sabato 5 maggio 2012

Bergamo: Martinelli al gip: “Sono pentito” In casa i carabinieri trovano un arsenale.

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Il giudice ha confermato il carcere dopo l'interrogatorio  Al suo legale il sequestratore ha ripetuto che gli era stato detto che il suo debito con il fisco era di 44 mila euro. Ma l'Agenzia delle Entrate ancora ieri confermava 2000 euro. In casa trovato un arsenale, anche un chilo e mezzo di polvere da sparo.

“Non volevo far male a nessuno. Volevo far uscire tutti e barricarmi. Non era mia intenzione sequestrare nessuno. Sono pentito“. E’ la sintesi delle dichiarazioni di Luigi Martinelli, l’imprenditore di 56 anni, che per sei ore l’altro giorno ha tenuto sequestrati un dipendente delle Agenzie delle Entrate, a Romano di Lombardia (Bergamo), e il carabiniere che è entrato a mediare con lui e poi l’ha arrestato. Martinelli al giudice per le indagini preliminari, Giovanni Petrillo, ha ricostruito in circa un’ora la sua giornata di straordinaria follia. L’imprenditore anche al suo avvocato Stefano Paganelli ha ribadito di aver perso la testa perché nell’ufficio, dove in un primo momento sono stati tenuti sotto la minaccia di un fucile a pompa quindici dipendenti, gli avevano detto che il debito col fisco era di 44 mila euro. L’Agenzia delle Entrate però fa sapere che l’importo dovuto alle casse pubbliche è di circa 2 mila euro. “Mi sono sentito cascare il mondo in capo” avrebbe detto l’arrestato al suo legale. Martinelli, con pochi lavori pagati in nero a suo dire, si sarebbe sentito franare la terra sotto i piedi. Ai pubblici ministeri risulta invece un debito di 2000 euro riferibili a mancanti pagamenti del canone Rai. “Non lo sopporto” avrebbe detto Martinelli durante l’interrogatorio. Le discrepanze tra la convinzione dell’arrestato e l’Agenzia delle Entrate potrebbe essere dovuta “a una incomprensione” pensa l’avvocato. 
Il legale ha chiesto la scarcerazione di Martinelli, che oltre che del fucile era armato di due pistole un coltello e uno zaino pieno di proiettili, o in subordine gli arresti a casa del fratello. Il gip al termine dell’interrogatorio di Martinelli si è riservato di decidere, ma ha poi confermato il carcere. Martinelli si è reso conto di aver “esagerato”, di essere andato oltre il limite. “Luigi Martinelli non è una persona cattiva, ma esasperata” ha aggiunto l’avvocato. Anche l’ostaggio, Carmine Mormandi, ieri ha perdonato il suo sequestratore dicendo che non provava “nessun rancore”.  
Il gip ha ritenuto di dover applicare la misura della custodia cautelare in carcere per il pericolo di reiterazione del reato. Secondo il giudice si è creata una sproporzione tra le presunte motivazioni del gesto di Luigi Martinelli e la realtà. Nel frattempo si aggrava il quadro delle accuse mosse nei confronti dell’ imprenditore, che dovrà rispondere anche di porto illegale di armi in luogo pubblico, in quanto il permesso che deteneva era scaduto. I carabinieri hanno sequestrato un vero e proprio arsenale nell’abitazione di Calcio (Bergamo). Oltre al fucile, alle due pistole e alle decine di munizioni che aveva portato con sé negli uffici, l’imprenditore aveva in casa altre cinque carabine, due fucili, due pistole, seicento munizioni e oltre un chilo e mezzo di polvere da sparo.  

Padova: autobus di carabinieri in congedo si ribalta, cinque morti e diciotto feriti.

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Il pullman era partito da Aprilia (Roma) e l'incidente è avvenuto all'altezza di Terme Euganee. Sul bus, che si è ribaltato sull'A13, viaggiavano un gruppo dell’associazione di militari dell'Arma che stava andando a un raduno a Iesolo. Ipotesi colpo di sonno o guasto tecnico. Cordoglio del presidente della Repubblica.

Un pullman con 23 persone a bordo si è ribaltato, uscendo di strada, sulla A13, dopo Terme Euganee in direzione Padova. Il bilancio  è allo stato di cinque morti (e non sei come era stato riferito, ndr) e diciotto feriti di cui cinque gravi. Dalle prime informazioni dei pompieri il mezzo, sarebbe uscito di strada finendo su un fianco in un canaletto d’acqua. I mezzo viaggiava in direzione di Padova e l’incidente è avvenuto all’altezza di Terme Euganee. Sul pullman, partito da Aprilia (Latina), viaggiavano un gruppo dell’associazione carabinieri in congedo che stava andando a una festa a Jesolo. Un nucleo di sommozzatori dei vigili del fuoco, partiti da Bologna, si immergerà nel canale all’altezza del punto in cui il pullman è uscito di strada per escludere la possibilità che qualcuno dei coinvolti nell’incidente possa essere finito in acqua. ”Una scena incredibile con persone che urlavano, una situazione tesa” racconta un vigile del fuoco padovano intervenuto sul luogo dell’incidente. “Per quanto riguarda i passeggeri non mi sembra di aver visto che avessero la cintura di sicurezza. Il tratto di strada è rettilineo e proprio dove il pullman è caduto non c’era il guardrail. Ha infilato questo tratto ed è finito giù per la scarpata”.
I carabinieri in congedo dovevano partecipare al 22esimo raduno nazionale dell’Arma, che quest’anno si è tenuto a Jesolo. Per domani era prevista la sfilata conclusiva. Il bus è ruzzolato nella scarpata per una cinquantina di metri prima di fermarsi su un fianco, lungo l’argine di un canale di scolo. L’incidente è avvenuto poco dopo le 8. Il mezzo stava iniziando la salita di un cavalcavia quando ha deviato improvvisamente percorso. A causare l’incidente potrebbe trattarsi o di un malore dell’autista oppure, molto probabile, un colpo di sonno. Il mezzo infatti si sarebbe accostato molto lentamente e per un buon periodo di tempo al margine della carreggiata per poi addossarsi al guardrail e inevitabilmente ribaltarsi fuoristrada ad un passo da un viadotto. Sull’autostrada c’è un via vai di mezzi della polizia stradale e di soccorso che stanno trasferendo i feriti all’ospedale di Padova. L’autostrada, che era stata chiusa nel tratto Abano Terme (Padova)-Padova Sud, è stata riaperta. E’ stato cancellato in segno di lutto per l’incidente il programma del raduno. Non si svolgeranno più, pertanto, l’esibizione delle unità cinofile, l’aviolancio dei paracadutisti, il carosello equestre e il concerto della Banda dell’Arma in programma tra le 16 e le 20 e 30. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ”ha espresso la sua commossa partecipazione al cordoglio per il luttuoso evento, unitamente ai più affettuosi sentimenti di solidarietà ai tanti feriti”, cui si aggiunge il cordoglio del ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola: “Questa notizia mi ha rattristato profondamente. Desidero far giungere la mia particolare vicinanza all’Associazione Nazionale Carabinieri”.
Sono tre lei potesi formulate dalla Polstrada un guasto tecnico, un colpo di sonno dell’autista o un malore. “Quest’ultima, al momento, è la meno accreditata” spiega il comandante della Polizia Stradale di Padova, Carmine Tabarro. L’incidente è avvenuto dopo circa nove chilometri dall’immissione nello svincolo che dalla A13 porta alla A4, un centinaio di metri prima di una curva e del ponte di San Nicolò. Il pullman si è infilato in un varco tra due guardrail in acciaio e ha finito la propria corsa adagiato sul fianco destro dopo essere scivolato giù per una cinquantina di metri, vicino allo scolo che separa la recinzione di un’abitazione privata. Sul pullman oltre all’autista, rimasto lievemente ferito, viaggiavano 22 persone: cinque quelle decedute mentre altre cinque sono ricoverate in gravi condizioni all’ospedale di Padova. Tutti gli altri, ex militari e familiari, sono stati portati anch’essi con le ambulanze nel nosocomio della città euganea. Il pullman, secondo quanto riferito da Tabarro, era partito nella notte da Aprilia (Latina) e aveva fatto una tappa circa un’ora prima in un’area di servizio del bolognese. A chiamare i soccorsi sarebbero stati alcuni passeggeri, gli unici testimoni di quanto è accaduto. Sembrerebbe infatti che al momento dell’incidente non ci fosse alcun veicolo in transito su quel tratto di autostrada. 
Sono state identificate le cinque vittime. Si tratta di Roberto Arioli, di Aprilia, 57 anni, presidente dell’associazione carabinieri in congedo della cittadina laziale; Maria Aronica, di Aprilia, 57 anni; Settimio Iaconianni, 75 anni, di Aprilia; Gianfranco Gruosso, 42 anni, di Aprilia; Maria Domenica Colella, 64 anni, di Pico (Frosinone). La comune laziale ha proclamato il lutto cittadino. Ricoverati in ospedale tutti gli occupanti del pullman tra i quali anche l’autista, in via precauzionale, giunto al pronto soccorso di Padova in codice verde: si tratta di un 39enne. I 18 feriti sono stati portati in vari ospedali veneti: dodici a Padova, due ad Abano Terme, uno a Piove di Sacco, due a Monselice e uno a Treviso. Nel frattempo, i carabinieri hanno messo a disposizione un numero di telefono 049-8525582 della sala situazione del Comando provinciale di Padova per quanti hanno necessità di avere informazioni. All’ospedale di Padova è atteso l’arrivo del Comandante generale dell’Arma, Generale C.A. Leonardo Gallitelli, che farà visita ai feriti e renderà omaggio alle vittime. 
L’Associazione jesolana albergatori ha messo a disposizione un numero di reperibilità per eventuali richieste di accoglienza da parte dei familiari delle vittime del tragico incidente. “La nostra comunità – ha dichiarato il presidente Massimiliano Schiavon – si mette a disposizione della macchina dei soccorsi e di tutti i familiari delle vittime. Siamo affranti e scossi e vogliamo mostrare tutta la solidarietà della comunità jesolana. Abbiamo messo a disposizione un numero di reperibilità 39 366 5824519 da cui coordinare eventuali richieste”. 

Un posto al Senato per 11mila euro: la falsa promessa del candidato consigliere. - di Loredana Di Cesare


Adriano Sinopoli, in corsa per il Pdl alle comunali di Civitavecchia, promette a quattro ragazzi un impiego da usciere a Palazzo Madama dietro il pagamento di 44mila euro. Il lavoro non arriva e i giovani denunciano tutto, anche la nuova richiesta di voti del politico. Ecco la giustificazione di Sinopoli al Fatto.

“La politica è questa” dice Adriano Sinopoli a quattro ragazzi di Civitavecchia. Se si tratti di politica, oppure di truffa e millantato credito, saranno gli investigatori a stabilirlo: Sinopoli – candidato per il Pdl al consiglio comunale di Civitavecchia – il 27 aprile è stato denunciato da quattro ragazzi che – questa è la loro versione – pagando 11 mila euro a testa, erano convinti di aver comprato, attraverso la politica, un posto di lavoro in Senato. Un impiego da usciere, per la precisione, che inseguono dal 2010, anno in cui versano ben 44 mila euro.
E mentre il lavoro non arriva, puntuale si presenta l’appuntamento elettorale, Sinopoli si candida e i quattro decidono di registrare per poi denunciare tutto alla magistratura. “Io da qui a un anno sto in campagna elettorale, me pijo nome e cognome, dove votate e se non mi trovate i voti, poi mi incazzo io”, avverte il candidato. Il Fatto – che è in possesso di queste registrazioni – ha rintracciato Sinopoli per conoscere la sua versione dei fatti. Raggiunto al telefono, prima si rende disponibile e concorda un appuntamento al municipio. Poi, richiamato una seconda volta, dopo averlo aspettato invano, risponde di non avere tempo per un’intervista: “Io sto in giro a cercare i voti”. Dopo diversi appuntamenti mancati lo raggiungiamo direttamente nel suo ufficio, al cimitero di Civitavecchia dove – come vedremo – nega qualsiasi coinvolgimento in questa vicenda, anzi, dichiara che presenterà una contro denuncia. Torniamo quindi alla versione di chi lo accusa.
TALPA A PALAZZO MADAMAAgli inizi del 2010 i quattro ragazzi s’accordano con Sinopoli per l’impiego al Senato. Non partecipano ad alcun bando pubblico: consegnano a Sinopoli 11 mila euro a testa e una copia dei documenti d’identità, con la promessa di approdare direttamente agli uffici di Palazzo Madama, con la garanzia che qualcuno, all’interno del Senato, avrebbe inserito le richieste dei disoccupati in un fantomatico concorso. Di fronte ai ragazzi, vanta amicizie con parlamentari, in particolare con un deputato del Pdl, e soprattutto dice di non essere solo: ad aiutarlo ci sarebbe proprio un usciere del Senato, si chiama Ivo Paliani ed è un ex carabiniere. I quattro ragazzi, che non hanno presentato alcuna domanda, sperano che il sistema spiegato dai due uomini funzioni. Ma non è così. Il tempo passa, si sentono raggirati, iniziano a chiedere indietro i 44 mila euro.
“Se semo levati il pane dalla bocca” gli dicono esasperati. Ma non funziona neanche questo: non rivedono un solo centesimo. E così, nel febbraio 2011, cominciano a registrare le conversazioni con Sinopoli che, nel frattempo, annuncia la sua candidatura. “La cosa importante, per voi, è il lavoro, se entro i primi di aprile non avviene la cosa, voi dite ragazzi, finiti i giochi. Io chiamo Ivo, mi porti i soldini?”, continua a illuderli Sinopoli. Che, da collaboratore della segreteria del sindaco,Gianni Moscherini, con delega al cimitero, aspira adesso al consiglio comunale. E nelle registrazioni resta impresso anche il suo “curriculum”.
CONCORSI ZERO
Moscherini, Sinopoli, deve almeno il suo posto di lavoro al Comune. Non ha dovuto fare concorsi: è stato assunto direttamente con un incarico fiduciario. Ma al collaboratore del primo cittadino, negli audio, sfugge qualche dettaglio in più: dice di vivere in una casa avuta grazie alsindaco e di ricevere da lui, ogni mese, ben tre mila euro. Non possiamo escludere che millanti, anzi, ma si tratta di spiccioli che, secondo lui, il sindaco può permettersi: “Moscherini – affermaSinopoli – è miliardario: ha i soldi, quelli veri”. Che Gianni Moscherini non sia un uomo qualunque appare chiaro dalla sua biografia: ex craxiano di ferro, negli anni passa dal centrosinistra al Pdl, salto che gli consente di approdare alla presidenza dell’Autorità portuale di Civitavecchia. Eletto sindaco nel 2007, vicino all’Opus Dei, spesso in compagnia di Giancarlo Elia Valori, domani a Civitavecchia si vota e Moscherini si presenta per il secondo mandato. Il Fatto ha parlato al telefono con la sua segretaria, ma non si è reso disponibile a rispondere per chiarire la vicenda. Un fatto è certo: nella sua lista di fedelissimi, per vincere le elezioni, c’è anche Adriano Sinopoli, “l’architetto” della presunta truffa ai quattro giovani, e se l’accusa fosse provata, non potrà certo vantarsi della sua scelta.
“GLIELI HO PRESENTATI IO”
Sinopoli, davanti alle telecamere, a proposito della sua amicizia con Ivo Paliani e dei ragazzi che lo hanno denunciato, racconta: “Ho conosciuto Ivo Paliani quando lavoravo a Riva di Traiano, poi gli ho presentato questi ragazzi. Per tutto il resto io non ne so niente. Se c’è una denuncia mi arriverà un avviso di garanzia e poi io risponderò”. Racconta inoltre, di avergli fatto conoscere tante altre persone. Il riferimento ai ragazzi, dai quali è partita la denuncia, risulta evidente dalle sue parole.
LA MOGLIE UCCISA
Ma torniamo alla presunta truffa per il lavoro in Senato. A diversi mesi dalla consegna dei soldi, i ragazzi iniziano a insospettirsi, troppe scuse e contraddizioni nella versione del candidatoconsigliere. Chiedono chiarimenti sui posti promessi, che aspettano da tempo e puntano a un incontro con i due uomini: vogliono parlare con Sinopoli e Paliani insieme. Ma il rimbalzo delle responsabilità fa perdere altro tempo. Nessuno ha intenzione di restituire i 44 mila euro, i due iniziano ad accusarsi a vicenda. In primavera, sui giornali, i ragazzi leggono una notizia sconcertante: Paliani uccide la moglie con un colpo di pistola alla testa. Di lì a poco – siamo dunque al 27 aprile – denunciano tutto in questura. Intanto Adriano Sinopoli continua la sua campagna elettorale. Il suo slogan: “Il coraggio di cambiare”.