martedì 15 gennaio 2013

Blitz contro trafficanti di somali, 55 arresti.



Operazione polizia e Gdf coordinata da Dna e procure Catania e Firenze.

ROMA - Maxi operazione di Polizia e Gdf - coordinata dalle procure distrettuali di Catania e Firenze e dalla Dna - contro due organizzazioni criminali somale accusate di traffico di esseri umani: 55 gli arresti in esecuzione. In manette un mediatore culturale dell'Ambasciata italiana di Nairobi e un collaboratore del World Food Program.
   Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina di cittadini provenienti dall'area del Corno d'Africa e diretti, attraverso il territorio italiano, verso il Nord Europa, oltre che di contraffazione di documenti, esercizio abusivo dell'attivita' finanziaria, riciclaggio ed altri reati.
  Secondo le indagini coordinate dalla Direzione nazionale antimafia, il cartello criminale, composto da cellule operative radicate in Italia, in Kenya e in Libia, conduceva i migranti verso Malta e la Grecia per poi convogliarli in Italia presso alcune basi logistiche individuate a Roma, Milano, Torino, Firenze, Prato, Bergamo, Cuneo e Napoli, considerate citta' strategiche per la loro vicinanza agli aeroporti che collegano, anche con voli low cost, le principali capitali europee.
   I migranti venivano quindi muniti di falsi documenti e avviati verso paesi del Nord Europa, in particolare Olanda, Francia, Danimarca, Regno Unito e, soprattutto, Norvegia, Svezia e Finlandia. In alcuni di questi Paesi sono state individuate altre cellule operative dell'organizzazione.
   Tra gli arrestati, anche Hussein Mohamed Abdurahman, soprannominato 'Banje', mediatore culturale presso l'Ambasciata italiana di Nairobi (l'Italia non ha rappresentanze in Somalia), considerato il punto di riferimento per l'ottenimento, illecito, dei visti d'ingresso in territorio italiano e Mohamed Sheik Ali Bashir, collaboratore del Wfp.
   Altre 23 persone accusate di aver agevolato le attivita' illecite dell'organizzazione sono state denunciate a piede libero, mentre nelle prossime ore saranno eseguiti numerosi sequestri preventivi di attivita' economiche, conti correnti, agenzie di 'money transfer' ed altri beni riconducibili alla stessa organizzazione criminale, il cui giro d'affari e' stato stimato dagli inquirenti in circa 25 milioni di euro l'anno.

lunedì 14 gennaio 2013

GIANNI DE GENNARO: UNA CARRIERA COL MARCHIO FBI.



Pare che anche a Monti possa capitare di dire la verità. Secondo alcuni organi d'informazione, Monti avrebbe infatti dichiarato che l'Italia non è una colonia dell'Unione Europea. [1] 
L'Italia, e anche la stessa Unione Europea, sono infatti colonie della NATO. Monti, prima di diventare Presidente del Consiglio, era un advisor del Consiglio Atlantico della NATO; lo stesso vale per l'attuale ministro della Difesa, Di Paola, che è stato presidente del Comitato militare della NATO sino al novembre scorso. 
Ma c'era bisogno di rafforzare la presenza americana nel governo, così Monti ha nominato Gianni De Gennaro a sottosegretario, con incarico di Autorità sulla "intelligence", cioè sui servizi segreti. Già prima della nomina a sottosegretario, De Gennaro era il supercapo dei servizi segreti, ed ora ne diventa una sorta di divinità. De Gennaro è l'uomo la cui fama è legata soprattutto alla vicenda del massacro nella scuola Diaz di Genova, ma che avrebbe anche altri motivi per essere giustamente famoso. 
De Gennaro è infatti l'uomo di fiducia del Federal Bureau of Investigation. Dal sito dello stesso FBI, si apprende infatti che De Gennaro nel 2006 è stato insignito della medaglia per "Meritorious Achievement", una delle maggiori onorificenze concesse dal Bureau. [2] 
Tra le imprese meritorie di De Gennaro di cui si parla nella motivazione ufficiale del premio, c'è anche quella di aver operato per più di trenta anni da "consigliere informale" degli ambasciatori statunitensi in Italia. Gli "informali" potrebbero quindi adottare De Gennaro addirittura come loro maestro. Qualcuno direbbe che De Gennaro fa la spia per conto degli ambasciatori americani, ma si tratterebbe chiaramente di calunnie senza fondamento. 
A confermare l'assoluta affidabilità di De Gennaro provvedono infatti gli stessi Americani. Quando, nel 2010, Ciancimino figlio ha tirato in ballo il nome di De Gennaro a proposito di favoreggiamento nei confronti della mafia, il soccorso è immediatamente arrivato dal direttore FBI, Robert S. Mueller, che ci ha garantito che De Gennaro è un insospettabile, poiché egli ha collaborato per "quasi" trenta anni con la superpolizia federale statunitense. C'è questa piccola dissonanza tra le due dichiarazioni di fonte FBI: più di trenta anni nella motivazione ufficiale del premio, quasi trenta anni nella dichiarazione a sostegno. Forse non significa nulla, ma potrebbe anche indicare che la collaborazione di De Gennaro con gli USA era cominciata molto prima che avesse il crisma dell'ufficialità. [3] 
Non c'è quindi da sorprendersi che sia stato Ciancimino a finire nei guai dopo le sue accuse a De Gennaro. A sua volta nel 2000 De Gennaro si era fatto garante di un altro poliziotto accusato di rapporti con la mafia, Ignazio D'Antone. In quell'occasione De Gennaro aveva agito facendo squadra con Antonio Manganelli (attuale capo della polizia, divenuto leggendario per il suo mega-stipendio) e, infine, con Arnaldo La Barbera. [4] 
La Barbera è morto nel 2002, prima di dover rispondere di depistaggio per la strage di Borsellino e della sua scorta. A proposito di La Barbera è risultato anche che fosse al contempo capo della Squadra Mobile di Palermo ed agente del SISDE.[5] 
Manco a dirlo, il trio De Gennaro-Manganelli-La Barbera è lo stesso che stava dietro i fatti di Genova. Insomma, ci si dava una mano quando era necessario. Il tutto però sotto la sacra tutela del Federal Bureau of Investigation. 
Il bello è che non c'è assolutamente nulla di segreto, poichè l'FBI certe notizie su De Gennaro te le sbatte in faccia addirittura dal suo sito ufficiale. Tanto nessun giornalista andrebbe mai a recuperare certe informazioni sulle ingerenze USA in Italia per metterle nella opportuna evidenza. Eccoli invece gli opinionisti ufficiali, tutti seri e impegnati, a fare l'esegesi delle elucubrazioni di un poetastro mitomane, che chiaramente non ha nessun legame con l'attentato al manager di Ansaldo Nucleare.[6] 
Il primo a rivelare agli Italiani che De Gennaro è un "manutengolo dell'FBI" è stato Francesco Cossiga, in un discorso in senato in seguito a delle sue interpellanze presentate al governo Prodi. Il discorso di Cossiga fu mandato suo tempo in tv, ed è reperibile ora su Youtube. [7] 
Ciò non impedì allo stesso governo Prodi di nominare, nel gennaio 2008, De Gennaro alla carica di commissario straordinario all'emergenza-rifiuti in Campania, così che non fu difficile capire che in quella strana emergenza c'era di mezzo qualche interesse statunitense. [8] 
In quella circostanza i due partiti comunisti al governo con Prodi ingoiarono il rospo, e qualche loro esponente farfugliò come scusa che l'incarico di commissario per l'emergenza-rifiuti avrebbe potuto costituire per De Gennaro l'occasione per riscattarsi dai fatti di Genova. In realtà la costante di tutti i passi della vicenda di De Gennaro è la presenza dei servizi segreti, che con lui sono andati a gestire direttamente l'emergenza- rifiuti. 
Ma l'impronta dei servizi segreti non mancò neppure nei fatti di Genova. Pochi giorni prima del G8, il 23 giugno, il quotidiano "La Repubblica" infatti pubblicò un'allarmante informativa del SISDE, che narrava una di quelle fiabe inquietanti che fanno parte del tipico repertorio del vittimismo preventivo e pretestuoso del potere. Secondo il SISDE, i manifestanti di Genova avrebbero avuto l'intenzione di sequestrare dei poliziotti per usarli come "scudi umani". Quindi il massacro di Genova era stato non solo preordinato, ma anche annunciato.[9] 


[1] http://www.blitzquotidiano.it/rassegna-stampa/bot-rehn-monti-manovra-1228464/
[2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.fbi.gov/news/pressrel/press-releases/fbis-medal-of-meritorious-achievement&ei=Qi-xT-kskZazBoumzY4E&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CCkQ7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Dgianni%2Bde%2Bgennaro%2Bfbi%26hl%3Dit%26prmd%3Dimvns
[3] http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/articolo497500.shtml
[4] http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/11/28/de-gennaro-manganelli-la-barbera-difendono-investigatore.html
[5] http://www.repubblica.it/cronaca/2010/06/09/news/la_barbera_servizi-4684087/
[6] http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=10091
[7] http://www.youtube.com/watch?v=7Bp4GttxHqE
[8] http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=77417
[9] http://www.repubblica.it/online/politica/gottodue/sisde/sisde.html


http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=487

C'è il taxi a 2 euro ma nessuno lo sa partenza flop per il nuovo servizio. - Isabella Napoli


C'è il taxi a 2 euro ma nessuno lo sa partenza flop per il nuovo servizio


Due euro a persona per gruppi di almeno tre persone per le corse urbane, otto euro per l'aeroporto. Il Comune e le cooperative fanno partire il taxi condiviso ma in città non lo sa nessuno. E il servizio parte con un flop. Iniziative dei tassisti per far conoscere le nuove tariffe.

Solo una ventina di "auto bianche"  in città hanno aderito sabato al debutto del taxi sharing promosso  dalle cooperative Trinacria e RadioTaxi in collaborazione con il Comune di Palermo. E per evitare il flop totale, pochi volenterosi tassisti hanno preso a bordo anche due o tre persone, facendoli pagare il prezzo "collettivo" e scontato che dovrebbe scattare invece con 4 passeggeri a bordo. E' successo alla stazione centrale, e in via Libertà lungo la linea del 101. Su 320 licenze di taxi, dovevano coprire i due percorsi 60 auto, 30 a cooperativa. Ma cosa è andato storto? "In tanti hanno rinunciato in polemica con la mancanza di una campagna  pubblicitaria da parte del Comune - spiega Orazio Marra, segretario regionale dell'Uti -  c'è stato anche qualche intoppo nella distribuzione dei tagliandi da mettere sul parabrezza: non li hanno ricevuti in tempo tutte le auto. Il servizio ha funzionato meglio a ora di pranzo e nel primo pomeriggio. Cinque tassisti sono riusciti a formare gruppi alla stazione centrale e altri a piazza Matteotti e pur di lavorare hanno effettuato la corsa  anche con tre persone anziché quattro".

"Poteva andare peggio - dice ancora Marra - il bilancio è di  una cinquantina di corse per il centro e qualcuna per l'aeroporto". Due corse di taxi-sharing con meno di 4 passeggeri per   Pippo Calaiò, tassista della cooperativa Trinacria. "Di mattina ho preso a bordo tre signore, in attesa alle fermate del 101 - racconta - una in via Libertà all'altezza di via Marco e  due  alla fermata del Politeama. La prima è scesa a piazza Verdi, le altre hanno  proseguito fino alla stazione centrale. Ho fatto pagare a ciascuna 2 euro, come previsto dall'accordo con il Comune e ho  guadagnato 6 euro, più o meno quanto una corsa normale. L'ho fatto per promuovere il servizio, perché sia positivo. Con la crisi, lavoriamo poco e queste tariffe possono incoraggiare anche chi non si può permettere il costo di un    taxi". 

Tra i clienti che hanno provato il taxi sharing, Nunzia Giaconia, impiegata. Calaiò la fa salire in auto ad una fermata del 101 in via Roma, a bordo ha  già  un altro passeggero ma per convincerla, deve fermarsi e spiegare il servizio.  "E' un'ottima iniziativa - commenta la Giaconia - non ho l'auto e utilizzo spesso i mezzi pubblici anche in compagnia di altre amiche. Costa poco più del biglietto Amat e potrebbe essere un'ottima alternativa ad autobus sovraffollati e che  si aspettano a lungo. Spero che sia incrementato". Non è semplice per chi è solo aggregarsi a un gruppo e nella prima giornata, con pochi taxi con il "bollino" (il disco  giallo sul parabrezza identifica  i taxi in servizio lungo la linea del 101 a 2 euro, uno di colore  arancio, invece,  quelli  diretti al Falcone-Borsellino a 8 euro a persona). E' quindi un caso fortunato trovare il tassista che si ferma appositamente  alle fermate del 101. Ai parcheggi principali del centro, a piazza Castelnuovo e piazza Verdi, ci sono una decina di auto bianche  in servizio per l'aeroporto.   

"Accettiamo solo gruppi di un minimo di quattro persone - spiega un tassista - altrimenti ci rimettiamo pure il prezzo della benzina".  Di taxi  sharing per il centro, ce ne sono alcuni al parcheggio di via principe di Granatelli all'angolo con la via Roma. "Potrebbe funzionare meglio con una maggiore pubblicità - commenta Francesco Chinnici, uno dei tassisti con il "bollino" - abbiamo cercato in alcuni casi di convincere le persone lungo le fermate del 101 ma c'è ancora molta diffidenza. Eppure, un  servizio del genere a basso costo potrebbe sfondare". Alle fermate degli autobus, in pochi sanno dell'iniziativa e alcuni dettagli della nuova formula si vanno definendo solo ora che è partita. "I taxi condivisi in servizio da piazza De Gasperi alla stazione centrale  si possono prendere lungo le fermate degli autobus - chiarisce Marra - quelli per l'aeroporto anche ai  parcheggi dedicati ai taxi ma solo se in gruppo. Ai call center,  possono prenotare le vetture in condivisione solo i gruppi già formati da 4 a 8 persone". 

"Dalla prossima settimana - commenta Massimiliano Federico, presidente della cooperativa Radio Taxi -  contiamo di  distribuire i tagliandi  a tutti gli autisti e   di  incrementare il numero di auto dedicate al taxi sharing. Promuoveremo il servizio con un volantinaggio alle fermate degli autobus e l'affissione di locandine pubblicitarie.  Abbiamo  fatto tutto a nostre spese, perché il Comune non aveva fondi per sponsorizzare l'iniziativa. Ma contiamo di proseguire fino al 15 febbraio".


http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/01/14/news/c_il_taxi_a_2_euro_ma_nessuno_lo_sa_partenza_flop_per_il_nuovo_servizio-50494113/

I NEMICI DI CHAVEZ VEDONO UN'OPPORTUNITA' NEL SUO CANCRO. - Mike Whitney



“Quando Chavez è diventato presidente, il paese stava barcollando… ha dato tutto se stesso, sudore, anima, forza, energia, intelligenza e amore per recuperare la dignità, la crescita, la sovranità e la costruzione del Venezuela. Ha contribuito fortemente a renderlo un paese forte, bello e felice… Oggi, il Venezuela prospera e continua a prosperare grazie al suo impegno e alla sua visione, grazie alla sua perseveranza e determinazione, grazie al suo amore.”
Eva Golinger, Postcards from the Revolution 
Il presidente venezuelano Hugo Chavez è molto malato. E’ ora all’Havana, a Cuba, dove si sta curando per una grave insufficienza respiratoria a seguito del suo quarto intervento chirurgico in meno di due anni. Non si mostra in pubblico da più di tre settimane.

La settimana scorsa, il vicepresidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha fatto una dichiarazione mirata a mettere a tacere tutte le varie voci maligne su quale fosse realmente lo stato di salute del presidente e anche per informare i sostenitori sulle sue condizioni. Ecco cosa ha detto:

“Siamo stati informati di nuove complicazioni a seguito dell’infezione polmonare precedentemente diagnosticata. Ieri abbiamo avuto modo di constatare la sua attuale condizione e su come sta rispondendo alle cure. Abbiamo incontrato più volte lo staff medico che lo seguono e la sua famiglia. Proprio pochi minuti fa eravamo insieme al Presidente Chavez stesso. Ci ha salutato e ci ha parlato delle complicazioni sopraggiunte.
Dopo diciannove giorni dall’ultimo intervento chirurgico, le condizioni di salute del Presidente Chavez continuano ad essere delicate a causa di complicazioni legate ad un processo di cura che non è senza rischi. Ma grazie alla sua grande forza fisica e spirituale, il Comandante Chavez sta affrontando coraggiosamente questa difficile prova.
Abbiamo deciso di restare con lui all’Havana per le prossime ore, per poter seguire più da vicino gli sviluppi della situazione.”

I grandi canali d’informazione hanno riportato con malcelata contentezza le notizie del cancro di Chavez, quasi gli brillavano gli occhi dalla gioia. Il MSM, che rappresenta gli interessi dei banchieri, dei grandi gruppi societari, dei petrolieri e delle industrie belliche, da tempo combattono una dura ed aspra guerra contro l’uomo che ha osato opporsi al sistema dei profitti, nazionalizzare l’industria nazionale del petrolio e respingere le ambizioni imperialiste di Washington nell’area. Per questo Chavez è stato demonizzato dai canali d’informazione e definito“un osso duro della sinistra” e un “dittatore”. I mandarini societari vedono nella malattia di Chavez un’opportunità per poter ricolonizzare il prospero Venezuela e sostituire il suo attuale governo democraticamente eletto con un classico fannullone nato con la camicia, uno di quelli che gli USA tengono in serbo per situazioni come queste (Esempio: Karzai). Sono fallite ben due azioni d’intelligence (indovinate di chi?) mirate a far cadere il popolare e tenace Chavez. Ora possiamo solo sperare che possa resistere anche all’attacco del suo cancro.

I media hanno lanciato un’impressionante propaganda denigratoria contro Chavez, allo scopo di screditare i suoi successi e conquiste e per creare sfiducia nel futuro. L’intenzione è quella di fomentare l’instabilità pollitica e creare consenso nell’opposizione dell’ala conservatrice, che gode dell’implicito appoggio di Washington. Ecco un esempio delle bugie che stanno diffondendo i nemici di Chavez:

La ABC spagnola ha riportato lunedì scorso che il presidente Chavez “è stato messo in coma farmacologico, i suoi segni vitali sono deboli e mantenuti in modo artificiale”…”Alcune fonti di ABC avrebbero confermato sempre lunedì scorso che è stato messo in programma l’arresto del mantenimento artificiale…un arresto, con la prevedibile morte che ne deriverà da un momento all’altro.”

L’articolo diceva anche che “è stato rimosso quasi mezzo metro d’intestino” e che Chavez da tempo ormai non si nutre più di cibi solidi.

L’ABC spagnola insinuava anche che “i funzionari del governo stavano preparando il paese alla notizia della morte di Chavez”.

La notizia è stata ripetuta e rilanciata da altri grandi canali d’informazione, e fa seguito ad una precedente notizia, sempre da ABC, secondo cui “a Chavez hanno dovuto praticare una tracheotomia” e “collegarlo ad un respiratore artificiale.” (“Il Governo Venezuelano denuncia la ‘guerra psicologica’ intorno alla salute di Chavez.” Venezuelanalysis). 

Tutte menzogne. Sono tutte sparate politicamente motivate. Chavez NON E’ in coma, NON E’ stato rimosso mezzo metro del suo intestino, NON GLI HANNO PRATICATO una tracheotomia ed il governo NON STA PREPARANDO il paese alla notizia della sua morte. Queste voci ci mostrano soltanto quanto è malvoluto Chavez da quegli ambienti plutocratici che sorseggiano brandy ad ogni ora, pronti a far tornare il Venezuela ai suoi “anni d’oro” in cui era un paese profondamente ignorante, ingiusto e misero, dove l’1% della popolazione conduceva tutti i giochi, in perfetto stile feudale. 

Chavez ha rimosso quei felloni dalle loro poltrone, ristabilito la legge, dato il via ad una programma sociale che ha salvato milioni di persone dalla miseria, elevato il livello di vita in tutto il paese, ridotto sensibilmente l’analfabetismo, combattuto la disoccupazione, aperto il sistema sanitario a tutti, aumentato le pensioni ed innalzato il minimo salariale, nazionalizzato la fiorente industria petrolifera e conficcato più volte le dita nell’occhio imperialista dello Zio Sam. Ecco perché viene denigrato dai grandi media, dalle suite degli attici societari e dell’Ufficio Ovale. Come ha detto in un recente articolo Lisa Holland, corrispondente estera di Sky News:

“Fortemente critico verso la politica estera degli Stati Uniti, Chavez è stato la spina nel fianco di Washington ed è stato sempre pronto a offrire rifugio e farsi portavoce di tutti quei paesi che gli USA hanno combattuto.” (Sky News.)
E ci mancherebbe che non l’avesse fatto! E’ per questo che lo amiamo. 

Auguri per una rapida guarigione, Hugo. Io sono Chavez! 

Mike Whitney vive nello Stato di Washington. Ha scritto per  HOPELESS - Senza speranza: Barack Obama e la Politica delle illusioni (AK Press).  HOPELESS è anche disponibilie qui: Kindle edition.  Lo si può contattare a: fergiewhitney@msn.com.


http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=11323

OBAMA S'INVENTA UNA NUOVA MONETA PER ABBATTERE IL DEBITO. - Mauro Bottarelli




Avvertenza di inizio articolo: quanto state per leggere è tutto vero, non è frutto di allucinazioni. Avendo rimandato il possibile tonfo nel precipizio fiscale di due mesi, ora però gli Usa rischiano di prendere la direzione opposta: ovvero, sbattere la testa contro il cosiddetto "debt ceiling", ovvero il limite legale di indebitamento. Che fare? Innalzare quel limite, la scelta molto furba compiuta nel luglio del 2011 dopo settimane di pantomime? Creare una botola? Una nuova skyline? No, a Washington stanno prendendo in considerazione un'altra ipotesi: ovvero, essendoci un limite legale nel numero di banconote in circolazione e anche per le monete in oro, argento e rame, si sta pensando di creare un moneta in platino, materiale che non conosce limite legale nell'emissione di moneta, da 1 triliardo di dollari per abbattere parte del debito e metterla in saccoccia un'altra volta al "debt ceiling".

Lo ha confermato al programma Today della Bbc l'analista finanziario Cullen Roche, fondatore dell'Orcam Financial Group e blogger di Pragmatic Capitalism, secondo cui questa ipotesi «è stata presa in qualche modo molto seriamente a Washington. So che ne hanno parlato alla Casa Bianca e anche un gruppo di prominenti personalità, tra cui molti membri del Congresso». Non essendoci un limite legale alle monete in platino (solitamente usate solo a scopo commemorativo), in teoria Obama potrebbe dar vita a un "Platinum Coin Act", dare ordine al Tesoro che venga forgiata la moneta con impressa la cifra a dodici zeri e dallo stesso Treasury poi depositata sul suo conto presso la Fed, operazione che permetterebbe - sempre in teoria - di abbattere o cancellare un triliardo degli attuali 16,4 di debito. 

Lo so, pare una barzelletta, non a caso il presentatore-comico statunitense Stephen Colbert ha dedicato alla questione tre minuti di ironia fulminante nel suo "The Colbert Report " (*) su Comedy Central, concludendo che la cosa è probabile, visto che il motto di Obama era "Change" (che significa sì cambiamento ma anche resto, inteso come le monete che vi danno dopo aver effettuato un pagamento con banconota per un importo maggiore). Per Roche si tratta di un «un artificio contabile ma anche un'idea stupida da utilizzare contro un'altra idea stupida, ovvero quella in base alla quale gli Stati Uniti facciano volontariamente default sul proprio debito. Si parla di questa ipotesi da un anno, all'epoca era solo uno scherzo ma ora devo constatare che la situazione è davvero triste, se un organo come il Congresso è diventato così disfunzionale da prendersi la briga di riesumarla». Sempre Roche pensa che «Obama non andrà avanti a livello operativo ma potrebbe usare la moneta da un triliardo come un minaccia al Congresso, ovvero "se provate ad accettare l'ipotesi di default sul debito, io attivo l'opzione moneta"». Ma se pensate che l'America sia ormai fuori di testa, allacciate le cinture di sicurezza prima di sentire cosa ha intenzione di fare il Giappone. Il ministro delle Finanza nipponico, Aso, ha reso noto nell'ordine che: il suo Paese acquisterà bonds del fondo europeo ESM, che lo farà per un ammontare non ancora deciso, che lo farà utilizzando riserve valutarie estere e al fine di stabilizzare lo yen. Insomma, per stabilizzare la sua valuta, il Giappone monetizzerà il debito europeo, forse non essendo ancora sufficiente il quadrilione di yen del suo che già detiene.

Ma c'è poco da fare, il dado è tratto, tanto che il neo-premier Abe vuole una dichiarazione da parte della Bank of Japan di cooperazione con il governo, prontamente sottoscritta - almeno a parole - dal governatore Amari. D'altronde, Abe sembra intenzionato a proseguire sulla sua strada come un carrarmato e sta preparando il più grande extra-budget dalla crisi innescata dal crollo di Lehman Brothers, qualcosa pari 12-13 triliardi di yen (circa 140 miliardi di dollari), il 2% del Pil e molto vicino alla manovra monster da 13,9 triliardi di yen posta in essere nell'aprile 2009 dall'ex premier Taro Aso. Di quella mole di denaro, circa 6 triliardi di yen sarebbero destinati a progetti di lavori pubblici, più dei 4,6 triliardi preventivati nel budget iniziale di 90 triliardi di yen per l'anno fiscale in atto deliberato nel marzo scorso. Insomma, un bazooka vero e proprio. 

E a farci capire come gli stessi giapponesi stiano prendendo molto sul serio la decisione di Abe di portare l'inflazione al 2% per svalutare lo yen, lo dimostra la mossa dei fondi pensione nipponici, i secondi al mondo per assets investiti dopo quelli Usa, di raddoppiare le loro detenzioni in oro, passando dagli attuali 45 miliardi di yen a 100 miliardi (1,1 miliardi di dollari) nel 2015, manovra di hedging dichiaratamente anti-inflattiva anche in vista di uno shock sul mercato obbligazionario sovrano nipponico, un quadrilione di yen quasi interamente in mano a giapponesi. 

Per capire le dimensioni degli operatori di cui stiamo parlando basti dire che il Government Pension Investment Fund of Japan gestisce assets per 113,6 triliardi di yen, di cui il 67% denominati in bonds giapponesi. In totale, i fondi pensione nipponici fanno capo a investimenti per 3,36 triliardi di dollari e quelli aziendali stanno per diversificare i loro 72 triliardi di yen dopo che gli investimenti in azioni di aziende nazionali hanno fruttato ritorni molto deludenti. 

Ora, se veramente raddoppieranno le detenzioni in oro, gli investimenti nel metallo prezioso rappresenteranno lo 0,03% di tutti gli assets pensionistici del Paese. Noccioline, per ora ma se veramente il governo raggiungerà il suo obiettivo inflazionistico al 2% e i fondi pensioni trasformeranno in oro l'1% o il 2% o addirittura il 5% dei loro investimenti, cosa succederà al prezzo dell'oncia? Yukio Toshima, gestore di uno di quei fondi non ha dubbi: «Se l'1% degli assets totali si sposterà sul metallo prezioso, il mercato dell'oro esploderà». Con prezzi alle stelle e troppi contratti di carta che dovranno trovare oro fisico per onorare la posizione. Poi ditemi se non stiamo vivendo in un mondo di follia finanziaria.


http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=11322

ELEZIONI: PAROLA D’ORDINE, FRAMMENTARE L’ELETTORATO E DEPOTENZIARE IL M5S. - Debora Billi



Se si prova a guardare l'incredibile evoluzione politica del nostro Paese nell'ultimo mese e mezzo, come se si stesse affacciati ad una finestra a grande distanza, si coglie un andamento che lascia presumere un disegno. Troppo complottista? Semplicemente, è implausibile che una simile rapidissima concatenazione di eventi possa essere casuale vista la posta in gioco. Vediamo.

A metà Novembre, il panorama politico che si andava delineando era il seguente: presenti sulla scena due sole forze, il PD e il Movimento 5 Stelle.

Il PDL era infatti crollato a percentuali ad una cifra con l'annuncio del ritiro di Berlusconi (24 Ottobre) e le liti interne, l'IDV dissolta in pochi giorni dopo la puntata di Report (28 Ottobre), la Lega travolta dagli scandali. Il M5S invece, sull'onda dell'inaspettato successo in Sicilia, a metà novembre superava il 20% dei consensi diventando il secondo partito della nazione e l'unica opposizione a PD/Monti nel Paese.

Ora seguite il timing. Il 6 Dicembre inaspettatamente Berlusconi annuncia la sua candidatura a premier per il centrodestra. Nelle due settimane successive imperversa su tutte le televisioni, mentre i sondaggi provvedono a mostrare un PDL in risalita e i commentatori vicini al PD gettano l'Italia nel panico paventando una nuova vittoria del Berlusca: si sa, gli italiani sono stupidi quindi lo avrebbero rivotato in massa. Sotto Natale il Paese è brasato nel terrore al punto giusto.
Il 21 Dicembre Monti presenta le sue dimissioni da premier, il 28 la nuova candidatura con la sua lista personale. Il giorno successivoIngroia scende in campo con Rivoluzione Civile. A meno di due mesi dalle elezioni, e nel giro di tre settimane il panorama politico viene sconvolto alla radice.
I sondaggi seguenti dipingono quindi tutt'altro andazzo: l'elettorato, prima concentrato su due forze sole -più una vasta parte di astenuti-, si affretta ad accattarsi il nuovo che avanza e si frammenta per tutto l'arco politico. Sempre secondo i sondaggi ovunque opportunamente sbandierati, il PDL riprende fiato, in tanti appoggiano Monti che ci " salva da Berlusconi" per la seconda volta, Ingroia recupera voti nella sinistra astensionista e fa anche da civetta a elettori grillini incerti, e il Movimento 5 Stelle viene finalmente depotenziato: da unica proposta alternativa, a "uno dei tanti". Era proprio questo infatti l'obiettivo a cui è servito lo spiegamento di forze di cui sopra.
Tre settimane appena, per diluire l'unica opposizione concreta al progetto politico a cui andiamo incontro. Sì, perché c'è anche quello, bello e pronto. Infatti, il problema era proprio l'impossibilità di formare il futuro governo già in programma: PD primo partito con Monti premier, o comunque con il prosieguo del programma Monti. E' il governo che ha ordinato l'Europa, quello che s'ha da fare, come già accaduto in Grecia peraltro. A Novembre non esisteva un alleato conseziente per il PD, oggi esiste, ed è il partito di Monti stesso. Il resto è frammentato ovunque. Mission accomplished.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=11319

… mi perdoni padre perché ho molto peccato … - Claudia Petrazzuolo




 “ … mi perdoni padre perché ho molto peccato … “

 La fede cristiana è il perno religioso di buona parte degli abitanti del pianeta Terra; la professione di fede dei cristiani si articola nei precetti della Chiesa che, dalle parole del Cristo, ha estrapolato il suo codificare in funzione della storicità del momento, delle esigenze del clero, della filosofia vigente, di distinzioni ognuna delle quali relativa a parametri quali il sesso, l’estrazione sociale, la maggiore o minore adesione ai precetti stessi; dimenticando, però e troppe volte, la professione di umiltà del Cristo stesso ed il suo maggiore insegnamento: quell’amore che, per nostro Signore, dovrebbe essere il principale sentimento. 
Santi e martiri veri e, qualcuno, presunto il Cristianesimo ne ha annoverati a migliaia e forse a milioni, ma per quanti questi possano essere, senz’altro di più sono i Farisei e gli spacciatori di “ parola falsa ed ipocrita “, i quali più che avvicinare alla Parola di Dio hanno contribuito ad allontanarne quelle persone che si sentono disgustate dal “ … fate come dico e non come mi vedete fare … ”; questo sia detto con tutto il rispetto possibile per il credo e le convinzione di ognuno. 
Quindi il Cristianesimo, la sua Chiesa,  i suoi prelati, i suoi fedeli; dunque una religione ed una conseguente filosofia di vita tradotta in pensieri, opere, comportamenti quotidiani per l’immediato e per il divenire futuro. 
Fondamento di questa filosofia di vita è la cultura del peccato: per il solo fatto di essere nati la Chiesa ci pone già in debito di una assoluzione (Battesimo) e viviamo, secondo ciò che ci hanno insegnato o per intimo credo o per paranoia conseguente nei casi limite, sotto gli occhi di un dio (il minuscolo è segno di rispetto verso il Dio vero), che ci ha consegnato ad un libero arbitrio che , però, è tale solo nel seguire i suoi dictat se non si vuole incorrere nel peccato: un dio che non ci lascia da soli un solo secondo e le cui vie sono misteriose ed infinite; dal trionfo del cristianesimo sulla paganità romana nelle terre italiche questa è stata la cappa di oppressione o la speranza di salvezza che guidato in ogni attimo la vita delle genti italiche. 
Nel nostro paese per cinquant’anni, ah!, potenza dell’amore) abbiamo avuto al governo un partito che si dichiarava cristiano, eppure ad esso sono attribuibili molte tra le cose più oscene e peccaminose, socialmente e politicamente parlando, accadute; alla cristianità si appellano quasi tutti i nostri politici, di destra, sinistra e centro; alla cristianità appartengono o dicono di appartenere anche gli intrallazzatori, i disonesti in genere, gli evasori, gli affamatori di popolo, i concussori, i corruttori, gli sfruttatori di minorenni, gli utilizzatori finali e quei bugiardi, della chiesa e non, che dell’amore professato dal Cristo hanno dimenticato persino l’esistenza ed il significato peraltro rintracciabile in un qualsiasi vocabolario. In questo paese, dunque, in nome di quel dio millantato dai più si realizzano nel pubblico e nel privato le peggiori porcherie. Io ho la presunzione di credere che il vero ed unico Dio sappia distinguere il grano dal loglio; abbia in gloria chi soffre ed i giusti, indipendentemente da come votano, e che anzi, con molti segni e manifestazioni, inviti a non ascoltare le sirene che parlano bene e razzolano male. 

Quanti giorni mancano alle elezioni? Non tantissimi, ma fino a quel giorno i sermoni che sentirete e gli appelli in nome della famiglia, della moderazione, della consacrazione di questo o di quello da parte della chiesa saranno innumerevoli, ebbene, io spero che ognuno di Voi si chieda, quando dovesse ascoltare di queste, cosa ne avrebbe pensato Gesù e come avrebbe agito nello stesso frangente e poi … voti di conseguenza!
… e così sia!.