Azione congiunta delle questure di Palermo e di Lodi: sequestrate dieci cooperative dedite allo smaltimento rifiuti con sede legale nel capoluogo siciliano ma operanti in provincia di Lodi e Cremona. Le società sarebbero riconducibili a Luigi Abbate, uomo d'onore pluripregiudicato del mandamento di Porta Nuova, detto "Ginu u mitra".
In diversi comuni del Nord Italia, specialmente nelle provincie di Lodi e Cremona, la gestione dei rifiuti era nelle mani di Cosa Nostra. E’ quello che si ricava dall’operazione Città pulite, che ha portato al sequestro di diversi beni riconducibili a Luigi Abbate -detto Ginu u Mitra per l'abilità nel maneggiare armi - uomo d’onore del mandamento di Porta Nuova, pluripregiudicato già noto alle forze dell’ordine , arrestati nell’85 con l’accusa di triplice omicidio, e attualmente sorvegliato speciale.
La sezione Misure di Prevenzione Patrimoniani della Questura di Palermo ha sequestrato questa mattina beni e attività imprenditoriali del valore di 22 milioni di euro, tra cui un locale nella piazza della Khalsa e un locale di souvenir allo Spasimo.
L'attività investigativa, frutto della collaborazione tra la questura di Lodi e la questura di Palermo, è partita da un accertamento patrimoniale nei confronti di Italia 90, la srl con sede legale a Palermo ma che operava nel Lodigiano. Società che, insieme a una rete di 10 cooperative, era specializzata nell’attività di raccolta, trasformazione e smaltimento di rifiuti solidi urbani, rifiuti speciali e scarti industriali.
Le cooperative erano state create con l'esplicità volontà di lavorare al nord dove i membri della famiglia Abbate e i vari prestanome erano sconosciuti alle questure locali.
L'attività criminosa delle società consisteva nel porre in essere turbative, volente intimidazioni nei confronti dei legali rappresentanti delle imprese concorrenti ed ogni sorta di condotta vessatoria anche contro funzionari delle stazioni appaltanti, indotti a rivelare informazioni coperte dal segreto d'ufficio inerenti le gare.
Le indagini della Questura di Lodi hanno individuato numerosi conti bancari, intestati alle società, che movimentavano ingenti flussi di denaro non giustificati dalla redditività dell'attività imprenditoriale. Sullo sfondo quindi anche l'ombra del riciclaggio.
Le indagini hanno preso il via nel 2009, dopo la segnalazione del comune di Zelo Buon Persico, che alle procure di Lodi e di Palermo chiedeva maggiori informazioni su Italia 90, vincitrice di parecchie gare d' appalto.
Ma, mentre per la procura di Lodi i soci risultavano incensurati, gli investigatori palermitano hanno avuto gioco facile a scoprire i legami di parentela dei vari "prestanome" con la famiglia Abbate. Tra gli amministratori delle cooperative figurano infatti ben otto parenti, tra fratelli e sorelle (più relative parentele), del capofamiglia Luigi Abbate. Alcune cooperative erano poi state intitolate al fratello di Gigino u mitra, Filippo Abate, morto alcuni anni fa in un incidente stradale insieme alla moglie ed ai figli.
Proprio quando gli inquirenti palermitano avevano appena depositato richiesta di sequestro, gli Abbate avevano cercato di salvare il salvabile, fondando nuove società in cui far confluire i capitali delle cooperative finite sotto li riflettori degli investigatori. Realtà come EcoItalia avevano questo scopo. I tre soci incensurati di EcoItalia però erano comunque collegati alle vecchie società ecedenti, in quanto il primo risulta un ex dipendente di Italia 90, il secondo è figlio di un altro dipendente, e il terzo era l’autista tuttofare della famiglia Abbate.
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