La scoperta che negli uffici della Regione, o comunque riconducibili alla Regione siciliana, ci sono dei dirigenti ‘esterni’ titolari di contratti di diritto privato, ovvero una sorta di “quarta fascia” dirigenziale – scoperta che dobbiamo al gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle all’Ars – ci dimostra tre cose. Primo: che, in Sicilia, negli uffici della Regione, alla dirigenza ufficiale è affiancata una “dirigenza parallela”. Secondo: che esistono precari di serie “A” precari di serie “B”. terzo: che l’Autonomia siciliana – e questo lo sapevamo già – è, oggi, uno squallido ‘stipendificio’. Il primo aspetto – la “dirigenza parallela” – è il più grave. Già è ridicolo che una Regione abbia una “terza fascia
dirigenziale”. E’ ridicolo che ci siano mille e 800 dirigenti, la metà, bene o male, che operano tra Unità operative, Aree e Servizi e altri 900 che non si sa che cosa facciano. Ma è semplicemente incredibile che, accanto a questa dirigenza, ve ne sia una “parallela”, reclutata, in minima parte, con una selezione (che, in ogni caso, non è un concorso pubblico a tutti gli effetti) e, in massima parte, con la chiamata diretta da parte della politica.
Quanti sono questi dirigenti a contratto, con contratto di diritto privato? In quali uffici operano? Quanto soldi percepiscono? E’ vero che i loro contratti variano da 50 mila a 140 mila euro all’anno? Possibile che i cittadini siciliani debbano essere tenuti all’oscuro di tutto questo? Perché sul sito della Regione siciliana queste informazioni non sono rese disponibili a tutti? Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, è informato di questi ‘buchi’?
Il dubbio è che questo personale – del quale, ripetiamo, non si conosce nemmeno il numero – sia presente in tanti uffici della Regione e di enti comunque riconducibili alla stessa Regione siciliana. Sapevamo che nelle società regionali ci sono ‘dirigenti’. Ma non immaginavamo che altri dirigenti operassero negli uffici di una Regione che ha già mille e 800 dirigenti!
Con questo articolo vogliamo porre alcune domande. E’ possibile conoscere quanti sono questi dirigenti a contratto e a quanto ammontano le loro retribuzioni? Oppure questo deve rimanere un segreto? E si può, trattandosi di fondi pubblici, tenere segreti questi dati?
La nostra sensazione è che questi dirigenti a contratto possano essere presenti negli uffici della Regione. A vari livelli. Dalla Presidenza della Regione agli altri dipartimenti della Regione.
Per caso, tra i precari che operano all’assessorato regionale al Territorio e Ambiente, ci sono dirigenti precari a contratto? Per caso, nella Protezione civile regionale ci sono altri dirigenti ‘esterni’ a contratto? Per caso, questi dirigenti a contratto si riscontrano presso l’ex Agenzia dei rifiuti? E presso i Consorzi di Bonifica?
Di certo ne abbiamo un bel po’ nella sanità siciliana, a giudicare da una nota dell’Ansa del 14 dicembre, che riprende una denuncia dei Cobas della Regione. Leggiamola assieme.
“Dagli ospedali e dai pronto soccorso alle poltrone dell’assessorato alla Salute della Regione siciliana. Personale alle dipendenze delle Aziende sanitarie siciliane, ma distaccato da qualche anno negli uffici di piazza Ziino, a Palermo, grazie a una legge varata dall’ex governo di Totò Cuffaro. E con un costo per le casse della Regione di circa 3,5 milioni di euro all’anno.
A sollevare il caso sono i sindacati autonomi dei regionali, Cobas/Codir e Sadirs che hanno scritto una lettera al governatore Rosario Crocetta, chiedendogli ‘un intervento urgente’. Si tratta di 17 dirigenti, tra cui parenti di politici, e sette tra funzionari e istruttori. Ai dirigenti, inoltre, verrebbero riconosciuti salario accessorio e premio di rendimento.
I dirigenti esterni, oltre a sottrarre postazioni destinate ad analoghe figure già presenti ampiamente nel ruolo unico della dirigenza regionale, contemporaneamente – scrivono i sindacati al governatore – sguarniscono importantissimi servizi ricoperti presso le Asp, anche di Pronto soccorso, causando sicuramente disfunzioni in danno dei cittadini.
Il personale esterno del comparto non dirigenziale, invece, distaccato pure dalle Asp, viene impiegato, incredibilmente, in servizi sottratti al comparto dei dipendenti regionali con l’aggravante che verrebbe concesso loro, sfuggendo ad ogni procedura di contrattazione sindacale, lo svolgimento di lavoro straordinario.
Cobas/Codir e Sadirs chiedono al governo di disporre il rientro di questo personale nelle sedi di provenienza e di “utilizzare le risorse umane, con analoghe e pari professionalità , presenti all’interno dall’amministrazione e oggi non utilizzate compiutamente.
Sostengono inoltre che “l’ulteriore aggravio di spesa sul capitolo del personale della Regione consistente in circa 3,5 milioni collide fra l’altro, con la spending review che mira, paradossalmente, a tagli agli organici del personale dirigenziale e del comparto.
Ai sindacati non risulta ancora che per l’assegnazione di queste postazioni, siano state attivate procedure a evidenza pubblica (o atti d’interpello a cui potesse concorre il personale interno) a garanzia dei principi di trasparenza, imparzialità , economicità e merito. E ritengono che questa mancanza di procedure pubbliche ovviamente, oltre ad avere dei profili di illegittimità, costituisce un sicuro danno all’immagine della pubblica amministrazione come dimostrano anche alcuni articoli di stampa sull’argomento e che hanno evidenziato come, tra questo personale distaccato, vi siano parenti di politici e personalità di spicco del mondo istituzionale”.
Insomma, presso gli uffici dell’assessorato regionale alla Salute – questo è già dimostrato – vi sarebbero parenti ed amici dei politici.
Ci chiediamo e chiediamo: lo stesso metodo viene seguito per i dirigenti a contratto di altre branche dell’amministrazione regionale e di enti comunqe riconducibili alla stessa Regione?
Questo ci introdurre al secondo tema: i ‘precari’ di serie “A”. I precari di serie “B” li conosciamo: sono quelli della Regione, degli enti riconducibili alla stessa Regione e degli Enti locali. Sono circa 28 e 30 mila. Tutti con retribuzioni basse.
Ma non immaginavamo che, accanto a questi precari, la politica siciliana truffaldina avesse creato anche una “Riversa di caccia” per precari di serie “A”. Cioè una “quarta fascia” dirigenziale costituita da soggetti che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono stati ‘promossi’ dirigenti per chiamata diretta della politica, con contratti di diritto privato che variano da 50 mila a 140 mila euro all’anno. Ed è semplicemente incredibile che di questa “quarta fascia” dirigenziale, introdotta senza legge, non si conosca nemmeno il numero!
Questo ci porta al terzo punto del nostro ragionamento: l’Autonomia ridotta a uno squallido ‘stipendificio’ da una politica che, per promuovere se stessa, utilizza le istituzioni autonomiste – e il denaro pubblico – per fini privati.
Noi torniamo a lanciare la nostra proposta: inutile prendere in giro la gente: la Regione non ha più i soldi per tenere in piedi tutto questo ‘Bordello’ del precariato.
Si istituisca – con i fondi nazionali e non regionali – un salario minimo garantito (o salario minimo di cittadinanza) non soltanto per quelli che, per raccomandazione, sono diventati precari della Regione o dei Comuni – di serie “A” o di serie “B”, semplici applicati o dirigenti a contratto – ma per tutti i disoccupati. Chi non ci sta se ne vada a casa.
La tesi che solo ‘alcuni’ disoccupati debbano avere il posto di precario in cambio del consenso ai politici falliti che hanno portato in fallimento la Regione e stanno facendo fallire l’Autonomia siciliana è aberrante. Ed è altrettanto aberrante è che lo Stato – e ci riferiamo all’Ufficio del commissario dello Stato per la Regione siciliana – abbia fatto passare questo principio. L’Autonomia siciliana serve per far crescere la Sicilia economicamente, socialmente e culturalmente. E non per avallare queste schifezze!