Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 21 maggio 2010
La “teocrazia debole” di Ratzinger, una minaccia per la democrazia. Flores d’Arcais replica a Navarro-Valls
di Paolo Flores d'Arcais, da Repubblica
Il Papa: ''Servono politici cristiani, il relativismo mina la democrazia''
CERCASI FORCONE - Stazione Mir - Federico D'Orazio
E’ una notizia di oggi.
Gli Italiani, con una generosità ed un trasporto commovente, ci hanno donato un mare di soldi. Ricordo che i primi giorni dopo il terremoto, mentre dalla radio sentivamo per strada notizie della grande mobilitazione degli Italiani, gare a chi donava di più, ci siamo sentiti molto sollevati nel saperlo. E sinceramente commossi. Poi, immediatamente, ricordandoci di essere in Italia, e che il terremoto aveva colpito le case, le entità materiali, ma non le coscienze dei nostri politici, ci siamo chiesti: “ma non saranno un po’ troppi, tutti così subito, quando ancora non si sa bene che uso farne?”
La notizia di oggi, purtroppo, conferma che i timori non fossero mal riposti.
La Regione Abruzzo ha deciso di destinare una cospicua fetta delle donazioni degli Italiani di buon cuore a vantaggio del comune di Chieti.
Per chi non lo sapesse, ricordo che Chieti dista 90 Km da L’Aquila, e ricordo che non ha subito alcun danno dal terremoto che i disonesti si ostinano a chiamare “il terremoto d’Abruzzo”. Anche questa ostinazione mi ha sempre irritato ed insospettito. Il terremoto è dell’Aquila. Che è la seconda provincia più vasta d’Italia, e che quindi è anche la maggior parte d’Abruzzo.
Destinare fondi a Chieti, o Pescara, o andare oltre quei pochi comuni di Teramo che hanno subito danni con il terremoto DELL’AQUILA è un innegabile furto.
Compiuto a danno di due comunità: quella di chi in buona fede ha donato, e crede di aver assolto un compito anche oltre le proprie possibilità, ma soprattutto a danno della comunità aquilana tutta.
Che continua ad essere oggetto di sfruttamento politico, e di mistificazioni.
Breve riasssunto? volentieri.
- Sono stati rifiutati gli aiuti MONDIALI per la ricostruzione.
- Si è stilata una lista di beni architettonici (45) da far ristrutturare alle nazioni, ed ora non c’è nessun impegno formale e concreto alla ricostruzione per circa 39 di essi.
- Si è tentato di esportare l’Università Aquilana (e per fortuna, siamo riusciti a tenercela) verso altri lidi Abruzzesi, non a caso Chieti era la più caritatevole ad offrirsi volontaria ospite delle nostre facoltà.
- Pescara ha avuto il riconoscimento di zona franca urbana per un suo quartiere degradato quasi un anno prima dell’Aquila, dove i disoccupati stanno per diventare maggioranza (e vedremo se sarà silenziosa) e solo 15 sulle oltre 700 attività del centro storico hanno ricominciato a lavorare (13 di esse, comunque, fuori dal centro).
- Il nostro ospedale, UNICA STRUTTURA IN TUTTA L’AQUILA ASSICURATA (un mese prima del 6 aprile) CONTRO I DANNI DEL TERREMOTO ha ricevuto un indennizzo di 45 MILIONI di Euro per i danni subiti, e non mi risulta vengano spesi interamente per il suo adeguamento sismico, bensì anche buona parte di quel denaro è dirottato al risanamento delle casse della Regione ed evidentemente nemmeno sono sufficienti perché vogliono vendersi Collemaggio, pur sapendo di non poterlo fare. Per legge, non per decenza, che in quella non ci spera più nessuno.
- Da Luglio tutti ripagheranno i mutui,comprese le per case distrutte e/o inagibili a tempo indeterminato.
- Allo stesso tempo se non si strapperà l’ennesima elemosina dell’ultimo minuto, da Giugno si ritornano a restituire le tasse non versate al 100% più quelle per l’anno in corso. (Umbria e Marche restituiscono, dopo 12 anni di spospensione, il solo 40%, e poi mi vengono a dire che il Governo attuale pensa alla nostra dignità!) Sempre a questo proposito, dimostrando grande lungimiranza, il 24 Maggio si riuniranno Comune, Regione e parlamentari eletti in Abruzzo per discuterne. Prima, evidentemente, avevano troppe altre cose di cui occuparsi. (anche se, la Regione i suoi 42 giorni di ferie tra marzo e aprile se li è concessi)
-Migliaia di aquilani ancora oggi sono fuori da L’Aquila, in alberghi, caserme, case in affitto anche fuori regione, la popolazione assistita è di ben 48.000 aquilani su un totale di residenti di 72.000
Io non ho altre parole, anzi ne avrei. E per tutti. Ognuno ha la sua fetta di responsabilità per questo schifo di proporzioni semplicemente indecenti. Ognuno tra Governo, Comune, Regione e Provincia meriterebbe di essere sepolto sotto la sua montagna di merda laboriosamente guadagnata sul campo.
Dicevo, di parole ne avrei. Ma viene il momento in cui si preferisce alle parole i fatti:
CERCASI FORCONE
http://stazionemir.wordpress.com/2010/05/21/cercasi-forcone/
Intercettazioni, SKY ricorrerà presso le autorità competenti
L'azienda in quanto editore di SKY TG24 e di SKY.IT chiederà l'intervento di tutte le autorità internazionali competenti, compresa la Corte europea per i diritti dell'Uomo. Le nuove norme sarebbero un grave attacco alla libertà di stampa e di espressione
Queste norme rappresentano un grave attacco alla libertà di stampa e di espressione, ma soprattutto costituirebbero una grande anomalia a livello europeo. Per questo motivo SKY, editore di SKY TG24 e di questo giornale online, chiederà un intervento a tutte le Autorità internazionali competenti, anche ricorrendo presso la Corte europea dei diritti dell'Uomo.
Il diritto a un’informazione completa è un diritto irrinunciabile per ogni cittadino, ma è anche un dovere fondamentale per ogni editore. Per questo motivo SKY TG24 e SKY.IT, che in questi anni hanno sempre cercato di compiere la propria missione con la massima professionalità e imparzialità, continueranno a lavorare avendo come unico scopo quello di fornire ai cittadini un’informazione obiettiva e più completa possibile.
"C’è grande preoccupazione per queste norme. - ha dichiarato il direttore di SKY TG24 Emilio Carelli al periodico online della Fondazione Farefuturo - Se fossero approvate, si tratterebbe davvero di un pesante attacco alla libertà di stampa e alla libertà di espressione. E si tratterebbe, oltretutto, di una grave anomalia a livello europeo. Non a caso, Sky ha minacciato di ricorrere contro queste norme presso tutte le autorità competenti, anche alla Corte europea dei diritti dell’uomo, se necessario. Il nostro impegno è e resta quello di informare i cittadini in maniera completa, obiettiva, imparziale. Ma se vogliamo continuare a farlo, non possiamo subire limitazioni di questo tipo. Intanto aspettiamo di vedere il testo definitivo. Ovviamente, auspichiamo un ripensamento".
"Sono d’accordo sulla difesa della privacy, - ha aggiunto il direttore - ed è vero che alcuni giornali negli ultimi mesi hanno esagerato, e hanno pubblicato intercettazioni prive di contenuti rilevanti. Però, ciò non toglie che va garantito il diritto di pubblicare tutto ciò che ha a che fare con reati importanti, come la corruzione, la mafia".
Ci vuole tutti zitti - Antonio Padellaro
Il Senato mobilitato anche di notte: B. e la destra hanno fretta. Fino a 464.000 euro di multa per gli editori che pubblicano intercettazioni. Carcere per i giornalisti
Molti di noi hanno cominciato a fare i giornalisti spinti da un’ideale giovanile. Dicevamo a noi stessi: troverò le notizie che gli altri non hanno, racconterò le verità che gli altri non raccontano e, se ne vale la pena, rischierò pure la pelle. Come tutti gli ideali coltivati a vent’anni non sempre sono durati abbastanza e qualche volta la vita con le sue necessità materiali ha reso più astratto il nostro sogno di perfezione. Non è stato così per Fabio Polenghi il fotoreporter italiano caduto a Bangkok. Lui, come centinaia di altri giornalisti uccisi in prima linea, mentre cercavano di cogliere quella immagine o raccontare quella scena che nessun altro avrebbe pubblicato.
L’infamia di una legge sulle intercettazioni voluta da un tirannello borioso per nascondere certe sue vergogne e votata da parlamentari che si nascondono come ladri nella notte, consiste certamente nella violazione del diritto dei cittadini di sapere e del dovere dei giornali di informare, come ha detto Ezio Mauronell’intervista a Silvia Truzzi. Ma c’è qualcosa che è forse peggio della soppressione di una libertà ed è la spinta alla rassegnazione, all’accettazione supina di un arbitrio. Negli anni abbiamo imparato a conoscere il personale di cui si serve il premier per le sue malefatte. Si tratta di gente che in cambio di denaro e poltrone si è venduta dignità e reputazione. Sono gli eunuchi del sultano, manutengoli sazi e appagati ma con il cruccio che non tutti siano ridotti come loro. Per esempio. Ci sono dei giornalisti che vogliono raccontare le risate degli sciacalli del terremoto o come un senatore si è venduto ai boss o l’affaire di un ministro a cui comprarono la casa sul Colosseo? Spezziamogli la penna, mettiamogli paura finché si convincano che l’unica informazione possibile in questo Paese è quella autorizzata dall’alto.
Naturalmente, è una violenza che non può essere accettata. Naturalmente, se la legge infame passerà, assieme ai tanti giornalisti liberi che ancora ci sono, noi del “Fatto” ricorreremo a tutte le forme possibili di disobbedienza civile. Lo diciamo ai nostri lettori ed è bene che lo sappiano gli eunuchi di Palazzo: non gli daremo tregua. Se per una fotografia c’è chi si fa ammazzare, per una notizia si può anche rischiare un po’ di galera.
LEGGI
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Da il Fatto Quotidiano del 20 maggio
Alle Tv un regalo da 2 miliardi
Secondo una stima della Commissione europea, il valore dello spettro liberato con lo switch-off è di 44 miliardi di euro. A tanto ammonta lo stimolo all'economia dell'Unione che si avrebbe se quelle frequenze fossero destinate allo sviluppo dell'Internet mobile. Una buona fetta della torta potrebbe andare ai governi, che hanno vari strumenti a disposizione per farsi pagare le frequenze (le aste, ma anche l'esazione di canoni). Senza contare le ricadute sociali positive: accessibilità a tutti della banda larga ad alta velocità e riduzione del digital divide. Per questo dalla Commissione viene un'indicazione per tutti gli Stati membri: aprite lo spettro alla telefonia mobile. E così hanno fatto, o stanno facendo, Germania, Olanda, Danimarca, Finlandia, Spagna, Svezia, Gran Bretagna, Francia. Seguendo l'esempio degli Stati Uniti, dove il governo federale ha incassato 19 miliardi solo per il 2009.
In Italia, niente di tutto questo. Il governo Berlusconi ha deciso di non trarre alcun vantaggio economico (pubblico) dal dividendo digitale. Eppure, alla vigilia dello switch-over, le potenzialità economiche dello spettro italiano erano già evidenti agli esperti del settore: una stima allargata ai possibili vari usi delle frequenze (fatta in uno studio del 2007 da Carlo Cambini, Antonio Sassano e Tommaso Valletti) valutava l'incasso potenziale per lo Stato in 2 miliardi di euro all'anno. Più di recente, un'analisi dello stesso Cambini, del Politecnico di Torino, nell'ambito del progetto Isbul dell'Autorità per le comunicazioni, ha calcolato il costo-opportunità delle frequenze: in pratica, si calcola il costo della rinuncia a quelle frequenze per un operatore tv e per uno di telefonia mobile. In questo contesto, viene fuori che 1 Megahertz di frequenze più o meno simili "vale" 4 milioni per l'uso di una tv digitale, 10 milioni per la telefonia. Ma è una stima super-prudente, avverte lo stesso Cambini, perché non tiene conto del valore del business che gli stessi operatori si attendono dallo sviluppo di quelle frequenze: molto più alto, come si vede ogni volta che viene fatta un'asta. Basta vedere quel che è successo in Germania, dove finora gli operatori hanno offerto per frequenze analoghe circa 40 milioni per Mhz.
Insomma le frequenze sono una miniera d'oro, che il governo, attraverso l'allora ministro Claudio Scajola e il viceministro Paolo Romani, ha deciso di non far fruttare. Infatti la gara a cui sta lavorando l'AgCom di Corrado Calabrò è riservata alle tv, e non è un'asta ma si chiama "beauty contest": non si chiede denaro a chi partecipa, ci si limita a dettare i requisiti che bisogna avere per poter ricevere il dono. Che sarà spartito tra Rai-Mediaset, Telecom Italia, e qualche new entry di contorno.