Scontro sul decreto del governo che da gennaio taglia gli stipendi di deputati, senatori e di tutte le cariche elettive. Ma loro non ci stanno: "Decidiamo noi, lede l'autonomia del parlamento". Già tagliato il vitalizio.
LA RIVOLTA parte dalla Camera e rimbalza in poche ore al Senato. La norma della manovra Monti che prevede un decreto per tagliare già da gennaio le indennità ai parlamentari - e con loro a tutte le altre cariche elettive - non passa. "Viola l'autonomia del Parlamento", andrà riscritta. E rivista. Su deputati e senatori si abbatte una nuova scure.
La notizia è che, dopo la cancellazione del vitalizio, tra poche settimane anche l'indennità verrà dimezzata o quasi. E ora è braccio di ferro sull'ammontare del taglio. Stipendio da agganciare agli europarlamentari, è la proposta messa per iscritto dai questori del Senato. No, così le spese raddoppiano anziché ridursi, rilanciano da Montecitorio: meglio la media delle indennità nei paesi Ue.
La prima bocciatura alla stretta arriva dalla commissione Affari costituzionali della Camera, che in queste ore ha espresso parere negativo sul settimo comma dell'articolo 23 della manovra. È la norma che prevede che dal primo gennaio gli stipendi di amministratori, consiglieri, sindaci e parlamentari subiranno un taglio che li equipari ai colleghi europei. A far insorgere le Camere, la previsione del ricorso a un decreto del governo nel caso, ormai probabile, in cui la commissione guidata dal presidente Istat Enrico Giovannini non depositi il previsto studio di comparazione entro fine anno. Nel Parlamento vige l'"autodichia", protestano.
La prima commissione di Montecitorio ha già bocciato il comma. "Tocca a noi decidere come procedere". Lo stesso accade a Palazzo Madama. "Quell'intervento, giusto nel merito, lede l'autonomia del Parlamento - spiega il senatore questore Benedetto Adragna - Se non lo faranno prima i colleghi della Camera, il nostro collegio dei questori depositerà un emendamento correttivo. Puntiamo all'equiparazione ai parlamentari europei, con tutto ciò che ne consegue".
Il conto è presto fatto. Oggi l'indennità di un deputato italiano ammonta a 11.704 euro al netto della diaria. La media delle retribuzioni nell'eurozona è invece di 5.339 euro e quello sarebbe l'implicito suggerimento del governo Monti. Invece l'eurodepuato, al quale i senatori si vorrebbero agganciare, guadagna circa 5.900 euro netti mensili. Ma a Bruxelles vigono benefit di peso: i collaboratori sono a carico del Parlamento e i rimborsi spese (come i voli) avvengono a piè di lista, dopo presentazione di ricevute, ma sono "pieni".
Così, a Montecitorio i tecnici hanno fatto due conti e hanno scoperto che l'adeguamento all'Europarlamento farebbe quasi raddoppiare i costi della "casta" anziché ridurli. Ecco perché col placet della struttura, alla Camera i relatori alla manovra depositeranno nelle prossime ore un emendamento più in linea col progetto Monti. Spiega il questore di Montecitorio Gabriele Albonetti: "Dobbiamo parametrarci a un regime molto più rigido e individuare quale sia la soglia effettiva delle indennità nette, perché il lordo non fa testo, la fiscalità è diversa da paese e paese".
Quel che è certo è che matura la vera stangata, quella sull'indennità (già decurtata di mille euro a inizio anno). Lamberto Dini si fa portavoce della protesta: "Le nostre retribuzioni sono già sotto la media Ue". Alessandra Mussolini, intervista da "Anna" sostiene che già togliere il vitalizo è istigazione al suicidio", figurarsi il resto. Al rientro degli onorevoli lunedì dal lungo ponte festivo, sarà battaglia.