domenica 24 luglio 2011

La strage in Norvegia e l’islamofobia dei giornali. - di Iside Gjergji


Oggi il quotidiano Libero spiega con questo titolo l’atto terroristico avvenuto ieri in Norvegia: “Con l’islam il buonismo non paga. Norvegia sotto attacco: una strage”. Qualcuno dirà che non hanno fatto in tempo a cambiare il titolo. In fondo, la polizia norvegese ha diffuso l’identikit del terrorista molto tardi. Può darsi. Ma errore o no, il titolo trasuda razzismo. E in questa sistematica e costante propaganda razzista contro le popolazioni arabo-musulmane Libero non è affatto solo.

I mass-media europei ed italiani sono da molto tempo protagonisti della criminalizzazione dell’immigrazione di origine arabo-musulmana e dell’islam in generale, ma in questa fase storica si stanno trasformando, ogni giorno di più, in soggetti attivi dell’incitamento all’odio. Sono loro, infatti, che ridefiniscono la struttura dello stereotipo dell’ “islamico”, associandolo al “terrorismo” e al “fondamentalismo”.

Come ci riescono? Utilizzando la routine dell’emergenza e della sicurezza, spettacolarizzando e distorcendo tutto ciò che in qualche modo ha a che fare con esso. Così facendo incoraggiano l’esclusione degli immigrati musulmani dalla vita sociale del paese, invocando nei loro confronti speciali e urgenti politiche di controllo. Il risultato è la costruzione di una categoria astorica e dai tratti caricaturali del “musulmano”. Il tutto finisce, ovviamente, per legittimare la razzizzazione dell’appartenenza religiosa mediante la sovrapposizione di religione, razza e cultura (esattamente come accadde nei confronti della popolazione ebraica durante la seconda guerra mondiale).

Anche nel mercato editoriale vengono immesse numerose pubblicazioni di autori italiani e stranieri che sostengono una simile impostazione. In questa produzione, generalmente e sistematicamente volta alla bestializzazione delle popolazioni e delle società arabo-musulmane (salvo poi sorprendersi della loro capacità di fare le rivoluzioni e di rivendicare diritti), si possono individuare due filoni principali: uno di carattere popolare-viscerale, che parla alla pancia, con Oriana Fallaci come “massima” espressione di esso, e uno di carattere più “scientifico”, che parla alla testa, per così dire, rappresentato oggi da un H.M. Enzesberger (Il perdente radicale, Einaudi, Torino, 2007).

Ma vi un altro filone da considerare e che, a parere di chi scrive, è ancor più pericolosamente razzista, in quanto tende a celare nel suo discorso, fatto di frasi apparentemente neutre e considerazioni di finto “buon senso”, il razzismo strutturale su cui si fonda. Un esempio eclatante, in questo senso, è l’articolo pubblicato oggi su La Stampa da Lucia Annunziata, dal titolo: “Addio al mito del paese perfetto”. Ebbene, nonostante la giornalista fosse perfettamente a conoscenza del fatto che il maggior indiziato della strage in Norvegia fosse un uomo bianco, dai capelli biondi e dagli occhi azzurri, cristiano, giovane, e con la mascella à la Ridge, lei prova ugualmente a distribuire un po’ di colpe sui 150mila “islamici” che vivono in Norvegia:

«Ma questo violento risveglio è davvero una sorpresa? Nulla avviene in realtà mai all’improvviso, e neanche questo attacco del terrorismo all’estremo nord d’Europa, arriva di punto in bianco. La Islamofobia è stata in permanente crescita negli ultimi anni sotto la pelle del quietissimo paese, in cui circa 150mila islamici su una popolazione di cinque milioni di abitanti, hanno finito con il costituire un permanente elemento di frizione culturale, un esempio tangibilissimo di come l’Islam in un paese pure laicissimo non sia facilmente assorbibile. E dentro questa tensione, dentro lo sfaldarsi di un sistema, negli ultimi anni si è manifestato in questo come in altri paesi del Nord il formarsi di una reazione di destra, l’affermarsi , soprattutto via internet, di gruppi razzisti, violenti. Nutriti da una nostalgia del passato, che in questi paesi del nord, come sta succedendo anche in Svezia, ha il volto delle forti correnti di simpatia che ci furono prima della Guerra mondiale per il Nazismo».

Il suo ragionamento sembra essere il seguente: ok, l’autore dell’atto terroristico è islamofobo e razzista, ma lo è diventato a causa della presenza di 150mila immigrati “islamici” che vivono in Norvegia e la strage compiuta dal bianco e cristiano norvegese è, di per sé, «un esempio tangibilissimo di come l’Islam […] non sia facilmente assorbibile».

Più che un esempio tangibilissimo del carattere inassorbibile dell’islam, questo è un esempio tangibilissimo della manipolazione razzista dell’informazione in Italia.



sabato 23 luglio 2011

G8 GENOVA: 10 ANNI DOPO. UNA FERITA CHE DURA, UNA SFIDA APERTA (NOTA)


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(ASCA) - Roma, 23 lug 2011 - Nessuno ricorda piu' perche' i ''Grandi'' della terra si riunirono a Genova nel luglio di dieci anni fa. Evidentemente le decisioni che presero non furono memorabili. E' ancora viva, invece, nella carne, nella mente e nei cuori del Paese, la sconfitta subita dallo Stato democratico in quei giorni nel capoluogo ligure. Una pesante rottura nel cammino di crescita, in particolare di quei giovani impegnati nei movimenti cosiddetti ''no-global'', protesi ad auspicare che globalizzazione non significasse arricchimento dei grandi centri di potere finanziario ed impoverimento, in qualche caso drammatico, di intere popolazioni e ceti. Quanto il rischio denunciato fosse reale e' testimoniato dalla crisi economica di questi ultimi tre anni.

Dal suo sorgere, nel 1975, per iniziativa del presidente della Repubblica francese, Valery Giscard d'Estaing, sotto forma di G7, raramente questo organismo e' apparso capace di performance risolutive: se fosse il caso basterebbe richiamare i risultati dell'assise svoltasi nei giorni scorsi a Roma e dedicata alla lotta all'Aids. Degli impegni assunti dai ''Grandi'' a Genova, cosa rimane 10 anni dopo, a partire dall'Italia, se non le inadempienze ad intervenire ed a soccorrere i colpiti da questo che e' davvero un malanno ''globale'''? Ne' la ''governance della globalizzazione'', ne' la stessa lotta al terrorismo internazionale impostasi dopo l'attacco alle Torri gemelle di New York hanno trovato nel G8-G9-G10 un foro decisivo.

Festa di inaugurazione del secondo governo Berlusconi appena insediatosi dopo le elezioni politiche della primavera 2001, la gestione della sicurezza del G8 apparve subito come una sorta di messaggio-manifesto da parte dei vincitori nei confronti di forze individuate comunque come non omogenee e protestarie, a partire dai tanti gruppi cattolici raccolti in reti di solidarieta', pronti a rappresentare la necessita' di una svolta.

Il movimento che da Seattle si era sviluppato, in forme che assommavano anche proteste aggressive, si riuni' a Genova per un messaggio forte che si infranse, tuttavia, sulla spirale di violenza che venne innescata da gruppi estremisti e che trovo' alimento nella gestione delle forze di polizia schierate.

L'orrore degli episodi della scuola Diaz e della caserma di Bolzaneto hanno poi rappresentato la piu' grave rottura che potesse verificarsi tra i diritti dei cittadini, anche di manifestare pacificamente, e le forze dell'ordine che questi diritti, con il monopolio legale della forza, sono chiamati a garantire. Una ferita che pesa ancora oggi per un'intera generazione e di cui la morte di Carlo Giuliani e' la personificazione piu' dolente e tuttavia non esauriente.

Il resto e' il percorso sofferto di questi anni: i processi che si sono svolti e che hanno visto la magistratura genovese impegnata in modo esemplare contro i responsabili di eventi intollerabili nella Repubblica.

L'11 settembre dello stesso anno 2001 avrebbe poi rappresentato l'irruzione sullo scenario internazionale di una sfida drammatica portata dal terrorismo di matrice islamica, che avrebbe modificato a lungo le priorita' dell'agenda politica.

Dieci anni dopo, i temi della protesta no-global appaiono di piena attualita': la ''governance'' mondiale ha addirittura diminuito la sua capacita' di presa, le disuguaglianze interne ed internazionali sono cresciute.


dir/sam/ss



Choc in Norvegia. 92 morti, 19 in fin di vita Testimone: 'Sparava in acqua per ucciderci'.



OSLO - Sono 85 le persone uccise ieri sull'isola norvegese di Utoya dopo che uno dei feriti ricoverati in ospedale è morto. Lo ha detto un portavoce della polizia. Il bilancio delle vittime del doppio attacco sale così complessivamente a 92, tenendo conto anche dei sette morti provocati da una bomba nel centro di Oslo.
La polizia ha arrestato un norvegese di 32 anni, che secondo i media si chiama Anders Behring Breivik. E' stato accusato sia dell'esplosione della bomba ieri nel centro di Oslo che per la sparatoria sull'isola di Utoya. Una ventina delle persone ricoverate dopo gli attacchi di ieri a Oslo sono in condizioni disperate. Lo ha detto il primario del policlinico universitario di Ulleval, a Oslo. Paal Aksel Naess, riferisce il sito del quotidiano Aftenposten, afferma che sono 30 i feriti ricoverati in condizioni gravi, venti dei quali in fin di vita.
Sulla base di informazioni che l'uomo ha postato su Internet si tratta di un ''fondamentalista cristiano'', ha detto il responsabile della polizia precisando che le sue opinioni politiche sono orientate ''a destra''.
La polizia, in una conferenza stampa, ha fatto sapere che l'uomo arrestato ha confessato di essere l'autore del massacro sull'isola di Utoya e che si è arreso alla polizia senza opporre resistenza dopo aver perpetrato per un'ora e mezza indisturbato il massacro.
Il premier Jens Stoltenberg nella sua conferenza stampa di questa mattina ha detto di non voler fare illazioni sui motivi della strage. ''Rispetto ad altri paesi - ha comunque aggiunto - non direi che abbiamo grossi problemi con gli estremisti di destra. Ma ci sono alcuni gruppi, li abbiamo seguiti in passato e la nostra polizia ne e'consapevole''.
SOSPETTATO ACQUISTO' TONNELLATE DI FERTILIZZANTE - L'uomo sospettato dell'attacco a Oslo ha acquistato "tonnellate" di fertilizzanti nella catena di negozi per la vendita di prodotti agricoli nel più vicino Felleskjopet (magazzino della comunità) a Rena, ad una decina di chilometri, località di meno di duemila abitanti. Lo riferiscono sul posto. Un ufficiale del reparto di polizia che ha isolato la zona, ha precisato che molti quintali di fertilizzante si trovano ancora nella fattoria, che era stata affittata da Breivik. La polizia sta bonificando la zona prima di consentire l'accesso.
POLIZIA, BOMBA FATTA IN CASA - La bomba esplosa ieri nel centro di Oslo e che ha provocato la morte di sette persone è stata fabbricata nella fattoria di Asta di proprietà di Anders Behring Breivik. Lo riferisce la radio norvegese P4. Gli inquirenti hanno quindi confermato che il giovane aveva ordinato sei tonnellate di fertilizzanti e, apparentemente, tre non sono state utilizzate.
INVIATO, 5 SACCHI FERTILIZZANTE NELLA FATTORIA DI BREIVIK - Ci sono ancora cinque sacchi, da 600 chili ciascuno, del fertilizzante del tipo 'Yara opti-pk 0-5 17' in un angolo della fattoria affittata il 17 aprile scorso da Anders Behring Breivik, il 32enne arrestato per la strage di Utoeya. Lo ha constatato l'inviato ANSA sul posto.
FERMATO UOMO ARMATO DI COLTELLO VICINO A PREMIER, NESSUN LEGAME - La polizia norvegese ha fermato un uomo armato di coltello vicino al primo ministro norvegese, mentre era in visita sull'Isola di Utoeya, teatro della strage di ieri. L'uomo è stato fermato dalla polizia fuori da un hotel in cui si trovava il premier per incontrare i superstiti della strage di ieri. Ammanettato dalla polizia ha spiegato di avere il coltello "perché non si sentiva al sicuro", secondo quanto riporta una giornalista della tv nazionale Nrk, presente sul posto. L'uomo arrestato è un ragazzo di 16-17 anni e, a quanto egli stesso ha affermato prima di essere fatto salire sull'auto della polizia, sarebbe un membro dei giovani laburisti. Lo si apprende da fonti sul posto. Il ragazzo, coi capelli scuri, indossava pantaloni corti e t-shirt e, secondo testimoni, sorrideva mentre lo portavano via. Il ragazzo era in mezzo alla folla quando la polizia è intervenuta all'improvviso, ammanettandolo.
La polizia norvegese ha escluso ogni connessione tra gli attacchi di ieri e l'arresto avvenuto stamattina alla sparatoria a Utoya. "Non vediamo connessioni tra questo arresto e la situazione nell'isola", ha detto all'Afp Carol Sandbye, una responsabile della polizia.
BENEDETTO XVI PROFONDAMENTE RATTRISTATO - Benedetto XVI è "profondamente rattristato dalla notizia della grande perdita di vite umane causata dagli atti di violenza insensata perpetrata a Oslo e Utoya". E' quanto afferma un telegramma inviato al Re di Norvegia dal segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, in cui il Papa prega per le "vittime e le loro famiglie" e auspica che i norvegesi siano "spiritualmente uniti nel respingere le vie dell'odio".
REALI E POLITICI CON I SOPRAVVISSUTI - Il re Harald, la regina Sonia e gran parte della famiglia reale norvegese, insieme con il capo del governo e diversi ministri, sono accorsi a dare il loro sostegno oggi ai sopravvissuti alla sparatoria sull'isola di Utoya in cui 84 persone sono state uccise. Radunati sulla terra ferma, in un hotel non lontano dalla minuscola isola di proprietà del partito laburista ed utilizzata principalmente per i campi e i raduni della sezione giovanile del partito al governo, i giovani scampati alla follia omicida dello sparatore -si presume il 32enne Anders Behring Breivik arrestato- insieme con i familiari delle vittime, hanno incontrato il primo ministro Jens Stoltenberg, che ha dichiarato la Norvegia "un paese in lutto al fianco delle famiglie delle vittime".

IL MESSAGGIO DI BREIVIK POSTATO SU TWITTER - ''Una persona con una fede ha la forza di 100.000 che hanno solo interessi''. E' il testo del messaggio Twitter postato il 17 luglio scorso da Breivik. Un anno e mezzo fa l'uomo poi defini' su internet Gro Harlem Brundlandt come ''assassina del paese''. In un messaggio postato da Breivik il 25 gennaio 2010 sul forum dokument.no e' scritto tra l'altro che ''Chiunque non segue le indicazioni dell'assassina del paese Gro Harlem Brundlandts e' considerato razzista''. La laburista Brundlandts e' stata primo ministro della Norvegia per tre mandati tra il 1981 ed il 1996. Nel 1993 era in carica quando, il 20 agosto, vennero conclusi ad Oslo gli accordi di pace israelo-palestinese tra Rabin e Arafat. Ieri aveva partecipato al raduno estivo dei giovani attivisti del partito laburista tenendo un discorso poche ore prima che cominciasse la sparatoria.

QUOTIDIANO, BREIVIK MEMBRO DI LOGGIA MASSONICA - Il presunto autore degli attacchi di Oslo, Anders Behring Breivik, è anche un membro della loggia massonica norvegese di San Giovanni Olaus dei tre pilastri. E' quanto riporta sul suo sito internet il quotidiano del Paese scandinavo Dagbladet. Il motto della loggia, di cui Breivik è membro del terzo livello su dieci, è 'E tenebris ad lucem', dalle tenebre alla luce. Il portavoce della loggia, Helge Qvigstad, ha preso le distanze dall'attentatore, sottolineando che "non abbiamo modo di esprimere un parere su individui o incidenti relativi a tutti i membri".

STOLTENBERG, UNA TRAGEDIA NAZIONALE - Il primo ministro norvegese Jens Stoltenberg ha definito oggi ''una tragedia nazionale'' il doppio attacco che ha provocato almeno 87 morti ieri nella capitale.''Mai dalla seconda guerra mondiale il nostro paese e' stato colpito da un crimine di questa portata'', ha detto il premier.



Trovata Morta a Londra Amy Winehouse La cantante aveva 27 anni.


La cantante Amy Winehouse e' morta, e' stata trovata priva di vita nel suo appartamento di Londra. Aveva 27 anni. Alcuni mesi fa, e' stata fischiata a Belgrado dove aveva aperto il suo tour europeo. Davanti a circa 20 mila persone la controversa artista inglese e' sembrata troppo ubriaca per cantare, ha balbettato alcuni dei suoi pezzi, non riuscendo per alcuni tratti della performance neanche a stare dietro ai musicisti. La polizia ha affermato di aver trovato il corpo dI Amy Winehouse in un appartamento a Camden Square, nel nord di Londra, dopo essere stata chiamata dai sanitari del pronto intervento intorno alle 15 Gmt (le 17 ora italiana). I motivi della sua morte restano da accertare

CANTA UBRIACA, FISCHI PER AMY WINEHOUSE- L'ultimo concerto di Amy Winehouse, trovata morta oggi, risaliva al 18 giugno scorso a Belgrado, quando davanti a 20 mila persone ai piedi della fortezza Kalemegdan e' stata sonoramente fischiata. La controversa artista inglese, come immortalato in un video che ha fatto il giro del web, era sembrata troppo ubriaca per cantare, aveva balbettato alcuni dei suoi pezzi, non riuscendo per alcuni tratti della performance neanche a stare dietro ai musicisti. Nel corso dell'esibizione Amy Winehouse , che da poco aveva terminato una cura per disintossicarsi dall'alcol, aveva anche abbandonato la scena per ben due volte, tra i fischi dei fan accorsi anche dai paesi vicini. I musicisti avevano anche cercato di calmare il pubblico. Subito dopo l'intero tour europeo era stato cancellato. Amy Winehouse era attesa anche in Italia, il 16 luglio, al Summer Festival di Lucca, unica tappa del suo tour nel nostro paese, anch'essa cancellata.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/spettacolo/2011/07/23/visualizza_new.html_782316907.html


Dopo la marea nera E.On investe nell’immagine sarda. Su Mediaset. - di Andrea Bertaglio.


La multinazionale da 93 miliardi di fatturato annuo dà seguito ad un accordo per ripristinare l'immagine del sassarese dopo lo sversamento di migliaia di litri di olio combustibile in mare a gennaio: 54mila euro di investimento nelle reti Mediaset, per realizzare un servizio sulle bellezze marine locali

I risarcimenti per i danni della “marea nera” di Porto Torres? Per ora non finiranno nelle casse dellaRegione Sardegna, ma solo in quelle di Publitalia ‘80 spa, la concessionaria pubblicitaria delle retiMediaset. Per alcuni è solo un primo passo, per altri una beffa: “Il territorio avrà un ritorno in termini di immagine?”, si chiedono dal giornale locale Sassari Notizie. È ancora è presto per dirlo, ma “per ora a guadagnarci sarà Mediaset”. E’ il risultato della convenzione tra il Comune di Sassari e la multinazionale petrolifera E.On, che fattura miliardi ma per ora verserà solo 54mila euro per un servizio televisivo dedicato al territorio del Sassarese e alle sue risorse marine, per compensare il danno d’immagine all’apertura della stagione turistica.

L’accordo nasce dalle richieste della giunta Cappellacci di “un intervento per il consolidamento dell’immagine turistica delle zone della Sardegna interessate dal fenomeno dello sversamento di olio combustibile che si sostanzia in finanziamenti per la promozione del territorio”. Istanze che la multinazionale responsabile del disastro dello scorso 11 gennaio – quando per un errore vennero riversati in mare migliaia di litri di olio combustibile – ha iniziato a soddisfare in primavera. Già a maggio, infatti, E.On Italia aveva finanziato “Primavera in Romangia”, una campagna pubblicitaria per promuovere una serie di appuntamenti per valorizzare il patrimonio artistico e naturalistico del territorio del Comune di Sorso.

Ora, invece, a sperare di beneficiare della pubblicità finanziata da E.On sarà la città di Sassari. Il denaro verrà infatti destinato al contratto pubblicitario che il Comune sardo siglerà con Publitalia per la messa in onda di un servizio dedicato alle risorse marine del sassarese e destinato alla trasmissione “Pianeta Mare“, un programma eseguito in collaborazione con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali in onda ogni domenica su Rete 4.

Ignorata invece dalla multinazionale tedesca la richiesta del sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, di contribuire alla sponsorizzazione della Dinamo, storica squadra di basket cittadina, impegnata ai massimi livelli ma ad un passo dal fallimento finanziario. Un gesto che, secondo il primo cittadino sassarese, oltre a rappresentare un “primo parziale risarcimento dei gravi danni ambientali subiti”, avrebbe portato E.On ad aiutare molto di più il territorio e la sua immagine.

In Sardegna sono in molti a pensare che 54mila euro, per una società che nel solo 2010 ha fatturato circa 93 miliardi di euro, non siano un grande sforzo. Ma, soprattutto, che non debbano essere l’unica forma di indennizzo. Lo fa ben presente Antonio Cardin, capogruppo del Partito Sardo d’Azione e già promotore in Consiglio comunale di iniziative “volte ad ottenere per il litorale sassarese un congruo risarcimento” per l’inquinamento subito: “Pensare di liquidare con un piatto di lenticchie un danno simile, che ha avuto ripercussioni economiche enormi in tutte le attività commerciali e di servizi, rappresenta uno schiaffo per tutti i sardi”.


Calderoli inaugura i “ministeri” al nord. Ma saranno operativi a settembre.



Centocinquanta metri quadrati, quattro uffici, destinazione “pensatoio” per rilanciare l’economia. Ecco il tanto atteso decentramento ministeriale, fiore all’occhiello della Lega di fronte alla base. Operatività? Per quella c’è tempo, se ne riparla il primo settembre. A Monza va in scena il sipario della Lega. Officiante è il ministro Calderoli, che scherza sul futuro del Governo, mentre una cinquantina di contestatori cerca di rovinare la festa: “Berlusconi mangerà il panettone, e anche la colomba”, dice.

Calderoli parla del partito e del governo, nega le frizioni sull’arresto di Papa e dà tutta la colpa agli analisti politici: “La cosa bella è che non ne imbroccano una, noi siamo uniti. La forza della Lega è la sua unità”. Sarà, ma non è detto che il famigerato decentramento sia sufficiente a ricomporre, oltre che il partito, una base sempre meno disposta a sopportare la politica ondivaga del Carroccio. Quanto ai famigerati ministeri, Calderoli li presenta in pompa magna: “E’ la realizzazione di un sogno”.

Anche se poi lo stesso Calderoli è costretto ad ammettere che la soluzione trovata per gli uffici – il suo, quello di Tremonti, quello dello stesso Bossi e quello del ministro del Turismo Brambilla – è “un po’ spartana”. Quanto ai compiti degli uffici monzesi, il dubbio resta: “Qui a Villa Reale – dice il ministro – realizzeremo uno sportello del cittadino dove, al di là del mondo associativo, qualunque cittadino abbia un problema con Roma può venire a cercare soluzione senza che debba fare dei viaggi della speranza. Ci appoggeremo a questa struttura – spiega – per creare una sorta di pensatoio. Tra le prime cose di cui si occuperà ci sarà il rilancio dell’economia, e qualunque proposta venga per lo sviluppo del Paese sarà ben accetta”.

Insomma, tutto benissimo. Del resto, dice Calderoli, la presenza all’inaugurazione del ministro Brambilla è la prova che anche nel Pdl c’è interesse per il decentramento. Lei conferma entusiasta: “E’ un segno chiaro di quanto sia unita e compatta la maggioranza”.

LA POLEMICA

Peccato che non tutti la pensino così. Passati i giorni del “cretino” rivolto da Tremonti a Brunetta, alcuni deputati Pdl del Lazio parlano esplicitamente di regressione feudale. Ci pensa poi il ministro della Cultura Giancarlo Galan a smontare in due parole tutta la cattedrale di buoni sentimenti reciproci tra Lega e Pdl. L’ex governatore del Veneto si sfoga infatti in una intervista al Gazzettino:“Con la Lega c’è bisogno di un grande chiarimento, ad ogni livello. Enrico Mattei diceva che lui usava la politica come un taxi. E’ una frase che a me non piace, ma mi piace ancora meno che il Pdl faccia il taxi della Lega. Finora è andata così, ora basta”.

Parole simili dal sindaco di Roma Alemanno: “Quello che è avvenuto oggi a Monza rimane inaccettabile da tutti i punti di vista. Anche se la Lega, dopo la vittoria delle mozioni parlamentari a favore di Roma Capitale, ha dovuto ripiegare dall’iniziale proposta di spostare sedi dei Ministeri al nord alla semplice creazione di ‘uffici decentrati’ e ‘sportelli del cittadino’, l’iniziativa è impresentabile sia sul piano simbolico sia sul piano sostanziale”. E’ quanto dichiara il sindaco di Roma. “E’ l’esatto contrario – dice Alemanno – dello spirito autentico del federalismo”.

La maggioranza è talmente coesa che persino gli ex responsabili cominciano a tirare i remi in barca. “Dopo l’apertura a Monza degli uffici distaccati dei ministeri dell’Economia, delle Riforme, e della Semplificazione normativa – dice Arturo Iannacone di Noi Sud – abbiamo avuto la conferma di un esecutivo succube della Lega. Nei prossimi giorni ci aspettiamo un segnale chiaro dal governo con l’individuazione al sud di quattro sedi distaccate dei ministeri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente, del Turismo e delle Politiche agricole. Tuttavia – sottolinea – siamo consapevoli che non è con le sedi di rappresentanza che si supporta un territorio, ma con misure concrete a sostegno della sua economia, dei suoi imprenditori, dei suoi commercianti e della sua classe lavoratrice. O il presidente Berlusconi e il governo accolgono le nostre richieste o – conclude – saremo costretti a rivedere il nostro appoggio ad un governo che sta deludendo profondamente il popolo meridionale”.

BERLUSCONI: “IO PROBLEMI CON LEGA? NO, LEGA HA PROBLEMI”

Galan, Alemanno, Noi Sud. Tutti smentiscono Berlusconi, che proprio stamattina ha ostentato il volto sicuro e compatto di una alleanza infrangibile: ”Non c’è nessun problema” nella maggioranza, “io non ho non nessun problema, sono loro ad avere un problema…”. Così il premier risponde ai cronisti che, mentre lasciava palazzo Grazioli, gli chiedono delle tensioni con la Lega dopo il voto di mercoledì che ha mandato in carcere il deputato Pdl Alfonso Papa. Ma la Lega ha problemi con lei? “Beh, è evidente: ma scusate, chi aveva preso un impegno e non lo ha rispettato nel voto in Parlamento? Tanto è vero che al Senato l’impegno è stato mantenuto”. Ma che succede adesso? “Non succede niente, il governo va avanti più solido di prima”. Ma Bossi ha ancora la leadership della Lega, chiedono i cronisti “Assolutamente sì: La Lega è Bossi, Bossi è la Lega”.

E BOSSI ARRIVA

Insomma, anche per il presidente del Consiglio sono i giornali che come al solito “inventano tutto”. Ma se da un lato il premier cerca di buttare acqua sul fuoco, dall’altro non rinuncia a togliersi qualche sassolino dalla scarpa e ad additare indirettamente i responsabili del voto della Camera. Chi sono quei leghisti che hanno problemi con lui? Evidentemente i maroniani che, in maggioranza alla Camera, hanno fatto pendere l’ago della bilancia verso l’arresto di Papa. Del resto il premier lo dice chiaramente, e sembra un esorcismo: non c’è Lega senza Bossi.

Per tutta risposta il Senatùr non sembra almeno inizialmente preoccuparsi di smorzare i toni. Arrivato verso l’una e trenta a Monza, il leader della Lega si è limitato ad un laconico “Chedetelo a lui” di fronte alla domanda di rito sui problemi con il premier, salvo poi concedere una nuova e più politically correct dichiarazione alle agenzie: “Berlusconi? L’ho sentito ieri dal mio letto d’ospedale in Svizzera. Con lui di bene in meglio”. In compenso, e senza repliche riparatorie, Bossi si è lasciato andare ad un siparietto, apparentemente scherzoso, con un giornalista del Corriere della Sera. “Corrieraccio, avete preso la strada sbagliata, verso sinistra – ha detto – ci rompete le balle, ho gli occhiali ma ci vedo, ti vedo e il pugno funziona sempre”.

GLI “UFFICI”

Oltre ai vari simboli leghisti, ci sono anche la foto di Giorgio Napolitano, la bandiera italiana e quella dell’Unione europea nell’ufficio di Umberto Bossi. Dopo il taglio del nastro, i giornalisti sono stati fatti entrare per un breve “tour” delle tre stanze allestite al piano terreno della Cavallerizza, che si affaccia sul cortile d’onore della villa. Entrando, subito sulla destra, si trova l’ufficio che sarà di Umberto Bossi, a partire dal primo settembre. Di fronte, a sinistra, quello che Roberto Calderoli ha definito l’ufficio“pluri-ministeriale” dove è stata allestita una scrivania per il ministro della Semplificazione normativa e una, di fianco, per Giulio Tremonti. Calderoli ha spiegato che, a breve, aggiungeranno un’altra scrivania destinata al ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla. ”Le scrivanie le abbiamo pagate di tasca nostra e sono costate circa 340 euro a testa”, ha detto l’esponente leghista. In entrambe le stanze sono stati attaccati arazzi e quadri che raffigurano il giuramento di Pontida e la battaglia di Legnano, momenti-icona del movimento, ma ci sono anche il Tricolore e la bandiera dell’Unione europea e, vicino a una piccola foto incorniciata del leader del Carroccio, anche un’immagine del Presidente della Repubblica e un Crocifisso. Sui tavoli di Bossi e Calderoli, infine, anche una piccola statuetta di Alberto Da Giussano
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“Pronto, Minzo?”, così il Pdl detta la linea. - di Antonio Massari




Il gip di Trani invita i pm a esaminare alcune telefonate del direttore del Tg1 Augusto Minzolini col sottosegretario di Berlusconi e col sindaco di Roma Gianni Alemanno. Secondo il giudice il direttorissimo è "ossequiosamente assediato."


Concussione e abuso d’ufficio: analizzando le telefonate di Augusto Minzolini con Gianni Letta eGianni Alemanno, il gip di Trani, Roberto Oliveri del Castillo, s’è convinto che il direttore del Tg1 potrebbe aver commesso dei reati. Se così fosse, questi reati avrebbero inciso anche sulla conduzione del telegiornale e, di conseguenza, sulla qualità dell’informazione pubblica.

Nelle conversazioni intercettate – per quanto risulta al Fatto Quotidiano – due, in particolare, hanno suscitato l’attenzione del gip. Nella prima, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, si lamenta con Minzolini per un’inchiesta, condotta dai cronisti Rai, sulla vita notturna nella capitale. Il “direttorissimo”, a sua volta, viene intercettato mentre rintraccia il cronista che l’ha realizzata. E lo redarguisce con toni piuttosto bruschi. Se la procura dovesse decidere d’aprire un fascicolo, dopo aver iscritto Minzolini nel registro degli indagati, dovrebbe poi verificare se, in seguito alle telefonate, il servizio sulla movida a Roma sia stato mai trasmesso. Nella conversazione con Letta, invece, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, s’interessa ad alcuni giornalisti e discute, sempre con Minzolini, della loro posizione in Rai.

Il provvedimento del gip – che descrive un Minzolini ossequiosamente assediato dal Pdl – è ora all’attenzione del pool di magistrati che, nel marzo 2010, istruì il fascicolo – aperto all’epoca dal pmMichele Ruggiero – sulle pressioni esercitate da Silvio Berlusconi per silenziare Annozero. Le intercettazioni che riguardano Minzolini, Letta e Alemanno, infatti, furono registrate nel 2009 durante quella stessa inchiesta. E lo stesso pool, guidato dal procuratore capo Carlo Maria Capristo, ora dovrà decidere se iscrivere nel registro degli indagati Minzolini e – se lo riterrà opportuno – anche Letta e Alemanno. Il contenuto delle telefonate è comunque “top secret”, ma il quadro emerso, durante l’ascolto delle intercettazioni, rischia di far saltare gli equilibri dell’informazione in Rai: in alcune intercettazioni, le pressioni esercitate dal Pdl, sono infatti piuttosto esplicite. Andrebbe verificato, a questo punto, se e come, il direttore del Tg1 le abbia mai assecondate. Se queste telefonate saranno rese note, inoltre, toccherà ancora una volta alla Procura di Trani raccontare i retroscena – e con essi i meccanismi – dell’informazione pubblica, svelando i rapporti tra il Pdl e il direttore del telegiornale Rai più influente.

Il gip non ha usato toni morbidi, la sua analisi è impietosa, proprio per la funzione pubblica esercitata da Minzolini: la sua sollecitazione, indirizzata alla procura, per verificare se il direttore ha commesso dei reati è piuttosto netta. E così, le indagini della magistratura sull’informazione in Rai, si spostano da Annozero al Tg1. In pochi giorni sono stati aperti due fronti.

Il primo è quello della Procura di Roma: nel registro degli indagati, con l’accusa di abuso d’ufficio, sono stati iscritti Silvio Berlusconi, l’ex dg della Rai Mauro Masi e l’ex commissario dell’AgcomGiancarlo Innocenzi. La storia è nota: il premier fu intercettato mentre interveniva su Innocenzi per ostacolare le inchieste di Annozero. Il pm Ruggiero ipotizzò, per il premier, i reattori di concussione e minaccia, mentre ritenne Innocenzi parte offesa (salvo indagarlo per favoreggiamento, quando negò di aver ricevuto pressioni) e Masi rimase estraneo all’indagine. Trasmesso il fascicolo alla Procura di Roma, l’indagine passò poi al Tribunale dei ministri che soltanto una settimana fa, dopo ben 15 mesi, ha chiesto ai pm capitolini di mutare l’ipotesi di reato, trasformandola in abuso d’ufficio, sia per Berlusconi, sia per Masi e Innocenzi. Richiesta che la Procura di Roma, tre giorni fa, ha accolto effettuando l’iscrizione per i tre nel registro degli indagati. Il secondo fronte, quello che riguarda Minzolini, nasce dallo stesso filone d’indagine. Nel marzo 2010 – quando la Procura di Trani decide d’indagare su Berlusconi – il pool guidato da Capristo scrive al gip una richiesta: nel fascicolo ci sono centinaia di telefonate tra politici – parlamentari e non – con il “direttorissimo”. La procura chiede di sapere se devono essere distrutte, perché penalmente irrilevanti, oppure no.

La risposta è arrivata in queste ore. Alcune telefonate non vanno distrutte perché, secondo Oliveri del Castillo, hanno una rilevanza penale – per così dire – “diretta”. Altre – che secondo i gip, allo stesso modo, non meritano d’essere distrutte – hanno invece una rilevanza “indiretta”: aiutano a comprendere lo scenario, il contesto dell’eventuale reato, sono quindi utili per inquadrare penalmente la posizione di Minzolini. Al di là della vicenda penale, però, sarebbero utili anche a comprendere la correttezza della sua direzione al Tg1. E nelle conversazioni da “scenario”, tra le più significative, ci sono quelle con Maurizio Gasparri e Paolo Bonaiuti. Nei prossimi giorni, il pool della Procura di Trani e il suo capo, Nicola Maria Capristo, valuteranno le considerazioni del gip. Se dovessero poi aprire un fascicolo – eventualmente anche su Letta e Alemanno – l’indagine potrebbe essere trasferita a Roma.