martedì 4 settembre 2012

Caso Alpi, la madre di Ilaria: “Schifata dalla giustizia italiana”. Manolo Lanaro



“Sono schifata perché la giustizia in questo Paese non esiste”. Così si è espressa Luciana Alpi, madre di Ilaria, la giornalista di Rai3 uccisa in Somalia insieme al collega Miran Hrovatin il 20 marzo 1994. Dichiarazioni fatte durante la presentazione a Roma del Premio Ilaria Apli che prende il via il 6 settembre, diciottesima edizione del premio giornalistico. La signora Luciana non riesce a trattenere tutta l’amarezza per i diciotto anni trascorsi senza che esecutori e mandanti dell’assassinio della figlia venissero assicurati alla giustizia: “Le autorità italiane, se avessero voluto, avrebbero potuto fare di più per scoprire la verità. Dopo 18 anni non c’è più speranza”. “Ilaria e Miran furono uccisi per impedire di diffondere le notizie che avevano reperito sui traffici di armi e di rifiuti tossici. C’è un provvedimento di un giudice del 2007 che lo dice” afferma Domenico D’Amati, legale della famiglia Alpi. Per Roberto Natale, presidente della Fnsi (federazione nazionale della stampa italiana): “Non ci si può rassegnare a vivere nel paese dei misteri, per questo è importante un premio come questo” .

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/09/03/caso-alpi-madre-ilaria-schifata-dalla-giustizia-italiana/204284/




Dagli studi di Radio Città Futura, a Roma, il giornalista Gianni Lannes, in trasmissione per presentare il suo lavoro sulle navi dei veleni e le novità sul caso di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, si è scontrato con l'avvocato Carlo Taormina.

Per saperne di più:


http://costruendo.lindro.it/2011/03/20/ilaria-alpi-e-miran-hrovatin-uccisi-da...


Choc! La Chemioterapia aiuta il tumore e via libera al metodo Di Bella.

Quasi fosse una finestra unica, nella lotta contro il cancro, la chemioterapia dà una mano anche allo stesso tumore. Umberto Veronesi:...il metodo Di Bella funziona.


Con uno scoppio improvviso, o volutamente ritardato, gli scienziati, più o meno legati alle case farmaceutiche e al loro commercio, ora confessano, due verità assurdamente vere: La chemioterapia aiuta in parte le cellule tumorali a rimanere inermi ad ulteriori trattamenti chemioterapici. La seconda verità è la conferma che il famoso "Metodo Di Bella" ha un suo fondamento.
Nel primo caso, la scoperta la si deve a laboratori americani che, analizzando il cancro alla prostata, hanno evidenziato come cellule tumorali trattate con la chemioterapia, abbiano avuto una resistenza tale da essere eliminate con difficoltà, rispetto al bombardamento in laboratorio.
In pratica la chemioterapia stimola nelle cellule sane la secrezione di una proteina, la quale sostiene la crescita e rende immune il tumore stesso ad altri attacchi chemioterapici. La notizia è stata pubblicata sulla rivista "Nature". Il caso "Di Bella" invece ha l’amaro dei soliti giochi di chi nasconde la mano e prende i meriti altrui. Riso, deriso, umiliato. Suoi studi adoperati nel modo sbagliato, su pazienti inermi, per far cadere nel ridicolo lo studio di un uomo, Dottore, Professore, e, visto il cattivo lavoro di scienziati accreditati, mi permetto di chiamarlo vero scienziato. Resta l’amaro del ricordo dell’allora Ministro della salute Rosy Bindi, che avvicinava e poi allontanava la teoria del Dott. Di Bella, spinta dalle pressioni delle case farmaceutiche e da posizioni contrarie, come quelle del Prof. Umberto Veronesi, che nel 1998 fù membro della commissione che dovette giudicare gli effetti della cura anti-cancro: "Il metodo Di Bella".
Un nome importante, quello di Veronesi, che dal suo potere culturale, valutò negativamente gli studi del Prof. Luigi Di Bella. Studi, che ora vengono pubblicamente riconosciuti dallo stesso Veronesi e dalla medicina ufficiale, che sostengono la validità della cura per alcune neoplasie.
Ci si chiede ora, come allora, quali capacità abbiano gli scienziati "autorevoli", chiamiamoli cosi, nello studiare, al di fuori delle pressioni commerciali, e quanto siano moralmente a posto quando il loro studio è lavoro pratico sul corpo di gente viva?!

È morto Michael Clarke Duncan, il gigante buono de 'Il miglio verde'.




Los Angeles (California, Usa), 3 set. (LaPresse/AP) - Michael Clarke Duncan, l'attore statunitense noto per aver interpretato il gigante nero John Coffey in 'Il miglio verde', è morto all'età di 54 anni. Lo ha fatto sapere la sua fidanzata, Omarosa Manigault. L'attore si è spento in un ospedale di Los Angeles, dove era stato ricoverato in seguito all'attacco cardiaco che aveva avuto lo scorso 13 luglio. Il 9 agosto era uscito dalla terapia intensiva.
Alto 1,98 metri e con 150 chili di peso, Michael Clarke Duncan era nato a Chicago il 10-12-1957. Divenne famosissimo recitando il ruolo di un detenuto condannato a morte ne 'Il miglio verde', il film con Tom Hanks del 1999 basato su un racconto di Stephen King. Prima di allora aveva fatto la guardia del corpo a Will Smith, dopo divenne una celebrità arrivando ad una nomination all'Oscar. Nel 1998 aveva già partecipato ad 'Armageddon', dopo lo si è visto in: Il pianeta delle scimmie (2001); FBI: Protezione testimoni (2000); Daredevil (2003); The Island (2005); Sin City (2005); Slipstream - Nella mente oscura di H. (Slipstream), regia di Anthony Hopkins (2007);  A casa con i miei (Welcome Home, Roscoe Jenkins) (2008); Street Fighter - La leggenda (2009); Cross (2011). Ha avuto anche una buona carriera televisiva e come doppiatore, tra i film cui prestò la sua voce 'Kung Fu Panda'. 

Schultz: “Grillo fenomeno di protesta, ma non è democratico”. - Giovanni Stinco


Non ci va per il leggero Martin Schulz. In visita aBologna e ospite del Consiglio comunale, il presidente del Parlamento europeo ha avuto parole durissime nei confronti del comico genovese. A cominciare dalla proposta, abbozzata da Grillo tempo fa, di una possibile uscita dell’Italia dalla moneta unica europea. L’Euro è “un cappio al collo”, dichiarò Grillo all’agenzia di stampa Bloomberg, per poi aggiungere sul proprio blog che una discussione per il ritorno dell’Italia alla vecchia Lira, considerando anche la crisi economica, “non deve essere un tabù”. Oggi arriva la risposta a distanza di Schulz. “Per me si tratta solo di ciarlataneria”, ha dichiarato senza mezzi il politico tedesco, che pure in passato non è stato tenero nei confronti delle banche e dei mercati finanziari europei e mondiali.
“Grillo – ha rincarato la dose il presidente del Parlamento europeo – è un fenomeno di protesta, ma non rappresenta una cultura democratica”. Il motivo? “Non è disposto al confronto, non è disposto a discutere, il suo movimento non ha uno statuto, non si vede come lavora. E spesso lo fa anonimamente, tramite internet”. Insomma Martin Schulz ha messo in fila una dietro l’altra tutte le questioni che negli ultimi tempi hanno monopolizzato il dibattito sul comico genovese e sul suo movimento, nato anni fa sul web e ora spinto sempre più in alto nei sondaggi elettorali. La bocciatura, a sentire le parole sferzanti del politico tedesco, è senza appello. Anche quando si tratta della capacità di fare proposte che, per il parlamentare europeo, latita decisamente dalle parti dei 5 Stelle. “Dire di no a tutto senza dire ciò su cui si è a favore non va bene.”
Di fronte ai giornalisti Schulz si è anche lasciato andare a considerazioni sul ruolo politico di Grillo.“Quando i politici vanno a vedere una commedia penso sia meno pericoloso di quando i comici diventano politici. Penso che si tratti di un fenomeno di protesta che non né molto democratico, né trasparente”. Nel suo intervento di fronte al consiglio comunale di Bologna al gran completo, Schulz ha poi difeso a spada tratta l’idea di Europa e il ruolo degli enti locali. Per questo ha promesso che si batterà per “Comuni forti in grado di garantire ai propri cittadini servizi e welfare di alta qualità”. “Se non diamo prospettive lavorative ai giovani – ha continuato – non ci sarà futuro, né per città come Bologna né per l’Unione europea. Per questo le istituzioni locali devono avere i fondi necessari per portare avanti politiche che combattano la disoccupazione”.
Poi la difesa della Bce, che “ha un ruolo fondamentale nel prendere misure di lotta contro la speculazione e il livello dei tassi di interesse. Ogni misura è buona se aiuta a fermare la drammatica speculazione contro l’Italia”.

Rischia l'ergastolo l'imam che ha accusato ragazzina Down di blasfemia: falsificate le prove.



Ma intanto Rimsah rimane in carcere. Rinviata l'udienza per la cauzione. È accusata di aver bruciato pagine del Corano.


La polizia pakistana sta indagando per capire se possa essere accusato di blasfemia a sua volta il religioso musulmano che denunciò una bambina cristiana per aver bruciato alcune pagine del Corano, commettendo un'azione contro l'islam punibile per legge.

IL COLPO DI SCENA - L'uomo, Khalid Chisti, è stato arrestato sabato sera dopo che è emerso, dalla denuncia un testimone che frequenta la moschea, che potrebbe aver falsificato le prove nei confronti della ragazzina. Secondo l'ufficiale di polizia Munir Jafferi, se il religioso venisse riconosciuto colpevole di aver dissacrato il Corano, potrebbe essere condannato all'ergastolo. La vicenda ha scatenato l'indignazione internazionale anche perché, secondo alcune fonti locali, la bambina sarebbe affetta da sindrome di Down.E nel frattempo il giudice pakistano Muhammad Azam Khan ha nuovamente rinviato l'udienza per la libertà su cauzione della giovane. Per Rimsha Masih, affetta da un ritardo mentale, si prospetta una nuova settimana in carcere dove è detenuta dal giorno dell'arresto, il 16 agosto scorso, con l'accusa di aver bruciato pagine del Corano. Venerdì scorso il giudice aveva prorogato di altri 14 giorni la custodia cautelare della giovane, dietro richiesta della polizia che voleva svolgere ulteriori indagini.

Diamogli una mano!

Foto: La Repubblica:Mercato auto, Marchionne vede nero
"Per agosto in Italia il calo sarà del 20%"

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L'alcool fa mIracoli!


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