lunedì 29 novembre 2010

«Gli Stati Uniti spiarono i vertici Onu»


I documenti di Wikileaks: nel mirino anche Ban Ki-moon
La Casa Bianca: «Un'azione sconsiderata e pericolosa»

MILANO - Una campagna segreta dell'intelligence Usa nei confronti dei vertici delle Nazioni Unite, compreso il segretario generale Ban Ki-moon. A rivelarla è uno dei 250 mila file consegnati da Wikileaks al New York Times e al Guardian e anticipati in parte dalla stampa internazionale e infine pubblicati sul sito fondato da Julian Assange. Documenti per la maggior parte riferiti agli ultimi tre anni, nessuno dei quali è classificato «top secret», ma che rivelano le conversazioni tra Washington e circa 270 ambasciate e consolati di diversi Paesi del mondo.

LA REAZIONE DI WASHINGTON - Un'azione «sconsiderata e pericolosa» attacca la Casa Bianca. «Questi file - si legge in un comunicato del portavoce Robert Gibbs - potrebbero compromettere le discussioni private con i governi stranieri e i leader dell'opposizione. Non solo, quando tutto questo finirà sulle prime pagine dei giornali del mondo, allora l'impatto non sarà solo sulla politica estera Usa ma su tutti i nostri alleati e amici nel mondo».

ATTACCO HACKER - Nella giornata di domenica il sito di Wikileaks ha denunciato di essere sotto attacco. Il suo fondatore Julian Assange è «scomparso» dal 18 novembre scorso, quando la magistratura svedese ha spiccato nei suoi confronti un mandato d'arresto internazionale per stupro e molestie. Nelle ore della pubblicazione dei documenti si è limitato a collegarsi in video con la conferenza dei giornalisti investigativi ad Amman, in Giordania. «Non è il posto migliore dove stare se ti cerca la Cia», ha detto, spiegando di non poter rivelare dove si trovi in questo momento. Riportiamo di seguito alcuni dei principali argomenti contenuti nei file di Wikileaks.

SPIONAGGIO E ONU - L'operazione nei confronti delle Nazioni Unite avrebbe riguardato non solo il segretario generale ma anche i membri permanenti cinese, russo, francese e inglese del Consiglio di sicurezza, rivelano i documenti pubblicati dal Guardian. Nel 2009, sotto il nome di Hillary Clinton, sarebbe stata inviata ai diplomatici americani una direttiva - a metà tra diplomazia e spionaggio - in cui si chiedevano dati tecnici e password sui sistemi di comunicazione usati dai funzionari Onu, dettagliate informazioni biometriche su uomini chiave come sottosegretari o capi di agenzie speciali, oltre a numeri di carte di credito, indirizzi email e numeri di telefono.

RUSSIA STATO DELLA MAFIA - I diplomatici Usa considerano la Russia «virtualmente uno Stato della mafia», secondo i documenti di Wikileaks riportati dai siti di alcuni quotidiani: la Russia e le sue agenzie usano i boss della mafia per effettuare le loro operazioni, la relazione è così stretta che il Paese è divenuto «virtualmente uno stato della mafia».

ATTACCO ALL'IRAN E MISSILI DA PYONGYANG - Rivelazioni pubblicate dal Guardiananche sul regime di Teheran. Nelle note diplomatiche Usa si legge che il re Saudita Abdullah «ha ripetutamente esortato gli Usa ad attaccare l'Iran per mettere fine al suo programma di armamento nucleare». L'ambasciatore saudita a Washington, Adel al-Jubeir, in un incontro nell'aprile 2008 con il generale Usa David Petraeus disse di «tagliare la testa al serpente». Scrive invece sui rapporti Iran-Corea del Nord il New York Times. Secondo un documento di Wikileaks datato 24 febbraio 2010, Teheran ha ottenuto 19 missili dalla Corea del Nord e i diplomatici Usa temono che potrebbero dare per la prima volta all'Iran la capacità di colpire una capitale europea o Mosca e che la loro avanzata propulsione potrebbe accelerare lo sviluppo iraniano di missili balistici intercontinentali. Su richiesta dell'amministrazione Obama - afferma inoltre il quotidiano - il New York Times ha deciso di non pubblicare il testo completo del documento.

AFGHANISTAN E SOSPETTI DI CORRUZIONE - In base ai file di Wikileaks, il New York Times scrive anche che, quando lo scorso anno il vicepresidente dell’Afghanistan Ahmed Zia Massoud visitò gli Emirati Arabi Uniti, le autorità locali - in collaborazione con la Drug Enforcement Administration americana - avevano scoperto che portava con sé 52 milioni di dollari in contanti. L’ambasciata Usa di Kabul inviò a Washington un documento con il quale specificò che si trattava di una «somma significativa», e che Massoud «aveva il diritto di averla con sé e di non rivelare l’origine e la destinazione del denaro». Massoud invece negò di aver portato denaro fuori dall’Afghanistan.

GUANTÁNAMO E LE TRATTATIVE CON I PAESI STRANIERI - Rivelano alcuni documenti in possesso del New York Times che, dopo le numerose polemiche riguardanti Guantánamo, i diplomatici americani fecero pressioni su alcuni Paesi stranieri perché accettassero alcuni detenuti del carcere. Alla Slovenia fu detto che se voleva incontrare il presidente degli Stati Uniti Barack Obama avrebbe dovuto accettare un prigioniero mentre all’isola di Kiribati furono offerti incentivi per milioni di dollari in cambio di un gruppo di detenuti. Gli Stati Uniti suggerirono inoltre al Belgio che accettare più detenuti sarebbe stato «un modo low cost di emergere in Europa».

CINA E ATTACCO INFORMATICO - Sin dal 2002 le autorità cinesi avrebbero diretto un’intrusione nei sistemi informatici di Google, come rivelato da una fonte cinese all’ambasciata Usa di Pechino e come è riportato in un telegramma riservato reso pubblico da Wikileaks (di cui dà conto il New York Times). L’attacco a Google faceva parte di una campagna coordinata di sabotaggio informatico condotta da agenti governativi, esperti privati e «fuorilegge di internet» reclutati dal governo cinese. Sin dal 2002 avrebbero avuto accesso al sistema informatico del governo Usa e dei suoi alleati occidentali.

I SAUDITI E AL QAEDA - Secondo una nota diplomatica Usa dello scorso dicembre, riassunta dal New York Times, i Sauditi sono i principiali finanziatori di Al Qaeda e lo stato del Qatar è il «peggiore nella regione» nella lotta al terrorismo; il suo servizio di sicurezza «esitante ad agire contro noti terroristi».

SIRIA E ARMI ALL'HEZBOLLAH - Dai documenti in possesso del New York Times emerge anche la preoccupazione americana per la fornitura di armi «sempre più potenti» dalla Siria all'Hezbollah. I file riguardano conversazioni avvenute una settimana dopo che il presidente siriano, Bashar al-Assad, aveva garantito al Dipartimento di Stato americano di non fornire armi alla milizia nel sud del Libano.

PAKISTAN - Secondo documenti del dipartimento di Stato Usa, resi noti da Wikileaks e pubblicati dal New York Times, fin dal 2007 gli Usa hanno avviato azioni segrete, finora senza successo, per rimuovere da un reattore nucleare del Pakistan uranio altamente arricchito che «funzionari americani temevano potesse essere utilizzato per un ordigno non lecito».

I RITRATTI DEI LEADER - Dai file di Wikileaks sono spuntati anche giudizi sui leader del mondo, resi noti dal tedesco Der Spiegel che li ha ritratti sulla copertina del numero in uscita lunedì (guarda). Mahmud Ahmadinejad, con la didascalia «Questo è Hitler», il colonnello Muammar Gheddafi («Procaci biondine come infermiere»), il presidente afghano Karzai («Spinto dalla paranoia»), il presidente francese Sarkozy («Il re nudo») e, ultimo in fondo a destra, il premier italiano Silvio Berlusconi, con la didascalia «Feste selvagge».

http://www.corriere.it/esteri/10_novembre_28/wikileaks-assange-documenti-riservati_3d86b796-fafd-11df-abbf-00144f02aabc.shtml


Bertolaso, l'ultima vergogna. - di Marco Guzzetta





La moglie di un sottosegretario. I figli dei giudici amici, dei generali amici e dei boiardi amici. Perfino la nipote di un cardinale. Tutti assunti (a tempo indeterminato) dalla Protezione civile un minuto prima del cambio della guardia. Con soldi sottratti ai terremotati.

Questo si chiama "mettere in sicurezza", solo che più dell'Italia sommersa dalle alluvioni la Protezione civile sembra esperta nel rendere sicure le poltrone del suo personale. E così mentre tutto frana, Guido Bertolaso stabilizza i suoi fedelissimi: 150 precari, spesso d'alto rango, vengono assunti nel botto finale della gestione che ha alternato successi a scandali fino a diventare nel bene e nel male simbolo del modello berlusconiano di governo. Tutto grazie a una nuova legge che prevede "l'assunzione di personale a tempo indeterminato, mediante valorizzazione delle esperienze acquisite presso il Dipartimento dal personale titolare di contratto di collaborazione coordinata e continuativa".

Mentre la pubblica amministrazione falcia i ranghi e il precariato diventa condizione di vita, negli uffici che dipendono da Palazzo Chigi c'è un'ondata di piena di assunzioni che garantisce lo stipendio per figli di magistrati e di prefetti, per mogli di sottosegretari e nipoti di cardinali. Tutti benedetti da una selezione su misura, alla quale ha potuto partecipare solo chi aveva già un contratto precario con il Dipartimento. Un esame affidato a una commissione interna, con poche domande rituali e procedure concluse entro l'estate: così gli ex cococo sono ormai a tutti gli effetti in pianta organica.

E rilette oggi, dopo i crolli di Pompei, le motivazioni che sostengono questa falange di assunzioni hanno un po' il sapore della farsa di fine impero: il testo della deroga al blocco imposto da Tremonti sostiene la necessità di quel personale "anche con riferimento alle complesse iniziative in atto per la tutela del patrimonio culturale". Ma è solo il botto finale: quando Bertolaso nel 2001 mise piede sulla tolda di comando l'organico si basava su 320 unità, passate a 590 nel 2006 e schizzate a quasi 900 alla fine del suo mandato. Cinquecento persone in più in nove anni, con uffici lievitati emergenza dopo emergenza, sempre a colpi di ordinanza e mai in forza di un concorso. Un vero e proprio esercito in cui spiccano gli oltre 60 autisti, distaccati dalle forze dell'ordine, per i dirigenti. L'apoteosi di un sistema di potere nato con il Giubileo del 2000, spalancando le porte degli uffici a figli, nipoti, familiari e amici dell'establishment istituzionale.


E poi, sono arrivati i fedelissimi coltivati a Napoli nelle molteplici crisi dei rifiuti. Un posto per tutti grazie alle parentele giuste nell'esercito o nei servizi segreti, a Palazzo Chigi o in Vaticano, al Viminale o in magistratura, fino a creare una ragnatela di relazioni che sembra plasmata ad hoc per creare consenso verso le attività del Dipartimento e per non disturbare il suo manovratore.

Le parentele scomode iniziano ovviamente da Francesco Piermarini, l'ingegnere-cognato del sottosegretario Bertolaso, mandato tra i cantieri della Maddalena. Ma scorrendo la lista dei beneficiati si svela una rete di favori senza soluzione di continuità. Tra i primi ad essere stabilizzati, a metà di questo decennio, sono stati gli uomini della scorta di Francesco Rutelli in Campidoglio. Dieci "pizzardoni" passati senza semafori dalla polizia municipale di Roma al dipartimento di Palazzo Chigi. Dal fil rouge che lega il Giubileo alla Protezione civile spuntano anche tre supermanager del calibro di Agostino Miozzo, Marcello Fiori e Bernardo De Bernardinis. Facevano parte dell'unità di staff del Giubileo e, grazie al decreto rifiuti del 2008, entrano nel Gotha dei dirigenti generali della presidenza del Consiglio con norma ad personam, e un contratto da 180 mila euro l'anno. Ma sono stati ingaggiati anche ottuagenari che arrotondano la pensione grazie ai munifici gettoni delle emergenze: è il caso dell'83enne Domenico Rivelli, chiamato come "collaboratore per le problematiche amministrativo-contabili per i rifiuti a Napoli".

Storie vecchie, mentre con la stabilizzazione di fine mandato arriva Barbara Altomonte, moglie del sottosegretario Francesco Giro, docente di scuola superiore ed ora dirigente del Dipartimento. E non è certo un caso che in questa ondata la parte del leone la facciano uomini e donne legati a doppio filo con la Corte dei conti, ossia la magistratura che deve vigilare anche sulle spese della Protezione civile.


I sindacati non rappresentano più i lavoratori.



di Filippo Bellanca.

Ritrovandomi nuovamente in cassa integrazione, l’ho appreso dalla solita lista in bacheca aziendale e non ho comunicazione su quanto tempo dovrò rimanerci, ho il tempo di mettere giù una nota per spiegare meglio la mia posizione sui sindacati italiani. Premetto che il mio sindacato di riferimento è stato la CGIL dove sono stato iscritto ed ho partecipato ad intermittenza ad alcune vertenze riguardanti contratti e contrattazioni! Partiamo dalla democrazia interna: si parla molto di rappresentanza e di tutelare i diritti delle rappresentanze sindacali, ma chi lavora in una struttura dove sono presenti i sindacati sà che i componenti delle RSU sono sempre gli stessi, non si rispettano le scadenze delle RSU, esiste una forma di tutela speciale per chi è iscritto come se gli altri non fossero lavoratori, la maggior parte dei componenti RSU approfitta dei permessi sindacali con la connivenza delle aziende, c’è un rapporto confidenziale tra i rappresentanti aziendali ed i sindacalisti molto più accentuato di quello che c’è tra sindacalisti e lavoratori, i rappresentanti nei direttivi sono scelti per amicizia e parentela, si sà già chi farà il segretario provinciale che senza discussioni e confronti seguirà una sua carriera prestabilita all’interno del sindacato, questo a prescindere dalle sue capacità! Formazione dei rappresentanti:spesso i componenti della RSU si avviano a discutere ed a contrattare con le aziende, senza avere un minimo di conoscenza di quello di cui si parla, i sindacati non sono avvertiti in anticipo sull’argomento delle convocazioni, i sindacalisti non stilano verbali di riunione, spesso non si convocano le assemblee e, qualche volta, fanno un comunicato nelle bacheche RSU. Questo è segno di mancanza di formazione all’interno delle rappresentanze sindacali! Rapporti con le aziende: in questi anni, dopo la sciagurata concertazione, si è sviluppato un forte legame tra aziende e sindacati, il legame non è solamente fatto da connivenze, quello, anche se deplorevole, è possibile in quanto si tratta di organizzazioni fatte da uomini (anche se dovrebbero essere delle eccezioni e non una regola), mi riferisco ai rapporti economici e ve ne cito alcuni:
  • Fondi Pensione. Per esempio 'COMETA' è un fondo negoziale costituito come forma di associazione il 21 ottobre 1997 per un accordo tra le organizzazioni di categoria delle imprese (Federmeccanica, Assistal e Intersind) e dei lavoratori (Fim, Fiom, Uilm e Fismic).
  • I patronati. Sono degli enti di assistenza sociale senza fini di lucro, costituiti e gestiti dalle confederazioni o dalle associazioni nazionali dei lavoratori, che hanno l’obiettivo di informare, assistere e tutelare i lavoratori dipendenti e autonomi, i pensionati e i singoli cittadini (a pagamento o retribuito dallo stato che siamo sempre noi).
  • FAPI. Fondo Formazione PMI è un’associazione costituita da Confapi, CGIL, CISL, e UIL per promuovere le attività di Formazione Continua dei dipendenti delle PMI (si parla di soldi).
Di questi esempi c’è ne sono tantissimi e spiegano il motivo per il quale i sindacati attualmente svolgono il ruolo di moderatori nelle vertenze aziendali, proprio perchè c’è un intreccio di interessi tra aziende, governi e sindacati. Nelle descrizioni e negli statuti di questi enti c’è sempre scritto eufemisticamente Lavoratori con la 'elle' maiuscola che sottintende sindacati con la 'esse' minuscola. Questo intreccio tende a ridurre le occasioni di "Lotta" (che parolaccia che ho scritto) e costringe i lavoratori a forme striminzite di protesta, sit-in, presidi, un quarto d’ora di sciopero, sciopero bianco, ecc, ecc. Contrariamente, non si spiega come mai la CGIL continua a rimanere legata a CISL e UIL dopo anni di contrattazioni separate, a livello nazionale perchè poi localmente si firma tutti insieme, giudizi differenti sulle politiche economiche e sulle strategie di organizzazione del lavoro (L’ultima legge proposta e non firmata da Napolitano è un esempio concreto). Concludo per brevità, ci sarebbe ancora tanto da scrivere, invitando i lavoratori a superare i sindacati! Non vi aspettate niente di buono, siate sospettosi, proponete "azioni di lotta" più incisive di quelle che propongono loro, non fatevi imprigionare nell’attendismo! Devono essere i sindacati a seguirvi nelle vostre iniziative, non viceversa!



Il comune "legalizza" l'occupazione abusiva di un asilo a Palermo!


Qualche giorno fa Muovi Palermo si è recato nella VI circoscrizione, nel quartiere Borgo Nuovo per raccontarvi una delle tante storie di "mala-amministrazione" di cui la nostra città è da tempo testimone.

In via San Paolo, dietro l'omonima Chiesa, sorge un edificio che doveva ospitare secondo progetto un asilo.

I lavori sono stati completati negli anni ’90, da allora è stato lasciato in balìa del tempo e dei vandali. Ristrutturato e inaugurato nel 2006 è stato poi dimenticato.Sono stati spesi migliaia di euro, inutilmente. Nel 2009 è stato vandalizzato e in seguito derubato di tutto il materiale e l’arredo scolastico. Un fatto di per se grave ma lo è soprattutto se si verifica in un quartiere considerato a “rischio” e in una città in cui mancano i posti negli asili. L’asilo è stato ceduto poi al Patrimonio che, come ci ha spiegato l’assessore alla Pubblica Istruzione Francesca Grisafi, sta predisponendo un bando per affidare la struttura a privati. Crediamo che già questo sia scandaloso. Una struttura che dovrebbe essere messa a disposizione della città e pagata dai contribuenti verrà invece gestita da privati che chiederanno quindi il pagamento di una retta mensile alle famiglie".

In realtà la struttura è da tempo occupata abusivamente da 4 famiglie sloggiate da via Roccazzo che "sono in possesso del certificato di residenza rilasciato dal Comune di Palermo". Non è uno scherzo, hanno davvero il certificato di residenza!

Uno degli abitanti ha mostrato alle nostre telecamere il certificato di residenza, rilasciato mesi fa dal Settore servizi demografici del Comune d Palermo e le tessere elettorali che sono arrivate per ognuno di loro. Ci chiediamo come sia possibile una cosa del genere. Come può l’ufficio Servizi demografici rilasciare un certificato di residenza a chi occupa abusivamente un asilo, “legalizzando” così la loro posizione? Come mai non sono stati effettuati controlli? In base a cosa è stato rilasciato questo certificato? Crediamo che questo sia un fatto gravissimo e che qualcuno dovrà risponderne. Muovi Palermo si è sempre dimostrato è solidale con chi vive in una situazione di disagio perché senza una casa, ma non è accettabile che un asilo venga occupato abusivamente invece di rendere un servizio fondamentale a decine di bambini di Borgo Nuovo e ai genitori. Ma soprattutto non possiamo accettare che chi lo occupa abusivamente abbia un certificato del Comune che attesti la loro residenza in quella struttura!

In una realtà disagiata come quella di Borgo Nuovo è davvero un insulto a tutte quelle persone che vivono ogni giorno i disagi dovuti dalla mancanza di servizi.

Vi terremo aggiornati.

http://www.muovipalermo.com/index.php?option=com_content&view=article&id=150:il-comune-qlegalizzaq-loccupazione-abusiva-di-un-asilo-a-palermo&catid=40:cittadinanza-attiva&Itemid=70


Chiacchiere e digestivo.


Alla Sapienza gli studenti protestano sui tetti. Si preparano al mondo del lavoro.

“Qui ci scappa il morto” ha commentato Schifani con cauto ottimismo.

Anche Bersani sul tetto con gli studenti. Un’occasione unica.

Gli studenti assediano il Senato al grido di “Dimissioni” e“Vergogna”. I senatori lamentano l’incomprensibilità del gergo giovanile.

La riforma universitaria è stata contestata con un fitto lancio di uova. Ma la Gelmini è nata prima.

Gli studenti hanno scelto la fine del mese per protestare. I poliziotti sono più deboli se a digiuno.

Alcuni dei contestatori hanno tentato di entrare a palazzo Grazioli. Non sapevano che apre solo la sera.

I manifestanti sono entrati in Senato incappucciati. Confondendosi coi senatori.

Gli studenti hanno occupato il Colosseo, la Mole e la torre di Pisa. Non hanno ottenuto un cazzo, ma ora sono famosissimi in Giappone.

(I manifestanti vogliono attirare l’attenzione del governo occupando simboli culturali. Questa cosa non ha senso)

L’industriale Giuliani malmena Emilio Fede. A questo punto superflue le primarie del Pd.

Giuliani picchia Emilio Fede al ristorante. Prendo quello che ha preso lui.

Emilio Fede è stato colpito più volte. Poi gli hanno fatto annusare la sua pipì.

L’aggressore di Fede è il proprietario dell’Amaro Giuliani. L’ennesimo imprenditore che si è sporcato le mani.

Emilio Fede ha ricevuto due pugni in testa. Ma per funzionare avrebbero dovuto essere dispari.

(Berlusconi, Belpietro, Capezzone e adesso Fede. Se ho capito lo schema, il prossimo bersaglio è Uan)

Fede ha detto che l’aggressore è “un amico di amici”. E allora ti è andata bene.

La Gelmini si distrae e vota contro la sua riforma. Anche D’Alema si distrae e vota col Pd.

Il Papa: “È lecito usare il preservativo con una prostituta”. E tra l’altro risparmi.

(Ratzinger riconosce l’uso del preservativo nella prostituzione. È il suo modo di darti della troia)

Pierluigi Bersani pubblica online i suoi voti. Mai più presi così tanti.

Bersani prese il massimo dei voti in storia del cristianesimo. Neanche il suo regno è di questo mondo.

Padre Pio appare sul parabrezza di un’auto. Che ora ha due gomme bucate.

Guerra tra Corea del Nord e Corea del Sud. Si consiglia l’uscita Corea Ovest.

http://www.spinoza.it/2010/11/26/chiacchiere-e-digestivo/



Quei miliardi al vento


A Report la grande truffa dell'importazione dell'energia verde. Le garanzie fornite dai venditori esteri non danno sicurezza sulla provenienza

È un meccanismo complicato, ma si può riassumere così: comprare un certificato verde costa a un’azienda italiana molto di più che importare dall’estero energia dichiarata pulita, anche se non c’è alcuna vera garanzia che sia davvero tale, come ammette il sottosegretario Stefano Saglia. Conseguenza per il contribuente italiano: lo Stato si è impegnato a comprare tutti i certificati verdi invenduti, per garantire un sostegno al nascente business dell’energia pulita. E questo (come spiega Milena Gabanelli nella puntata di Report in onda stasera su Raitre) nel 2009 è costato alle casse pubbliche un miliardo di euro. Che pagano tutti gli italiani in bolletta.
C’è fame di energie rinnovabili in Italia. Nella puntata di
Report in onda stasera su Rai3, Giovanni Buttitta, direttore delle relazioni esterne di Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, conta e riconta le richieste per allacciare i nuovi impianti: “Un numero molto alto: 120 mila megawatt”. Il doppio del fabbisogno annuale dell’Italia. Perché spuntano panelli fotovoltaici ovunque e pale eoliche giganti sostituiscono alberi in montagna e coprono la terra rossa in riva al mare?

L’inchiesta di Alberto Nerazzini racconta il vero business che si nasconde dietro le richieste ambientaliste dell’Europa: entro il 2020 l’Italia deve abbattere le emissioni di anidride carbonica e consumare il 17 per cento dell’energia da fonti rinnovabili. I cittadini, in gran parte a loro insaputa, contribuiscono a una rivoluzione verde pagando in bolletta 3,2 miliardi di euro l’anno. Nerazzini si occupa anche di Green Power, società di Enel appena sbarcata in Borsa. L’azienda non si affida solo al boom dell’economia verde, ma anche al regime fiscale degli Stati Uniti: oltre 60 società di proprietà di Green Power hanno sede a Wilmington, nel Delaware, Stati Uniti. Come mai? L’amministratore delegato, Francesco Starace, spiega a Report senza imbarazzo: “Perché lì, in America, noi abbiamo una società che si chiama Enel North America, residente nel Delaware, che all’interno degli Usa ha un regime fiscale positivo. È un modo per generare meno tasse”. Commenta Nerazzini: “Tutto legittimo. E sappiamo quanto sia difficile restare competitivi sul mercato internazionale. Ma visto che Enel è ancora una società controllata dal Ministero del Tesoro, che ne possiede più del 30 per cento, uno si domanda quale sia la percentuale di tasse che Enel sta evitando di scaricare sul fisco italiano”.

L’altro punto su cui si concentra
Report è il traffico di energia rinnovabile importata dall’estero dai produttori di energia sporca (gas, petrolio) che sono tenuti a ripulirsi, comprando “certificati verdi” da chi produce usando fonti rinnovabili (un complicato sistema per trasferire soldi da chi inquina a chi è più “verde”). Il 31,6 per cento di tutta l’energia elettrica consumata in Italia proviene da fonti rinnovabili, cioè da centrali idroelettriche, biomasse, geotermia, eolico e solare. Questo dato è lo stesso che è comunicato ai consumatori: compare nella tabella del mix energetico che da maggio scorso le aziende fornitrici di elettricità, come l’Enel, devono pubblicare sui loro siti e sulle bollette. Un dato che sembra descrivere un’Italia sulla buona strada nel raggiungimento dell’obiettivo concordato con l’Europa per il 2020. Peccato però che la quantità di energia (32mila gigawatt) importata che il Gse (Gestore Servizi Energetici) considera verde possa essere computato dall’Italia come energia da fonte rinnovabile per il raggiungimento degli obiettivi europei del 2020. “Le garanzie d’origine non sono sufficienti per il conteggio del target italiano”, ammette Gerardo Montanino, direttore operativo di Gse.

La direttiva europea che stabilisce gli obiettivi del 2020 prevede infatti che uno Paese possa conteggiare l’energia verde importata solo se c’è uno specifico accordo con il Paese esportatore. Questi accordi per il momento non ci sono e quindi l’energia verde di cui parla il Gse, ai fini degli obiettivi del 2020, conta zero. E questo per i prossimi sei anni, visto che secondo il Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili, stilato dal ministero dello Sviluppo economico, i primi giga verdi d’importazione saranno computabili come consumati in Italia solo nel 2016: dei 9mila Gwh previsti, 6mila arriveranno dal Montenegro. Sempre che venga realizzato un cavo di interconnessione attraverso l’Adriatico. Insomma per gli obiettivi del 2020 le garanzie d’origine non contano nulla. E ora sembra avere dubbi sulla loro reale utilità anche il sottosegretario del ministero dello Sviluppo economico Stefano Saglia, che a
Report dice: “Importiamo energia ed è quasi tutta con certificato di garanzia da fonte rinnovabile, ma invece non lo è”. Perché, quindi ci si affida tanto all’estero? Come sempre è questione di soldi.

Di Luigi Franco
e Carlo Tecce


Da
il Fatto quotidiano del 28 novembre 2010



"Berlusconi debole, vanesio e inetto. E' il portavoce di Putin in Europa"


On-line le prime informazioni dai documenti diffusi da Julien Assange ai giornali americani e europei. Molte le informazioni sensibili sui rapporti tra Usa e Stati esteri

Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha chiesto all’inizio di quest’anno alle ambasciate americane a Roma e Mosca informazioni su eventuali “investimenti personali” dei premier Silvio Berlusconi e Vladimir Putin che possano condizionare le politiche estere o economiche dei rispettivi paesi. E’ quanto si legge in un documento riservato anticipato dal sito Wikileaks e pubblicato dal settimanale tedesco Der Spiegel che ha pubblicato, insieme a New York Times, Guardian, Le Monde e El Paìs le anticipazioni di Wikileaks. Il premier italiano e l’omologo russo sono al centro di alcuni dei 3.012 rapporti diplomatici inviati dalle sedi diplomatiche italiane verso gli Usa. Altri riguardano i contatti tra Franco Frattini e il segretario alla difesaRobert Gates (leggi la nostra sintesi).

Il New York Times riporta altre notizie sui rapporti tra Putin e Berlusconi. Parlano dei “regali sontuosi”, dei vantaggiosi contratti energetici e di un “misterioso” intermediario russo-italiano. I diplomatici scrivono che Berlusconi “sembra sempre più il portavoce di Putin” in Europa e che mentre Putin può godere di una supremazia su tutte le figure pubbliche in Russia, Berlusconi è ostacolato da ingestibile burocrazia che spesso ignora i suoi editti.

Una cosa che li accomuna è lo stile autoritario e machista, che permette a Putin di relazionarsi perfettamente con il premier italiano. Questo rapporto provoca negli statunitensi una profonda diffidenza, scrive il quotidiano spagnolo
El Paìs. Ma di Berlusconi sia il giornale madrileno sia il settimanale tedesco, nella sua copertina uscita in anticipo, mettono in evidenza “le feste selvagge”. E’ “irresponsabile, vanesio e inefficace, come un leader europeo moderno”, dice Elizabeth Dibble, agente diplomatico americano a Roma di Berlusconi. Un altro rapporto dalla Capitale segnala la debolezza “fisica e polica” di un leader la cui “inclinazione per le feste notturne e frequenti significa che non si riposa abbastanza”. Lo riporta il Guardian.

Queste e altre critiche degli Usa a importanti leader mondiali sono quindi i contenuti dei 260 mila documenti diplomatici resi pubblici dal sito di Julian Assange, un sito a cui molte persone non riescono ad accedere. “Siamo sotto attacco”, dicono i gestori su
Twitter.

Nella copertina del settimanale tedesco compare la grossa scritta, ’Enthullt’ (Rivelato), e il sottotitolo: “Come l’America vede il mondo, il rapporto segreto del Dipartimento di Stato americano” e 12 foto di personaggi illustri. Tra questi, solo per citarne alcuni, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, con la didascalia “questo è Hitler”, il colonnello Muammar Gheddafi (“procaci biondine come infermiere”), il presidente afghano Karzai (“spinto dalla paranoia”), il presidente francese Nicolas Sarkozy (’imperatore senza vestiti’) e ultimo in fondo a destra, il premier italiano.

Il giornale
Mail on Sunday scrive che il presidente sudafricano accusò il presidente Usa George Bush di essere razzista perché, ai tempi dell’invasione dell’Iraq, ignorò le richieste dell’Onu percheKofi Annan era di colore. Secondo il Sunday Times invece ci sarebbero rivelazioni esplosive per le relazioni di Usa e Gran Bretagna con opinioni negative date da Washinghton sui governi di Blair, Brown e dello stesso Cameron. Una ’gelata’ si attende anche per i rapporti di Usa e Russia.
Secondo il
Kommersant infatti ci sarebbero palesi critiche degli Usa ai leader russi nonché le registrazioni di colloqui tra diplomatici americani e russi. Non dovrebbe invece esserci nulla di compromettente per i rapporti tra Usa e Israele. Il premier Benjamin Netanyahu ha fatto oggi sapere di essere stato contattato dal governo Usa in merito ai file Wikileaks da cui non dovrebbero emergere elementi di polemica.

I giornali che hanno avuto le esclusive

The New York Times
The Guardian
Der Spiegel
Le Monde

El Paìs