martedì 16 agosto 2011

Prostituzione in mano ai comuni la proposta del sindaco Pdl di Altopascio.



Una ricetta contro la crisi? I comuni dovrebbero gestire la prostituzione. Per il sindaco di Altopascio, cittadina in provincia di Lucca, bisognerebbe legalizzare la prostituzione, creando quartieri comunali a luci rossi, dove vi siano “severi controlli e una gestione pubblica dei proventi”, con controlli a livello fiscale e sanitario. Non è la prima volta che Maurizio Marchetti, esponente del Pdl, fa questa proposta: “Credo sarebbe il caso che uno Stato laico e serio accantonasse l’ipocrisia e affrontasse il problema della prostituzione. Un settore oggi totalmente al nero che vede occupate, secondo stime attendibili, ma forse al ribasso, tra le 70mila e le 100mila persone, molte delle quali straniere, che, con ogni probabilità, fanno prendere la strada di altri Paesi europei ai loro cospicui ricavi. Un giro di affari di miliari che piace solo ai delinquenti e a chi ha interessi in questo senso”.
“Mi immagino già le critiche sulla moralità e via dicendo – afferma il sindaco Marchetti – ma chiedo a tutti: è più morale che una persona lavori al nero percependo anche 10mila euro al mese, mentre ci sono persone che lavorano onestamente e non arrivano a fine mese? In ogni caso, se si ritiene che non si possa legalizzare la prostituzione, alla facciamola diventare un reato. Non vedo altre strade”.
Pochi mesi fa la giunta Marchetti aveva istituito il divieto di fermata, sulla via provinciale Bientinese, per contrastare la presenza di prostitute. Le numerose sanzioni accertate avevano infatti allontanato i clienti, poiché le lucciole si erano spostate verso altre zone.





Pensieri e parole. - di Claudia Petrazzuolo



Mi pare fosse Leibniz, filosofo a cavallo tra il 1600 ed il 1700, a dire, ma non ci giurerei, che la perfezione di Dio è dimostrata da un fatto semplicissimo ed inconfutabile: il mondo non è la sintesi della perfezione. Ora, volendo restare nella più semplice delle spiegazioni la cosa si risolve in questo modo: essendo questo mondo imperfetto, vuole dire che non era possibile crearne un altro migliore, quindi questo è il migliore dei mondi possibili, quindi chi lo ha creato è una entità perfetta (avendo scelto o creato il meglio possibile) e siccome non può esserci perfezione lì dove non ci fosse esistenza allora ecco dimostrata l’esistenza di Dio. Fatta salva la memoria e la sua fallibilità, nel caso chiedo venia, questa premessa è il prologo ad una mia affermazione, del tutto arbitraria e personale, che fa capo ad uno scambio on line di vedute intercorso con alcuni amici ieri sera : la realtà che viviamo è la migliore possibile, in questa realtà la politica espressa è la migliore possibile, nell’ambito di questa politica il copione in scena è il migliore possibile, gli attori in gioco, ciascuno per la sua parte, sono i migliori possibili; il che, pur dando una origine addirittura trascendente alla nostra, amara ndr, condizione ci tufferebbe nello sconforto più totale e ben sintetizzato dal detto napoletano “ chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato …”, dunque assaporando come inutile ogni tentativo di cambiare le cose.
A questa filosofia evidentemente si ispirano tutti coloro che continuano a professare, su face book ed ovunque gli ne sia data la possibilità, il loro distacco dalla situazione corrente, che dichiarano di non credere più a nulla, che sbandierano ai quattro venti la convinzione dell’inutilità del voto, che vedono vano e vuoto di ogni significato il desiderio di aggregazione verso un obbiettivo ed una meta comune. Nella fattispecie nel mirino c’era l’appello ad una mobilitazione generale fatto da Maurizio Landini segretario del Fiom/Cgil. Qualcuno ha ipotizzato che l’effettivo interesse fosse dettato non dalla tutela dei lavoratori, quanto dall’aver preso coscienza del fatto che, esautorati i diritti, di conseguenza, cessava la ragion d’essere del sindacato stesso il quale quindi non faceva altro che tutelare la sua stessa esistenza. L’interlocutore impegnato a sostenere questa tesi, tra le tante più su accennate, invitava implicitamente ad affossarne l’iniziativa proponendo in alternativa una non meglio specificata rivoluzione espressa contro tutto e tutti incurante delle probabili e possibili implicazioni quali: una repressione sistematica e, forse anche, violenta del sistema, una recrudescenza nel sentire degli animi, un allontanamento degli obiettivi da raggiungere, la stagnazione della situazione stessa. Una rivoluzione che sia degna di questo nome deve rispondere a dei requisiti assoluti: una tempistica unitaria, un coordinamento generale, degli obiettivi strategici preordinati e prefissati, dei referenti a vari gradi cui fare capo, un seguito di popolo che sia reale e sentito e non aleatorio o frutto dell’indignazione del momento; mancando questi presupposti, parlare di rivoluzione non è da sognatori ma è da irresponsabili. Questo insieme di pensieri e parole, quindi, è un ulteriore invito a
1) stare attenti a non farsi subornare da coloro che, magari in buona fede, si attestano e professano posizioni apparentemente arrabbiate e rivoluzionarie
2) perseguire e continuare nei tentativi di aggregazione, gli unici utili alla creazione di una forza che sia poi effettivamente capace di raggiungere degli obiettivi
3) non arrendersi a quella che sembra una realtà ineluttabile
4) continuare a lottare ognuno come sa, come può e ovunque può
5) resistere, resistere, resistere …
perché solo così avremo modo dire alla fine che Leibniz era si un gran pensatore ma era uno che però aveva sbagliato la sua analisi.


Silvio, con le Chiacchiere non si Tromba. - di dellefragilicose


Provate a immaginare questa situazione: un po’ perché il vostro amico Bettino vi ha introdotto nell’ambiente giusto, un po’ perché per fare i soldi non vi siete mai chiesti per quale motivo i vostri soci portassero la coppola in testa anche in pieno agosto, alla fine siete riusciti a portare fuori a cena, nella stessa serata, Katy Perry, Candice Swanepoel e Christina Hendricks.
Ok, poi dopo ci avete messo del vostro. Un po’ di barzellette, tante promesse, ma alla fine ve le siete intortate così bene che le avete convinte a fare una cosetta a quattro nella vostra camera d’albergo. Roba che nemmeno Giove, travestito da cigno con la faccia di Raul Bova, sarebbe riuscito a fare.

Arrivate in stanza, ordinate un po’ di ostriche e champagne, prendete una doppia razione di pilloletta (che l’occasione merita), le ragazze si spogliano e incominciano a darsi da fare. Voi vi tuffate in quella specie di paradiso e niente … non vi viene duro. Loro si impegnano al massimo e si fanno fare di tutto. toccatine ad personam, bacetti alla statuetta di Priapo, ma niente … l’attrezzatura rimane lì moscia e raggrinzita. Allora vi accorgete che Katy inizia ad avere i primi dubbi, Candice gioca col cellulare e Christina vi guarda tra il compatito e il deluso.

Alla fine dite che non era mai successo, che non era prevedibile, che siete un amatore di fama internazionale e nel frattempo vi alzate, prendete i vestiti e con la scusa di andare a prendere un po’ di ghiaccio per le ostriche (che si sono ammosciate pure loro) fuggite dall’albergo senza pagare il conto lasciando le ragazze con la ferma convinzione di essersi fatte fottere anche senza beccare un centimetro di minchia.

Mentre prendete l’autobus per tornare a casa da mamma, vi sentite una merda. Avete avuto l’occasione di mille vite, ma l’avete buttata nel cesso perché per quanto vi piaccia raccontarvela siete solo un cazzo moscio e oltre la pugnetta con il filmino porno non potrete mai andare. Sì, i soldi. Sì gli amici. Sì il potere, ma se uno non arrizza, non arrizza. Non c’è niente da fare.

Ecco. Più o meno deve essere questa la sensazione che dovrebbe provare il nostro Silvio ora che il suo cuore gronda sangue. Il papero più ricco di Paperopoli, il grande imprenditore, il fondatore di partiti, il costruttore di mausolei faraonici. L’uomo che parla con Putin e Obama, che prende l’aereo per spostarsi da una stanza all’altra delle sue mille case, quello che scopa cento puttane a notte, il grande genio della politica e della finanza che ha avuto un’intera nazione nelle sue mani per oltre quindici anni e che passerà alla storia come il più grande fallito italiano di tutti i tempi.

Almeno, noi che non contiamo un cazzo, non abbiamo avuto l’occasione. Lui, invece, si è trovato con la palla della finale sul piede, la porta vuota a due metri e l’ha buttata fuori.
Potrà dirci quello che vuole, ma noi sappiamo che non se la perdonerà mai.

http://www.mentecritica.net/silvio-con-le-chiacchiere-non-si-tromba/informazione/strange-days/dellefragilicose/20945/


La crisi è solo una scusa. - di Lameduck


Ha ragione Giulietto Chiesa. Questa è una guerra dichiarata dal potere finanziario al mondo intero, voluta da chi vorrebbe far pagare le crisi che si susseguono a ripetizione negli ultimi anni ad interi popoli che non ne sono responsabili. E’ una guerra iniziata non meno di dieci anni fa, visto che il grande pretesto, la nuova Pearl Harbor dell’11 settembre servì per mettere una bella pezza al possibile botto finanziario americano previsto già nel 2001. Seguirono le varie bolle speculative, i noti fatti di Lehman-Brothers e Obama che correva in soccorso ai banchieri a spese del contribuente americano.
Mi sorge una domanda a questo punto: e se queste stramaledette banche d’affari le avessimo lasciate fallire come meritavano sarebbe stato un male o un bene? In fondo, salvandole, abbiamo stabilito uno sciagurato precedente, e cioè che le manovre speculatorie e terroristiche dolose – perché ci credo poco che siano errori di valutazione, quella è gente che non sbaglia – delle banche d’affari possono essere ripianate con i soldi pubblici, cioè a spese dei cittadini. Con il senno di poi questo salvataggio statalista dell’interesse privato appare sempre più una sciagura. A meno che non fosse parte del big plan.

La Finanza (non le Fiamme Gialle ma il potere finanziario globale) è il braccio armato ma dietro ad essa ci sono le multinazionali che devono fare profitti. Il neoliberismo ha stabilito che il profitto è un diritto inalienabile e che è un valore esponenziale, non vi è più alcun limite ad esso, tantomeno il limite etico. Non a caso parlano di crescita ma noi pensiamo che si tratti dell’aumento del nostro benessere, invece loro intendono la crescita del loro margine di profitto. E le due cose non possono coesistere. Se il mio diritto a fare profitti sempre più alti si scontra con gli interessi della collettività e i diritti dei lavoratori, sarà mio compito eliminare tali ostacoli, con qualunque mezzo.
Lo fanno le multinazionali per prime ma poi, in catena, vorranno farlo anche i grossi imprenditori nazionali e poi i piccoli e medi, fino alla botteguccia artigiana.
Ecco quindi che, ai massimi livelli, bisogna accaparrarsi i politici come gli informatori scientifici si accaparrano i medici per conto di BigPharma, anzi, ancor meglio, si bypassano i politici e si mandano i propri amministratori delegati, i propri manager, scagnozzi e sottocoda a fare politica. La famosa “discesa in campo”.
Così si spiega perché la politica è sempre meno fatta di rappresentanti del popolo e sempre più di avventizi e portaborse, lobbisti e maggiordomi, comperati a suon di denaro a fiumi, privilegi e promesse di successo e potere periferico. Nominati, non eletti. Questi politici a busta paga di interessi superiori e spesso ai confini dell’illegalità devono rispondere ai loro padroni che, ripeto, non sono più i cittadini ma coloro che, per ampliare i profitti, devono rimuovere ogni ostacolo possibile.

Secondo voi è un caso che tra le pochissime voci fuggite dal sen di Tremonti circa la famosa manovra vi siano state la “libertà di licenziare” e l’accorpamento delle festività alla domenica – mica quelle religiose, però, solo le tre laiche e work-oriented del 25 aprile, 1° maggio e 2 giugno – per “produrre di più”?
Un alieno che fosse sbarcato con il suo ufetto ieri in Italia si sarebbe chiesto: “Ma questi terrestri pensano di risolvere la crisi mondiale facendo lavorare tre giorni in più all’anno i lavoratori? C’è qualcosa che non capisco?”
L’obiettivo è chiaramente un altro, caro alieno. E’ l’articolo 18, i diritti dei lavoratori, l’attacco a quegli articoli della Costituzione che segnano la differenza tra lavoro salariato e lavoro schiavistico e ne stabiliscono i reciproci confini.

Prima di spingermi ancora più in là e dichiarare, assumendomene la responsabilità, che la crisi non esiste ma è uno spauracchio agitato, come lo fu l’Osama Bin Laden di dieci anni fa, per ottenere la sottomissione delle ultime sacche di resistenza al nuovo ordine mondiale basato sul modo di produzione neoschiavistico globalizzato, facciamo un piccolissimo ragionamento, che ci riporta anche al caso Lehman-Brothers.
Se la colpa del default mondiale fosse del potere finanziario, identificabile in pochi banchieri, speculatori, insomma in fin dei conti in persone fisiche alla Gordon Gekko con un nome e cognome, a cominciare da quell’Alan Greenspan che nomina Chiesa, dobbiamo proprio credere che il governo degli Stati Uniti non riuscirebbe a sguinzagliare un po’ di reparti di Navy Seals ed assicurare questi farabutti alle imperiali galere, magari il Grand Hotel Guantanamo? Perchè ciò che stanno facendo questi bastardi figli di puttana non è meno grave di ciò che si attribuisce da più di dieci anni ad Al Qaeda.

Invece, da Obama a tutto il potere politico europeo è un generale calare di braghe. L’impressione è che debbano ubbidire a dei padroni che non si possono contraddire. Si comportano come i picciotti che devono obbedire a mamma pena l’incaprettamento, sono impauriti come se i padroni avessero di tutti loro, politicanti servi dei servi, foto che li ritraggono mentre stuprano dei neonati.
Non sarà che lo scherzetto fatto a Strauss-Kahn fosse una vendetta nei confronti di qualcuno che aveva sgarrato?
La colpa del crollo delle Borse – perché non chiuderle come in occasione dell’11 settembre, ad esempio? – è degli speculatori, delle agenzie di rating che lavorano un po’ per il Re di Prussia – il dollaro – per tentare di fare il culo all’euro e assai di più per le banche d’affari, ma non si fa nulla per fermarli. E’ come se ci fosse una rapina in una banca, la polizia andasse ad arrestare gli avventori del bar di fronte e il giudice li obbligasse a rifondere di tasca propria i soldi rapinati alla banca. E’ come quando i black bloc devastano le strade e la polizia, invece di inseguirli ed arrestarli, bastona le vecchiette e le famigliole con i passeggini. Non ha senso ma ha un senso.

L’evocazione della parola magica crisi serve soprattutto per licenziare, per sfrondare i dipendenti e quindi per aumentare i profitti. E’ dimostrato che i licenziamenti effettuati dal 2008 ad oggi in certi settori erano assolutamente indipendenti dall’andamento dei fatturati delle aziende in oggetto. Ad esempio nel settore farmaceutico che, grazie a politiche di marketing assai spregiudicate, è uno dei pochissimi settori che registra il segno più nei bilanci delle sue aziende. Ebbene, nonostante il segno positivo e l’aumento delle entrate, queste aziende hanno compiuto delle vere stragi di dipendenti, soprattutto nel settore degli informatori, ritenuti non più utili nel settore primary care, ovvero quello dei medici di base, perché ora il pressing sui medici si fa in ospedale dove vengono venduti i farmaci più costosi e redditizi. La motivazione ufficiale per i tagli era “la crisi” ma la crisi non era vera per quel settore, era solo una scusa per licenziare e mobilitare tutta quella massa di informatori che prima erano stati spremuti come limoni e ora erano considerati solo zavorra di cui liberarsi.

Che la crisi sia un pretesto per fare la guerra di classe ai ceti meno abbienti lo dimostra anche il fatto che nelle varie misure proposte dai governi in allarme rosso per default in Europa non vi siano veri strumenti per la crescita, come investimenti sulla ricerca e lo sviluppo ma solo manovre vessatorie da sanguisughe sul Terzo Stato. Manovre che non toccano minimamente il privilegio sempre più osceno degli altri due Stati: Clero e Neoaristocrazia del denaro o Casta. Semplice, perché la crescita non è quella che pensate e per ottenere quella che pensano loro voi dovete rinunciare ai vostri diritti. Con le buone o con le cattive.

E’ comunque un gioco pericoloso. Le tasse, come prima della Rivoluzione Francese, saranno interamente a carico del terzo stato, ovvero del ceto medio-basso. Il clero è esente e la casta si autoesenta con leggi ad hoc. Questa situazione ha portato alle ghigliottine in piazza allora e la storia potrebbe ripetersi, chissà.

State in allerta, quindi. I telecomandati appartenenti alla Casta dei volonterosi esecutori materiali vorranno imporvi i sacrifici più sanguinosi per continuare a gozzovigliare e banchettare sotto il tavolo dei loro padroni come cani.
E’ in questa occasione che potremo riconoscere i politici, se ce ne sono rimasti, in grado di ribellarsi a quest’assurdità.
Perché non si alzano in piedi e chiedono ai loro colleghi stranieri di allearsi per fermare la speculazione finanziaria con i mezzi della legge? Se è una guerra condotta dagli Stati Uniti con le armi della Borsa per affossare l’Euro, perché non denunciano queste manovre terroristiche? Se lo fanno tutti assieme sarà difficile farli fuori tutti.
Perchè non chieder loro di difendere i diritti del popolo, di quello vero, non quello dell’amore del nanerottolo da rottamare, rigettando le lettere minatorie dei banchieri ed impegnandosi per una crescita vera, e possibilmente una decrescita più ecosostenibile?
In Islanda ci stanno provando. Sarà questione di clima, chissà.

http://www.mentecritica.net/la-crisi-e-solo-una-scusa/meccanica-delle-cose/consumo-criticamente/lameduck/20940/


La Crisi, Tutto questo è Necessario. Risposte Senza Domanda: la Propaganda in Tempo di Guerra. - di ilBuonPeppe


C’è una cosa che mi lascia sgomento, anche se non del tutto sorpreso: vedere tante persone convinte che questi provvedimenti siano davvero necessari, che è giusto fare dei sacrifici per evitare all’Italia… non si sa cosa. Perché in realtà nessuno ci ha spiegato qual è il pericolo reale da cui dobbiamo difenderci.L’ennesima manovra non incide sul nostro enorme debito pubblico, mentre peserà su quelli privati delle famiglie; promette un pareggio di bilancio che se va bene significa solo un non peggioramento dei conti;non colpisce la speculazione che rimane libera di fare i suoi porci comodi; non dà alcuna credibilità al paese né al governo, ridotto ormai ad un trastullo per necrofili; non rilancia l’economia, anzi gli darà un’ulteriore mazzata; non renderà più efficiente la pubblica amministrazione che continuerà a funzionare con le sue pratiche clientelari, solo con un po’ meno fondi a disposizione.

Gotoco Italiano

Vorrei davvero che qualcuno mi spiegasse perché dobbiamo tagliare la spesa pubblica, aumentare le tasse, dilazionare le pensioni, privatizzare le aziende pubbliche e via discorrendo. La mia impressione è chenessuno sa rispondere a questa domanda, anzi, nessuno se la pone nemmeno questa domanda. Si salta direttamente alle risposte, prendendo per buone quelle che vengono dal palazzo, che poi sono quelle che tutto il mondo sta spacciando da tempo.
Così il governo fa le sue scelte, le istituzioni internazionali approvano, i cittadini, con senso di responsabilità e rassegnazione, accettano e pagano, i mercati ringraziano. Tutti d’accordo, tutti contenti. Devo riconoscere che raggiungere un risultato come questo non è affatto cosa semplice, quindi i miei complimenti all’architetto, chiunque sia.

Eppure resto sgomento. Capisco il governo e le istituzioni, fanno quello che gli viene ordinato cercando al più di rimediare qualcosa per sé. Capisco i mercati che non chiedono altro che poter continuare a far festa mentre le borse girano sull’ottovolante. Ma non capisco i cittadini, i miei concittadini, le persone che vivono del proprio lavoro, quelli che comunque devono far quadrare i conti di casa.
Va bene che è Ferragosto, ma non si può mica continuare a dormire sotto l’ombrellone mentre questa banda di criminali prende il nostro futuro e lo butta via.

Ci hanno addormentati, addomesticati, anno dopo anno ci hanno abituati a qualsiasi porcheria fino a convincerci che tutto questo è inevitabile e perfino “giusto”.
Il meccanismo è quello del rincoglionimento da pubblicità: una giostra infernale nella quale compriamo non perché abbiamo bisogno di quella cosa, ma perché dobbiamo dare da mangiare alla nostra insoddisfazione. Il bravo pubblicitario non vende, crea insoddisfazione, così quando compriamo siamo anche convinti che l’idea sia stata nostra. E’ il crimine perfetto.
La politica è uguale. E’ un mercato in cui ci sono venditori e compratori, e in cui la convinzione di essere artefici delle proprie scelte è fondamentale. E’ un processo che dura da decenni, e non a caso raggiunge il suo apice ora che abbiamo un piazzista a capo del governo.

Come dice mirabilmente Frédéric Beigbeder in “Lire 26.900”, chi vende non vuole il tuo bene: “Sono un pubblicitario: ebbene sì, inquino l’universo. Io sono quello che vi vende tutta quella merda. Quello che vi fa sognare cose che non avrete mai… Io vi drogo di novità, e il vantaggio della novità è che non resta mai nuova. C’è sempre una novità più nuova che fa invecchiare la precedente. Farvi sbavare è la mia missione. Nel mio mestiere nessuno desidera la vostra felicità perché la gente felice non consuma.”

Spacciatori di illusioni. Ci hanno convinto che il mercato del lavoro è troppo rigido, così noi chiediamo più libertà per le aziende; ci hanno convinto che bisogna lavorare di più, e noi chiediamo di far sparire le feste; ci hanno convinto che le aziende pubbliche non funzionano, e noi chiediamo di cederle ai privati.
Ormai accettiamo qualsiasi cosa, perché hanno esasperato a tal punto la situazione da trasformare i loro interessi in nostre esigenze. Abbiamo tutte le risposte pronte e, guarda caso, sono proprio quelle che vuole la classe politica. Questo dovrebbe farci sorgere qualche dubbio, o no?
Il guaio è che abbiamo le risposte ma non ci siamo mai posti le domande, perché se lo facessimo qualche dubbio ci verrebbe.

Quando qualcuno mi dice che non c’è un’altra soluzione, io prima dubito, poi vedo cosa mi offre, poi mi chiedo cosa ci guadagna, poi vado in cerca per conto mio.
“La gente felice non consuma” perché la felicità non sta nelle risposte ma nelle domande.

“Gotico Italiano” è una leggerissima rielaborazione dell’originale Crash Test Gothic di Syl

http://www.mentecritica.net/esiste-veramente-la-crisi-tutto-questo-e-necessario-risposte-senza-domanda-la-propaganda-in-tempo-di-guerra/informazione/cronache-italiane/ilbuonpeppe/20931/


Default Italia 87 Giorni al Fallimento: Pulcinella Dopo Due Giorni si Rimangia le Misure. - di Giovanni Grobo


Faccio una previsione, spero di essere contraddetto. Domani ci sarà un nuovo crollo in borsa e lo spread tra bund e btp si allargherà come il bucio di culo di Berslusconi che senza un sedere come quello che si ritrova sarebbe finito a fare il piazzista di pentole in televisione, altro che l’uomo di stato (che poi, per come lo fa lui, non c’è nessuna differenza. Anzi, almeno Roberto Artigiani può tagliarsi i capelli in tv con il Magic Harry. Lui no).

Io penso che ci sarà un nuovo tracollo perché “misure che fanno grondare sangue” al cuore del nostro Silvione, anche se già firmate dal presidente della repubblica, sono già state aggirate dalle stesse persone che le hanno proposte e redatte.

Il contributo di solidarietà non va più bene all’uomo che aveva promesso di “non mettere le mani nelle tasche degli italiani”. Fra le gambe delle figlie sì, ma nelle tasche mai! Meglio un bel punto in più di IVA, così invece di trombare a sangue l’1% dei contribuenti (fra cui lui), si tromba un pochino tutti. Giusto mezzo centimetro di minchia. Una puntina che non si sente nemmeno. Un’IVA sociale, ma senza alleggerimento dei contributi.

La riduzione delle province non va bene a nessuno. A chicchere tutti sono favorevoli, ma da 38 che erano da eliminare adesso diventano 26 o giù di lì.

Calderoli dopo essersi pronunciato contro l’abolizione indiscriminata delle amministrazioni provinciali – «non condivido la strada della soppressione completa. L’unica strada sarebbe quella costituzionale» – ha però specificato: «Abbiamo previsto la soppressione delle Province che non raggiungono o i 300.000 abitanti o i 3.000 km quadri di superficie».
Parole sibilline quelle di Calderoli, con quegli «o…o…», che hanno lasciato aperta la porta al dubbio in una giornata quantomeno concitata. «Secondo quello che leggo, la Provincia è salva» dice l’onorevole Maurizio Del Tenno che però ammette che finché il decreto non sarà votato a Roma il rischio c’è.
Neppure il presidente di palazzo Muzio, il leghista Massimo Sertori, ieri in giornata è stato in grado di dire con certezza se il governo valuterà entrambi i parametri prima di decidere se sopprimere l’ente o se basterà essere sopra uno dei due per salvarsi. Già perché in quest’ultimo caso, avendo la provincia di Sondrio una superficie di 3.211,9 chilometri quadrati, l’amministrazione di palazzo Muzio, nonostante i “soli” 180mila abitanti, resterebbe in vita.

da La Provincia di Sondrio on line del 14 agosto 2011

Si dice che al ministero sia al lavoro un intero battaglione di consulenti strapagati con il compito di individuare un criterio indefettibile che consenta al governo di eliminare le province che vuole senza far vedere che le sceglie una ad una. Scartato il criterio della percentuale di vocali nel nome (Enna, col suo 50% rompe le balle), si parla di durezza media del pene degli abitanti maschi della provincia da rilevare con opportuno campionamento. Si spera, infatti, che “la lega ce l’ha duro” derivi dall’esperienza personale di Bossi e non sia una mera invenzione propagandistica.

Le famose “festività civili” (che quelle cattoliche non si toccano. Ci mangeremo tra di noi per la fame, ma ci sarà sempre il Natale), prima spostate alla domenica, poi portate al lunedì per evitare i ponti, gettano nel panico gli operatori del turismo che senza i ponti non riescono a comprare il pane per i figli e la coca da sniffare prima di andare a puttane. C’è da chiedersi se non sia il caso di fare una riforma del calendario per fare in modo che il primo maggio non capiti sempre di giovedì.

A ripensarci sul taglio dei trasferimenti agli enti locali ci pensa Maroni, quello che fa il ministro degli interni così in conferenza stampa con Berlusconi sono tutti allo stesso livello:

La manovra del governo non è blindata – ha detto Maroni durante la conferenza stampa di Ferragosto – . Credo che il Parlamento debba fare uno sforzo per garantire un taglio dei tagli previsti per le autonomie locali. Mi auguro che i tagli ai Comuni si possano azzerare introducendo altre misure”

Insomma, come giudicare una nazione ed una classe dirigente che prima introducono delle misure e tre giorni dopo se le rimangiano? Io, all’Italia e agli italiani non metterei un euro in mano nemmeno per farmi compare un pacchetto di gomme da masticare. Figuriamoci comprare i titoli di stato.
Domani ci faranno neri come la notte e se non succederà è solo perché qualcuno deciderà che è meglio farlo tra un paio di settimane.
Comunque è finita, perché se non si ha voglia di fare le cose, si è già morti e seppelliti.

http://www.mentecritica.net/default-italia-87-giorni-al-fallimento-pulcinella-dopo-due-giorni-si-rimangia-le-misure/informazione/cronache-italiane/grobo/20967/


Casta, appalti e mattone


Da Jacorossi alla Gesconet, chi fa affari con Montecitorio.

di Gabriella Colarusso


Con buona pace dell'indignazione anti-Casta, e della tanto sbandierata riduzione dei costi della politica, nel 2011 la Camera dei deputati costerà ai contribuenti italiani più di 124 milioni di euro.
Una somma non da poco, soprattutto se si considera che, negli unici dati forniti da Montecitorio, e relativi al 2011, non rientrano tutte le spese che la Camera sosterrà, e molte voci non sono specificate ma classificate semplicemente come 'altre spese'.
Dei 124 milioni, oltre 47 andranno nelle casse della Milano 90 srl, la società dell'immobiliarista romano Sergio Scarpellini che da anni affitta uffici ai deputati e fornisce loro servizi di pulizia e ristorazione ricevendo in cambio commesse milionarie. Ma a fare affari con la Casta non è solo Mr Scarpellini.
PARENTI, AMICI E APPALTI. Nell'elenco fornitori di Montecitorio c'è un po' di tutto. La nobildonna amica dell'ex premier, l'ex re del petrolio romano, il tipografo di fiducia che è anche affitta Camere, il consorzio di cooperative, colosso della logistica, assurto all'onore delle cronache per pratiche di impresa tutt'altro che lusinghiere.
Tra le imprese che si sono aggiudicate gli appalti della Camera è spesso difficile individuare la proprietà e i soci perché sono schermate da diverse compagini societarie. Con un po' di pazienza, però, il nome di qualche proprietario viene fuori.

La Gesconet: oltre un milione e mezzo di euro da Montecitorio

Nel 2011 Montecitorio darà al consorzio Gesconet 1.471.119,52 euro per spese di traslochi e facchinaggio, e altri 48 mila per generici “altri servizi”. La Gesconet ha vinto appalti dalla Camera anche negli scorsi anni, ma è impossibile sapere l'importo esatto delle commissioni, così come di tutti i lavori assegnati prima del 2011, perché, rispondono da Montecitorio, «le disposizioni del Rac (Regolamento amministrazione e contabilità, ndr), sulla base delle quali è stato pubblicato l'elenco delle spese ordinate, sono in vigore dal primo marzo 2011 e consentono la pubblicazione dei dati a partire dal primo semestre 2011».
IL CONSORZIO E LE INDAGINI PER TRUFFA. Dunque, guardiamo all'anno in corso. Nel 2011, la Gesconet riceverà in totale 1.519.119 euro da Montecitorio. A chi sono destinati questi soldi? Il colosso della logistica è una società per azioni posseduta da una serie di cooperative. Amministratore unico è Antonio Barbati, romano. Il preposto della società, invece, dal 25 settembre del 2008, risulta essere Roberto Belsito.
Un po' ricerche online bastano però a capire che le pratiche d'impresa del megaconsorzio Gesconet non spiccano certo per correttezza e trasparenza. Il 19 luglio Il Fatto Quotidiano ha scritto: «La Gesconet è nei guai giudiziari da Torino a Padova e dalla Brianza a Napoli per truffa e traffico di immigrati clandestini».
Il nome della Gesconet è comparso anche nelle intercettazioni ambientali portate avanti nell’ambito dell’inchiesta che ruota attorno ad Alfonso Filosa, ex direttore dell’ufficio provinciale del lavoro di Piacenza arrestato per corruzione e truffa. «Dal verbale delle intercettazioni dell’aprile 2009», scrive ancora Il Fatto, «emerge chiaramente come Filosa avesse annusato l’aria attorno a Gesconet intimando ad alcuni suoi stretti “amici”- riferibili al mondo dell’associazionismo di categoria - di “estrometterci” dal consorzio cooperativo viste le “pesanti imputazioni” a carico, appunto, di Gesconet, per creare un nuovo consorzio da inserire nel polo logistico - ed evidentemente anche in Tnt - insieme a molte altre cooperative fantasma che gravitano attorno al gruppo romano».

Tra i fornitori, i nomi noti del mattone romano

Altro nome noto al mondo dell'imprenditoria romana che salta fuori spulciando l'elenco fornitori della Camera è quello di Carlo Maria Colombo, lo stampatore di fiducia di Montecitorio, titolare della Sistemi tipografici Carlo Colombo spa, che nel 2011 riceverà da Montecitorio 1.766.000 euro per la «produzione informatica di atti e documenti parlamentari» e 4.766.666 euro per la stampa di atti parlamentari. Ma Carlo Maria Colombo, e famiglia, è anche proprietario della Cosarl che metterà a disposizione dei deputati i suoi uffici per 1.044.055, 74 euro, nel 2011. In totale dunque il signor Colombo incasserà 7.576.721 euro.
GLI AFFITTI D'ORO DELLA CAMERA. Ad affittare stabili alla Camera, poi, ci sono anche altri nomi noti e meno noti del mattone: l'immobiliare Tirrena di Tommaso Addario e Marina Micangeli, amica di Donatella Dini, a cui la Camera corrisponderà nel 2011 83.256 euro.
Affari d'oro con Montecitorio anche per la Titano edilizia srl - di proprietà della famiglia Campilli - che, nel 2011 incasserà dalla Camera 1.132.318 euro per i fabbricati, 1.650.000 per la loro manutenzione e 52.249 per gli impianti antincendio. Impresa, la Titano, che figura anche nella lista delle aziende che hanno effettuato i lavori di ristrutturazione della scuola sottoufficiali della Guardia di finanza dell'Aquila per il G8, per un importo complessivo di oltre 2 milioni di euro, soldi erogati dal provveditorato alle opere pubbliche per Lazio-Abruzzo-Sardegna.
L'EX ZAR DELL'ENERGIA. Nell'elenco fornitori della Camera c'è anche l'ex zar dell'energia romano, Angelo Jacorossi, coinvolto nella Tangentopoli del 1992, che nel 1993 finì agli arresti domiciliari per corruzione aggravata. Jacorossi è presidente del consiglio di amministrazione e consigliere della Saccir, una società che da tempo vince appalti con la Camera dei deputati. La Saccir risulta essere di proprietà di Mario Cattabriga e della Samovar srl nel cui assetto azionario figurano Angelo Jacorossi e la sua famiglia. Nel 2011, l'azienda riceverà da Montecitorio «2.132.296 euro per la conduzione di impianti, 749.687 per il condizionamento, 44.436 per l'acquisto di impianti elettrici e 36.413 per l'acquisto di impianti anti incendio».

Un bilancio poco trasparente

Ma come vengono assegnati gli appalti di Montecitorio? Tutti con gara pubblica? Decisa da chi? Per capirlo ci siamo rivolti all'ufficio tecnico della Camera. Dopo lunga attesa, questa la risposta relativa agli importi del 2011: «Per circa il 75% in termini di valore si tratta di appalti frutto di procedure aperte, ristrette o in economia, per il restante 25% derivano dalle altre forme di affidamento consentite dal Codice dei contratti pubblici». Quali siano queste “altre forme di affidamento consentite dal Codice” non è dato sapere, così come non sono specificate, tra le spese ordinate, le voci che vengono classificate come “altre spese”.
APPALTI ASSEGNATI AL MINOR PREZZO. Quanto ai criteri con cui vengono assegnati gli appalti attraverso i bandi di gara, Montecitorio fa sapere che «in base al codice dei contratti pubblici, gli unici due criteri di aggiudicazione sono il prezzo più basso o l'offerta economicamente più vantaggiosa».
Ma chi si occupa di scrivere i bandi di gara, di comunicarli attraverso pubblicazione sulla Gazzetta, di presiedere alle gare e di giudicare la miglior offerta? «L'amministrazione scrive i bandi di gara e per ognuna c'è una commissione giudicatrice, ora disciplinata dall'art. 44 del Rac», è la sintetica risposta dell'ufficio tecnico.
Siamo andati a leggere l'articolo 44 e risulta che la commissione giudicatrice è nominata dal Collegio dei questori, quindi da Francesco Colucci e Antonio Mazzocchi del Popolo della libertà (Pdl) e da Gabriele Albonetti del Partito democratico (Pd), su proposta del segretario generale, Ugo Zampetti, ed è composta da un numero dispari di commissari, fino a un massimo di cinque.
14 MLN DI EURO SOLO PER L'INFORMATICA. Poche persone, dunque, per gestire decine di gare e lavori da assegnare per oltre 120 milioni di euro.
A pesare di più sulle spese della Camera nel 2011 saranno gli affitti, per i quali i deputati di Montecitorio spendono oltre 30 milioni di euro. Ma a ben guardare i dati, si scopre che il secondo capitolo di spesa che più grava sui conti di Montecitorio è quello relativo ai servizi informatici: più di 14 milioni di euro. Solo all'Engineering ingegneria informatica spa, per esempio, la Camera pagherà più di 1 milione e mezzo di euro per l'acquisto di software: di quali non si sa, ma viene da chiedersi se, in tempi di crisi, non sia il caso di passare all'open source. Ma gli onorevoli spendono molto anche per comunicare. Tra i costi dell'informazione parlamentare (6.754.693,69) e quelli per l'ufficio stampa (3.397.455,13) la Camera costa ai cittadini più di 10 milioni di euro.

http://www.lettera43.it/economia/aziende/22928/casta-appalti-e-mattone.htm