domenica 29 maggio 2011

Milano, per ogni voto Moratti spende 287 euro. - di Thomas Mackinson



Il sindaco uscente spende una fortuna ma conquista solo il record del voto più caro d'Italia. Il centrosinistra si scopre formica: la coalizione di Pisapia spende dieci volte di meno e mette in tasca 80mila voti in più

L’elettore più caro d’Italia abita a Milano e vota Letizia Moratti. Ogni preferenza al sindaco uscente è “costata” la cifra record 287,8 euro. Lo rivelano i prezzi del “supermarket elettorale”, visitato rapportando le spese delle liste in competizione con i risultati del primo turno (guarda la tabella). Lo schieramento che sostiene Letizia Moratti ha speso oltre 11 milioni e mezzo di euro in manifesti, eventi, spese di personale e così via. Quello per Giuliano Pisapia si ferma a 814.800 euro, dieci volte di meno. Una differenza che si ritrova anche nello sforzo economico profuso dai singoli partiti: il Pdl, ad esempio, ha investito ben tre milioni di euro per sostenere il proprio candidato mentre il Pd ne ha spesi 10 volte di meno per il proprio, 300mila euro tondi tondi. La Lega Nord segue il pacchetto di liste pro Moratti piazzandosi al sesto posto per spese elettorali (350mila euro) e terza in città per numero di preferenze (57.403, il 9,64%). Il partito di Bossi non ha seguito il Pdl nell’escalation degli investimenti: un voto in camicia verde è costato 6 euro. Ma se il centrodestra ha speso tanto, quanto ha incassato in termini di voto?

Per saperlo bisogna mettere in rapporto le cifre di spesa ufficiali depositate in Comune con il numero di voti preso. Lo schieramento di liste e candidati che appoggia Letizia Moratti ha investito 11,6 milioni di euro e ha ricevuto 273,542 voti (41,59%), spendendo così per ogni voto una media di 40,4 euro per ogni preferenza ricevuta mentre lo schieramento in sosteno a Giuliano Pisapia ha speso 814.820 euro e ha incassato 315.999 voti (il 48,05% del totale) arrivando ad un costo per voto pari a 2,58 euro.

Il record spetta a Letizia Moratti: per la propria campagna elettorale dichiara di aver speso 4,5 milioni di euro e in termini di voto ha ricevuto 15.634 preferenze, con una media di 287,83 euro spesi per ogni voto ricevuto. Come si è arrivati a questo calcolo è semplice. Per ottenere le preferenze del candidato sindaco di uno schieramento basta prendere i voti totali e sottrarre quelli riconducibili a liste e candidati diversi dal candidato sindaco. La differenza coincide con il voto di preferenza. Sono stati 15.635 i cittadini che hanno scritto Moratti. Pisapia la doppia con 34.371 preferenze.

Rimanendo ai dati finora noti. Perché , in realtà, il sindaco uscente non ha ancora ufficializzato l’intera somma investita. E questo aveva dato adito a polemiche proprio sulla trasparenza delle singole liste. Si è ipotizzato che Moratti avesse stanziato qualcosa come 20 milioni di euro. Così è intervenuta in prima persona per chiarire: “Ritengo che la spesa sarà come quella del 2006 pari acirca 6,5 milioni di euro” . Eppure secondo gli atti ufficiali depositati per legge in Comune ha speso 4,5 milioni. Dove sono finiti due milioni di euro? Si ritrovano spalmati in tre liste in sostegno del sindaco uscente. “Milano al centro” di Mariolina Moioli e Giovanni Terzi ha speso 1,4 milioni di euro. Ancora più sospetta la lista “Giovani per l’Expo! Insieme a Letizia Moratti” che conta 48 candidati, tutti dal profilo giovanissimo e senza alcuna esperienza, che ha speso 970mila euro. E la lista che fa campo a un ex assessore (Edoardo Croci), cui la stesa Moratti aveva ritirato le deleghe, torna a sostenerla con una dote elettorale di 550mila euro. Nei giustificativi presentati non è obbligatorio indicare la provenienza dei fondi ma solo il totale della cifra.

L’iniezione di soldi, secondo molti, ha trasformato le amministrative del 2011 in un supermarket del voto. Paragonabile al mercato calcistico creato Silvio Berlusconi quando ha iniziato a pagare i giocatori con cifre a sei zeri, alterando gli equilibri. Ma Milano, guardando al risultato del primo turno, sembra essere diventata refrattaria alla logica economica del più forte. Ma chi sono allora i veri vincitori? Si è parlato tanto del Movimento a Cinque Stelle perché con soli settemila euro di spese per la campagna elettorale sono stati abbondantemente premiati dalle urne (21.251 voti presi pari al 3,2 per cento delle preferenze). Un voto è costato ai cosiddetti “grillini” 0,32 centesimi. Ma il recordman del voto “meglio speso” è Giancarlo Pagliarini, fuoriuscito della Lega della prima ora confluito nel gruppo misto per manifesta lontananza dal partito: ha speso mille euro di tasca propria e ha incassato 4mila voti. Una preferenza gli è costata 0,26 centesimi, meno di chiunque altro. Si scopre decisamente caro l’arancio, simbolo della lista di Milly Moratti, cognata milionaria del sindaco. La sua lista civica spende 93mila euro, incassa 7.940 voti (1,33%) e finisce per quotare un voto a 11,7 euro. Si vedrà adesso il risultato del ballottaggio. Se cioè l’investimento morattiano può sortire effetti positivi nella fase finale della corsa elettorale. E’ però evidente, a oggi, che per vincere le elezioni non basta avere più soldi degli avversari da investire nella propaganda.

DOCUMENTI: LA TABELLA DELLE SPESE ELETTORALI



Ballottaggio sotto scorta agenti in borghese nei seggi.


Urne aperte oggi e domani per eleggere il nuovo sindaco, mobilitazione per portare alle urne chi si è astenuto al primo turno. De Magistris e Lettieri in campagna elettorale fino alla fine.


di DARIO DEL PORTO

Sfida finale per Palazzo San Giacomo. Dopo due settimane di polemiche, scontri televisivi e scambi di accuse, una Napoli sfregiata dall’emergenza rifiuti e ferita da episodi di violenza si prepara a scegliere il nuovo sindaco. La partita è fra Gianni Lettieri e Luigi de Magistris, i due candidati che hanno raggiunto il ballottaggio e si giocano ora la successione alla poltrona occupata per dieci anni da Rosa Russo Iervolino. Urne aperte oggi dalle 8 alle 22 e domani dalle 7 alle 15. Le tensioni dei giorni scorsi hanno indotto il prefetto Andrea De Martino a chiedere espressamente massima attenzione nei servizi di controllo. I seggi saranno presidiati anche da pattuglie in borghese delle forze dell’ordine.

La polizia municipale guidata dal generale Luigi Sementa schiera nelle attività collegate alle elezioni 873 agenti, si annuncia imponente anche l’impiego di personale da parte della polizia, con la Digos diretta dal vicequestore Filippo Bonfiglio, e dei carabinieri del comando provinciale guidato dal colonnello Mario Cinque. Tolleranza zero contro i “galoppini” che tenteranno di condizionare gli elettori all’ingresso delle sezioni e linea dura contro qualsiasi episodio di inquinamento del voto. Controlli rigorosi sono stati chiesti dalla prefettura ai presidenti di seggio che dovranno far rispettare il divieto di introdurre nella cabina telefonini o altri strumenti utilizzabili per fotografare le schede e vigilare su eventuali tentativi di votare due volte.

Le 886 sezioni elettorali del comune di Napoli si sono regolarmente costituite ieri pomeriggio. Sono stati sostituiti 8 presidenti di sezione, la composizione dei seggi sarà la stessa del primo turno. Per votare servono un documento e la tessera elettorale. In caso di furto o smarrimento sarà possibile chiedere il duplicato anche oggi e domani, nello stesso orario delle votazioni, negli uffici delle municipalità dove sono stati potenziati i drappelli della polizia municipale addetti a ricevere le denunce di smarrimento o di furto. Se l’elettore ha perso la tessera o gli è stata rubata, dovrà allegare la denuncia alla richiesta di duplicato. Se intende sostituire la tessera deteriorata, dovrà esibire quella vecchia. Alle 17 di ieri erano stati rilasciati 807 duplicati di tessere elettorali.

I due candidati arrivano al ballottaggio dopo una campagna elettorale aspra, condotta su toni costantemente accesi e senza esclusione di colpi bassi. Imprenditore ed ex presidente dell’Unione industriali, Lettieri è il candidato del centrodestra sostenuto dal Pdl e da altre 10 liste. Al primo turno ha ottenuto 179 mila pari al 38,52 per cento. Ex pm a Napoli e Catanzaro, europarlamentare dell’Italia dei Valori, de Magistris è appoggiato da Idv e da tre liste civiche, con il sostegno esterno di Pd, Sel, Riformisti e lista Morcone. Al primo turno ha ottenuto 128 mila preferenze pari al 27,52 per cento. La vittoria dell’uno o dell’altro candidato influirà in maniera determinante sulla composizione del nuovo consiglio comunale (vedi tabella nella pagina) perché la legge elettorale riconosce al sindaco un premio di maggioranza distribuito sulla base delle liste formalmente “apparentate”. E dunque, in caso di elezione di Lettieri, il Pdl otterrebbe 18 consiglieri, il Pd 8, 3 l’Idv. Con de Magistris sindaco invece sarebbero 14 i consiglieri dell’Idv, 8 quelli della lista civica “Napoli è tua”, il Pdl eleggerebbe 8 consiglieri e il Pd 5.

Gli aventi diritto al voto sono oltre 800 mila. Il Terzo polo, che al primo turno aveva scelto come candidato sindaco Raimondo Pasquino ottenendo il 9,74 per cento, ha lasciato libertà di scelta ai suoi elettori anche se Pasquino ha espresso riserve su Lettieri. Ma la vera incognita che pesa su questo secondo, decisivo, turno elettorale è rappresentata dall’astensionismo. Due settimane or sono andò a votare il 60,32 per cento degli elettori. La percentuale era stata più alta alle amministrative del 2006, quelle concluse con la riconferma della Iervolino senza neppure bisogno del ballottaggio, quando alle urne andò il 66,67 per cento degli aventi diritto. Dunque il “partito del non voto”, con il suo 40 per cento del 1516 maggio, può davvero diventare l’arbitro della corsa più lunga, quella verso Palazzo San Giacomo.


http://napoli.repubblica.it/cronaca/2011/05/29/news/ballottaggio_sotto_scorta_agenti_in_borghese_nei_seggi-16891568/?ref=HREA-1



Equitalia: "stop procedure esecutive"

Federcontribuenti: «Battaglia vinta, ora bisogna vincere la guerra»

La Federcontribuenti informa della decisione presa da parte del presidente di Equitalia, Attilio Befera, di fermare, momentaneamente, tutte le procedure esecutive nei confronti dei contribuenti italiani. Il commento a caldo del presidente Finocchiaro: «Atto dovuto. Adesso, per risolvere a monte il problema, occorrono riforme fiscali e tributarieprogettate con la collaborazione di tutte le parti, compresa la nostra». Dopo le barricate, la rabbia dei colpiti, l'escalation di mobilitazioni su scala nazionale e tenendo conto dell'incredibile numero di cause civili avviate contro Equitalia e che stanno congelando i tribunali italiani, la stessa ha deciso di intervenire fermando tutte le esecuzioni e annunciando un intervento legislativo per garantire una maggiore flessibilità' nell'attività di riscossione fiscale. Il documento sarà martedì prossimo in discussione in commissione Finanze della Camera. La preoccupazione della Federcontribuenti sta nella velocità in cui tutto si sta compiendo: «fermare le esecuzioni era inevitabile ma, sentiamo parlare di testi di legge già pronti e questo ci preoccupa in quanto se venisse a mancare condivisione e collaborazione tra le parti potrebbe trattarsi di una montatura. Oppure, di propaganda prima del ballottaggio».

Quel che teme l'organizzazione è che a seguito di questa crescente e preoccupante ondata di rabbia contro Equitalia si sia voluto, con questa mossa, raggelare l'insorgenza civile, calmare le acque e salvare i ballottaggi. Inoltre, segnala la Federcontribuenti, si parla solo di imprenditori in crisi ma ci si dimentica delle famiglie italiane, «la prepotenza di Equitalia non colpisce duramente solo gli imprenditori vittime della crisi, ma, anche le famiglie e anche queste subiscono cartelle esattoriali e procedure esecutive al limite della legalità». La risoluzione annunciata, inoltre, propone l'invio di solleciti solo in caso di importi entro i 2mila euro; elevazione a 20mila euro della soglia al di sotto della quale non e' possibile far scattare l'ipoteca o l'espropriazione e prevedendo la comunicazione preventiva in caso di prima casa; la riforma del meccanismo di calcolo delle sanzioni tributarie, "in particolare escludendo forme di anatocismo". Finalmente si ammette la pratica anatocistica sul calcolo delle sanzioni. Tutto questo, perFedercontribuenti, non basta e non risolve il problema alla radice. Una buona riforma fiscale e tributaria va scritta a più mani e deve essere ad ampio raggio.

Secondo il presidente Finocchiaro sono altre le misure da adottare: prima di tutto vietare di portar via la casa a chi non possiede altri immobili ed elevare comunque la soglia dei ventimila euro. Abbassare, vertiginosamente, i tassi di interesse applicati sulle cartelle esattoriali. Gli imprenditori che lavorano in Italia ma hanno la residenza in nazioni a basso regime fiscale non devono sfuggire al fisco italiano; vanno sanzionati coloro che decidono di chiudere una fabbrica o azienda in Italia per aprire in paesi europei a basso regime fiscale e salariale; bisogna snellire il fisco alle piccole imprese e agevolarle, sempre fiscalmente, nei primi anni di vita e soltanto a chi non ha altre imprese; far rientrare tutti dal debito fiscale ricalcolando i tassi da usura applicati e allungando le mensilità in base alle fonti di reddito di ognuno;vietare il fermo amministrativo sui mezzi di lavoro. Le tasse si pagano se sei messo in condizione di lavorare. «Intervenire blandamente per scongiurare questa offensiva popolare è pericoloso poiché potrebbe trasformarsi in benzina buttata su un fuoco già acceso, - conclude Finocchiaro -, chiediamo, come maggiore organizzazione nazionale a difesa dei contribuenti, di essere ascoltati in merito alla questione fiscale e tributaria e di avviare urgentemente un tavolo tecnico che ci veda partecipi». Adesso non bisogna cadere preda di facili entusiasmi, bisogna seguire da vicino l'evolversi legislativo «senza abbassare la guardia». Federcontribuenti, a proposito della manifestazione contro Equitalia e per sostenere una valida riforma fiscale, organizzata a Roma per il 16 giugno prossimo, fa sapere: « Se in questa settimana non riterremo sufficienti le misure adottate dal governo, confermeremo la manifestazione e porteremo in piazza , nuovamente, gli italiani, stanchi e vessati».

http://www.agoravox.it/Equitalia-stop-procedure-esecutive.html


Pisapia Moratti : il duello finale.



Bellissime le immagini finali della passeggiata in bicicletta e delle ovazioni spontanee a Pisapia...mi hanno commossa e ridato speranza. Abbiamo bisogno di gente che voglia prendersi cura di noi e non del proprio portafoglio.


Salario medio sotto 1.300 euro


Rapporto Istat sul 2010. Per donne 20% piu' basso.


Lo stipendio netto di un italiano in media non supera i 1.300 euro mensili, una cifra che nasconde, però, la forte differenza che c'é tra uomini e donne, con le lavoratrici che hanno retribuzioni più basse del 20%. Ancora peggio va per gli stranieri, che ricevono una busta paga sotto i mille euro. I giovani, invece, scontano il fatto di essere neo-assunti e nei primi due anni di lavoro il salario medio è di appena 900 euro. E' questa la fotografia scattata dall'Istat sulle retribuzioni nette mensili per dipendente nel 2010. Nel Rapporto annuale sulla situazione del Paese, l'Istituto calcola, infatti, che lo stipendio medio di un cittadino italiano è di 1.286 euro, frutto di una ricompensa di 1.407 euro per i lavoratori e di 1.131 euro per le lavoratrici; in altre parole le donne sono pagate un quarto in meno.

Sugli stranieri la riduzione è ancora più forte, visto che la busta paga si ferma a 973 euro (-24%). A riguardo l'Istat spiega che "in confronto al 2009, lo svantaggio degli stranieri è divenuto ancora più ampio". Oltre al genere e al passaporto, un'altra differenza sul peso delle retribuzioni la fanno gli anni di lavoro: all'inizio della carriera si parte sotto i 900 euro superando la soglia dei mille solo dopo 3-5 anni di servizio e il tetto dei 1.300 compiuti i 20 anni di attività. D'altra parte, emerge sempre dal rapporto annuale dell'Istat, la spesa che lo stato italiano indirizza agli aiuti al reddito é inferiore rispetto alle quote sborsate nel resto d'Europa. Nel volume si legge, infatti, che "l'Italia si colloca all'ultimo posto tra i paesi Ue per le risorse destinate al sostegno del reddito, alle misure di contrasto della povertà o alle prestazioni in natura a favore di persone a rischio di esclusione sociale". Stando a dati del 2008, sottolinea l'Istat, "la maggior parte delle risorse sono assorbite da trasferimenti monetari di tipo pensionistico, mentre quote molto residuali e inferiori alla media Ue vengono destinate alle funzioni dedicate - appunto - al sostegno delle famiglie, alla disoccupazione e al contrasto delle condizioni di povertà ed esclusione sociale". Più in particolare, le uscite per protezione sociale sono assorbite per il 51,3% dalla voce 'vecchiaia', mentre solo il 4,7% va alla famiglia, ancora miniore è la fetta dedicata ai disoccupati (1,9%).



Berlusconi: fine delle trasmissioni




Il sogno di molti italiani...


sabato 28 maggio 2011

La Rai impone il canone alle Poste anche per i sistemi di video sorveglianza. - di Giuseppe Pipitone


L'azienda di viale Mazzini ha imposto il canone anche agli uffici postali per il possesso di schermi usati esclusivamente per la video sorveglianza.

Sui conti della Rai devono iniziare a pesare le multe salate che Augusto Minzolini e il suo Tg1 continuano a ricevere dal Garante della Comunicazione. L'azienda di viale Mazzini ha infatti iniziato a "dare una stretta" agli evasori del canone televisivo. Agenti dell' Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza sono stati sguinzagliati in giro per i condomini di tutta Italia a sorprendere famigliole che si godono Vespa senza pagare il canone. Ma non solo. L'azienda del cavallino rampante ha iniziato a fare sentire il fiato sul collo anche agli enti pubblici, mandando gl'impiegati dell'ufficio abbonamenti a recapitare ingiunzioni anche a chi non possiede una vera e propria tv.

E' il caso degli uffici postali. A Palermo la solerte Rai di viale Strasburgo ha intimato le poste a mettersi in regola con il tassa del canone televisivo. Unico particolare il fatto che negli uffici postali non ci sono televisioni ma soltanto schermi per la video sorveglianza. Strumenti che secondo i tecnici Rai potrebbero anche essere collegati all'antenna e sintonizzati su programmi televisivi. A nulla sono valse le proteste dei dirigenti dell'ufficio: per la Rai anche se gli schermi servono per evitare rapine e non saranno mai collegati ai cavi dell'antenna devono comunque pagare il canone. Negli uffici postali palermitani l'ingiunzione ha colpito gli schermi che trasmettevano spot delle stesse Poste Italiane. Anche qui nessun programma televisivo ma la stessa pretesa di pagamento. In pratica la Rai colpisce il mero possesso di un apparecchio indipendentemente dall'uso che se ne faccia. E in certi casi infischiandosene anche dell'apparecchio stesso.

Secondo la legge infatti "chiunque detenga uno o piu' apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni deve pagare il canone di abbonamento TV". La norma che istituisce la tassa è però regolata ancora oggi dal decreto regio numero 246 del 1938, epoca in cui il mezzo di comunicazione più diffuso era la radio e la televisione era appena nata. Oggi non è ancora mai stato chiarito cosa s'intenda con "apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni". Nel 2007 ci provò l'onorevole Donatella Poretti, deputata della Rosa nel Pugno, a farselo spiegare presentando un' interrogazione ai ministeri di Economia e Finanze e delle Comunicazioni per sapere per il possesso di quali apparecchi deve essere pagato il canone/tassa della Rai. Interrogazione che però non ha mai avuto risposta. In teoria quindi il canone potrebbe essere richiesto oltre che per la televisione, anche per i computer (indipendentemente dalla presenza di una scheda tv o di una connessione Internet), il videofonino, il tvfonino, i monitor di qualsiasi tipo , e addirittura per il monitor del citofono, che essendo apparecchio potenzialmente adattabile alla ricezione delle radioaudizioni potrebbe essere candidato ad una multa salata. Da ora in poi prima di rispondere al campanello faremo un po' di attenzione.