I precari dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia protestano contro il capo ufficio stampa, ex attrice di film erotici passata anche sulla copertina di Playboy. Lei contrattacca: "Sono qui perché qualcuno mi ha segnalato, esattamente come loro".
“Vi dico il nome del politico che mi ha raccomandata se mi dite chi sono i precari che tentano di ancora di screditarmi tirando fuori il mio passato osé. La loro è solo invidia, ma non sono diversi, sono messi lì dai baroni universitari. La differenza è che io ho un grande passato e posso riciclarmi, loro fuori dall’istituto non contano un cazzo”. Dopo la nomina a direttore generale dei vulcanologi di un insegnante di educazione fisica raccomandato dalla Gelmini si apre il caso dell’ufficio stampa con trascorsi di film erotici e copertine di Playboy.
Si chiama Sonia Topazio ed è l’unico terremoto d’Italia che si può prevedere. Il centro del sisma, del resto, è sempre lo stesso: il suo passato senza veli che riaffiora ciclicamente. Potentina, classe 1969, da dieci anni è la voce e l’immagine del prestigioso Istituto di geofisica e vulcanologia, dove da un decennio svolge le funzioni di capo ufficio stampa. Ma per alcuni è ancora e sempre “Topazio”, bella e talentuosa attrice di film erotici e soft-porno. Topazio oggi è una “vulcanologa” tra due fuochi. A tirar fuori i suoi trascorsi bollenti sono alcuni tra i 400 riceratori precari dell’Istituto che da anni lottano per avere un contratto stabile. Non riescono proprio a darsi pace di quell’incarico (e di quel curriculum) che, per molti, è un attentato costante all’immagine e alla credibilità dell’ente pubblico.
Comunque sia qualcuno ha iniziato a postare brandelli della sua carriera hard conditi da commenti non sempre gentili. Il più gettonato è il cortometraggio del 1999 “Benedetta trasgressione”: Topazio è con tre uomini nello spazio angusto di un ascensore che non arriva mai al piano. Dopo 4 minuti di ardore arriva il lettone, e la benedetta trasgressione si fa maledetta: sesso violento, con tanto di corde e coltello piantato alla gola che va giù giù giù. Poi ci sono i calendari osé, i servizi su Excelsior e perfino una copertina di Playboy del 2001 dal titolo “La dottoressa si spoglia”. L’ufficio stampa dell’Istituto nazionale di geofisica messo a nudo.
La polemica non coglie di sorpresa la diretta interessata, che non si tira indietro. Così la bella Sonia più che giustificarsi attacca: “Ma cosa credi, i precari dell’Ingv che continuano a tirar fuori questa storia non sono diversi da me. Anche loro sono dei raccomandati, mica sono entrati per concorso. Sono lì solo perché conoscevano qualche barone dell’università”. Magari hanno fatto un PhD o un dottorato o qualcosa del genere. “La loro è solo invidia: io ho avuto un grande passato che non rinnego affatto, ero bella come il sole, che male c’è? Sono stata un’atleta nazionale, attrice di teatro e cinema, scrittrice e giornalista. Questo è il problema, io se voglio mi riciclo altrove come ho sempre fatto, loro invece fuori dall’istituto non contano un cazzo”.
Forse sono solo stupiti di quell’incarico piovuto dal cielo che fa il paio con la nomina di un direttore generale laureato in scienze motorie. Che cosa ne pensa? “Non giudico nessuno prima che sia messo alla prova”. I suoi accusatori hanno scritto sul web che quel posto lo hai avuto davvero grazie a una relazione con il presidente Enzo Boschi? “Se proprio lo vuoi sapere sono arrivata lì nell’unico modo possibile nelle amministrazioni statali, per segnalazione di un politico. C’era un posto libero nella didattica e divulgazione e così ho avuto il contratto. E poi diciamolo, ma anche se avessi avuto una storia con il presidente, che male c’è? Che cos’è questo puritanesimo? Anche se avessi avuto una simpatia, diciamo così, con un collega nessuno potrà dire che ho avuto qualche vantaggio, visto che sono stata precaria a 1.500 euro al mese e per averne 2mila mi sono dovuta rivolgere all’ordine. Non è un granché per un incarico di responsabilità come il mio”.
Chi era il politico? “Si dice il peccato, non il peccatore. Facciamo così, ti dico il suo nome se tu mi dici i nomi dei precari che insistono ancora con questa storia”.