Il papà ha denunciato il titolare del negozio alla Guardia di Finanza: «Anche gli insulti».
ROMA - Francesco ha 16 anni ed è un piccolo marziano. Entra in un negozio di cartoleria e tabacchi, compra dei fogli protocollo per il compito di italiano e pretende lo scontrino fiscale. Probabilmente a casa o a scuola avrà sentito discorsi del genere «se tutti pagano le tasse, ne paghiamo meno», «chi vende in nero frega i concorrenti leali e lo stato».
Il negoziante dietro il bancone, sui quaranta anni,alla timida richiesta del ragazzo, va su tutte le furie, quasi fosse un’offesa personale. «Vuoi lo scontrino fiscale? - attacca - Il registratore di cassa è rotto. Ecco i tuoi 50 centesimi e fuori dal negozio...». Gli ha appena strappato di mano i fogli. Non siamo a Cortina, ma al quartiere Trieste di Roma.
Il ragazzo esce dalla tabaccheria-cartoleria, fa pochi passi e chiama il papà con il telefonino. «È la seconda volta - spiega al genitore - che il tabaccaio dice di aver il registratore rotto e non dà lo scontrino. Mi ha cacciato fuori». «Vai a scuola, passo io dal negoziante...», dice il babbo conciliante. Il papà di Francesco ha superato i 50 anni, è stato ufficiale della guardia di finanza, lavora ora per la security di una grande impresa e va dal negoziante per avere spiegazioni.
«Scusi, sono il papà del ragazzo dei fogli protocollo - dice - ma lei quando ha un guasto al registratore di cassa annota sul registro dei corrispettivi le entrate delle vendite?». Il tabaccaio raggiunto nel frattempo da un amico si irrigidisce subito. «Io non ho nessun registro dei corrispettivi - sbotta - lei faccia il padre, vada a tagliare i capelli a quel ragazzaccio. Anzi... mi dia il suo nome. Voglio querelarla...».
Esce da dietro il bancone e e si piazza davanti alla porta del negozio. Ci sono un paio di avventori. Loro assistono muti al battibecco e non vogliono prendere partito. «Mi dia il suo nome», ripete il tabaccaio. E il genitore: «Che fa, mi vuole sequestrare?». Il papà di Francesco chiede agli avventori di testimoniare e loro rispondono «Non abbiamo visto niente». Il negoziante, forse capisce di aver passato il segno, riapre la porta e urla al genitore: «Fuori da qui, mi lasci lavorare...».
Il papà di Francesco ha presentato una denuncia alla Guardia di finanza. «Mio figlio è rimasto molto turbato - dice - chiedere lo scontrino fiscale gli è sembrato la cosa più naturale e invece...». Per l’esercizio commerciale del quartiere Trieste molto probabilmente scatterà un accertamento fiscale. Ma si può cacciare un ragazzo dal negozio solo perché chiede uno scontrino?
Il negoziante dietro il bancone, sui quaranta anni,alla timida richiesta del ragazzo, va su tutte le furie, quasi fosse un’offesa personale. «Vuoi lo scontrino fiscale? - attacca - Il registratore di cassa è rotto. Ecco i tuoi 50 centesimi e fuori dal negozio...». Gli ha appena strappato di mano i fogli. Non siamo a Cortina, ma al quartiere Trieste di Roma.
Il ragazzo esce dalla tabaccheria-cartoleria, fa pochi passi e chiama il papà con il telefonino. «È la seconda volta - spiega al genitore - che il tabaccaio dice di aver il registratore rotto e non dà lo scontrino. Mi ha cacciato fuori». «Vai a scuola, passo io dal negoziante...», dice il babbo conciliante. Il papà di Francesco ha superato i 50 anni, è stato ufficiale della guardia di finanza, lavora ora per la security di una grande impresa e va dal negoziante per avere spiegazioni.
«Scusi, sono il papà del ragazzo dei fogli protocollo - dice - ma lei quando ha un guasto al registratore di cassa annota sul registro dei corrispettivi le entrate delle vendite?». Il tabaccaio raggiunto nel frattempo da un amico si irrigidisce subito. «Io non ho nessun registro dei corrispettivi - sbotta - lei faccia il padre, vada a tagliare i capelli a quel ragazzaccio. Anzi... mi dia il suo nome. Voglio querelarla...».
Esce da dietro il bancone e e si piazza davanti alla porta del negozio. Ci sono un paio di avventori. Loro assistono muti al battibecco e non vogliono prendere partito. «Mi dia il suo nome», ripete il tabaccaio. E il genitore: «Che fa, mi vuole sequestrare?». Il papà di Francesco chiede agli avventori di testimoniare e loro rispondono «Non abbiamo visto niente». Il negoziante, forse capisce di aver passato il segno, riapre la porta e urla al genitore: «Fuori da qui, mi lasci lavorare...».
Il papà di Francesco ha presentato una denuncia alla Guardia di finanza. «Mio figlio è rimasto molto turbato - dice - chiedere lo scontrino fiscale gli è sembrato la cosa più naturale e invece...». Per l’esercizio commerciale del quartiere Trieste molto probabilmente scatterà un accertamento fiscale. Ma si può cacciare un ragazzo dal negozio solo perché chiede uno scontrino?