbo rispondere in tre modi differenti: come membro del Csm dico che in Consiglio faremo di tutto per tutelare il collega Mesiano, come magistrato rispondo, per fortuna che c’è l’Anm, che fa egregiamente la sua parte, nonostante venga da molti ritenuto un organismo di opposizione politica; da cittadino scenderei in piazza per difendere la Costituzione”.

Ritiene che il Presidente della Repubblica debba assumere una posizione di ferma condanna?

“Sì e lo debba fare nel doppio ruolo di Capo di uno Stato che sta vivendo un gravissimo disagio istituzionale e di Presidente del Csm per ristabilire, alla luce della Costituzione, di cui è Supremo custode, indipendenza e autonomia della magistratura”.

Lei si fa scudo della Costituzione, ma Berlusconi è pronto a cambiarla.

“Bene, ma la Costituzione si cambia solo rispettando le regole che la Carta stessa detta non seguendo altre regole, come ha ricordato la Consulta bocciando il Lodo Alfano”.

da Il Fatto Quotidiano n°23 del 18 ottobre 2009


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venerdì 16 ottobre 2009

Stato-mafia, ecco il papello




di Lirio Abbate




Ecco il primo documento sulla trattativa tra le istituzioni e Cosa nostra nell'estate delle stragi. Fogli consegnati ai magistrati dal figlio di Vito Ciancimino









Sono 12 le richieste che i boss di Cosa nostra avanzarono agli uomini delle istituzioni nell'estate del 1992, fra le stragi Falcone e Borsellino.


Una trattativa che i mafiosi corleonesi avanzarono con lo Stato per fermare le bombe e la stagione stragista, e arrivare ad una tregua.


I 12 punti formano il 'papello', cioè l'elenco delle richieste scritte su un foglio formato A4 che adesso Massimo Ciancimino ha consegnato ai magistrati della procura della Repubblica di Palermo che indagano sulla trattativa fra Stato e mafia.


Ma accanto a questo elenco spunta a sorpresa un altro 'papello' con le proposte e le modifiche ai 12 punti pretesi dai corleonesi che don Vito Ciancimino avrebbe scritto di proprio pugno e consegnato all'allora colonnello del Ros, Mario Mori.


Il fatto, inedito, è documentato dal L'espresso con alcune foto dei fogli in cui si leggono al primo punto i nomi di Mancino e Rognoni;


poi segue l'abolizione del 416 bis (il reato di associazione mafiosa);


"Strasburgo maxi processo" (l'idea di Ciancimino era quella di far intervenire la corte dei diritti europei per dare diverso esito al più grande procedimento contro i vertici di Cosa nostra);


"Sud partito"; e infine "riforma della giustizia all'americana, sistema elettivo...".Su questo "papello" scritto da Vito Ciancimino era incollato un post-it di colore giallo sul quale il vecchio ex sindaco mafioso di Palermo aveva scritto: "consegnato al colonnello dei carabinieri Mori dei Ros".


Per gli inquirenti il messaggio è esplicito e confermerebbe il fatto che ci sarebbe stato una trattativa fra i mafiosi e gli uomini delle istituzioni.


Mostrare ai giudici l'esistenza del 'papello', rappresenta per i pm una prova tangibile che la trattativa fra mafia e Stato non solo è esistita, ma è anche iniziata nel periodo fra l'attentato di Capaci e quello di via d'Amelio.


Per gli inquirenti questo documento, consegnato dal dichiarante Massimo Ciancimino, che collabora con diverse procure, può dare il via a nuove indagini.


Con l'obiettivo di scoprire fino a che punto può essere arrivato il tentativo di trattativa rivelato dal figlio dell'ex sindaco mafioso.


I 12 punti richiesti da Riina e Provenzano, che sono anche questi al vaglio dei magistrati, si aprono, invece, con la revisione del maxi processo a Cosa nostra.


Gli altri spaziano dall'abolizione del carcere duro previsto dal 41 bis agli arresti domiciliari per gli imputati di mafia che hanno compiuto 70 anni.


La lista si conclude domandando la defiscalizzazione della benzina per gli abitanti della regione siciliana.