CAGLIARI - Sembra essersi placata la tensione all'aeroporto di Cagliari dove gli operai dell'Alcoa questa mattina hanno organizzato un blocco per manifestare contro la fermata degli impianti dello stabilimento di Portovesme, annunciata dalla proprietà per l'inizio di settembre. Dopo aver completamente impedito l'accesso allo scalo, ora molti operai si sono spostati per consentire le operazioni ai molti passeggeri che attendono di imbarcarsi, sciogliendo di fatto il blocco che durava da 3 ore. "Ora andiamo via", ha spiegato Rino Barca della Cisl, "ma siamo pronti a tornare in qualsiasi momento".
La protesta degli operai dell'Alcoa è iniziata questa mattina, dopo l'assemblea convocata alle 5.30 davanti ai cancelli della fabbrica: operai e sindacalisti hanno deciso di marciare verso Cagliari. Chiedono uno sforzo congiunto di tutte le istituzioni sarde per scongiurare la chiusura degli impianti. Senza un nuovo acquirente - dopo il fallimento della trattativa con i tedeschi di Aurelius si parla di contatti con la multinazionale svizzera Glencore, già proprietaria della Portovesme srl - i vertici di Alcoa hanno infatti annunciato lo stop per fine agosto. Questo vuol dire che circa un migliaio di lavoratori, tra diretti e delle ditte d'appalto e dell'indotto, rischiano di restare senza lavoro.
Ed è, quindi, corsa contro il tempo per tentare di siglare un accordo che consenta alla multinazionale statunitense di cedere lo stabilimento mantenendo gli attuali livelli occupazionali e rilanciando la filiera dell'alluminio in Italia. ''Siamo tutti molto preoccupati - spiegano i rappresentanti della Rsu Bruno Usai (Cgil) e Massimo Cara (Cisl) - Il tempo sta per scadere e le soluzioni vanno trovate rapidamente". "Chiediamo ad Alcoa di ritardare l'avvio del conto alla rovescia per lo spegnimento dello smelter e al Mise di coinvolgere la presidenza del Consiglio dei Ministri perché da settembre questa vertenza diventerà di difficile gestione", sottolinea il segretario nazionale della Fim Cisl, Marco Bentivogli. Il sindacalista chiede quindi alle forze politiche e alle istituzioni "di interrompere lo scaricabarile delle loro responsabilità che è proprio ciò che ha prodotto questa situazione. L'esasperazione è altissima" conclude.
La protesta degli operai dell'Alcoa è iniziata questa mattina, dopo l'assemblea convocata alle 5.30 davanti ai cancelli della fabbrica: operai e sindacalisti hanno deciso di marciare verso Cagliari. Chiedono uno sforzo congiunto di tutte le istituzioni sarde per scongiurare la chiusura degli impianti. Senza un nuovo acquirente - dopo il fallimento della trattativa con i tedeschi di Aurelius si parla di contatti con la multinazionale svizzera Glencore, già proprietaria della Portovesme srl - i vertici di Alcoa hanno infatti annunciato lo stop per fine agosto. Questo vuol dire che circa un migliaio di lavoratori, tra diretti e delle ditte d'appalto e dell'indotto, rischiano di restare senza lavoro.
Ed è, quindi, corsa contro il tempo per tentare di siglare un accordo che consenta alla multinazionale statunitense di cedere lo stabilimento mantenendo gli attuali livelli occupazionali e rilanciando la filiera dell'alluminio in Italia. ''Siamo tutti molto preoccupati - spiegano i rappresentanti della Rsu Bruno Usai (Cgil) e Massimo Cara (Cisl) - Il tempo sta per scadere e le soluzioni vanno trovate rapidamente". "Chiediamo ad Alcoa di ritardare l'avvio del conto alla rovescia per lo spegnimento dello smelter e al Mise di coinvolgere la presidenza del Consiglio dei Ministri perché da settembre questa vertenza diventerà di difficile gestione", sottolinea il segretario nazionale della Fim Cisl, Marco Bentivogli. Il sindacalista chiede quindi alle forze politiche e alle istituzioni "di interrompere lo scaricabarile delle loro responsabilità che è proprio ciò che ha prodotto questa situazione. L'esasperazione è altissima" conclude.