domenica 16 gennaio 2011

B. sapeva che Ruby era minorenne. - di Gianni Barbacetto


Tra le prove chiave una telefonata del premier a Nicole Minetti in cui dice che nessuno può dimostrare che la ragazza non aveva ancora compiuto diciotto anni

Tra le “prove evidenti” che la Procura di Milanoha squadernato per chiedere il giudizio immediato di Silvio Berlusconi, c’è una telefonata intercettata: tra Nicole Minetti e il presidente del Consiglio.

È l’estate 2010 e le indagini sul caso della ragazza marocchina Karima el Mahroug detta Rubystanno decollando. Il procuratore aggiunto che ha preso in mano le carte sulla minorenne, Pietro Forno, va a interrogarla a Genova, nella comunità protetta in cui vive, pur non rinunciando a molte serate “libere”. Ruby è una ragazza irrequieta, al tempo stesso spavalda e fragile. Dopo i suoi contatti ravvicinati con il presidente del Consiglio, è seguita a distanza da alcune persone. Da Nicole Minetti, la soubrette di Colorado Cafè diventata così intima di Silvio da essere stata imposta nelle liste elettorali, con elezione assicurata, nel listino del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Dall’impresario Lele Mora, che assieme al direttore del Tg4 Emilio Fede l’ha catapultata nel “giro” del presidente, facendola arrivare fino ad Arcore. Dall’avvocato Luca Giuliante, fedelissimo del presidente della Provincia di Milano Guido Podestà, tesoriere lombardo del Pdl e legale di Lele Mora nelle questioni tributarie.

Nicole Minetti ha già dovuto farsi carico di Ruby, correndo in questura la fatidica notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, a chiedere che le fosse affidata la minorenne, indicata ai funzionari, da una telefonata molto autorevole, come “la nipote del presidente egiziano Mubarak”. Bene, Minetti qualche mese dopo è al telefono proprio con Silvio Berlusconi e, fedele al suo mandato, lo informa di un nuovo pericolo: Ruby è stata interrogata a Genova da un magistrato arrivato da Milano (è l’aggiunto Pietro Forno). Il presidente del Consiglio le risponde e le dice che non è allarmato, che non c’è da preoccuparsi. “Non importa, tanto non potranno mai dimostrare che io sapevo che è minorenne”. Così dice il presidente. Peccato che la sua voce rimanga registrata nei file degli investigatori della Procura di Milano. Certo: il presidente del Consiglio non può essere intercettato. Ma a essere controllati erano i telefoni di Nicole Minetti. E parlando con lei, Berlusconi offre incautamente agli investigatori la prova che, invece, sapeva: sapeva che Ruby Rubacuori, più volte ospite ad Arcore nelle nottate del Bunga bunga, non aveva ancora compiuto i 18 anni.

Le certezze di Boccassini e Forno
Eccole, dunque, le “prove evidenti” che i pm Ilda Boccassini, Pietro Forno, Antonio Sangermano e il procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati ritengono di aver già raccolto, tanto da chiedere il giudizio immediato per Berlusconi, saltando l’udienza preliminare. Nella telefonata ha ammesso di sapere che era minorenne. Le presenze di Ruby ad Arcore in almeno sei occasioni (il 14 febbraio, San Valentino; il 24, 25 e 26 aprile, festa della Liberazione; il 1 maggio, festa del Lavoro; il 4 e il 5 aprile, Pasqua e Pasquetta) sono provate inconfutabilmente dalla presenza del cellulare della ragazza nella “cella” di Arcore.

Per far scattare l’accusa di prostituzione minorile, nell’unico caso in cui il codice punisce (con una pena da 6 mesi a 3 anni) il cliente di una prostituta, e cioè quando questa ha un’età compresa tra i 14 e i 18 anni, resta da provare che Ruby ad Arcore non abbia parlato di filosofia, ma abbia avuto rapporti sessuali con il padrone di casa. Per questo ci sono i racconti delle molte ragazze presenti, che hanno parlato del Bunga bunga nelle intercettazioni e negli interrogatori. Ci sono anche le immagini riprese con i telefonini dalle protagoniste? La procura smentisce e il procuratore Bruti Liberati allarga le braccia e sospira: “Permettetemi che queste prove me le tenga per me”.

Ci sono, comunque, anche i pagamenti: buste con centinaia, migliaia di euro, approntate daSalvatore Spinelli, l’uomo-portafoglio di Silvio Berlusconi. Troppi per premiare innocenti serate organizzate per assicurare il riposo del guerriero. E a cui si aggiungono anche gli affitti pagati nella casa residence di via Olgettina, a un passo dall’ospedale San Raffaele: una vera tana delle ragazze a disposizione del presidente. Ruby continua a smentire: “Non ho mai fatto sesso con il premier”, ha dichiarato ieri a Sky Tg24. “Silvio mi ha dato soldi perché aveva saputo della mia situazione difficile”. Ma nelle perquisizioni dei giorni scorsi alle ragazze sono stati trovati migliaia di euro, tutti in banconote da 500, e anche una busta con su scritto “Silvio”.

Nel decreto di perquisizione degli uffici di Spinelli, la Procura di Milano spiega che Minetti, Fede e Mora, “in concorso con ulteriori soggetti”, hanno “continuativamente svolto un’attività di induzione e favoreggiamento della prostituzione di soggetti maggiorenni e della minore El Mahroug Karima, individuando, selezionando, accompagnando un rilevante numero di giovani donne, che si sono prostituite con Silvio Berlusconi, presso le sue residenze, dietro pagamento di corrispettivo in denaro da parte di quest’ultimo, nonché gestendo e intermediando il sistema di retribuzione delle suddette ragazze a fronte dell’attività di prostituzione svolta”. La prosa è cruda, ma chiara.

Il plico nei Palazzi della politica romana
Tutto il resto, tutto il malloppone delle “prove evidenti” che condurranno Silvio Berlusconi diritto al giudizio immediato per prostituzione minorile e per concussione (per le pressioni esercitate nelle notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 sui funzionari della Questura di Milano, affinché rilasciassero Ruby), sta nell’invito a comparire spedito al presidente del Consiglio e nelle 300 pagine mandate alla Camera per rinnovare la richiesta di perquisizione degli uffici di Spinelli, considerati “pertinenza della segreteria politica dell’onorevole Silvio Berlusconi”.

Sarà la Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera a decidere. Intanto il plico è arrivato a Montecitorio ed è stato chiuso in cassaforte. Lo ha comunicato il presidente della Giunta,Pierluigi Castagnetti: “È arrivato alla Camera, ma non è stato aperto. Io mi trovo in Sicilia e ho anticipato il mio rientro a Roma da martedì a lunedì proprio per questo”. Anticipata di due giorni la riunione dell’organismo, che era prevista, su tutt’altro argomento, per mercoledì. “Visto che i pm hanno chiesto il giudizio immediato”, commenta Castagnetti, “si può immaginare che i magistrati ritengano di disporre già di prove sufficienti. Dunque la nostra decisione potrebbe non rivelarsi decisiva ai fini processuali”. Ma intanto il materiale che, secondo la Procura di Milano, incastra Berlusconi è approdato nei Palazzi della politica romana.

Dal Fatto Quotidiano del 16 gennaio 2010




sabato 15 gennaio 2011

E adesso che succede a B.? - di Paolo Biondani.

Dopo la "bocciatura parziale" della Corte, ripartono i tre processi al premier. Ma le possibilità che si riesca ad arrivare a una sentenza definitiva sono bassissime. Al massimo rischia una condanna in primo grado

(13 gennaio 2011)
Via libera ai processi. Fino alla prescrizione. Tecnicamente si tratta in parte di una bocciatura (incostituzionalità parziale) e in parte di una riscrittura (sentenza interpretativa) della legge Alfano, ma in pratica il verdetto di oggi è chiarissimo: Silvio Berlusconi ha perso anche il nuovo scudo anti-processi.

Dopo la decisione della Corte Costituzionale, infatti, Silvio Berlusconi resta imputato a Milano in tre giudizi: corruzione del testimone David Mills, appropriazione indebita e frode fiscale nell'acquisto dei diritti tv di Mediaset, altre frodi fiscali con la società Mediatrade. Il premier potrà continuare a chiedere di rinviare la singola udienza, sia per i motivi validi per i normali cittadini (ad esempio una malattia seria), sia per comprovate ragioni istituzionali, come un consiglio dei ministri o un vertice internazionale: la novità è che, dopo il verdetto di oggi, i giudici del tribunale riacquistano la possibilità di controllare e valutare, come succede in tutti gli altri processi, se la giustificazione presentata dall'imputato rappresenti davvero un «assoluto impedimento» a comparire in tribunale.

In particolare il capo del governo non può più "auto-certificare" il proprio impedimento e far così saltare automaticamente il processo addirittura per sei mesi (come prevedevano i commi di legge ora dichiarati incostituzionali) ,ma deve convincere i giudici che è davvero necessario rinviare l'udienza. Tenendo conto dell'andamento passato dei processi a Berlusconi, è prevedibile che in ciascuna delle prossime udienze si apriranno nuovi scontri tra accusa e difesa, con ampio spiegamento di eccezioni, cavilli, ordinanze e ricorsi.

Dei tre processi in corso a Milano, il più preoccupante per Berlusconi è il dibattimento di primo grado che lo vede accusato di aver corrotto, con una tangente di almeno 600 mila dollari, il testimone David Mills, l'avvocato inglese che creò le società offshore dove finivano i fondi neri della Fininvest (oltre un miliardo di euro, come documentano le sentenze definitive). Condannato in primo e secondo grado, Mills è stato salvato in Cassazione dalla legge berlusconiana (la ex Cirielli del 2005) che ha dimezzato i tempi della prescrizione, cioè il termine massimo di punibilità del reato: la stessa Suprema Corte, nelle motivazioni, ha però riconfermato la colpevolezza di Mills.

Il processo a Berlusconi, per la stessa presunta corruzione, era stato sospeso dal lodo Alfano, poi dichiarato incostituzionale. Di conseguenza, si era fermata anche la prescrizione, che comunque è solo rinviata: tra circa un anno scatterà anche per il premier. Per arrivare a una condanna definitiva, quindi, bisognerebbe che nei prossimi dodici mesi si concludessero tutti e tre i gradi di giudizio: è molto difficile che questo accada. Il vero interrogativo è se i giudici riusciranno, prima della prescrizione, ad emettere almeno la sentenza di primo grado.

La prescrizione incombe anche sugli altri due processi: per le presunte frodi fiscali di Mediaset, non si ancora chiuso il dibattimento di primo grado, che era partito nel 2006; mentre l'affare Mediatrade è ancora fermo all'udienza preliminare.

A favore della prescrizione gioca anche la regola che impone di far ripartire da zero l'intero processo in caso di cambiamento (o trasferimento) anche di un solo giudice. Per la corruzione di Mills, il problema riguarda solo uno dei tre giudici, che è stato trasferito in appello, ma potrebbe essere autorizzato a concludere quel processo. Nel caso dei diritti tv Mediaset, invece, è a rischio l'intero collegio. E anche in questo caso, entro la fine del prossimo anno sarebbe comunque tutto prescritto.

Il rischio di una condanna definitiva di Berlusconi resta dunque molto basso. Ma le tre leggi salva-premier, benché dichiarate tutte incostituzionali (prima il lodo Schifani, poi la legge Alfano e ora il legittimo impedimento) hanno comunque raggiunto il risultato politico di evitare a Berlusconi, almeno per ora, una condanna anche solo di primo grado.

La legge bocciata oggi dalla Corte costituzionale (numero 51 del 2010) era peraltro una cosiddetta «legge ponte», destinata a restare in vigore solo per 18 mesi: a conti fatti, avrebbe comunque perso efficacia nell'ottobre prossimo. Entro quella data, il Parlamento dovrebbe varare un nuovo scudo processuale, ma questa volta con una legge costituzionale, che richiede una maggioranza molto solida, procedure più rigorose e tempi più lunghi.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/e-adesso-che-succede-a-b/2142240/8

Ruby "pedinata" dal cellulare.



Ma la svolta definitiva sarebbe arrivata dalle testimonianze di altre ragazze

PAOLO COLONNELLO


«Attività tecnicamente complesse». Dietro questa frasetta, che campeggia in fondo allo scarno comunicato diramato ieri mattina dalla Procura «al fine di una puntuale informazione e nel rispetto del principio costituzionale di non colpevolezza», si cela il vero asso nella manica della Procura per chiudere la partita nelle indagini su Berlusconi. O almeno così ritengono gli investigatori. Si tratta della ricerca pignola e a ritroso, dei viaggi compiuti da Karima El Mahourug, in arte Ruby Rubacuori, nella villa di Arcore, tracciati dall’aggancio delle celle telefoniche.

Una ricostruzione minuziosa degli spostamenti della ragazza che dimostrerebbe la permanenza, giorno e notte, nella villa e nelle camere private del premier. In almeno 6 occasioni. Ma nelle carte inviate ai difensori del premier e da ieri sera anche alla presidenza della Camera per chiedere l’autorizzazione a procedere con la perquisizione negli uffici di Giuseppe Spinelli - «il ragioniere di Arcore», ovvero l’uomo che secondo i racconti di Ruby e di altre ragazze s’incaricava di pagare le loro prestazioni ai festini del Cavaliere -, ci sarebbero testimonianze di «decine d’incontri».

In Procura smentiscono che a costituire «l’evidenza della prova», sia l’esistenza d’immagini imbarazzanti, filmate e fotografate con i cellulari (ma non quello di Ruby, che non è mai stato nemmeno sequestrato) durante le feste di Arcore. Quelle esistono (e ieri sembra ne siano state trovate altre sul pc di Ruby relative a feste in Sardegna a villa Certosa), ma non costituiscono l’aspetto principale dell’accusa.

A corroborare i fatti contestati, ci sono infatti soprattutto le testimonianze delle altre "giovani donne" che venivano invitate ai party del Cavaliere, oltre i tracciati telefonici che ampliano i racconti «omissivi» della stessa Ruby e dimostrano che oltre il primo incontro del 14 febbraio scorso con Emilio Fede come accompagnatore, ce ne furono ben altri e ben più intensi. Il più lungo è quello avvenuto durante il ponte della Liberazione: tre giorni, dal 24 al 26 aprile, durante i quali Berlusconi svolse in parte la sua attività istituzionale, con una cena "informale" ad Arcore alla quale invitò Putin, proprio mentre Ruby si trovava in villa.

Nei 4 verbali di Ruby, interrogata in Procura dopo la segnalazione del tribunale dei minori circa le strane modalità del suo rilascio dalla Questura il 2, il 6 e il 22 luglio, nonchè il 3 agosto scorsi, la ragazza spiegò abbastanza bene il contesto delle allegre serate di Arcore, raccontando di bagni di gruppo in piscina e di ragazze nude, riservando per sè il ruolo di ancella piccante ma non "partecipativa". Ma in realtà, la ricostruzione dei pagamenti effettuati alla stessa Ruby, raccontano ben altro e non certo l’elargizione di aiuti economici «a una ragazza in difficoltà».

I cui segreti sarebbero rimasti forse celati in un certo giro di prostituzione milanese, gestita secondo le accuse da Lele Mora con le selezioni di Emilio Fede, se proprio Berlusconi, facendo valere il suo peso di Presidente del Consiglio, non avesse telefonato da Parigi in Questura quella sera di maggio per ottenere il rilascio di Ruby-Karima, fermata per furto, senza che la ragazza venisse identificata compiutamente e soprattutto fosse affidata a una comunità di minori.

Avvisato da una prostituta brasiliana, Berlusconi fece in modo che Ruby venisse presa in consegna da Nicole Minetti, che nelle carte è indicata come la donna che avrebbe gestito diverse escort per il Presidente, la quale a sua volta la riconsegnò alla brasiliana. Il punto però è capire se Berlusconi sapesse o no se Ruby, il cui aspetto poteva trarre sicuramente in inganno, fosse minorenne.
E qui interviene una prova logica: perchè telefonando in Questura, spacciando Ruby per «la nipote di Mubarak» e invitando i funzionari ad "affidarla" «a una consigliera della Presidenza», il premier dimostrò di sapere che la ragazza non era ancora maggiorenne.


http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/384434/



Ruby, B. indagato per prostituzione minorile Nel pc della ragazza trovati video e foto.

A Silvio Berlusconi, indagato dal 21 dicembre 2010 nell’ambito dell’inchiesta sul caso Ruby, è stato notificato oggi un invito a comparire dalla procura di Milano. In questura sono in corso gli interrogatori della giovane marocchina e di numerose altre escort

Dopo quattro mesi d’indagini, decine di interrogatori e un intenso lavoro sui tabulati telefonici, la procura di Milano è convinta di poter dimostrare che Ruby ha avuto più volte rapporti sessuali con il presidente del Consiglio. Incontri a pagamento avvenuti quando la ragazza era ancora minorenne. Berlusconi ha sempre negato di aver conosciuto l’esatta età di Ruby, ma almeno un particolare lo smentisce. Il 27 maggio, quando telefonò in Questura per chiedere la liberazione della giovane marocchina ordinò che fosse affidata a Nicole Minetti, ex valletta di Mediaset “promossa” consigliera regionale in Lombardia. Secondo gli investigatori era proprio lei a coordinare il vorticoso giro di ragazze a pagamento e prostitute che frequentavano Arcore. Per questo adesso la Minetti è sotto inchiesta per sfruttamento e induzione della prostituzione di minorenni e maggiorenni. Assieme a lei è stato notificato un avviso di garanzia per gli stessi reati anche a Lele Mora ed Emilio Fede.

Tra il materiale acquisito dagli inquirenti figurano anche foto digitali e video di alcune feste in Sardegna trovate nel computer di Ruby sequestrato il 28 ottobre scorso nella comunità-alloggio di sant’Ilario (Genova) dove viveva l’allora minorenne Kharima el Marhoug, alias Ruby Rubacuori.
A Berlusconi, indagato dal 21 dicembre 2010 per sfruttamento della prostituzione minorile e concussione, è stato notificato un invito a comparire, mentre, per tutta la mattina, sono state eseguite a Milano perquisizioni in uffici, in Regione e in abitazioni di escort. Gli agenti si sono anche presentati nella comunità in provincia di Genova dove risiede Ruby per effettuare un’altra perquisizione. Secondo i pm Ilda Bocassini, Antonio Sangermano e Piero Forno il primo incontro fra B e la ragazza marocchina risalirebbe al 14 febbraio, quando il premier avrebbe regalato a Ruby un vestito. La convinzione emerge dalle indagini che si sono basate principalmente sullo studio dei tabulati telefonici.

In questura sono in corso gli interrogatori della giovane marocchina e di numerose altre ragazze coinvolte nel giro di prostituzione. La polizia si è anche presentata negli uffici di Giuseppe Spinelli, amministratore dell’immobiliare Idra e della holding Dolcedrago, indagato con il premier nei processi relativi a Medusa film e villa Macherio. Ma agli agenti di polizia è stato opposto il divieto di entrare perché l’ufficio sarebbe di pertinenza della segreteria politica dell’onorevole Berlusconi.

Spinelli è tradizionalmente l’uomo che maneggia i milioni di euro in contante utilizzati da Berlusconi per la gestione delle sue ville. Le residenze di Emilio Fede e Lele Mora non sono state perquisite. Mentre si è da poco conclusa la perquisizione nell’abitazione privata della Minetti.

Una nota del procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati precisa che i reati sarebbero stati commessi ad Arcore dal febbraio al maggio 2010. La parte offesa è Karima el Mahroug, meglio nota come Ruby Rubacuori. Secondo le indagini sarebbe stata proprio la Minetti a indurre la giovane marocchina alla prostituzione nel periodo compreso fra febbraio e maggio 2010. Lo stesso per cui il premier è indagato per avere avuto rapporti con la minorenne.

Quel giorno Ruby venne condotta negli uffici della questura in seguito alla segnalazione di un furto, di cui una sua amica l’aveva accusata. Il pm minorile Fiorillo aveva disposto che la giovane venisse collocata in una comunità.

Secondo i pm la telefonata che il premier fece la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 alla questura di Milano per far rilasciare la 17enne in affidamento al consigliere regionale Nicole Minetti, è stata fatta per scongiurare che emergessero i retroscena delle feste nella sua residenza ad Arcore. Secondo l’accusa il presidente del Consiglio avrebbe abusato del proprio ruolo di primo ministro per occultare la presenza di una prostituta minorenne, di cui è stato cliente, durante diversi week-end a villa San Martino. Il consigliere regionale del Pdl, Nicole Minetti, è indagata per favoreggiamento della prostituzione adulta e minorile.

Contattato telefonicamente dall’Ansa, Emilio Fede sostiene di essere all’oscuro dell’indagine. “Lo apprendo dai giornali, non so nulla. Non ho ricevuto nessun atto formale da parte dei magistrati, nè ho subito alcuna perquisizione”.



Il Marchionne del Grillo


venerdì 14 gennaio 2011

E il sondaggio anti premier scompare…


Qualcuno spieghi alla redazione di Libero che esiste una cosa chiamata screenshot, per cui a far sparire i sondaggi perché i risultati sono decisamente sfavorevoli al Presidente del Consiglio si fa solo una pessima figura. Più di quanto non siano normalmente abituati da quelle parti, intendo.
Che poi i sondaggi si dovrebbero fare con un campione accuratamente selezionato, per cui questi che si fanno in rete sono prove tecniche di plebiscito 2.0; ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.

(si ringrazia il solerte Paolo Agnelli per l’immagine)

http://matteoplatone.wordpress.com/2011/01/14/e-il-sondaggio-anti-premier-scompare/


Bellissima lettera aperta di un operaio-poeta contro Piero Fassino sull’accordo Mirafiori.


Mussolini era un ex socialista. I suoi seguaci si chiamavano fascisti. Fassino era un ex comunista. I suoi seguaci si chiamano fasscinisti.

Mussolini faceva sparare ai dirigenti della CGIL. Bruciava le Camere del Lavoro della CGIL. Mussolini non lavorava.

Fassino dice di volere votare SI a Mirafiori. Fassino vuole sparare alla FIOM. Fassino non lavora in fabbrica. Fassino non lavora. Fassino non ha mai lavorato.

Fassino però è ricco. Anche Marchionne non ha mai lavorato. Marchionne però è ricco. D’ Alema dice le cose che dice Fassino. D’ Alema non ha mai lavorato. D’ Alema però è ricco.

Io non dico le cose che dice Fassino. D’ Alema . Marchionne. Chiamparino. Fioroni. Ichino. Letta. Marini. Veltroni. Bersani. Io lavoro da un terzo di secolo. Io però non sono ricco.

Io non sono un ex comunista. Io forse sono sempre stato comunista. Io devo avere sbagliato qualcosa. Nella mia vita. Io non sono una persona intelligente. Io non sono una persona ingegnosa. Io non sono una persona arguta.

Io sono nato che mi hanno fatto così. Io sono una persona che non capisce delle cose. Se lavoro a Mirafiori non posso scioperare. Non posso ammalarmi. Non posso fare pause alla catena. Non posso iscrivermi al sindacato.

Io allora non sono un fasscinista. Io non sono un fascista. Ecco perché non sono ricco. Ecco perché voterò NO.

Ma non capisco perché Mussolini e Fassino e D’ Alema e Marchionne, e Chiamparino e Fioroni e Ichino e Letta e Marini e Veltroni e Bersani ce l’ hanno con quelle persone come me.

Io dico che un giorno Fassino e Mussolini e Marchionne e D’ Alema, e gli altri si ritroveranno all’ inferno di Dante. Non Dante il mio amico. All’ inferno ci vanno le persone cattive.

...Mirafiori. La loro Gomorra del Nord. La loro Fontamara. Sono cani. Come i cani delle guardie del principe. Poi nulla. Poi i cafoni. Poi nulla ancora.

Io morirò forse alla catena. Per fare ricco Fassino, Mussolini, Marchionne, D’ Alema. E gli altri. Io morirò forse mentre sciopero.

Per i miei diritti. Io morirò forse per un incidente sul lavoro di notte. Mentre la Camusso sta a casa a dormire. Ma io sono un tornitore. So costruire. So tornire. Una canna di fucile.

Io forse costruirò tanti fucili. E saranno tanti fucili. Io tornirò canne di pistole. Perchè io faccio il tornitore. Io sono poco intelligente.

Ma io non morirò invano.

1 gennaio 2011
Giuliano Bugani
operaio, giornalista, poeta.