Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
mercoledì 3 agosto 2011
Berlusconi in Aula: Italia solida, lavorare insieme per superare crisi
Crisi, B. alle camere a borse chiuse Punterà sulla necessaria stabilità di governo. - di Davide Vecchi
Mentre il cdm vara il codice anti mafia e il Senato annuncia che "risparmierà" 120 milioni di euro, il premier "ripassa" il testo preparato ieri sera a Palazzo Grazioli nel vertice di maggioranza. Saranno annunciate nuove riforme e l'invito a collaborare all'opposizione. Ma il timore è nella reazione dei mercati. Piazza Affari, già alla rincorsa di record negativi, potrebbe affondare. Il premier rischia di stringersi il cappio al collo da solo.
Il codice antimafia, che entrerà in vigore dal sette settembre, introduce maggiori responsabilità per i prefetti, più fiducia e meno burocrazia per le imprese inserite nel circuito dell’economia legale, una banca dati nazionale che raccoglie la documentazione contro le organizzazioni criminali. Misure di prevenzione e delle nuove norme in materia di documentazione antimafia, presentato dal ministro dell’Interno Roberto Maroni. Si tratta di un decreto legislativo che dà attuazione alle deleghe previste negli articoli 1 e 2 del Piano straordinario antimafia, approvato dal Cdm nella riunione che si svolse a Reggio Calabria il 28 gennaio del 2010.
E stamani, mentre il cdm si riuniva per poi riaggiornarsi a settembre, l’assemblea di palazzo Madama ha approvato a grande maggioranza il bilancio interno 2010 e il preventivo 2011: sono previsti 120 milioni di euro di tagli nei prossimi tre anni. Un ordine del giorno bipartisan ha impegnato gli organismi che gestiscono il Senato a ulteriori risparmi: l’1% per il 2011, l’ 1,5% nel 2012, il 3,5% nel 2013 e il 6% nel 2014. I tagli, ha spiegato il questore Paolo Franco, ammontano a un totale di 126 milioni di euro. Appena due giorni fa anche Montecitorio aveva annunciato un “risparmio” entro il 2013 di 150 milioni.
Tutti argomenti che saranno sfiorati nell’intervento di Berlusconi alle Camere. Per sottolineare l’impegno del governo. E poi puntare il dito contro chi, dentro il Parlamento, mette in discussione la necessaria stabilità facendo della crisi una “scorciatoia” per eventuali ribaltoni e favorendo, fuori dal Palazzo, una pericolosa speculazione. Una crisi di governo, ribadirà il premier, ora sarebbe un regalo per gli speculatori e un danno per il Paese visto che nessun governo tecnico potrà risolvere i problemi dell’Italia; per questo l’opposizione dovrebbe abbandonare inutili scorciatoie per dedicarsi a risolvere i problemi degli italiani.
Nel discorso non mancheranno aperture alle opposizioni. Berlusconi infatti dovrebbe dire di ritenere auspicabile un tono del confronto politico più disteso e meno di parte, concentrato sui problemi del Paese e non sugli interessi dei partiti, nel solco del monito del Capo dello Stato Giorgio Napolitano.Parte essenziale del discorso sarà spiegare che “crisi e speculazione finanziaria sono sotto gli occhi di tutti ma per quanto riguarda l’Italia ci sono eccessivi allarmismi perché il sistema politico è solido, le banche sono liquide e solide e in generali i fondamentali economici sono altrettanto solidi.
Nessun allarmismo dunque, il governo si è mostrato stabile e ha dimostrato di avere i numeri per varare in poco meno di una settimana una manovra da 70 miliardi di euro, certamente molto resta da fare per la crescita ascoltando parti sociali e opposizioni (oltre all’inquilino del Colle), ma senza cedere ad inutili allarmismi e soprattutto senza immaginare che esistano alternative in eventuali governi tecnici. Berlusconi annuncerà anche alcune misure: riforma del lavoro, partendo dalla revisione dello Statuto dei lavoratori, che insieme a quella del fisco e al piano Sud dovrebbe aiutare a garantire la crescita. Secondo il Cavaliere, ovviamente.
Insomma qualche annuncio, poche azioni concrete. Camera e Senato chiudono e se ne vanno in ferie. E per quanto Fabrizio Alfano, portavoce di Gianfranco Fini, annunci che “il presidente della Camera è disposto a convocare ad horas la Camera anche a Ferragosto se necessario”, e Ignazio La Russa dica che, sempre “se necessario”, il governo è pronto a riunire il consiglio dei ministri in agosto, nei fatti già oggi Montecitorio e Palazzo Madama sembrano deserti. E c’è chi scommette che ad ascoltare Berlusconi ci sarà il governo e pochi banchi occupati.
Gli investitori invece saranno attenti. Alle parole del premier farà da cartina di tornasole Piazza Affari. E la reazione dei mercati potrebbe affossare definitivamente il Paese. Tremonti è corso a Bruxelles per incassare nuovi messaggi pubblici di solidarietà, così da “distendere” l’attenzione degli speculatori europei sulla piazza di Milano; mentre Umberto Bossi è deluso dal vecchio alleato di Arcore: il Senatùr ha tentato in ogni modo di convincerlo a non parlare, il rischio è troppo alto. Anche Letta ha tentato invano di far desistere il Cavaliere. Niente da fare. E così Berlusconi, oggi alle Camere, rischia di stringersi il cappio al collo da solo.
Gli indignati con la tessera del Pd. - di Luca Telese
Il primo è quello che è successo il 14 luglio alla Festa democratica di Roma, dove Massimo D’Alemaera intervistato dal giornalista di Repubblica Massimo Giannini: un gruppo di ragazzi ha raccontato su Facebook di essere andato alla festa con l’obiettivo di fare una domanda al líder maximo e di essere stati placcati dalla vigilanza del partito. Loro sotto il palco provavano a prendere la parola, e l’ex ministro degli Esteri che indicava Giannini con un sorriso vagamente teso: “Le domande le fa lui!”.
E che dire di quello che è successo a Bersani? Il 5 luglio alla Festa democratica de L’Aquila, il segretario del Pd è stato contestato dai No Tav. Un enorme striscione bianco diceva: “Noi con i territori, voi con gli speculatori”. Bersani aveva provato a interloquire: “Guardate che quella proposta è stata discussa e votata in tutte le sedi… Guardate che si tratta di un tunnel che corre per 50 km sotto la montagna…”. Macché: grida, strepiti e tante domande incalzanti.
Terzo episodio, questa volta al Nord. Alla Festa democratica di Seriate, di nuovo durante un comizio di Massimo D’Alema, di nuovo i No Tav. Un gruppo di giovani, il 28 giugno interviene distribuendo volantini e, dopo aver aperto uno striscione, contesta la linea tenuta dal Pd, che ha sempre ribadito che la Tav è una priorità del centrosinistra. Si sfiora la rissa, un gruppo di sostenitori del Pd che si scaglia contro i contestatori, tentando di strappare lo striscione. Qualcuno tenta di oscurare con le mani la telecamera di chi riprendeva la scena, consapevole che le contestazioni hanno un doppio effetto: uno immediato, sui presenti e uno postumo, sugli utenti della rete.
Un altro episodio stupefacente si è verificato a Siena dove Rosy Bindi aveva esordito così: “Vi porto il saluto del Partito democratico…”. Non aveva ancora finito che dalla platea si era levata una selva di fischi: “Parla tu, ma lascia perdere il Pd”. E lei, con la consueta grinta: “Dovreste essere contenti che il Pd sia qui con un suo rappresentante”. Macché.
Cosa unisce e cosa divide questi episodi? Nella storia della sinistra, fino a ieri, la contestazione era guerra di egemonia per il controllo della piazza. Ed era, come nell’ultimo caso, lotta con le ali estreme, di destra o di sinistra, contro formazioni organizzate e antagoniste. Il caso simbolo è la guerriglia a La Sapienza per il comizio del segretario Cgil Luciano Lama in pieno ’77 (il cartello che è passato alla storia: “Non L’ama proprio nessuno”) dove il servizio d’ordine del Pci e della Cgil dovettero lottare fisicamente contro la falange di autonomia.
Oppure resta nella storia la contestazione ghandiana di Marco Pannella davanti a Botteghe oscure, interrotta da questo dialogo con un uomo della vigilanza del Bottegone: “Je dissi: ‘Te ne vai?’ Pannella ha risposto no, e io gli ho dato una pizza…”.
Già molto diverse, e molto più vandeane, nella forma e nella violenza della loro coreografia, furono lemonetine tirate contro i sindacalisti nelle piazze incandescenti del 1993. Sergio D’Antoni finí un comizio in piazza San Giovanni con un labbro spaccato, Sergio Cofferati non volle interrompere il suo discorso e chiese solo di essere riparato da un compagno con un ombrello: “Sono abituato alla pioggia”, ironizzò.
Adesso tutto cambia e a contestarti non è più un esterno, non è più un nemico. Adesso – esattamente come è successo a Zapatero in Spagna – c’è il rischio che a contestarti sia un pezzo del tuo popolo, una parte del mondo che ti gira intorno. A mordere il freno sono giovanissimi, forme di protesta nascono e si organizzano come gruppi di pressione sulla rete. Adesso, a contestarti non è qualcuno che ha idee diverse dalle tue, non è un uomo simbolo, come quello splendido provocatore che è stato Marco Pannella ai tempi in cui girava con il girocollo nero e con il medaglione zen al collo, adesso quello che grida è uno che dice di avere le tue stesse idee e spesso la tua stessa tessera. E pensa che tu stia tradendo la tua parte.
Ecco perché i dirigenti del Pd farebbero meglio a non sottovalutare. E a cominciare a rispondere, ad esempio, sulle grandi scelte e sulla questione morale, prima di essere costretti a farlo in piazza.
martedì 2 agosto 2011
spazzatura norvegia.AVI
URLA: Sono Incazzato Nero e Tutto Questo non lo accetterò più !
Intercettazioni, il ministro Nitto Palma: "Si dovrà intervenire su talune anomalie".
lunedì 1 agosto 2011
Il punto su: Palermo e la baraccopoli di via Messina Montagne. - di Giusy Chiello
Dal maggio 2010 su Facebook esiste una pagina: Insieme alla Petyx per le famiglie dei containers. Si tratta di una pagina dedicata ai baraccati palermitani che vivono nei containers di via Messina Montagne. Questo spazio, da quanto si legge, è stato creato per aggiornare costantemente la situazione delle famiglie che vivono in condizioni da “terzo mondo”. Purtroppo, però, su questa pagina a loro dedicata, le notizie terminano il 14 dicembre 2010.
Ma cosa è successo?
Noi più volte abbiamo avuto un occhio di riguardo per queste persone abbandonate nel “villaggio delle baracche” e per la loro tragica situazione. Abbiamo iniziato la nostra analisi della situazione, realizzando un reportage da dove si evinceva la loro degradante situazione. Abbiamo verificato, in quell’occasione, che questa gente che, per diversi motivi, quali sfratto e perdita del lavoro, è stata cacciata dalla loro casa per poi essere catapultata in una realtà crudele e per niente dignitosa per un essere umano. Questo lo scenario quotidiano: fogne a cielo aperto, insetti velenosi, zecche e ratti che passeggiano nei vialetti dove giocano i bambini. L’acqua delle fogne stracolme, che va a finire sotto i containers e arriva dentro le case, creando umidità e muffa, causa di malattie continue per anziani e bambini. Le promesse dall’amministrazione comunale fino ad ora sono state tante: gli abitanti delle case-containers avrebbero dovuto avere il loro alloggio già da tempo. Per questo motivo, a fine febbraio abbiamo seguito i nostri “amici baraccati” durante uno sciopero da loro organizzato per chiedere il diritto della casa popolare, da tempo promessa. Gli amministratori allora avevano risposto alla loro protesta dicendo che in un paio di mesi tutto si sarebbe risolto, ma siamo già ai primi di maggio e ancora tutto tace e le famiglie sono ancora lì in attesa di una casa.
Segnaliamo a voi lettori questa pagina di Facebook in modo da dare un contributo anche morale per sostenere gli animi di queste persone. Anche la nostra redazione è pronta ad accogliere i vostri commenti, le vostre idee o le info che vorrete darci o ricevere sull’argomento.
Speriamo di essere davvero di sostegno a questa gente che sembra ormai abbandonata dal mondo.
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http://www.ilmiogiornale.org/il-punto-su-palermo-e-la-baraccopoli-di-via-messina-montagne/