mercoledì 31 agosto 2011

Berlusconi e la cena della "cricca" il mistero della lista degli invitati. - di Giuseppe Caporale


Berlusconi e la cena della "cricca" il mistero della lista degli invitati


Nelle carte della procura di Perugia spunta una nota, ritrovata a casa di Fabio De Santis, di persone invitate a una cena. Tra i partecipanti molti degli indagati per lo scandalo del G8 alla Maddalena. E c'è anche il nome Berlusconi.

PERUGIA - Alla procura di Perugia, tra le carte dell'inchiesta sulla "cricca" del G8, c'è un nuovo documento. Un documento inviato un anno fa ai magistrati umbri da un'altra procura, quella di Pescara. Si tratta di una lista con nomi e cognomi, scritta a penna e trovata durante una perquisizione - e legata a un'altra vicenda penale - a casa di Fabio De Santis, provveditore delle Opere Pubbliche della Toscana (prima dello scandalo). "Fabietto" per l'imprenditore Diego Anemone e gli altri della "cricca".

"Una lista - scrivono gli agenti della polizia giudiziaria pescarese nella informativa inviata ai colleghi perugini - da valutare attentamente e con il giusto grado di oggettività poiché sono citati nomi di personaggi che ricoprono importanti incarichi istituzionali e elevate cariche imprenditoriali oltre che alti dirigenti di Ministeri".

"Berlusconi". Questo è uno dei nomi "pesanti" della lista, assieme a quello del capo di gabinetto del ministero della Giustizia, Rino Nebbioso, e quello di "don Camaldo", cerimoniere del Papa. E basta leggere le carte dei carabinieri del Ros di Firenze (dove ebbe origine l'indagine sullo scandalo del G8 alla Maddalena) per capire di che lista di tratta. Ci sono quasi tutti gli arrestati e gli indagati della "cricca", ma anche altri nomi che comunque sono stati lambiti dalle indagini perché "toccati" dalle intercettazioni, dai colloqui telefonici avuti con gli indagati.

Insomma, una cena tra la "cricca" e la sua rete di amicizie nei ministeri e nel Vaticano, sostiene la procura di Pescara. Una cena per festeggiare. Festeggiare la nomina di Fabio De Santis a provveditore delle Opere Pubbliche della Toscana. Proprio quella nomina che - secondo la procura di Firenze - Verdini avrebbe "raccomandato" per aiutare l'amico e socio in affari Riccardo Fusi (imprenditore fiorentino).

E ci sono, del resto, anche i nomi di Verdini e Fusi tra gli inviati, come ci sono quelli di Angelo Balducci (presidente del consiglio superiore Lavori Pubblici), degli imprenditori Anemone e Francesco De Vito Piscicelli (l'uomo che rideva al telefono la notte del terremoto, ndr), i funzionari ministeriali Mauro Della Giovampaola (Lavori Pubblici) e Maria Pia Forleo (Infrastrutture), e Guido Cerruti, avvocato e consulente ministeriale. Tutti indagati nello scandalo del G8 alla Maddalena.

Accanto ai loro nomi ne emergono altri, nuovi (rispetto a quelli già emersi dalle intercettazioni), sulla lista inviata dalla Procura di Pescara. Su tutti spunta, appunto, il nome "Berlusconi", ma non è l'unico. C'è anche il nome e il cognome del capo di gabinetto del ministero della Giustizia, Rino Nebbioso, come c'è il nome di "don Camaldo", il cerimoniere del Papa, del "questore di Firenze" e della "Iurato" (nome che compare anche nella lista favori di Anemone e riconducibile all'attuale prefetto dell'Aquila).

E poi ci sono anche Patrizio Cuccioletta (provveditore alle Opere Pubbliche del Veneto) e del fratello Paolo. Due nomi che interessavano alla Procura di Pescara. Scrive in una nota la polizia giudiziaria pescarese: "Emblematica risulta la partecipazione alla cena dei signori Cuccioletta n.43 e n. 44 della lista che permette di valutare in un'ottica diversa l'affidamento della consulenza per la risoluzione delle interferenze della statale SS.81 alla Archingroup srl (società oggetto delle indagini del magistrato pescarese Gennaro Varone, ndr). Fino a oggi questo risultava un affidamento voluto solo da Carlo Strassil (arrestato dalla Procura di Pescara per presunte tangenti e coinvolto anche nello scandalo della ricostruzione) mentre, con molto probabilità, era un favore di De Santis Fabio all'amico Cuccioletta Paolo".

Conclude la nota in allegato, redatta dal Nucleo investigativo del Corpo forestale dello Stato di Pescara: "Rinvenuto nell'abitazione di De Santis, si trasmette in allegato l'estratto conto relativo al conto corrente bancario intestato a Fabio De Santis della Banca Unicredit Banca di Roma che, alla data del 31.03.2010, ha un saldo attivo di euro 872.658,77". Da un anno questa informativa e la relativa lista di inviati alla cena della "cricca" si trova a Perugia.

Spetta agli inquirenti umbri chiarire chi degli invitati poi effettivamente partecipò (di certo si sa che non andò alla cena Verdini, come emerge dalle intercettazioni) e quali fossero i legami tra la cricca e gli invitati speciali. "E' tutta gente che conosci ... tranquillo (...) - racconta De Santis, intercettato dai Ros di Firenze, ad un inviato un giorno prima della cena - ... tutti amici ... guarda sono tutti amici ... e poi non ci stanno stronzi ... diciamo".






Pensioni, la Lega torna sulle barricate. E il buco nella manovra si allarga. - di Sara Nicoli



E meno male che la manovra doveva essere “più equa”, come garantito dal premier. L’unica cosa distribuita equamente, per il momento, è l’insoddisfazione. A cominciare dalle pensioni, su cui tutto pare essere tornato in alto mare. La decisione di intervenire sul riscatto degli anni della laurea e del militare ha cominciato ad insinuare dubbi non solo nella Lega, ma anche nel Pdl, tanto che ieri, fino a tarda sera, il ministro Sacconie alcuni tecnici della maggioranza si sono attardati al lavoro con i vertici dell’Inps per ritoccare la proposta del governo; così come è emersa a Villa San Martino, infatti, la norma rischia di essere incostituzionale.

C’è subbuglio anche nella Lega, con i senatori del Carroccio che avrebbero come obiettivo addirittura quello di eliminarla. Il problema è che il gettito previsto (650 milioni il primo anno e circa 1200 l’anno successivo) andrebbe coperto con un’altra misura che al momento non c’è. A risultare particolarmente attivo nelle ultime ore è stato il ministro dell’Interno Maroni, che si è smarcato di nuovo dal ritrovato asse Tremonti-Bossi Berlusconi. A tentare di tenere insieme tutti i pezzi del Carroccio che si stanno nuovamente sgretolando il ministro Calderoli che ha infatti annunciato un incontro per stamattina con Sacconi e i tecnici del Tesoro in cui si valuterà “l’impatto sociale” dell’intervento sulle pensioni.

Del resto, il clima tra i leghisti non è certo dei migliori. Non fosse per il fatto che la promessa del titolare del Viminale ai Comuni (“I tagli agli enti locali saranno almeno dimezzati”) rischia di non poter essere mantenuta: “Vista la confusione sui numeri della manovra, e vista la fumosità del meccanismo per i Comuni, qualche timore ce l’abbiamo”, hanno spiegato alcuni deputati vicini a Maroni. Che hanno messo l’accento sull’attivismo di Calderoli che “di fatto ha intestato anche alla Lega una manovra che non ci piace affatto”.

Insomma, il risultato è che in molti, tra gli uomini di Maroni, sono più che preoccupati per come la Lega rischia di uscire dalla manovra, tanto che il Consiglio dei ministri di giovedì ha il compito di blindare il decreto proponendo un voto di fiducia alle Camere.

Una avvisaglia di quel che potrebbe succedere in casa leghista l’ha data questa mattina la Padania, chiamata a fare da pompiere su una base sempre più insofferente, per non dire di peggio. E così piovono titoli rassicuranti come “nuove riflessioni sulla manovra” o “manovra in discussione”. I leghisti insomma, non hanno gradito per niente il colpo al riscatto del militare.

E dire che solo poche ore prima del nuovo intoppo, Berlusconi si era dichiarato “molto, ma molto soddisfatto” per la ritrovata concordia e per un accordo che, a suo dire, aveva migliorato la manovra “senza modificare i saldi”. All’appello, comunque, mancherebbero diversi miliardi di euro e li dovrà tirare fuori Tremonti, un ministro dell’Economia con il quale il Cavaliere giura di aver ritrovato il feeling di un tempo (“lo scontro è un romanzo d’agosto”) . Tanto che l’altra sera era ricominciato a girare il nome di Vittorio Grilli come suo successore.

Nella migliore delle ipotesi, il buco nella manovra si aggira attorno ai 5 miliardi di euro. Nella peggiore previsione si arriva invece a 20 miliardi. Come si arriva alle cifre? Nel primo caso il conto è ormai risaputo. Dal vertice di Arcore, infatti, la manovra è uscita senza contributo di solidarietà (a parte gli statali, sui quali la vessazione rimane) e con i tagli agli enti locali dimezzati. Cioè con quasi sei miliardi di gettito in meno. Recuperato solo in parte grazie alla norma ammazza-riscatto sulle pensioni, che nella migliore delle previsioni (e se dovesse sopravvivere) porterà nelle casse dello Stato non più di un miliardo e mezzo di euro. Poco. Troppo poco, se si considera che le stime sul Pil italiano nel frattempo sono crollate rispetto al +1,1% su cui il governo ha impostato i propri conti. Per il Fondo monetario internazionale il nostro paese si dovrà accontentare dello 0,7% quest’anno e lo 0,8% l’anno prossimo. Risultato: a conti fatti altri 15 miliardi da recuperare nel rapporto con il deficit per arrivare all’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013.

E potrebbe non finire qui. Ieri lo spread con i Bund tedeschi ha ricominciato a crescere e si è avvicinato alla soglia dei 300 punti. Se dovesse continuare così (nonostante l’acquisto di titoli italiani operato dalla Bce) nessuno può escludere che a breve si parli di una nuova, ennesima manovra correttiva.



Per chi suona la campana? - di Claudia Petrazzuolo


Due notizie in una , così, subito, senza tergiversare, di modo che possiate bene iniziare la giornata: questo parlamento in cui militano mille e rotti (in … dove lo sapete da soli) tra ricchi, arricchiti, inquisiti, condannati, prescritti, nulla facenti, multi leccanti, diversamente opponenti, tradizionalmente eseguenti, tra qualche tempo, temo non molto, vi punterà una metaforica pistola alla testa per un “ O LA BORSA O LA VITA” di rapinaresca memoria. E’ CONFERMATO!, al totale della ennesima correzione al piano finanziario di questo stato mancano 5 miliardi di euro. E chi, secondo voi, dovrà provvedere all’esborso?, facciamo dei nomi a caso?.
Dunque vediamo: potrebbero essere finalmente gli evasori del fisco … ma quelli prima bisogna prenderli, poi bisogna che si attendano i tre gradi di giudizio ed una sentenza finalmente definitiva di condanna, poi bisogna che paghino perché se non lo fanno di loro volontà, bisognerà agire tramite tribunale per avere una ingiunzione di pagamento e poi il pignoramento dei beni e poi la vendita all’asta e poi … siccome di solito le vendite all’asta vanno soddisfatte a nemmeno un terzo del valore nominale, sarà stato tempo perso; i condannati ricompreranno la propria roba a poco più di nulla e lo stato ci avrà rimesso tempo e denaro. Quindi da questa parte niente da fare o comunque risultati risibili con queste leggi e con queste volontà di azione.
Allora, forse, si potrebbe ritassare almeno di un 25% gli scudati dell’ultimo condono, ma a questi lo stato ha promesso che non li avrebbe perseguito oltre se, RIPORTATI IN ITALIA I SOLDI ILLEGALMENTE ESPORTATI, avessero versato nelle sue casse il 5% (CINQUEPERCENTO) del contendere e voi sapete bene che lo stato quando fa una promessa la manitiene, infatti tutti Voi potete apprezzare i salti mortali e gli sforzi (da stitico patologico) che fa per mantenere le promesse dell’art. 1, 2, 3, 4, 5, …. Ennesimo, della COSTITUZIONE; per cui anche d questo verso zero su zero risultati.
E una patrimoniale per le medio/alte fortune? Chi di Voi può mostrarmi un cammello che passa attraverso la cruna di un ago, quello sarà colui che riuscirà a farmi credere che il ricchissimo Berlusconi, l’altruista Berlusconi, che aiuta puttane e malviventi perché bisognosi ed indigenti e non perché ricattatori o diversamente tacenti, il presidente Berlusconi, operaio, ferroviere, statale, parastatale e paraculo, riuscirà a farmi credere, dicevo, che tassera sé stesso ed i suoi sodali in affari proprietà e ricchezze. Ma, attenzione, riuscirà a farmelo credere soltanto, perché per farmela vedere una cosa del genere, per la cruna dell’ago e contemporaneamente i cammelli a passare dovrebbero essere un centinaio e non uno solo. Quindi escludiamo anche questa possibilità.

Che resta allora a questa disgraziata finanza per sanare la sua cronica malattia? Ma come che resta, ma possibile che l’esperienza non vi abbia insegnato nulla, ma possibile che la vostra ingenua fiducia nel mondo non vi lasci intravedere uno spiraglio per le disgraziate sorti di questa nazione, ma proprio voi che siete così sinceramente attenti alle difficoltà quotidiane di una già difficile gestione familiare, voi, e mi ripeto, voi non vedete la soluzione? Ma si, che la vedete, anzi io sono nella certezza che voi addirittura la sentiate la soluzione: l’unica consolazione, masochista e sadica all’un tempo, è che il bruciore di culo lo sentiranno anche quegli stronzi al minimo di pensione, quei farabutti e miserabili operai, quei cornutissimi precari, quegli stronzi di professori, statali, imprenditori, commercianti, tassisti, disoccupati e via dicendo che incantati dal miracolo arcoriano hanno votato per QUESTO GOVERNO DI NANI, BALLERINE, DIVERSAMENTE GENTILDONNE E MALANDRINI.



Porgere l’altro portafoglio. - di Piergiorgio Odifreddi


Il 9 agosto, in seguito all’annunciata manovra fiscale del governo, avevo suggerito nel post Cavaliere, ci consenta alcune misure più incisive ed eque per affrontare la crisi economica, una delle quali era “chiudere i rubinetti delle miliardarie elargizioni annuali al Vaticano, alla Chiesa e agli enti religiosi”. Aggiungendo, però, che “non una di queste misure verrà proposta, e meno che mai attuata”.

Fortunatamente, mi sbagliavo. Il 19 agosto, nel post Evasione fiscale: da che pulpito, ritornavo sull’argomento, stimolato da una presa di posizione di Massimo Gramellini, che su La Stampa aveva ripetuto la stessa richiesta. Nel frattempo, anche i radicali e l’Uaar hanno da parte loro avanzato proposte concrete di tassazione dei beni e delle attività commerciali ecclesiastiche.

L’Espresso, nel numero in edicola questa settimana, ha addirittura dedicato la copertina a quella che, coloritamente ma correttamente, chiama La Santa Evasione. Finalmente, dunque, una solitaria battaglia di nicchia ha ricevuto l’attenzione mediatica che si merita, e ha costretto “la grande meretrice” dantesca, e i suoi “protettori” politici, al contrattacco.

Ieri e oggi Avvenire ha dedicato articoli alla questione. Sostanzialmente, argomentando che la Chiesa già paga tutte le tasse dovute per legge, e non è dunque tecnicamente un evasore. Essi fingono ovviamente di non capire che il problema sono invece, da un lato, le leggi che garantiscono principesche esenzioni. E, dall’altro lato, quelle che forniscono principesche elargizioni.

Avvenire tira in ballo anche me, per la citazione su L’Espresso di quello che viene definito un mio “misterioso libro, nel quale accuso la Chiesa di evasione”. In realtà, il “misterioso libro” non è altro che il ben noto Perchè non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), che tante volte il cardinal Ravasi e altri collaboratori del giornale dei vescovi hanno attaccato e criticato: evidentemente, senza mai preoccuparsi di leggerlo.

E la “sconcertante assenza totale di fonti che i lettori possano controllare” è invece il seguente elenco, che non ho problemi a ripubblicare, a beneficio del cardinale e dei lettori. Ricordando che si tratta di cifre vecchie di qualche anno, perchè tratte dal Secondo rapporto sulla laicità pubblicato da Critica liberale nel gennaio-febbraio 2006, e dal rapporto Enti ecclesiastici: le cifre dell’evasione fiscale dell’Ares (Agenzia di Ricerca Economica e Sociale) del 7 settembre 2006.

Dunque, al miliardo di euro dell’8 per mille dei contribuenti, che molti credono ingenuamente essere l’unica elargizione statale alla Chiesa, va aggiunta ogni anno una cifra dello stesso ordine di grandezza sborsata dal solo Stato (senza contare regioni, province e comuni) nei modi più disparati.

Nel 2004, ad esempio, sono stati elargiti 478 milioni di euro per gli stipendi degli insegnanti di religione, 258 milioni per i finanziamenti alle scuole cattoliche, 44 milioni per le cinque università cattoliche, 25 milioni per la fornitura dei servizi idrici alla Città del Vaticano, 20 milioni per l’Università Campus Biomedico dell’Opus Dei, 19 milioni per l’assunzione in ruolo degli insegnanti di religione, 18 milioni per i buoni scuola degli studenti delle scuole cattoliche, 9 milioni per il fondo di sicurezza sociale dei dipendenti vaticani e dei loro familiari, 9 milioni per la ristrutturazione di edifici religiosi, 8 milioni per gli stipendi dei cappellani militari, 7 milioni per il fondo di previdenza del clero, 5 milioni per l’Ospedale di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, 2 milioni e mezzo per il finanziamento degli oratori, 2 milioni per la costruzione di edifici di culto, e così via.

Aggiungendo a tutto ciò una buona fetta del miliardo e mezzo di finanziamenti pubblici alla sanità, molta della quale è gestita da istituzioni cattoliche, si arriva facilmente a una cifra complessiva annua di almeno tre miliardi di euro. Ma non è finita, perchè a queste riuscite uscite vanno naturalmente aggiunte le mancate entrate per lo Stato dovute a esenzioni fiscali di ogni genere alla Chiesa, valutabili attorno ad altri sei miliardi di euro.

Gli enti ecclesiastici sono infatti circa 59.000 e posseggono circa 90.000 immobili, adibiti agli scopi più vari: parrocchie, oratori, conventi, seminari, case generalizie, missioni, scuole, collegi, istituti, case di cura, ospedali, ospizi, e così sia. Il loro valore ammonta ad almeno 30 miliardi di euro, ma essi sono esenti dalle imposte sui fabbricati, sui terreni, sul reddito delle persone giuridiche, sulle compravendite e sul valore aggiunto (Iva).

Come se non bastasse, alle esenzioni fiscali statali si aggiungono anche quelle comunali: ad esempio dall’Ici, “Imposta Comunale sugli Immobili”, in quanto gli enti ecclesiastici si autocertificano come “non commerciali”. La Legge n. 248 del 2006, approvata sotto il governo Prodi, garantisce infatti l’esenzione dall’Ici agli enti “non esclusivamente commerciali”.

In tal modo i comuni italiani perdono un gettito valutato intorno ai 2 miliardi e 250 milioni di euro annui. La Santa Sede possiede infatti un enorme patrimonio immobiliare anche fuori della Città del Vaticano, in parte specificato dal Trattato del 1929: dal palazzo del Sant’uffizio a Piazza San Pietro a quello di Propaganda Fide a Piazza di Spagna, dall’Università Gregoriana al Collegio Lombardo, dalla Basilica di San Francesco ad Assisi a quella di Sant’Antonio a Padova, da Villa Barberini a Castelgandolfo all’area di Santa Maria di Galeria che ospita la Radio Vaticana, e che da sola è più estesa del territorio dell’intero Stato (44 ettari).

Ma questi non sono che i gioielli della corona di una multinazionale che nel 2003 disponeva nella sola Italia di 504 seminari e 8.779 scuole, suddivise in 6.228 materne, 1.280 elementari, 1.136 secondarie e 135 universitarie o parauniversitarie. Oltre a 6.105 centri di assistenza, suddivisi in 1.853 case di cura, 1.669 centri di “difesa della vita e della famiglia”, 729 orfanotrofi, 534 consultori familiari, 399 nidi d’infanzia, 136 ambulatori e dispensari e 111 ospedali, più 674 di altro genere.

Come ho detto, i dati sono vecchi di qualche anno, perchè il mio libro è del 2007. Ma sappiamo tutti che i privilegi della Chiesa sono addirittura aumentati sotto il governo Berlusconi, grazie alla mediazione diretta di letterali “gentiluomini di Sua Santità” di provata fede, e altrettanto provata immoralità: ad esempio, Gianni Letta e Angelo Balducci, rispettivamente Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Presidente Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Altro che “dare a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio”! Qui si tratta, semplicemente, di smettere di togliere al popolo per dare al Papa!

http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2011/08/28/porgere-laltro-portafoglio/


capolavoro canzone dei negrita vietata da radio ed mtv (inedito helldorado) videoclip




martedì 30 agosto 2011

Si rompe qualcosa? Chiedi 100 mila euro di danni! - di Jacopo Fo


Se hai vissuto in Italia negli ultimi decenni hai diritto per legge a un indennizzo.

In questo periodo così duro per l’Italia, ogni tanto ho bisogno di tirarmi su di morale. Per assaporare un po’ di ottimismo mi metto a immaginare la faccia che faranno quando dovranno pagarci fino all’ultimo euro.
Mi piace l’idea. E faccio anche progetti su come spenderli.
Un godimento.

Da tempo diciamo che l’Italia è vittima di una Casta. Una vera e propria organizzazione a delinquere, un sistema di corruttele. Prima o poi riusciremo a eleggere un Parlamento di onesti che sancirà la nascita di una vera Seconda Repubblica, e nella nuova Costituzione si additerà il sistema della Casta come un autentico golpe. E il Parlamento voterà l’abolizione della prescrizione dei reati proprio perché la Casta ha manipolato il sistema giudiziario incrementando lungaggini e prescrizioni per farla franca. E quindi potremo riaprire tutti i processi. E soprattutto chiedere i danni. Sarà la nostra Norimberga. E quando chiederemo i danni non ci occuperemo solo dei politici corrotti, collusi o comunque omertosi. Potremo prenderci degli sfizi anche con molti imprenditori furbastri e truffaldini.

Ad esempio, il documentario Obsolescenza programmata – Il motore segreto della nostra società di consumo racconta una storia incredibile che però pare proprio vera. Quella di un ingegnere che scopre che la sua stampante non ha smesso di funzionare perché qualche cosa si è usurato. No! La sua stampante si è suicidata. Si è uccisa da sola ubbidendo a un comando nascosto. Un odioso microchip che ha l’ordine di bloccare tutto quando si arriva a un certo numero di copie. Questo ingegnere scopre che su Internet è disponibile un software che permette al tuo computer di azzerare il contatore delle copie, quindi mettere fuori gioco il microchip killer e ottenere che la stampante ricominci a funzionare perfettamente.


E’ profondamente illegale che alcune imprese ti vendano una stampante suicida fingendo che sia la migliore stampante del mondo. E’ un reato! Ed è anche un effetto collaterale dello strapotere di una Casta asservita a logiche predatorie. Quindi conserva gli scontrini… se sarai in grado di dimostrare di aver posseduto una stampante suicida potrai far causa alla ditta produttrice e ottenere ilrisarcimento del danno. E pare che non sia solo questione di stampanti. Da almeno 60 anni ci vendono lampadine e collant costruiti apposta per potersi rompere alla svelta.

Mi trastullo immaginando una grande causa collettiva contro la Coalizione dell’Obsolescenza Programmata. Presso il Tribunale Internazionale contro i crimini di guerra. Sì, perché questa è guerra. Il Parlamento dell’Unione Europea prima o poi dovrà sancirlo. Una guerra segreta contro i consumatori. Probabilmente mi devono pagare i danni anche per il motorino che ho comprato quando avevo 14 anni! Brutti carognoni! E niente prescrizione. La Nuova Costituzione dovrà stabilire che si è responsabili di quel che si produce fino al giorno del Giudizio Universale. E lì sì che Dio gli fa male veramente: i furbastri non potranno ascoltare il canto degli angeli. Mai!

Comunque, cari lestofanti, sono disposto a trattare. Se ci date centomila euro a testa subito la chiudiamo qui.



Attenzione, ladri in manovra. By ilsimplicissimus


La Lega ha vinto, Berlusconi ha vinto, le tasse non ci saranno. Dal momento che la manovra non esiste, che è solo una specie di spot elettorale aggiustabile a piacere o meglio a spiacere a seconda delle circostanze, tutte queste affermazioni sono interpretazioni del nulla, lecite divagazioni su un governo ormai illecito nella sua sostanza.

Un nulla però maligno nel quale è praticamente certo che non si faranno le cose promesse, cioè i tagli alla politica e la lotta all’evasione, mentre si faranno quelle escluse, ovvero l’aumento dell’Iva per la gioia di tutti noi, l’appesantimento della tassazione attraverso imposizioni indirette che colpiscono i poveri e il taglio dei servizi e del welfare, come già appare chiarissimo dallo scippo degli anni di università o di servizio militare dalle pensioni. Praticamente un furto senza destrezza, una rapina a mano armata da un consenso strappato con le illusioni e i media.

Naturalmente tutto questo non serve né a far quadrare i conti nell’immediato e tanto meno nel medio termine, anzi serve solo a peggiorare ancora la situazione, e’ solo l’ennesimo rinvio di cui il Cavaliere ha bisogno per rimanere in sella, l’ultimo rinvio dopo 18 anni di parole. Ma serve però a rendere chiara l’essenza dell’oligarchia italiana assolutamente incapace di fuoriuscire dall’ambito dei suoi interessi immediati e delle sue clientele, come dimostra la scomparsa del contributo di solidarietà oltre i 90 mila euro che del resto si traduceva in uno sforzo minimo. Un guscio vuoto, mangiato dai vermi della crisi.

La cosa impressionante è che non c’è nemmeno il tentativo di far finta che non si vogliono proteggere ricchi e privilegiati: lo scenario dietro la farsa berlusconiana si è ormai consunto e sono visibili funi e tavole prima nascoste dalle quinte, un’armamentario teatrale desolante e francamente repugnante con in più le sensazioni olfattive lasciate dal gruppo dirigente leghista, un ensemble di mentecatti in disfacimento, che in questo caso ha fatto la figura che merita e rende finalmente giustizia al loro valore.

Berlusconi canta vittoria, ma ogni giorno che passa progredisce il cammino che dalla perplessità porta al disprezzo e sfocia nell’odio, quando ci si accorge che in fondo non c’è alcun altro sentimento e atteggiamento possibile perché l’opera di governo è al di sotto di ogni giudizio o plausibilità. Non merita nemmeno il disprezzo: meglio i finti russi che fregano al bilionaire lo champagne, che questi ladri di vita e i loro brindisi del dopo manovra.

http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2011/08/30/attenzione-ladri-in-manovra/#comment-3388