LO CHIAMAVANO BERLUSCHINO - Tra televisioni private, squadre di calcio e aziende attive nei settori di sanità e costruzioni, l’europarlamentare venafrano Aldo Patriciello non si è fatto mancare praticamente nulla. Comprese due condanne passate in giudicato: una per finanziamento illecito alla campagna elettorale di un politico amico, l’attuale Presidente della Regione Molise Michele Iorio, con cui ha sempre fatto cartello, nonostante le finte diatribe (sentenza della Cassazione n° 1678 del 25.6.1997); la seconda, “per aver attivato un nuovo impianto di bitumazione senza la prescritta autorizzazione alle emissioni e senza aver dato la preventiva comunicazione alle autorità competenti” (sentenza della Cassazione n° 1211 del 23.9.1996).
Ma il tempo passa, la gente dimentica e i processi – colpiti a morte dal piduismo berlusconiano – si complicano maledettamente. Nonostante Patriciello venga più volte coinvolto in pesanti procedimenti giudiziari – tra cui Piedi D’Argilla, sfiorato dal reato di 416 bis (poi archiviato per insufficienza di prove) – riesce sempre a uscirne pulito.
E la smania di potere a tutti i costi, caratteristica del Patriciello anni ’90, si attenua, lasciando spazio a una politica più ragionata, in cui tessere rapporti imprenditoriali ed elettorali diventa un tutt’uno. Le aziende di famiglia crescono, su tutte la Neuromed, gioiello di sanità privata, e concorrono a creare quel bacino di voti necessario per diventare un politico di razza.
NEMO PROPHETA IN PATRIA - Dalla vecchia Dc a Forza Italia è un battito d’ali. Attratto da uno specchio ipnotico, Patriciello si lascia conquistare da Mr. B. e inizia una guerra per la leadership berlusconiana in Molise contro l’amico/nemico di sempre, Michele Iorio. Il Pdl è oramai nato ma il dualismo continua fino a quando l’imprenditore venafrano capisce che l’avversario è troppo ostico e ben piazzato. Morale della favola, si ricicla come europarlamentare candidandosi per la prima volta nel 2004, nella circoscrizione meridionale (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia) con l’Udc, partito con cui ha sempre avuto un certo feeling.
Prende 60 mila e rotti voti, non ce la fa, mastica amaro. Ma il destino è dietro l’angolo: alle politiche del 2006 Lorenzo Cesa, primo eletto nella circoscrizione, vince il terno al lotto e va a sedersi dritto in Parlamento, cosicché il mai domo Patriciello riesce (finalmente) a volare a Bruxelles.
L’EUROPARLAMENTARE CHE C’È MA NON SI VEDE - Chi nasce tondo non muore quadrato, direbbero gli anziani saggi che coltivano le splendide terre molisane e che conoscono molto bene il figliol prodigo (?) Patriciello. E infatti la percentuale di presenza sfiora il 58%: praticamente una volta su due l’inviato meridionale a Bruxelles ha altro da fare. C’è, ma non si vede né si sente. Appena 24 interrogazioni, un quasi record. Tuttavia raggiunge un primato, diventando uno dei pochissimi europarlamentari cui hanno tolto l’immunità parlamentare. Lì per lì stava per farsela sotto, poi si è improvvisamente ricordato come funziona la giustizia in Italia – soprattutto nei confronti della Casta – e ha tirato un sospiro di sollievo.
L’EUROPARLAMENTARE CHE C’È MA NON SI VEDE, 2.
Viste le premesse c’erano tutti i presupposti per una ricandidatura facile facile. E nel 2009 ci riprova. Exploit: passa da 68 mila a oltre 110 mila preferenze, di cui solo 20.000 nel natio Molise. Il resto? È nella roccaforte campana che Patriciello dà il meglio di sé, raccogliendo più di 50 mila voti nelle province di Caserta e Napoli.
Sono in tanti ad avergli fatto le pulci in quanto secondo eletto, appena dietro Silvio Berlusconi, in comuni “a rischio” quali Mondragone, San Cipriano D’Aversa, Santa Maria Capua Vetere, Santa Maria La Fossa. Non ti curar di loro e passa avanti, ecco il motto di Patriciello, ribattezzato Mr. 110 (mila preferenze) e, quindi, forte del suo consenso personale.
Talmente forte da sentirsi onnipotente e ubiquo: ci sono anche se non ci sono, ci sono anche se non mi vedete. Come una sorta di Houdini all’italiana, l’europarlamentare Aldo Patriciello si è barcamenato tra apparizioni, poche, e sparizioni, di più: risulta infatti al 739° posto, su 753 europarlamentari, nella classifica globale stilata da Votewatch, con una percentuale di presenza del 61%. Bassa, certo, ma migliore rispetto al 58% del primo mandato.
Lo stipendio invece, quello sì, arriva puntuale come un treno svizzero: ogni mese, al di là di assenze o presenze, Patriciello si ritrova in saccoccia circa 12 mila euro, che - secondo il bilancio 2011 dell'Europarlamento - possono arrivare fino ad un massimo di 21 mila euro per deputato, benefit compresi.
Chissà che al terzo mandato, se dio vorrà, non saprà riscattarsi.