domenica 22 gennaio 2012

Non si piacchiano gli angeli, chi lo fa deve pagare.


E' giusto che al mondo esista gente che fa questo? 
E' giusto che simili vigliacchi possano prendersela con simili esserini indifesi?
Il suo visetto chiede solo amore e pietà.
Non si picchiano gli angeli
-Chi lo fà deve Pagare.



E' giusto che esistano queste differenze?






Io dico di no, dico che è una vergogna!

Equità?



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Milano, Lega in corteo tra le tensioni “Monti deve andare fuori dai coglioni”. - di Davide Vecchi



Se continua così si va a elezioni. “E la Lega andrà da sola, perché da sola può vincere”.Umberto Bossi cerca di scaldare la folla leghista, riunita questa mattina nel corteo che da piazza Castello si è snodato fino a piazza Duomo a Milano. “Io – dice dal palco cercando di rassicurare – non avrei mai fatto niente controMaroni, chi lo ha fatto sono i giornali di regime”. E poi via al repertorio contro Monti – “stai attento” – sulle banche, sul governo “infame”.  Appena Bossi prende la parola, in realtà, partono gli slogan contro Reguzzoni. E quando il capo si augura che i due “si stringano la mano scendendo dal palco”, dai militanti parte il coro “Reguzzoni fuori dai coglioni”. E fischi, insulti all’ormai ex capogruppo della Lega. Il coro “Maroni Maroni” sovrasta la voce del senatur, ma Bobo, dal palco accanto a Bossi, con sorriso in viso e un passo avanti a tutti gli altri, scandisce “Bossi Bossi”. Piovono fischi anche quando il capo cita “il buon Berlusconi”. Io, rassicura, “ho un’idea: non può parlare con noi e tenere in piedi il governo. Gli suggerisco: Berlusconi la Lega ti chiede di far cadere questo governo infame”. Altrimenti “io non ci riuscirò a tenere in piedi il governo della regione Lombardia: li stanno arrestando tutti”. Oh, grida, a Formigoni: “Presidente i soldi sono nostri”.

Dopo quattro anni di assenza la Lega Nord torna in piazza a Milano. Ma lo fa nel momento più difficile della propria esistenza. Un partito dilaniato dai conflitti interni, da vere e proprie faide che rischiano di affossare il sogno padano. Oggi è la giornata della ritrovata unità. O almeno ci provano a mostrarla i secessionisti di via Bellerio. Gia di prima mattina piazza Castello è verde. Dalla segreteria, che gestisce la manifestazione milanese del Carroccio e distribuisce magliette e bandiere, hanno infilato all’ultimo momento delle piccole bandiere con la scritta in rosso ‘Bossi’. Ma le pettorine dei “bobo boys” sono un po’ ovunque, come le sciarpe “barbari sognanti”. E poi quelle bandiere della Tanzania. Una trentina, non di più, che vengono srotolate quando parla il capo. E che pure bastano, per ricordare che non tutto nel Carroccio è stato sanato.

Matteo Salvini, maroniano con pettorina “bobo boys”, ha il compito di scandire slogan e guidare il corteo che da piazza Castello arriverà in piazza del Duomo. “Tutti i parlamentari, presidenti e sindaci si mettano insieme davanti al corteo” grida più volte dal megafono. Lo striscione che apre il corteo invoca “un popolo, un destino: Padania libera”. A fare da apripista undici trattori, niente mucche, pochi elmetti sulla testa.
Ad attenderli in piazza Duomo c’è un gruppo di militanti, per lo più maroniani, appostati dalla mattina: sono andati direttamente sotto il palco per occupare le prime file. La consigliera regionaleMonica Rizzi non si vede, in compenso alcuni giovani padani si sono travestiti con parrucche bionde e una bacchetta magica in mano. Insomma, il folklore leghista non manca nemmeno stavolta, anche se paradossalmente indirizzato al proprio interno. I big del partito, al contrario, si affannano dal primo mattino per mostrare unità. “Ci sono state delle discussioni, ma l’unitarietà del movimento attorno al segretario federale e’ assoluta”. Così Roberto Calderoli cerca di archiviare le tensioni. Parlando con i giornalisti l’ex ministro dice che il cambio del capogruppo alla Camera era “programmato”. Il mandato di Marco Reguzzoni, spiega, “è scaduto a dicembre ed era programmato che a gennaio si procedesse con la sostituzione che aveva già previsto Bossi”. Attorno a Calderoli cartelli con la foto di Mario Monti accostata a quella di Fantozzi. “Stesse capacità”, recitano i cartelli, distribuiti ai militanti. E poi ancora: “Il governo è avvisato, il padano s’e’ inc…”, “Per i tecnici il Paese è carne da macello”, “Padania terra di schiavitu’” e “Macelleria Monti”, con il presidente del Consiglio ritratto come un macellaio che ‘affetta’ un pensionato.
Gli occhi però sono tutti per Maroni. Lui arriva e dice “tutto ok”. Con Umberto Bossi è “tutto a posto”. “Siamo un partito vivo, vivace, non di cartapesta” aggiunge l’ex titolare del Viminale. “Mercoledì si è scatenata una grande passione ed è quella la Lega che mi piace”. Anche Rosi Mauro arriva e cerca lui, il nemico ora da rispettare. Si stringono la mano a favore di telecamere e macchine fotografiche. I due si abbracciano, qualcuno grida “bacio, bacio”. Lei si butta verso Maroni che ridendo dice: “No ragazzi, non esageriamo”. Quando il corteo parte, alla testa ci sono Bossi, Maroni e Rosi Mauro. L’immagine della pace ritrovata. Apparente. Perché ci sono cartelli “cerchio tragico” che il servizio d’ordine cerca di far abbassare, senza risultato. E ci sono slogan contro Reguzzoni, “fuori dai coglioni”, che lo speaker Salvini, pur controvoglia, zittisce. Mercoledì a Varese, del resto, anche lui, maroniano doc, si era dilettato nei coretti contro il cerchio magico. Uno su tutti: “Rosi puttana lo hai fatto per la grana”. Ma oggi l’ordine del fortino di via Bellerio è tenere bassi i toni, evitare scontri. Cosi Salvini grida nel megafono: “Monti, Passera, Fornero vi facciamo il culo nero”.

Il corteo sfila fino a piazza del Duomo. Gli undici trattori che aprono la strada passano davanti alla Scala, a quel Palazzo Marino da cui Pisapia ha ideato la contestata Area C che in una settimana ha ridotto del 40 per cento il traffico e di oltre il dieci l’inquinamento. Il sindaco si sarà chiesto come sono alimentati i trattori. Sicuro non sono elettrici. I leghisti ce l’hanno anche con lui: “Pisapia C tassa”. In piazza Duomo ad attendere Bossi alcuni cartelli che gli ricordano la promessa fatta: “Congressi subito”. E parecchi adesivi e bandiere e volantini di barbari sognanti, i maroniani che hanno chiesto e ottenuto la testa di Reguzzoni.

Il senatur, intanto, cerca di dare una svolta al partito che reclama pulizia. “Se lo scandalo in Lombardia andrà avanti che farete?”, chiedono i giornalisti. Lui risponde: “Andremo alle elezioni e ci presenteremo da soli, abbiamo la forza per vincere”. Quanto al partito, dice Bossi, “la Lega non è mai stata divisa, siete voi a sperare”. Ma ad attenderlo davanti al palco c’è la beffa: la statua di Vittorio Emanuele a cavallo. Il ponteggio che la copre ha i manifesti tricolore che celebrano i 150 di unità d’Italia. “La nostra storia insieme compie 150 anni”. E’ rivolto proprio verso il gotha leghista. Molto più vicino dello striscione “Umberto Bossi la lega sei tu” e “Padania libera”. Per quanto grideranno alla secessione i ponteggi ricordano la realtà. Così come non basta un abbraccio di Rosi Mauro per segnare la pace nella Lega.

(video di Alessandro Madron, Franz Baraggino, Francesca Martelli)




http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/22/milano-corteo-della-lega-tensioni-archiviare-contestazioni-monti/185690/

Megaupload e Megavideo chiudono: gli Anonymous si ribellano!


Dopo che l’FBI ha chiuso il noto sito di upload Megaupload e quello di straming Megavideo e arrestato il fondatore con una pena che può arrivare fino a 55 anni di reclusione, il gruppo di Hacker Anonymous ha voluto ribellarsi.
Le accuse per cui l’FBI, con la collaborazione del Dipartimento Di Giustizia Americano, hanno arrestato e chiuso il sito sono riciclaggio, associazione a delinquere e violazione di copyright.
Il primo attacco degli Hacker ha visto vittima il sito del già citato Dipartimento di Giustizia e quello dell’Universal. Ma non solo questi! Di seguito vi rilasciamo la lista dei siti attaccati da Anonymous:
  1. Department of Justice (Justice.gov)
  2. Motion Picture Association of America (MPAA)
  3. Universal Music (UniversalMusic.com)
  4. Belgian Anti-Piracy Federation (Anti-piracy.be/nl/)
  5. Recording Industry Association of America (RIAA.org)
  6. Federal Bureau of Investigation (FBI.gov)
  7. HADOPI law site (HADOPI.fr)
  8. U.S. Copyright Office (Copyright.gov)
  9. Universal Music France (UniversalMusic.fr)
  10. Senator Christopher Dodd (ChrisDodd.com)
  11. Vivendi France (Vivendi.fr)
  12. The White House (Whitehouse.gov)
  13. BMI (BMI.com)
  14. Warner Music Group (WMG.com)
Non contenti del loro “successo”, hanno anche voluto rilasciare una vera e proprio comunicazione ufficiale sul loro profilo Twitter, leggiamola insieme:
"Questo è un urgente richiamo d’allerta per tutte le persone degli Stati Uniti. Il giorno che tutti noi stavamo aspettando è purtroppo giunto. Gli Stati Uniti stanno censurando Internet. La nostra evidente risposta è che non rimarremo seduti mentre ci vengono portati via i nostri diritti da un governo al quale affidiamo la loro stessa tutela. Questa non è una chiamata alle armi, ma un richiamo a conoscere e ad agire!
Il Governo degli Stati Uniti ha superato ogni limite dandoci un falso senso di libertà. Pensiamo di essere liberi e di poter fare quello che vogliamo, ma in realtà siamo molto limitati e abbiamo un grosso numero di restrizioni per quello che possiamo fare, per quello che possiamo pensare, e anche per come veniamo educati. Siamo stati talmente distratti da questo miraggio di libertà, che siamo diventati esattamente cosa cercavamo di evitare.
Per troppo tempo, siamo rimasti fermi quando i nostri fratelli e sorelle venivano arrestati. Per tutto questo tempo, il governo ha ordito intrighi, tramando modi per incrementare la censura attraverso il blocco degli ISP, il blocco dei DNS, la censura dei motori di ricerca, dei siti, e una varietà di altri metodi che direttamente si oppongono ai valori e alle idee che condividono sia Anonymous, ovviamente, che gli stessi padri fondatori di questo paese, che credevano nella libertà di parola e di stampa.
Gli Stati Uniti sono spesso stati indicati come esempio ideale di paese libero. Quando la stessa nazione che è conosciuta per la sua libertà e i suoi diritti inizia ad abusare delle sue proprie persone, allora bisogna iniziare a combattere, perché gli altri la seguiranno presto. Non pensiate che perché non siete cittadini americani, questa storia non vi riguardi. Non potete rimanere ad aspettare che la vostra nazione faccia lo stesso. Dovete fermare tutto questo prima che cresca, prima che venga riconosciuto come accettabile. Dovete distruggerlo dalle fondamente, prima che diventi troppo potente.
Possibile che il governo americano non abbia imparato dal passato? Non ha visto le rivoluzioni del 2011? Non ha notato che ci siamo opposti ogni qualvolta ci siamo imbattuti in tutto ciò e che continueremo a farlo? Ovviamente il governo statunitense pensa di essere esente. Questo non è solamente un richiamo collettivo di Anonymous a darci da fare. Cosa può mai risolvere un attacco DDoS? Che cosa può essere attaccare un sito rispetto i poteri corrotti del governo? No. Questo è un richiamo per una protesta di grandezza mondiale sia su internet che nella vita reale contro il potere. Diffondete questo messaggio ovunque. Non possiamo tollerare quello che sta succedendo. Ditelo ai vostri genitori, ai vostri vicini, ai vostri colleghi di lavoro, ai vostri insegnati e a tutti coloro con i quali venite in contatto.Tutto quello che stanno facendo riguarda chiunque desideri la libertà di navigare in forma anonima, parlare liberamente senza paura di ritorsioni, o protestare senza la paura di essere arrestati.
Andate su ogni rete IRC, su tutti i social network, in ogni community on-line e dite a tutti l’atrocità che sta per essere commessa. Se protestare non sarà abbastanza, gli Stati Uniti dovranno vedere che siamo davvero una legione e noi dovremo unirci come una sola forza opponendoci a questo tentativo di censurare Internet ancora una volta, e nel frattempo scoraggiare tutti gli altri governi dal tentare ancora.
Noi siamo Anonymous. Noi siamo una legione. Non perdoniamo la censura. Non dimentichiamo la negazione dei nostri diritti come esseri umani liberi. Questo è per il governo degli Stati Uniti.  Dovevate aspettarvi la nostra reazione."
Voi che ne pensate? Che stia iniziando una vera e propria guerra digitale? Personalmente sono d’accordo con più di qualche cosa da loro detta. Ma ora non ci resta che aspettare ulteriori aggiornamenti sulla vicenda, vi terremo aggiornati.
Alla prossima!

LESA IMPUNITA' (Marco Travaglio - Il F.Q. 22/1/2012)



Avete presente la Procura di Roma? 
A parte pochi pm che non guardano in faccia nessuno, è la Procura che in questi anni è riuscita a far archiviare i reati di qualunque politico le capitasse a tiro. 
Soprattutto uno: B. 
Archiviato perché scarrozzava sugli aerei di Stato menestrelli e mignotte, nani e ballerine. Archiviato perché mobbizzava il marito della sua amante Virginia Sanjust. 
Archiviato perché raccomandava le papi girls a Raifiction. 
Archiviato perché comprava senatori dell’Unione.
Archiviato perché minacciava il suo uomo all’Agcom per far chiudere Annozero. 
Archiviato sempre, a prescindere. 


Ieri però un politico è riuscita a farlo rinviare a giudizio: Luigi De Magistris, che va a processo con il suo ex consulente Gioacchino Genchi per abuso d’ufficio. 
Che han fatto i due manigoldi? 
Abusato di voli di Stato, raccomandato favorite, perseguitato mariti di amanti, comprato senatori, minacciato authority perché violassero i loro doveri istituzionali? 


No, molto peggio: nel 2007, quando seguivano a Catanzaro l’inchiesta “Why Not”, acquisirono dalle compagnie telefoniche i dati sui tabulati telefonici di 8 parlamentari (Prodi, Mastella, Rutelli, Pisanu, Gozi, Minniti, Gentile, Pittelli) senz’aver chiesto il permesso al Parlamento, violandone l’immunità. 
Un ingenuo domanderà: come fai a sapere che questo o quel numero telefonico è di un parlamentare? Prima acquisisci i dati dalla compagnia e poi, se scopri che l’intestatario è un eletto, chiedi alle Camere l’autorizzazione a usarlo. Invece i pm e i gip di Roma devono essere dei medium: appena vedono un numero, intuiscono subito che appartiene a un parlamentare. Dunque non si spiegano perché De Magistris e Genchi chiedessero a Tim o Vodafone o Wind di chi fosse un numero: dovevano saperlo prima, per scienza infusa. In caso contrario, è abuso d’ufficio. Ora, dal 1997 l’abuso non è più reato, a meno che non produca un vantaggio patrimoniale o un danno a qualcuno. Ma il pm Caperna e il gup Callari il danno l’han trovato: i parlamentari avrebbero subìto “un danno ingiusto consistente nella conoscibilità di dati esterni di traffico relativi alle loro comunicazioni”. Cioè: si è saputo a chi telefonavano. Il solito ingenuo obietterà: ma il danno, ammesso che esista, i parlamentari se lo sono procurato da soli, visto che nessuno li obbligava a chiamare persone così poco raccomandabili da danneggiarli una volta emerse. Se non fosse un processo, ci sarebbe da ridere. Anche perché sugli eventuali reati dei pm di Catanzaro è competente la Procura di Salerno, non di Roma. E qui le risate raddoppiano: perché l’inchiesta romana la aprì Achille Toro, già in rapporti con personaggi emersi in “Why Not”, poi costretto a lasciare la magistratura per lo scandalo della cricca; e perché dall’accusa di abuso d’ufficio per i tabulati di Mastella, De Magistris era già stato inquisito a Salerno, ben prima di Roma, e archiviato. Ora verrà riprocessato a Roma per lo stesso reato. I giudici della Capitale hanno affermato la propria competenza con argomenti vari e variabili. 1) Fra le parti offese, ci sarebbe il Parlamento (ma poi si sono scordati di citare all’udienza i presidenti delle Camere). 2) Il primo tabulato incriminato arrivò da Wind con sede a Roma (falso: arrivò da Vodafone con sede a Pozzuoli). 3) Siccome i dati le compagnie li trasmettono criptati, non si sa se Genchi li decrittò nel suo ufficio a Palermo o da qualche altra parte. Dunque, nel dubbio, è competente il pm che ha aperto la prima inchiesta. Dunque Salerno? In teoria sì, però per Salerno il reato non c’è. Dunque si ritenta a Roma: vedi mai che almeno lì si trovi un giudice disposto a condannare. Ultima chicca: fra le vittime del presunto abuso di De Magistris e Genchi c’è anche Pisanu, il quale però ha già detto a verbale che il tabulato che lo riguarda non è suo, ma della moglie (non parlamentare, dunque non immune). Ma che sarà mai. Vorrà dire che Pisanu è vittima ma non lo sa. E sua moglie è attratta dall’immunità del marito, per contagio. Un’immunità extralarge, formato famiglia.


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Le vignette di Vauro.



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