giovedì 26 aprile 2012

Quasi 65mila “auto blu” non bastano. Spunta un bando per noleggiarne 4350. - di Thomas Mackinson



FOTO DI REPERTORIOLaPresse09/01/2012Auto blu, via ai tagli


A gennaio il Fatto ha svelato che le vetture di servizio cancellate per decreto sono poi ricomparse con un bando da 10 milioni di euro per comprarne altre 400. Ora il governo punta sul noleggio. Costo: oltre 84 milioni di euro. Ai quali vanno aggiunti i costi per assicurazioni, carburante, personale.

Quanto costa la macchina dello Stato? La domanda è sempre quella, perché ogni volta che si tira una riga salta fuori un importo diverso, sempre clamoroso, mai definitivo. L’unica certezza è che neppure il governo Monti, al di là degli annunci, è riuscito a mettere ordine e freno alla materia. A gennaio il Fattoquotidano.it ha svelato come le auto blu cancellate per decreto siano poi ricomparse con un bando da 10 milioni di euro. Un mese dopo per quel bando sono fioccate interrogazioni e dibattito nel question time alla Camera. Ma era solo l’antipasto.
Il nuovo bando. Ora spunta un nuovo bando per il noleggio a lungo termine di 4.350 veicoli al costo di 84.673.752 euro. Le aziende avranno tempo fino al 14 di giugno per presentare le offerte, le amministrazioni un anno per approfittarne. La gara è divisa in cinque lotti: 2.750 auto di servizio, 630 berline ad alimentazione tradizionale ed elettrica, 470 veicoli commerciali, 300 vetture a Gpl e 200 a metano. La durata del contratto per chi aderisce va da un anno a sette. Tutto questo ad appena due mesi dalla chiusura del primo censimento nazionale delle auto pubbliche che il governo ha affidato agli esperti del Formez (che di auto blu ne ha tre).
La stima: quasi 65mila vetture. Uno studio che ha impegnato i ricercatori dell’ente per ben due anni. Risultato: 59.216 vetture censite (9.855 blu e 49.485 di servizio) e 800 auto pubbliche del tutto inutilizzate sparse per l’Italia. Dato ancora approssimativo perché il 10% delle amministrazioni non ha neppure risposto. Così la cifra viene ritoccata fino a un “patrimonio presunto” di 64.524 auto pubbliche ad un costo di circa 1,7 miliardi l’anno. Troppo per il ministro Filippo Patroni Griffi che, a margine della radiografia del Formez, annunciava una riduzione del 10% e un risparmio di 300 milioni l’anno con queste parole: “Il parco auto della Pubblica amministrazione risulta ancora eccessivamente sbilanciato sulle auto di proprietà a scapito del leasing e del comodato d’uso”.
Quasi metà per gli enti locali. Un mese dopo compare il bando per il noleggio, con la spesa che sale anziché scendere e le amministrazioni che si preparano a riempire i moduli d’ordine. Nella nuova corsa all’auto pubblica la fanno sempre da padrone gli enti locali con il 46% di richieste. Lo Stato segue con un 23% dove i più bisognosi, manco a dirlo, sono i ministeri, con 670 vetture, che staccano i secondi in classifica (organi costituzionali e dello Stato) fermi al 12% e gli ultimi (enti previdenziali) con il 5%. Dal punto di vista geografico, il Lazio è in cima alle richieste con il 16% del totale, quasi una su due (42%) è per lo Stato. Segue la Lombardia con l’11% e a fare la parte del leone sono gli enti locali (51%) e la sanità (30%). Curioso il dato dell’Abruzzo dove il 46% delle auto è chiesto per amministrazioni centrali dello Stato, il più alto in assoluto della categoria (nel Lazio, che pure conta tutte le sedi centrali delle amministrazioni pubbliche, il dato è al 42%).
Le reazioni della politica. Il censimento telematico è dunque già nel cestino e la spesa, anziché scendere, sale. Le reazioni politiche sono durissime. “Non sta né in cielo né in terra”, tuona l’onorevole Guido Crosetto (Pdl) che chiede al governo di fermare gli acquisti e di vincolarli a una pari riduzione del parco auto attuale. “Io frequanto i palazzi della politica e le amministrazioni centrali, vedo sfrecciare per Roma migliaia di auto con lampeggiante e non riconosco nessuno a bordo. Chi sono? Io obbligherei le amministrazioni a introdurre una targa specifica che dica per chi è quel viaggetto a spese dello Stato. Perché dove non arriva il buon senso, magari arriva il pudore”.
Dura anche la reazione dell’Idv che proprio agli inizi di aprile ha interrogato il viceministro Vittorio Grilli sul bando da 400 auto da noi segnalato a febbraio. “Le auto pubbliche sono ormai l’emblema delle difficoltà di questo governo a ridurre e razionalizzare la spesa. E poco importa che si prendano a nolo o si acquistino, il punto è che tutti avevamo convenuto che fossero da ridurre”, dice Massimo Donadi.
Noleggiare conviene? Resta poi da capire se noleggiare convenga davvero. Le opinioni sono divergenti. Grilli e il presidente del Formez Carlo Flamment sostengono di sì. “Il parco auto della Pubblica amministrazione – dice Flamment – è ancora eccessivamente sbilanciato sulle auto di proprietà (79%), seguito dal noleggio senza conducente (19%), mentre leasing e comodato sono all’1%. E’ obsoleto e sicuramente diseconomico e dannoso per l’ambiente, dato che 16mila auto (il 27% del totale) ha oltre 10 anni, e il 34% ha tra 5 e 10 anni di utilizzo”. Ma gli stessi dati raccolti dal Formez indicano il contrario, cioè che noleggiare costa di più.
Il confronto tra acquisto e noleggio. L’acquisto di auto del 2010 ha comportato una spesa di 60,7 milioni per 4.633 vetture in proprietà (vedi tabella) con una spesa media per vettura pari a 13mila euro. Il bando per il noleggio a lungo termine di 4.350 vetture ha una previsione di spesa pari a 84,6 milioni e una spesa media di 19mila. Nel confronto tra le due operazioni, dunque, lo Stato spende di più con l’aggravante che al termine del contratto di noleggio, da uno a sette anni, deve riconsegnare il mezzo anziché utilizzarlo fino a rottamazione.
I vantaggi del noleggio. Anche chi ha sottomano il parco auto più grande d’Italia, quello della Magliana con 600 vetture per la Questura e un migliaio per i ministeri, pone il problema: “Il noleggio costa mediamente un 30% in più – conferma il segretario provinciale del sindacato di polizia Silp Cgil Gianni Ciotti - La nostra esperienza dice che il noleggio conviene solo per i comparti che portano a usura totale i mezzi in breve tempo. Certo non per le esigenze di rappresentanza di enti e comuni. Una soluzione? Lo Stato confisca a mafiosi e politici decine di migliaia di veicoli l’anno, solitamente costosi, potenti che potrebbero essere riassegnati subito alle forze dell’ordine anziché venduti sottocosto dopo anni. Intervenendo su destinazione e tempi potremmo far risparmiare lo Stato, migliorare le dotazioni della polizia e fare in modo che sia la stessa mafia a pagare i mezzi per combatterla”.
L’assicurazione. Un vantaggio del noleggio è dato dal fatto che il contraente si impegna a sottoscrivere una polizza assicurativa contro terzi (Rct) e verso prestatori di lavoro (Rco). Ma resta il costo assicurativo della responsabilità civile (Rca). Ed è un bel costo. Le offerte economiche per le 4.350 vetture a noleggio scadono il prossimo 14 giugno. E pochi giorni prima, il 4 giugno, scade anche un bando per la copertura triennale, sia per le vetture nuove che per quelle già in dotazione ma in scadenza. La gara tra broker vale 134 milioni di euro (per la precisione 133.972.366,34), comprende RCA per 125.614 veicoli e coperture “kasko dipendenti” fino a un massimo di 33 milioni di km annui. Tra i veicoli, una volta sottratti quelli speciali (autobus, natanti, carrelli, motoveicoli, autocarri ad uso agricolo o trasporto esplosivi…) si contano 68.454 autovetture. In pratica la metà dei beni da assicurare. Il costo assicurativo unitario varia a seconda dei cavalli di potenza (da 13 cv a oltre 20) con prezzi unitari che il prospetto indica puntualmente ma che tocca poi moltiplicare per il numero dei veicoli per ciascuna classe d’appartenenza. Alla fine dei calcoli la copertura delle auto supera i 28 milioni di euro l’anno.
Il carburante. Comunque sia ora abbiamo le auto, le abbiamo assicurate, manca ancora qualcosa. Per accenderle e farle muovere serve il carburante. E qui il conto economico, come al solito, si fa complicato. Il fabbisogno di carburante dello Stato viene acquistato con procedure di gara annuali a validità biennale (fino a esaurimento entro l’anno successivo al contratto di fornitura), raggruppando le esigenze di regioni diverse e dividendo la gara in successivi lotti a seconda che comprendano il carburante per il riscaldamento (soprattutto gasolio) o la trazione veicolare. Ecco, qui (forse) c’è il dato utile alla ricerca. Forse, perché poi diventa impossibile distinguere la ruspa o l’autobus dall’auto di servizio. Comunque sia, l’ultimo ordinativo è stato siglato a settembre del 2011 e prevedeva l’acquisto di 461 milioni di litri di cui la metà (per l’esattezza 217 milioni) destinato alla trazione dei veicoli. Il costo preventivato di questo lotto di carburante, al lordo delle accise e iva esclusa, è 228.8 milioni di euro, cui vanno aggiunti oneri per la sicurezza e per il personale addetto alle eventuali operazioni di trasporto e stoccaggio. Non esiste un report successivo sulla destinazione d’uso di verde, gasolio o altro da parte del contraente statale, regionale o comunale che possa confermare o dettagliare ulteriormente. Ma almeno un ordine di grandezza c’è.
Il personale. Chiude il cerchio la spesa pubblica per il personale dedicato alla gestione del parco auto tra autisti, custodi, meccanici… Gli autisti sono 615.015, il personale “altro” 620.312. Il costo ogni anno è 1,2 miliardi (1.235.327). Ora c’è proprio tutto: auto, autisti, assicurazione e benzina. Resta solo da capire dove vogliamo andare con tutte queste macchine.

Spesa sanitaria, nel 2011 il 33% in più a carico delle famiglie rispetto al 2010. - di Mauro Del Corno



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Il contributo a carico dei pazienti per il ticket è salito nello scorso anno del 33%. E la tendenza è destinata ad aggravarsi ulteriormente per effetto delle manovre fiscali varate dal governo Berlusconi. Aumenti oltre il 50% in Basilicata, Campania, Umbria ed Emilia Romagna. E si tocca il 122% in Puglia.

Nel 2011 abbiamo pagato 332 milioni di euro in più in ticket sui medicinali. E il peggio deve ancora venire. E’ l’effetto più tangibile di un processo in atto da tempo e che con la crisi si sta velocizzando: la spesa farmaceutica si sposta progressivamente dalle casse dello Stato alle tasche dei cittadini. Uno smottamento che non risparmia neppure medicine destinate a curare patologie gravi o comunque di una certa importanza e che è stato documentato da diverse indagini diffuse in questi giorni, a cominciare dall’ultimo rapporto di Federfarma, l’associazione delle farmacie private.
Nel 2011 abbiamo speso in ticket sui farmaci 1,3 miliardi di euro, ossia il 33% in più del 2010. Molte Regioni hanno così dato ossigeno ai loro bilanci e incassato incrementi del gettito a doppia o tripla cifra (+122% in Puglia e aumenti di oltre il 50% in Basilicata, Campania, Umbria, Emilia Romagna, Marche e Friuli V.G). Sfortunatamente si tratta però solo della palla di neve che annuncia la valanga. La vera batosta arriverà infatti nei prossimi due anni quando le regioni dovranno far fronte a 8 miliardi di nuovi tagli decisi con la manovra di Tremonti dello scorso luglio.
Una sforbiciata che potrà essere parzialmente compensata proprio attraverso l’aumento del prelievo sui medicinali. Come spiega la professoressa Nerina Dirindin, economista dell’Università di Torino ed esperta di sanità, le regioni potranno spremere dai contributi su farmaci e visite specialistiche fino a due miliardi di euro in più di adesso. Un incremento del 50% rispetto al valore complessivo dei ticket che ammonta oggi a circa 4 miliardi.
Mentre gli incassi da ticket hanno cominciato a salire la spesa per medicinali a carico dello Stato scende. Lo scorso anno è diminuita dell’8% rimanendo poco al di sopra dei 10 miliardi di euro grazie anche ad un maggior impiego di farmaci generici. Annarosa Racca, presidente di Federfarma, è convinta che questa tendenza sia destinata ad accentuarsi nel 2012 visto che i primi mesi dell’anno hanno mostrato flessioni a doppia cifra della spesa del servizio sanitario nazionale. Come hanno calcolato le aziende farmaceutiche riunite in Farmindustria, il risultato finale è che la quota di partecipazione alla spesa per medicinali a carico dei cittadini è già passata dal 7,6 al 10,7% con punte del 14% nelle regioni dove i ticket sono più pesanti.
A descrivere l’inizio di un processo di sgretolamento dell’edificio del welfare sanitario è stato in questi giorni anche il Rapporto Osservasalute 2011. Viene preso in esame il triennio 2007-2010, un periodo in cui la spesa pubblica per i farmaci è scesa del 3,5% mentre quella privata è salita di quasi l’11%. In mancanza di un’inversione di rotta, avverte il Rapporto, la differenza tra gli effettivi bisogni della popolazione e disponibilità del Servizio sanitario nazionale è destinata a crescere progressivamente nel prossimo triennio e a raggiungere i 17 miliardi di euro nel 2015.

Patata - Carota

Non è ARIA, nè ARIA FRITTA ! - Daniele Oian





Mi è capitato di parlare con persone che addossano tutta la responsabilità di NUOVE tasse e balzelli al governo M.M. 

Ma....SE TUTTI GLI ITALIANI SAPESSERO e/o VOLESSERO SAPERE, LA VERITA' così com'è, e come è maturata... I pareri potrebbero cambiare (se le persone non fossero "infatuate" dal "gran pifferaio") dal giorno alla notte.
Il Centro studi Eutekne ha reso n
oto il valore complessivo delle manovre che si sono succedute nel 2011 e, soprattutto, il loro effetto sugli anni seguenti. Il risultato è una cifra a dir poco esorbitante: 81 miliardi di euro. Nel 2012 gli aumenti della pressione fiscale sono attribuibili per il 55,51% alle scelte varate dal GOVERNO BERLUSCONI e per il 44,49% a quelle del GOVERNO MONTI. Ma per gli anni successivi la tendenza cambia radicalmente: il 72,43% della crescita della pressione fiscale 2013 è determinata dalle scelte del vecchio esecutivo contro il 27,57 del nuovo. "Il precedente Governo – ha scritto il direttore – ha le sue brave ragioni quando rivendica di essere stato esso a varare la parte nettamente preponderante della manovra lacrime e sangue".





Inoltre... Non solo: "BERLUSCONI E' COSTATO ALL'ITALIA 260 MILIARDI DI EURO e CON LUI IL DEBITO E' CRESCIUTO DEL 13.5% (vedi Nota)", ma se il suo "personale" governo, avesse continuato ancora per qualche giorno/settimana, ci avrebbe portato diritti diritti al livello "Grecia" (segue dettagli: 





 





Malessere...







Di certo non stiamo attraversando un bel periodo, la crisi economica mondiale creata dalla smania di capitalismo sfrenato ed incontrollato dovuto anche alla finanza creativa basata sul nulla, sta provocando reazioni a catena. E non abbiamo, a livello mondiale, neanche la parvenza di un freno all'emergenza.
A livello locale, poi, tra corruzioni e mancanza di responsabilità, annaspiamo alla deriva. Fatto sta che abbiamo un governo tecnico nominato per arginare un'emergenza creata da un governo nominato dal popolo che ha dato prova di scandali quotidiani con esecrabili episodi di varia natura, a cominciare da quelli deontologici per finire a quelli morali.
E non che un governo di segno opposto avrebbe saputo far di meglio: in periodi non sospetti è riuscito a farsi sfiduciare per fatti meno gravi.
Ieri, 25 aprile, festa della liberazione, abbiamo dovuto sorbirci anche il solito predicozzo del presidente della Repubblica che invitava ad estirpare il marcio dai partiti (???) per non consegnare la nazione nelle mani del demagogo di turno....e questo sarebbe il discorso di un uomo di stato? Come si fa ad estirpare il marcio dai partiti se il marcio sono i partiti? E come può un uomo delle istituzioni esprimersi in modo così qualunquistico?
Ma sta di fatto che anche allargando lo sguardo all'orizzonte non si notano segnali di correttezza morale se un capo si stato si esprime, in vista delle elezioni presidenziali di un altro stato, a favore di un candidato anzicchè un altro.
Tornando alle questioni locali, è evidente che neanche il governo formato da professori è stato in grado di arginare lo spauracchio della crisi ancora incombente, perchè non basta fare manovre correttive basate sull'aumento delle tasse o sulla riduzione delle spese sociali, o sull'aumento dell'età pensionabile, o sulla licenziabilità dal lavoro per dare impulso alla crescita economica; queste manovre, al contrario,contribuiscono ad aggravare la situazione esistente.
Lo sa anche un bambino che senza soldini in tasca le caramelle non può comprarle.
Che ben vengano, allora, il populismo - tendenza a idealizzare il mondo popolare come detentore di valori positivi - e il qualunquismo - sfiducia nelle istituzioni, nei partiti, nei vari soggetti della politica, veduti come distanti, perniciosi o comunque di disturbo, di intralcio - che ben vengano i demagoghi - trascinatori di popolo - perchè di politica e politici, allo stato attuale, ne abbiamo fin troppo piene le tasche.
Le tasche le preferiamo piene di soldi da poter spendere in un mondo in cui vi è rispetto dell'uomo, della natura, dove ci si adopera per il sociale, si da importanza alla cultura, impulso all'arte, si protegge il patrimonio artistico e naturale del posto in cui si vive, 
Perchè l'uomo, per esperienza tramandata e ricevuta, sa anche fare sacrifici, ma solo se ne trae un giovamento e solo se ha fiducia in chi lo governa.

mercoledì 25 aprile 2012

Pulizia di Stato. - di Marco Travaglio






Gentile dottor Antonio Manganelli, come capo della Polizia lei avrà senz’altro visto il bellissimo film Diaz di Daniele Vicari che sta riscuotendo un buon successo di pubblico nelle sale.

L’ho visto anch’io assieme a mio figlio che – posso assicurarle – non è stato educato all’odio contro le forze dell’ordine. Anzi, personalmente ho sempre pensato e detto che, fino a prova contraria, le forze dell’ordine sono dalla parte del giusto. Eppure, all’uscita dal cinema, mio figlio che ha 17 anni ha commentato: “Mi è venuta una gran voglia di prendermela con i poliziotti”. Ho cercato di spiegargli che quel che accadde 11 anni fa al G8 di Genova è un unicum, tant’è che ancora se ne parla, al punto da farci un film. Che non tutti i poliziotti sono come quelli ritratti da Vicari. Anzi, la maggior parte prova per quelle scene (purtroppo reali, documentate da testimonianze e filmati e atti processuali) lo stesso orrore che proviamo noi. E ogni giorno migliaia di agenti rischiano la pelle per un miserostipendio, catturando killer della mafia addirittura con le proprie auto, com’è accaduto ancora l’altro giorno in Calabria, visto che le volanti sono spesso senza benzina o arrugginiscono guaste nei garage per i continui tagli al bilancio dell’ordine pubblico. Ma temo di non averlo convinto.
E lo sa perché? Perché alla fine del film una scritta agghiacciante ricorda che decine di quegli agenti e dirigenti violenti e deviati sono stati condannati in primo e secondo grado per le mattanze alla Diaz e a Bolzaneto (a proposito: si spera che la Cassazione si sbrighi a giudicarli, per evitare che la facciano franca per la solita prescrizione), ma nessuno è stato rimosso dal corpo. Qualcuno anzi ha fatto addirittura carriera. Come Vincenzo Canterini che, dopo la condanna in primo grado a 4 anni per la Diaz, divenne questore e ufficiale di collegamento dell’Interpol a Bucarest. O Michelangelo Fournier, quello che al processo parlò di “macelleria messicana”, che dopo la prima condanna a 4 anni e 2 mesi ascese al vertice della Direzione Centrale Antidroga. O Alessandro Perugini, celebre per aver preso a calci in faccia un ragazzo di 15 anni, condannato in tribunale a 2 anni e 4 mesi per le sevizie di Bolzaneto e a 2 anni e 3 mesi per arresti illegali, e subito dopo promosso capo della Questura di Genova e poi dirigente di quella di Alessandria. Molti di loro avrebbero subìto sanzioni ancor più pesanti se l’Italia avesse recepito il reato di tortura, cosa che non avvenne per la strenua opposizione del Pdl e della Lega, guardacaso al governo nel 2001 e dunque responsabili politici e morali di quel che accadde. Nemmeno il dirigente che portò nella Diaz due molotov ritrovate altrove per giustificare ex post l’ignobile pestaggio di gente inerme fu cacciato dalla polizia. E nemmeno quello che, come si vede nel film, si ferì da solo per simulare un corpo a corpo con i fantomatici “black bloc” che in quella scuola, quella notte, non esistevano. Molti altri, nascosti sotto l’anonimato del casco, non sono stati identificati, dunque neppure processati.
È difficile non pensare che gli agenti che si sono macchiati di violenze gratuite negli ultimi anni, per esempio in Val di Susa contro i No-Tav, possano essere gli stessi che la passarono liscia per i fatti di Genova, o altri loro emuli, incoraggiati dall’impunità generale. Lei, dottor Manganelli, 11 anni fa non era a Genova e non può essere ritenuto responsabile di quel che accadde. Ma oggi che la verità processuale è sotto gli occhi di tutti, validata dai due gradi di giudizio di merito (la Cassazione deve pronunciarsi solo sulla legittimità delle sentenze) e finalmente immortalata da un film (era già tutto nel documentario Bella ciao di Giusti, Torelli e Freccero, ma la Rai vergognosamente lo censurò), non può chiamarsi fuori. La prego, metta subito alla porta chi si macchiò di quei crimini orrendi. Ci aiuti a credere ancora nella Polizia di Stato.
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