Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
mercoledì 4 novembre 2009
Risarcimento milionario a Facebook
Sanford Wallace condannato al pagamento di 711 milioni di dollari per aver inserito dei post nei profili degli utenti.
MILANO - Settecentoundici milioni di dollari e passa. Tanto il social network Facebook riceverà da Sanford (detto "Spamford") Wallace, conosciuto come il re del marketing online. Lo ha stabilito il tribunale di San Josè, in California, condannando il 41enne per spamming illegale. Wallace è stato anche deferito al procuratore generale Usa per oltraggio alla corte, reato per cui rischia pene detentive.
RISCHIA IL CARCERE - Facebook aveva denunciato Wallace a febbraio. L'accusa: essere entrato negli account degli utenti senza permesso e aver inserito messaggi e post nelle loro bacheche, insieme a due complici. Mesi fa il giudice Jeremy Fogel lo ha riconosciuto colpevole di aver violato il Can-Spam Act, legge firmata da George W. Bush nel 2003, e gli ha ordinato di non entrare in Facebook. Ma lui, dopo aver dichiarato bancarotta, avrebbe continuato i suoi traffici. «Anche se non ci aspettiamo di ricevere buona parte del risarcimento, speriamo che questo agisca da deterrente in futuro. Questa è un’altra importante vittoria nella nostra battaglia contro lo spam» scrive il consulente legale Sam O'Rourke, sul blog del social network.
IL CASO MYSPACE - Wallace è un esperto di messaggi-spazzatura e ha dei precedenti. Nella sua carriera di spammer usava i nickname "Spam King" e "Spamford", e tramite le sue aziende - già negli anni Novanta - avrebbe inviato in media 30 milioni di messaggi pubblicitari spazzatura al giorno. Nel 2006 gli è stata comminata un’ammenda da 4 milioni per aver diffuso programmi che infettavano i computer, con sistemi spia (spyware) o che scatenavano il proliferare di aperture automatiche di finestre (pop-up). A maggio 2008 è stato condannato da un tribunale di Los Angeles, insieme al suo socio Walter Rines, a risarcire 234 milioni di dollari a MySpace.com per aver inviato quasi 800mila proposte commerciali indesiderate agli utenti. Pochi mesi dopo, a novembre, è toccato a Facebook vincere un'altra causa contro uno spammer, Adam Guerbuez, titolare della Atlantis Blue Capital, ottenendo il risarcimento record di 873 milioni di dollari. Guerbuez aveva bombardato gli account degli utenti con messaggi pubblicitari dai contenuti sessuali espliciti.
MILANO - Settecentoundici milioni di dollari e passa. Tanto il social network Facebook riceverà da Sanford (detto "Spamford") Wallace, conosciuto come il re del marketing online. Lo ha stabilito il tribunale di San Josè, in California, condannando il 41enne per spamming illegale. Wallace è stato anche deferito al procuratore generale Usa per oltraggio alla corte, reato per cui rischia pene detentive.
RISCHIA IL CARCERE - Facebook aveva denunciato Wallace a febbraio. L'accusa: essere entrato negli account degli utenti senza permesso e aver inserito messaggi e post nelle loro bacheche, insieme a due complici. Mesi fa il giudice Jeremy Fogel lo ha riconosciuto colpevole di aver violato il Can-Spam Act, legge firmata da George W. Bush nel 2003, e gli ha ordinato di non entrare in Facebook. Ma lui, dopo aver dichiarato bancarotta, avrebbe continuato i suoi traffici. «Anche se non ci aspettiamo di ricevere buona parte del risarcimento, speriamo che questo agisca da deterrente in futuro. Questa è un’altra importante vittoria nella nostra battaglia contro lo spam» scrive il consulente legale Sam O'Rourke, sul blog del social network.
IL CASO MYSPACE - Wallace è un esperto di messaggi-spazzatura e ha dei precedenti. Nella sua carriera di spammer usava i nickname "Spam King" e "Spamford", e tramite le sue aziende - già negli anni Novanta - avrebbe inviato in media 30 milioni di messaggi pubblicitari spazzatura al giorno. Nel 2006 gli è stata comminata un’ammenda da 4 milioni per aver diffuso programmi che infettavano i computer, con sistemi spia (spyware) o che scatenavano il proliferare di aperture automatiche di finestre (pop-up). A maggio 2008 è stato condannato da un tribunale di Los Angeles, insieme al suo socio Walter Rines, a risarcire 234 milioni di dollari a MySpace.com per aver inviato quasi 800mila proposte commerciali indesiderate agli utenti. Pochi mesi dopo, a novembre, è toccato a Facebook vincere un'altra causa contro uno spammer, Adam Guerbuez, titolare della Atlantis Blue Capital, ottenendo il risarcimento record di 873 milioni di dollari. Guerbuez aveva bombardato gli account degli utenti con messaggi pubblicitari dai contenuti sessuali espliciti.
MERCURIO E SQUALENE NEI VACCINI MULTIDOSE CONTRO LA “SUINA”: vogliono avvelenarci tutti?
Il vaccino in preparazione per la "suina" contiene sostanze pericolosissime, i test verranno fatti in fretta e furia, eppure in Italia il governo si prepara ad acquisire decine di milioni di dosi: vorrebbero inocularlo a tutti!
Ricordate la guerra del golfo, quando migliaia di soldati USA morirono di una strana malattia denominata sindrome del golfo? Una delle cause di questa orribile sindrome é lo squalene, che era contenuto nei vaccini sperimentali inoculati ai militari.
Lo squalene ed il mercurio causano danni gravissimi al sistema immunitario fino a generare complicanze mortali, eppure queste sostanze tossiche le ritroviamo nei vaccini sperimentali (sperimentali sì, perché testati in fretta, o meglio non testati) che vogliono inoculare a mezzo mondo per difenderci da una influenza di poco conto. Lo squalene causa artrite, fibromialgia, linfoadenopatia, eruzioni cutanee, eruzioni cutanee fotosensitive, eruzioni cutanee alle guance, sindrome da fatica cronica, cefalea cronica, perdita anormale di peli, lesioni cutanee inguaribili, stomatiti aftose, vertigini, debolezza, perdita di memoria, colpi apoplettici, cambiamenti dell'umore, problemi neuropsichiatrici, effetti negativi sulla tiroide, anemia, elevato indice di eritrosedimentazione, lupus eritematoso sistemico, sclerosi multipla, Sclerosi Laterale Amiotrofica (ALS), fenomeno di Raynaud, sindrome di Sjorgren, diarrea cronica, accessi di sudore notturno e leggera febbre.”
Ricordiamo che una ricerca condotta alla Tulane Medical School sui veterani della Guerra del Golfo vaccinati per l’antrace con un vaccino contenente l’immuno-coadiuvante MF59 (ovvero contenente lo squalene) ha dimostrato che:
“ …la maggioranza sostanziale (95%) dei pazienti che svilupparono la Sindrome della Guerra del Golfo (Gulf War Syndome) aveva anticorpi verso lo squalene.
Tutti (100%) i pazienti GWS immunizzati per il servizio Tempesta del Deserto/Scudo del Deserto che non furono impiegati, ebbero gli stessi segni e sintomi di quelli che lo furono, ovvero anticorpi allo squalene.
Per contro, nessuno (0%) dei veterani impiegati nel Golfo Persico senza segni e sintomi della GWS avevano anticorpi allo squalene. Né i pazienti con malattie idiopatiche e autoimmuni, né i controlli sulla salute mostravano un siero riconoscibile di anticorpi allo squalene. La maggioranza dei pazienti con i sintomi della GWS avevano invece detto siero.”
Del resto si cominciano a contare i primi morti (ed i primi casi di severe malattie) causati dal vaccino contro l'influenza suina, mentre si scopre che in Germania i militari e l'élite governativa assumeranno un vaccino senza mercurio e squalene.
Non è un caso che il governo USA ha decretato che le aziende che producono i vaccini contro la suina non siano penalmente perseguibili per i danni causati dai nuovi vaccini contro l’influenza suina. Tali multinazionali farmaceutiche, inutile dirlo, incamereranno migliaia di miliardi di dollari.
Il ministro della salute australiano afferma che questa influenza è meno grave della normale influenza stagionale, ed anche quello italiano conferma che si tratta solo di una banale influenza.
E allora perché vaccinarci tutti con questi prodotti altamente nocivi?
Per altro i dottori Gorton e Jarvis hanno dimostrato che la vitamina C è molto più efficace dei vaccini nel prevenire l’influenza e nel mitigarne i sintomi (tre dosi da un grammo al giorno per un adulto a livello preventivo, un grammo ogni ora per sei ore per mitigare i sintomi dell'influenza). Vedi “The effectiveness of vitamin C in preventing and relieving the symptoms of virus-induced respiratory infections” (Manipolative Physiol Ther, ottobre 1999 vol 22 (8), pag 530-533)
In questo studio chi ha preso la vitamina C ha avuto l’85% di sintomi in meno rispetto a chi non l’ha assunta, chi si è fatto vaccinare ha il avuto il 25% di sintomi in meno rispetto a chi non si è vaccinato. Ciò significa contemporaneamente due cose: primo che le persone vaccinate, nonostante il vaccino, non sono immuni dall’influenza (altrimenti non avrebbero alcun sintomo, e non “il 25% dei sintomi in meno”), e secondo che la vitamina C è molto più efficace del vaccino.
Anche l’assunzione di vitamina D (5.000 U.I al giorno) si è dimostrata molto efficace nel prevenire l’influenza. L’assunzione di integratori di vitamina C e D renderebbe di fatto inutile una qualsiasi vaccinazione anti-influenzale con la differenza che tra gli effetti collaterali del vaccino vi è lo sviluppo di malattie croniche e persino mortali.
--------------------------------------------------------------------------------
Come approfondimenti potete leggere i seguenti articoli sull'influenza suina e sul relativo pericolosissimo vaccino; qui sotto oltre ai link anche alcuni estratti significativi; ulteriori notizie ed aggiornamenti vengono pubblicati continuamente sul blog scienzamarcia).
Il presente dossier é disponibile anche in una versione scaricabile (per una visione off-line o per la sua distribuzione brevi manu su cd-rom e altri supporti).
http://scienzamarcia.altervista.org/suina.html
martedì 3 novembre 2009
lunedì 2 novembre 2009
"Vogliono far saltare il governo"
Il Quirinale blocca l'ultimo blitz al Senato per infilare la prescrizione in un decreto
Il Cavaliere teme che i giudici impongano l'interdizione dai pubblici uffici
la sentenza incubo di Silvio
di FRANCESCO BEI e LIANA MILELLA
ROMA - Il Cavaliere è giudiziariamente nudo e ha paura. Cancellato dalla Consulta il lodo Alfano, nell'impasse i suoi sono alla disperata ricerca di una leggina che lo liberi dai processi Mills e Mediaset. L'ultimo blitz, appena fresco di ore, per infilare la prescrizione breve nel decreto sugli obblighi comunitari (da martedì in aula al Senato) s'è infranto sui "niet" del Quirinale per la "manifesta eterogeneità della materia". Il premier annaspa. Teme una condanna per corruzione che porterebbe con sé, obbligatoriamente, pure l'interdizione dai pubblici uffici.
Una situazione insostenibile che il Colle, per primo, non potrebbe ignorare. Per questo ormai il refrain del Cavaliere è sempre lo stesso: "Non mi faranno fare la fine di Craxi. Una condanna sarebbe un sovvertimento della volontà del popolo". E per questo, giusto negli ultimi giorni, sta di nuovo pensando di esibirsi in uno speech alla Camera in occasione della riforma sulla giustizia. Un discorso "alto", ma in cui troverà posto anche un'apologia contro "i giudici che mi perseguitano dal '94, da quando sono sceso in politica".
Si proclama "innocente", a parole dice di voler "affrontare i suoi giudici", ma ha paura del giudizio, dello stillicidio settimanale delle udienze, dell'impatto mediatico che comunque, con lui o senza di lui in aula, il dibattimento avrà sulla gente. Il caso Dell'Utri insegna. Per questo dà mandato al suo avvocato Ghedini di cercare a ogni costo una soluzione parlamentare che azzeri i processi. Stavolta senza sbagli. Da un lato, ancora in questi giorni, ha ripetuto ai suoi: "Dimostrerò "per tabulas" la mia totale estraneità alle accuse che mi contestano. I miei legali hanno le carte per spiegare al centesimo il passaggio di quei 600mila dollari da Attanasio (l'armatore napoletano che secondo l'avvocato londinese gli avrebbe versato il denaro, ndr.) a Mills". Ma, del pari, la sfiducia verso i giudici di Milano è totale: "Lì ho sempre trovato gente ostile e, anche se non c'è più quella Gandus a presiedere il tribunale, non mi posso di certo fidare".
Ed ecco allora l'affanno per trovare una leggina che cozza contro gli ostacoli frapposti da Fini e dal Quirinale. L'ultima chance è andata in fumo tra mercoledì e venerdì pomeriggio. Sembrava quasi fatta per la prescrizione breve studiata da Ghedini. Col taglio del quarto di pena in più frutto degli "atti interruttivi", il reato di corruzione si cancellerebbe in otto anziché in dieci anni. E dunque il processo Mills salterebbe. Ma serve una legge in tempi brevissimi. Pensano di infilare la norma, che è già pronta, nel decreto sugli obblighi comunitari che da martedì prossimo è in aula al Senato. Berlusconi è talmente convinto che l'operazione riesca che i suoi ministri più fedeli ne parlano in giro come di una cosa fatta. E invece il finiano Andrea Ronchi, il ministro per le Politiche comunitarie cui fa capo il decreto, fa saltare il piano. "Sono stato rigorosissimo. C'è stata una moria di emendamenti. Sono entrati solo quelli che hanno stretta attinenza con la materia comunitaria del decreto. Cosa c'entra la prescrizione lì dentro? Assolutamente nulla. Il capo dello Stato ci avrebbe sicuramente bocciato il decreto".
Berlusconi s'infuria e legge l'ostacolo come l'ennesimo tentativo dei finiani di disarcionarlo dopo gli ostacoli di Giulia Bongiorno sulle intercettazioni e la blocca-processi. Ma stavolta anche da Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, arriva uno stop. Niente da fare, c'è troppa disomogeneità tra il decreto e la prescrizione. I sondaggi di palazzo Chigi con il Colle danno un esito negativo, Napolitano non firma decreti palesemente eterogenei, ha già messo più volte in guardia il governo. Non resterebbe che lo scontro aperto: il presidente non firma il decreto, lo rinvia alle Camere, la maggioranza lo riapprova. Ma le conseguenze di un simile conflitto sono troppo pericolose. Gianni Letta non se la sente e decide di soprassedere. Venerdì pomeriggio, quando la commissione chiude il testo, l'emendamento sulla prescrizione non c'è, né sarà presentato in aula. Sulla prescrizione prevale l'ipotesi di un disegno di legge autonomo che di necessità non potrà correre veloce come il decreto.
A questo punto per Berlusconi non resta che la strategia mediatica: sminare l'effetto di una condanna bollandola in anticipo come una persecuzione delle toghe. "Gli italiani comprenderanno che è solo una montatura politica per far saltare un governo che gode della fiducia della stragrande maggioranza degli elettori". Un copione che il Cavaliere conosce a memoria e che ha iniziato a recitare martedì scorso nella telefonata a Ballarò.
http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/politica/giustizia-14/prescrizione-quirinale/prescrizione-quirinale.html
Il Cavaliere teme che i giudici impongano l'interdizione dai pubblici uffici
la sentenza incubo di Silvio
di FRANCESCO BEI e LIANA MILELLA
ROMA - Il Cavaliere è giudiziariamente nudo e ha paura. Cancellato dalla Consulta il lodo Alfano, nell'impasse i suoi sono alla disperata ricerca di una leggina che lo liberi dai processi Mills e Mediaset. L'ultimo blitz, appena fresco di ore, per infilare la prescrizione breve nel decreto sugli obblighi comunitari (da martedì in aula al Senato) s'è infranto sui "niet" del Quirinale per la "manifesta eterogeneità della materia". Il premier annaspa. Teme una condanna per corruzione che porterebbe con sé, obbligatoriamente, pure l'interdizione dai pubblici uffici.
Una situazione insostenibile che il Colle, per primo, non potrebbe ignorare. Per questo ormai il refrain del Cavaliere è sempre lo stesso: "Non mi faranno fare la fine di Craxi. Una condanna sarebbe un sovvertimento della volontà del popolo". E per questo, giusto negli ultimi giorni, sta di nuovo pensando di esibirsi in uno speech alla Camera in occasione della riforma sulla giustizia. Un discorso "alto", ma in cui troverà posto anche un'apologia contro "i giudici che mi perseguitano dal '94, da quando sono sceso in politica".
Si proclama "innocente", a parole dice di voler "affrontare i suoi giudici", ma ha paura del giudizio, dello stillicidio settimanale delle udienze, dell'impatto mediatico che comunque, con lui o senza di lui in aula, il dibattimento avrà sulla gente. Il caso Dell'Utri insegna. Per questo dà mandato al suo avvocato Ghedini di cercare a ogni costo una soluzione parlamentare che azzeri i processi. Stavolta senza sbagli. Da un lato, ancora in questi giorni, ha ripetuto ai suoi: "Dimostrerò "per tabulas" la mia totale estraneità alle accuse che mi contestano. I miei legali hanno le carte per spiegare al centesimo il passaggio di quei 600mila dollari da Attanasio (l'armatore napoletano che secondo l'avvocato londinese gli avrebbe versato il denaro, ndr.) a Mills". Ma, del pari, la sfiducia verso i giudici di Milano è totale: "Lì ho sempre trovato gente ostile e, anche se non c'è più quella Gandus a presiedere il tribunale, non mi posso di certo fidare".
Ed ecco allora l'affanno per trovare una leggina che cozza contro gli ostacoli frapposti da Fini e dal Quirinale. L'ultima chance è andata in fumo tra mercoledì e venerdì pomeriggio. Sembrava quasi fatta per la prescrizione breve studiata da Ghedini. Col taglio del quarto di pena in più frutto degli "atti interruttivi", il reato di corruzione si cancellerebbe in otto anziché in dieci anni. E dunque il processo Mills salterebbe. Ma serve una legge in tempi brevissimi. Pensano di infilare la norma, che è già pronta, nel decreto sugli obblighi comunitari che da martedì prossimo è in aula al Senato. Berlusconi è talmente convinto che l'operazione riesca che i suoi ministri più fedeli ne parlano in giro come di una cosa fatta. E invece il finiano Andrea Ronchi, il ministro per le Politiche comunitarie cui fa capo il decreto, fa saltare il piano. "Sono stato rigorosissimo. C'è stata una moria di emendamenti. Sono entrati solo quelli che hanno stretta attinenza con la materia comunitaria del decreto. Cosa c'entra la prescrizione lì dentro? Assolutamente nulla. Il capo dello Stato ci avrebbe sicuramente bocciato il decreto".
Berlusconi s'infuria e legge l'ostacolo come l'ennesimo tentativo dei finiani di disarcionarlo dopo gli ostacoli di Giulia Bongiorno sulle intercettazioni e la blocca-processi. Ma stavolta anche da Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, arriva uno stop. Niente da fare, c'è troppa disomogeneità tra il decreto e la prescrizione. I sondaggi di palazzo Chigi con il Colle danno un esito negativo, Napolitano non firma decreti palesemente eterogenei, ha già messo più volte in guardia il governo. Non resterebbe che lo scontro aperto: il presidente non firma il decreto, lo rinvia alle Camere, la maggioranza lo riapprova. Ma le conseguenze di un simile conflitto sono troppo pericolose. Gianni Letta non se la sente e decide di soprassedere. Venerdì pomeriggio, quando la commissione chiude il testo, l'emendamento sulla prescrizione non c'è, né sarà presentato in aula. Sulla prescrizione prevale l'ipotesi di un disegno di legge autonomo che di necessità non potrà correre veloce come il decreto.
A questo punto per Berlusconi non resta che la strategia mediatica: sminare l'effetto di una condanna bollandola in anticipo come una persecuzione delle toghe. "Gli italiani comprenderanno che è solo una montatura politica per far saltare un governo che gode della fiducia della stragrande maggioranza degli elettori". Un copione che il Cavaliere conosce a memoria e che ha iniziato a recitare martedì scorso nella telefonata a Ballarò.
http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/politica/giustizia-14/prescrizione-quirinale/prescrizione-quirinale.html
sabato 31 ottobre 2009
Iscriviti a:
Post (Atom)