lunedì 28 gennaio 2013

La “Cupola” parlamentare antimafia 2013. - Giorgio Bongiovanni


carboni pisanu
“L’eventuale terza Repubblica che dovesse derivare dal nuovo appuntamento elettorale avrà un vizio genetico se la classe dirigente, come purtroppo avvenuto fino ai più alti vertici istituzionali, continuerà a dimostrarsi incapace o, peggio ancora, dolosamente omissiva nell’accertare ogni piega della stagione più sanguinosa della vita repubblicana”. Il passaggio finale dell’intervento del senatore Giuseppe Lumia nelle repliche alla relazione del presidente della Commissione parlamentare antimafia, Giuseppe Pisanu, relativa all’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia è alquanto esplicativo.
Da quando è nata la prima Commissione parlamentare antimafia nel 1962 la metodologia della stessa ha costantemente ruotato attorno a vere e proprie assoluzioni di quei politici presuntamente o dichiaratamente collusi con la mafia di cui si è occupata. 
Le “eccezioni” di uomini come Pio La Torre, Gerardo Chiaramonte, Cesare Terranova e pochissimi altri hanno rappresentato “l’anomalia” all’interno di questa istituzione. 
Così come la Commissione diretta da Luciano Violante il quale, prima di convertirsi al più becero “garantismo” (dopo aver “recuperato” la memoria in merito alla sua conoscenza relativa ai contatti tra Ciancimino e il Ros nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa), ha il merito di aver intrapreso un lavoro importante sul versante mafia-politica. Stesso discorso per la breve reggenza di Giuseppe Lumia che stava puntando ai livelli più alti delle collusioni mafiose prima di essere interrotto dal cambio di governo. 
Così come per Francesco Forgione sul quale però pesa ancora la scelta di essersi opposto alla proposta di Orazio Licandro (Pdci) e Angela Napoli (An) di vietare l’accesso alla Commissione per i condannati e gli imputati di reati di mafia e contro la Pubblica Amministrazione. Col risultato che per la prima volta nella storia erano entrati a far parte della Commissione parlamentare antimafia due condannati per corruzione (Paolo Cirino Pomicino e Alfredo Vito). 

Se per i magistrati di Palermo dietro la trattativa c’è stato un mandante politico, per Pisanu non è assolutamente così. Il presidente della Commissione che ha attraversato i governi Berlusconi-Monti – amico di Flavio Carboni (il faccendiere amico e socio di Pippo Calò) e frequentatore di membri della P2 – ha parlato esclusivamente di “una tacita e parziale intesa”. “Possiamo dire – ha specificato il presidente dell’Antimafia nella sua bozza di relazione finale – che ci fu almeno una trattativa tra uomini dello Stato privi di un mandato politico e uomini di Cosa nostra divisi tra loro, quindi privi anche loro di un mandato univoco e sovrano”. 
Di fronte alla totale incongruenza di simili affermazioni è proprio uno dei più importanti protagonisti di quelle vicende a rispondergli: Mario Mori. “Pazzo se avessi trattato senza appoggi politici” è stata la laconica replica dell’ex comandante del Ros che a cavallo delle stragi di Capaci e Via D’Amelio aveva incontrato Vito Ciancimino per stabilire un contatto con Cosa Nostra.  
La mancata audizione del generale Mori è solo la punta dell’iceberg di tutto quello che non ha fatto la Commissione per fare chiarezza sulla trattativa Stato-mafia. Per non parlare di un mancato confronto tra Nicola Mancino e Claudio Martelli. La Commissione parlamentare antimafia avrebbe ugualmente potuto sentire Gaspare Spatuzza per approfondire la questione del depistaggio sulla strage di via D’Amelio messo in atto dal falso pentito Vincenzo Scarantino “gestito” da apparati istituzionali. Allo stesso modo Pisanu avrebbe potuto chiamare i 3 poliziotti agli ordini di Arnaldo La Barbera (per un periodo soldo dei Servizi con il nome in codice di “Rutilius) per fare luce sulla “collaborazione” del picciotto della Guadagna. 
Niente di tutto ciò è stato fatto. Nemmeno Bruno Contrada è stato chiamato. All’ex numero 3 del Sisde la Commissione avrebbe potuto chiedere di raccontare la sua verità così da comprendere meglio quale “Stato” aveva servito e in virtù di quale “ragione di Stato” aveva eseguito determinati ordini. Pisanu ha preferito acquisire documenti dei Servizi Segreti che per altro ha definito “disomogenei”. Ma perché allora non ha voluto ascoltare i vertici dei Servizi Segreti dell’epoca? Solo così avrebbe potuto contestare quelle che ha ritenuto essere disomogeneità. Le tesi negazioniste ed autoassolutorie riportate nella relazione Pisanu sono lo specchio di una politica collusa che non intende minimamente fare verità e giustizia sul patto scellerato tra mafia e Stato.

Siamo di fronte a mezze verità che sortiscono l’effetto devastante di depistare ulteriormente la ricerca su coloro che hanno trattato con la mafia all’interno di un criminale do-ut-des. Ancora una volta dagli alti palazzi viene calata una cappa sulla possibile individuazione di quegli esponenti dello Stato-mafia che insieme a Cosa Nostra - sul sangue di tutti i martiri che il nostro Paese annovera - hanno fondato le basi della seconda Repubblica. Sulla quale non potrà mai poggiarsi una terza se non si arriverà ad una piena e incondizionata verità.

domenica 27 gennaio 2013

Giovanni Palatucci.

Giovanni Palatucci

Giovanni Palatucci (Montella31 maggio 1909 – Dachau10 febbraio 1945) è stato un poliziotto italianocommissario di pubblica sicurezza. È ricordato per aver salvato dalla deportazione migliaia di ebrei durante la Seconda guerra mondiale; fu per questo deportato egli stesso in un campo di concentramento, dove morì, e per il suo sacrificio è Medaglia d'oro al merito civileGiusto tra le nazioniper lo Yad Vashem (12 settembre 1990) e Servo di Dio per la Chiesa cattolica.

Nato a Montella, nella provincia di Avellino, da Felice e Angelina Molinari, era nipote di Giuseppe Maria PalatucciVescovo di Campagna. Compì gli studi ginnasiali presso il "Ginnasio Pascucci" di Pietradefusi ed il Liceo nella non lontana Benevento. Dopo la maturità, svolge nel 1930 il servizio militare a Moncalieri come allievo ufficiale di complemento, iscritto al Partito Nazionale Fascista, nel1932 consegue la laurea in giurisprudenza a Torino. Nel 1936 giura come volontario vice commissario di pubblica sicurezza. Nel 1937 viene trasferito alla questura di Fiume come responsabile dell'ufficio stranieri e poi come commissario e questore reggente.
Nella sua posizione ha modo di conoscere l'impatto che le leggi razziali hanno avuto sulla popolazione ebraica. In quel contesto, cerca di fare quello che la sua posizione gli permette e in una lettera ai genitori scrive: «Ho la possibilità di fare un po' di bene, e i beneficiati da me sono assai riconoscenti. Nel complesso riscontro molte simpatie. Di me non ho altro di speciale da comunicare».
Potendo aiutare gli ebrei a salvarsi dalle persecuzioni, si rifiutò di lasciare il proprio posto anche di fronte a quella che sarebbe stata una promozione a Caserta. Nel marzo del 1939 un primo contingente di 800 ebrei, che sarebbe dovuto essere consegnato alla Gestapo, venne fatto rifugiare nel vescovado di Abbazia grazie alla tempestività con cui Palatucci avvisò il gruppo del pericolo che lo minacciava.
Un calcolo approssimativo ha stimato in circa 5.000 il numero di persone che Giovanni Palatucci aiutò a salvarsi durante tutta la sua permanenza a Fiume.
Nel novembre 1943 Fiume, pur facente parte della Repubblica Sociale Italiana, di fatto entrò a far parte della cosiddetta Adriatisches Küstenland, ossia il "Territorio d'operazioni del litorale Adriatico", controllato direttamente dai nazisti per ragioni d'importanza strategica ed il comando militare della città passò al capitano delle SS Hoepener. Pur avvisato del pericolo che correva personalmente, decise di rimanere al suo posto, far scomparire gli archivi contenenti informazioni sugli ebrei fiumani e salvare più persone possibili.
Il Console Svizzero di Trieste, un suo caro amico, gli offrì un passaggio sicuro verso la Svizzera, offerta che Palatucci accettò ma inviò al suo posto la sua giovane compagna ebrea.[1]
Contattati i partigiani italiani, cercò di coordinare una soluzione politica post-bellica per il territorio di confine fiumano, proponendo l'istituzione di uno "Stato Libero di Fiume", per far sì che questo territorio, che correva il rischio di dover venir ceduto dall'Italia alla Jugoslavia, mantenesse una sua indipendenza. Le spie tedesche però diedero informazioni sulla sua attività. Per contrastare ulteriormente l'azione dell'amministrazione nazista, vietò il rilascio di certificati alle autorità naziste se non su esplicita autorizzazione, così da poter aver notizia anticipata dei rastrellamenti e poterne dar avviso. Inoltre inviava relazioni ufficiali al governo della Repubblica Sociale Italiana, dalla quale formalmente Fiume dipendeva, pur essendo di fatto occupata e controllata direttamente dalle truppe naziste, per segnalare le continue vessazioni, le limitazioni nello svolgere le proprie attività ed il disarmo a cui i poliziotti italiani della questura di Fiume erano stati assoggettati dai tedeschi.
Il 13 settembre 1944 Palatucci viene arrestato da Herbert Kappler, tenente colonnello delle SS, e tradotto nel carcere di Trieste. Il 22 ottobre viene trasferito nel campo di lavoro forzato di Dachau dove morì pochi giorni prima della Liberazione, a soli 36 anni.


Calogero Marrone.



Calogero Marrone (Favara12 maggio 1889 – Dachau15 febbraio 1945) è stato un funzionario italiano.
Fu Capo dell'Ufficio Anagrafe del Comune di Varese, durante il periodo fascista e l'occupazione nazista, rilasciò centinaia di documenti di identità falsi a ebrei e anti-fascisti permettendo loro di salvarsi dalle persecuzioni. Scoperto a causa di una segnalazione anonima venne imprigionato e morì nel campo di concentramento di Dachau. Per quanto ha fatto è stato insignito del titolo di "Giusto tra le Nazioni".
Dopo aver combattuto nella Prima Guerra Mondiale con il grado si sergente trovò posto, in quanto reduce, presso il suo comune di nascita come segretario della Sezione Combattenti e Reduci. All'avvento del fascismo rifiutò di iscriversi al Partito Nazionale Fascista e per questo scontò alcuni mesi di prigione e si attirò le ire dei notabili del paese.
Nel 1931 vinse un concorso come applicato comunale presso il comune di Varese, quindi, accompagnato dalla moglie Giuseppina e dai quattro figli, Filippina, Salvatore, Dina e Domenico, abbandonò il proprio paese. A Varese, anche grazie alle sue doti umane e professionali fece rapidamente carriera e divenne Capo dell'Ufficio Anagrafe che contava, allora, 12 impiegati. Da questa posizione di rilievo, durante l'occupazione nazifascista, poté rilasciare centinaia di documenti falsi ad ebrei e anti-fascisti che, in questo modo, sfuggirono alla caccia che veniva loro data.
Nel 1944, tuttavia, un delatore segnalò la sua attività alle autorità che lo fecero arrestare il 7 gennaio 1944 con l'accusa di collaborazionismo con laResistenza, favoreggiamento nella fuga di ebrei, violazione dei doveri d'ufficio, intelligenza con il Comitato di Liberazione Nazionale. Tutte accuse la cui pena era la fucilazione. Calogero Marrone era già stato sospeso cautelativamente dal servizio il 1º gennaio 1944 e il 4 gennaio dello stesso anno era stato avvisato da don Luigi Locatelli, canonico della Basilica di San Vittore, e in contatto con il Comitato di Liberazione Nazionale, che le SS erano oramai prossime a procedere al suo arresto.
Nonostante questo Calogero Marrone non cercò di fuggire sia perché aveva dato la sua parola al Podestà Domenico Castelletti che avrebbe collaborato alle indagini che lo riguardavano sia, soprattutto, per proteggere da ritorsioni la sua famiglia. Detenuto nel carcere giudiziario di Miogni venne trasferito nelCampo di concentramento di Dachau dove morì il 15 febbraio 1945.


Monti contestato in Emilia. Ma l'uovo colpisce il sindaco.

Monti in visita nelle zone terremotate

CONCORDIA (MODENA) - Monti viene contestato a Concordia, uno dei paesi più colpiti dal sisma della scorsa primavera, e diventa bersaglio di un lancio di uova che però finisce per colpire in un occhio il sindaco di Camposanto, Antonella Baldini.

L'uovo per Monti colpisce il sindaco. 
A Monti hanno gridato parole come 'buffone', 'vergognati' e 'vieni qui solo per la campagna elettorale'. Dal gruppo di manifestanti è partito un uovo all'indirizzo di Monti ma il lanciatore ha preso male la mira e ha colpito il sindaco Baldini che accompagnava il premier con una delegazione di amministratori delle zone terremotate. Il primo cittadino è dovuto ricorrere alle cure dei sanitari.

Contestato anche a Mirandola. 
Dopo Concordia, il premier Mario Monti è stato contestato anche a Mirandola, dove era atteso per un'iniziativa elettorale al palazzotto dello sport. Fuori dalla struttura c'erano due gruppi di contestatori, uno formato da esponenti del comitato 'Sisma.12', l'altro da consiglieri comunali Pdl, presenti con le bandiere del partito. Monti non ha incontrato i contestatori, perché è entrato da un ingresso laterale. I gruppi di contestatori hanno tentato di inseguirlo, ma sono stati bloccati dalle forze dell'ordine.


http://www.ilmessaggero.it/primopiano/politica/monti_contestato_uovo_emilia_terremotati_video/notizie/247349.shtml

Aceto e agrumi per la pulizia.



Aggiungere le bucce d'arancia (o qualsiasi buccia degli agrumi) a un litro di aceto bianco in un recipiente chiuso e lasciarlo a riposare per due settimane. Unire la soluzione di agrumi/aceto metà e metà con acqua e utilizzare per la pulizia. Operare su pavimenti, piastrelle, infissi, ecc. È duro sulla feccia e profuma di buono! Meglio di tutto non ci sono agenti chimici.

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=489502584433311&set=a.405388179511419.105843.190882504295322&type=1&theater

Merkel, sempre responsabili per crimini nazisti.



BERLINO  - La Germania ha "una responsabilità permanente per i crimini del nazionalsocialismo": lo ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel in vista dell'80/mo anniversario dell'arrivo al potere di Adolf Hitler e alla vigilia del 'Giorno della memoria'. "Naturalmente, abbiamo una responsabilità permanente per i crimini del nazionalsocialismo, per le vittime della seconda guerra mondiale e, anzitutto, anche per l'Olocausto", ha detto la Merkel in un podcast pubblicato sul suo sito Internet, quando mancano tre giorni all'anniversario - mercoledì - della salita al potere di Hitler il 30 gennaio 1933.

"Dobbiamo dire chiaramente, generazione dopo generazione, e dobbiamo dirlo ancora una volta: con coraggio, il coraggio civile, ognuno, individualmente, può impedire che il razzismo e l'antisemitismo abbiano alcuna possibilità", ha aggiunto. "Noi affrontiamo la nostra storia, non occultiamo niente, non respingiamo niente - ha concluso -. Dobbiamo confrontarci con questo per assicurarci di essere in futuro un partner buono e degno di fede, come del resto lo siamo già oggi, fortunatamente".


http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2013/01/26/Merkel-sempre-responsabili-crimini-nazisti_8144382.html

Berlusconi assopito a Giorno Memoria.



(ANSA) - MILANO, 27 GEN - Il leader del Pdl Silvio Berlusconi si e' assopito a tratti nel corso dell'inaugurazione del Memoriale della Shoah a Milano, nel Giorno della Memoria, mentre si succedevano i vari interventi. L'ex premier era seduto tra il coordinatore del Pdl lombardo, Mario Mantovani, e la moglie del presidente del Consiglio, Mario Monti, Elsa, che ha preso parte all'appuntamento milanese con il marito.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2013/01/27/Berlusconi-assopito-Giorno-Memoria_8147273.html

Postumi da bunga-bunga?