sabato 2 maggio 2020

Di Battista: “Disinnescare Renzi una volta per tutte. Uomini più potenti brigano per governo tecnico: puntano ai miliardi della ricostruzione”



Di Battista: “Disinnescare Renzi una volta per tutte. Uomini più potenti brigano per governo tecnico: puntano ai miliardi della ricostruzione”


L'ex deputato e leader molto ascoltato nel Movimento ha scritto un post su Facebook per attaccare il senatore. Secondo lui non ha reale intenzione di far cadere il governo, ma sono altri "boiardi di Stato" che starebbero tramando per avere un cambio al comando.
Contro Matteo Renzi che “merita l’oblio”, ma soprattuto contro chi trama per “un governo d’unità nazionale” e punta ai miliardi che saranno spesi nella ricostruzione. L’ex deputato e leader molto ascoltato nel M5s Alessandro Di Battista, dopo lo scontro in Parlamento sulle comunicazioni del premier Giuseppe Conte, ha scritto un post su Facebook che attacca quello che ormai è il nemico palese dell’esecutivo, ovvero il leader di Italia viva. E’ partito dalla strumentalizzazione dei morti per coronavirus, che il senatore è arrivato a usare per far loro dire che sarebbero i primi a “volere le riaperture”, e ha chiesto che sia “disinnescato una volta per tutte“. Anche perché, secondo il grillino, il pericolo non è lui: il senatore è “frustrato ma non così stupido da far cadere un governo che prova a ricattare per ottenere nomine e prime pagine sui giornali”.
Il primo a commentare le frasi dell’ex deputato 5 stelle è stato il deputato di Italia viva Michele Anzaldi: “E’ una minaccia?”, ha scritto su Twitter. “Vuole eliminare Italia Viva dalla maggioranza e far cadere il governo Conte? Anche Crimi-Di Maio vogliono disinnescare Renzi? I vertici M5s dicano pubblicamente se la pensano come Di Battista. E’ necessaria chiarezza”. Se proprio oggi l’ex premier ha registrato un video per ribadire e difendere quanto detto ieri in Senato, al momento non ha commentato le frasi di Di Battista.
“Qualcuno si stupisce del cinismo di Renzi, capace persino di tirare in ballo i morti di Bergamo e Brescia per un po’ di visibilità”, è stato l’esordio su Facebook. “Io no. Conosco il soggetto e conosco i suoi reali obiettivi che nulla hanno a che fare con la politica. Che le sue parole suscitino indignazione è più che normale, tuttavia sarebbe meglio metter da parte la rabbia e pensare a come disinnescarlo una volta per tutte. Renzi, ormai da anni, non è più un politico. Lui per primo sa che non tornerà mai ad essere Premier o Ministro. Gli basta essere lobbista di se stesso. Si guadagna bene in fondo. Egli provoca, dice tutto e il contrario di tutto, fa finta di essere uno capace di fare o disfare governi ma è tutto marketing, o fuffa se solo ce ne rendessimo conto”.
Secondo Di Battista, il senatore è “frustrato” dalla popolarità del premier, ma non per questo arriverà fino in fondo alle sue stesse minacce: “E’ vero, detesta Conte, d’altro canto è più che normale che un tipo che sta sulle palle persino a se stesso invidi un Presidente con un alto gradimento popolare. E’ frustrato, ma non così stupido da far cadere un governo che prova a ricattare per ottenere nomine e prime pagine sui giornali. Denaro e potere, siamo alle solite. Al soggetto dei voti non importa nulla (anche perché non ne ha)”. Quindi ricorda l’attività di conferenziere di Renzi: “Al contrario è molto più interessato ai cachet che si porta a casa per deliziare con le sue idee (quindi con il nulla) platee di nobili sauditi. Da anni ormai Renzi sfrutta la politica per far soldi. Il business dei convegni non è niente male. Prima del covid lo si vedeva più a Riad che a Rignano sull’Arno. Si sa vendere il giovanotto ma per farlo ha bisogno di una carta: i giornali”. Proprio la stampa, secondo Di Battista dà eccessivo valore alle uscite del leader: “I giornali lo tengono in vita e gli danno le pezze d’appoggio per chiedere 20.000, 30.000, 40.000 euro a convegno (più viaggio in business class)”.
Infine, dice Di Battista, bisogna rendersi conto che le manovre vanno oltre lo stesso Renzi: “Un uomo così semplicemente merita l’oblio. Non vale lo sdegno delle vostre bacheche FB. Non vale un minuto della nostra vita nemmeno per schernirlo. E soprattutto non vale le prime pagine dei giornali né il timore che faccia cadere il governo. Uomini ben più importanti e potenti di lui brigano per far cadere il governo in questo momento. E non lo fanno per avere “i ritagli” dei giornali. Figuriamoci, semmai i giornali li comprano. Lo fanno perché un governo tecnico/di unità/di tutti (e quindi non dei cittadini) per loro è una garanzia. Nei prossimi mesi ci saranno da spendere decine di miliardi di euro nella ricostruzione. Pensate davvero che i soliti boiardi di Stato non stiano già tramando per rifilarci nuovi Mose o Ponti sullo stretto?”. Quindi, conclude: “Derenzizziamoci insomma, è un modo per prestare attenzione a quel che conta davvero per le nostre vite e per il nostro futuro e poi è un modo per disinnescare questo mediocre che si crede importante. Fa parlare i defunti per uno straccio di visibilità ecco, togliamogliela una volta per tutte, così sarà lui l’unico ‘morto’ che parla”.

Renzi si riscopre traditore. - Gaetano Pedullà

MATTEO RENZI

L’avviso di sfratto è arrivato. C’era da aspettarselo. Incassate le nomine, col suo partitino del 3% Matteo Renzi si prepara a un altro tradimento, sperando così in un nuovo giro di potere per non sparire. Senza il minimo attaccamento per la maglia che indossa con la maggioranza al Governo, ieri al Senato ha fatto un discorso che poteva essere pronunciato identico dai banchi delle opposizioni, tradendo così il segreto di Pulcinella su dove vuole andare a parare. Conte si è messo contro un gigante più grande di lui, e chiedendo all’Europa di fare solo il suo dovere, sostenendo in modo solidale il nostro debito con gli Eurobond, ha scatenato la reazione dei poteri finanziari, con i loro ascari italiani ormai usciti allo scoperto: Elkann con i suoi giornali, boiardi di Stato, Confindustria, sino alla Conferenza dei vescovi.
Tutti fiduciosi in un nuovo rassicurante messia, che sia Draghi, Colao o Cottarelli poco importa. Quello che conta è finirla con lo scandalo di una politica che non si mette a cuccia quando chiamano Lor signori. E soprattutto non si metta a cuccia, socializzando le perdite (che dopo il Covid sono immense) e privatizzando gli utili, com’è nella migliore tradizione della grande imprenditoria nazionale. Se la congiura arriverà a compimento lo vedremo dopo la fine del lockdown, quando il Governo avrà tolto le castagne dal fuoco della pandemia. Nel frattempo Salvini cercherà di fare il diavolo a quattro.
Esattamente come sta facendo scatenando i suoi governatori o occupando le istituzioni e quant’altro, pur di non essere ridotto al ruolo di comparsa in un nuovo governo tecnico, dove i più moderati Zaia e Giorgetti sono più graditi del Capitano. Per fortuna il piano ha ancora un paio di variabili difficili da calcolare. Si parte dal Quirinale, poco disponibile a salti nel vuoto e simili avventure. C’è poi la crisi, la cui durata è difficile da definire. Si ripartisse presto, il bazooka della Bce e di Bruxelles potrebbe bastare a difenderci, ma se il virus dovesse ripartire l’effetto sull’economia sarebbe disastroso. E infine ci sono i cittadini. Per certe élite sono carne da cannone, ma in un sistema connesso e con tante fonti di informazione possono fare da scudo a uno dei Governi più coscienziosi e seri dell’intera storia repubblicana. Rovinando i giochi a chi sogna di riprendersi l’Italia, per raschiare i fondo di un barile da cui tanti hanno rubato.

Apriamo tutto! - Massimo Erbetti

Apriamo tutto - Politici e Covid | Mediterraneo Cronaca

Si apriamo tutto, fateci lavorare, fateci uscire, andiamo tutti in strada a protestare contro un governo dittatoriale che ci tiene chiusi in casa. Non deve essere la scienza a dirci cosa dobbiamo fare, ma la politica, la politica ha il dovere di decidere in autonomia...c'è addirittura chi tira in ballo i morti, che secondo lui se potessero parlare, ci direbbero di aprire... ma facciamo un passo indietro, vi ricordate cosa dicevano all'inizio di marzo quelli che oggi vogliono aprire tutto? Vi ricordate che accusavano il governo di non aver agito tempestivamente? "Chiudiamo tutto, sigilliamo le frontiere, chiudiamo porti e aeroporti" "Conte irresponsabile". E poi uscivano fuori quei documenti che avvisavano il governo della pandemia, ma il governo ce li teneva nascosti, faceva finta di niente...ve lo ricordate vero? Bene, allora facciamo un passo indietro nel tempo e analizziamo i dati che hanno portato il governo al lockdown. Sapete quanti erano stati i morti il 28 febbraio? 21 morti, e il 1 marzo? 34 morti. Il 5 marzo 148 morti. Il 7 marzo, a due giorni dalla chiusura totale, con il DCPM già pronto in un cassetto, i morti erano 233...si avete capito bene, 233 deceduti e sapete quanti sono stati i morti di ieri primo maggio? 269 morti per coronavirus, ben 36 in più rispetto al 7 marzo. È proprio vero siamo un popolo con la memoria di un pesce rosso, dimentichiamo in fretta e cambiamo opinione come cambia il vento. Ci scandalizzavamo perché Conte aveva ritardato la chiusura e avevamo meno vittime giornaliere di oggi. Mettevamo bandiere tricolori alle finestre, cantavamo dai balconi l'inno d'Italia e ora? E ora incitiamo alla rivolta, a scendere in piazza, vogliamo fare la rivoluzione e intanto muoiono ancora quasi trecento persone al giorno. È ma i contagi stanno calando, si certo i contagi stanno calando, ma calano solo perché il distanziamento ha funzionato, perché le misure adottate erano quelle giuste e oggi voi rischiereste di tornare ad avere mille morti al giorno? Volete questo? No non volete questo, voi volete solo speculare politicamente su questo. Voi sapete bene che le misure sono giuste e sapete bene che il governo continuerà per la propria strada...non preoccupatevi siete al sicuro, non avrete morti in più sulla coscienza, perché qualcuno al posto vostro si prende la responsabilità di salvare vite..quelle vite che voi strappereste per qualche misero voto in più.

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venerdì 1 maggio 2020

Ufficio collocamento giudici, citofonare Luca Palamara. - Antonio Massari

Ufficio collocamento giudici, citofonare Luca Palamara

Informativa - Terminata l’indagine a Perugia: dalle carte dei pm emerge un’impressionante rete di influenze sulla magistratura.
Luca Palamara nel marzo del 2019 sembrava “l’ufficio collocamento” della magistratura italiana. Erano in tanti a chiamarlo per chiedergli una mano in vista delle future nomine. Chi non lo chiama mai, a giudicare dagli atti depositati dalla Procura di Perugia, erano gli uomini indagati con lui di corruzione: l’ex legale esterno dell’Eni, Piero Amara, l’avvocato Giuseppe Calafiore e lo stesso Fabrizio Centofanti – l’imprenditore tuttora indagato con Palamara per corruzione per l’esercizio della funzione – che nelle informative finora visionate dal Fatto non appare neanche tra gli intercettati. Non è un caso che le posizioni di Amara e Calafiore al termine dell’indagine non facciano più parte del fascicolo, così come è caduta l’accusa iniziale del versamento di 40mila euro a Palamara per la nomina del pm Giancarlo Longo alla Procura di Gela.
Se non v’è traccia delle telefonate con i suoi coindagati dell’epoca, c’è invece una montagna di conversazioni con magistrati. E sin da marzo gli investigatori hanno la consapevolezza che Palamara sta conducendo una strategia tutta sua per portare Marcello Viola a capo della Procura di Roma al posto di Giuseppe Pignatone ormai prossimo alla pensione. In quel momento il trojan non è stato ancora richiesto dagli investigatori del Gico della Guardia di Finanza, né dalla Procura di Perugia. In quel momento siamo in presenza delle sole intercettazioni telefoniche.
Scrive la Gdf nell’informativa di fine marzo: “Chiarificatrice in tal senso risultava tra le altre la conversazione captata il 3 marzo 2019 ore alle 17.25 tra Palamara e Luca Forciniti nel corso della quale gli interlocutori in relazione alle nomine dei Procuratori di Roma e Perugia facevano riferimento ad accordi con appartenenti all’associazione di Magistratura Indipendente.” Di lì a poco sarà intercettato anche il parlamentare del Pd e uomo forte di Mi, Cosimo Ferri. La manovra di Palamara per portare Viola a Roma sarà intercettata in diretta. A marzo gli investigatori hanno il primo segnale.
Dice Forciniti a Palamara il 3 marzo: “Anche perché Roma e Perugia a seconda di chi va l’altro deve essere cioè uno di Unicost e uno di Mi….” “Oh, allora pure li va chiu… Dobbiamo iniziare a chiuderla l’operazione…”, risponde Palamara. E Forciniti: “Ma l’operazione vedi che o… tu al di là di Viola e Primicerio (Leonida, ndr) vedi qualcun altro?” “No”, risponde Palamara “ormai no.” “Se deve essere uno dei due o su Peru…” continua Forciniti “se è Viola su Perugia mettiamo chi diciamo noi. Se è Primicerio su Perugia mettiamo quello di M I.” “Eh però su Primicerio mo dimme la verità, tu ti fidi o no? va bene o no?” domanda Palamara. “Ma” risponde Forciniti “secondo me allora che è uno di immagine che ti fa fare una bella figura di immagine… non credo proprio, ma che è uno che va là e gli si può dire quello che interessa secondo me si può fare (…) cioè proprio affidabile come uno che è molto legato cioè uno dei nostri ci vedo più Viola nel senso che faccio quello che dice Cosio (fonetico) però secondo me Leonida è un uomo di mondo e se puntiamo su di lui queste cose le capisce.” E in quei giorni, sebbene indirettamente, viene intercettato lo stesso Viola.
È il 14 marzo e Palamara viene chiamato da un altro magistrato, Nicola Clivio, mentre è fisicamente in compagnia di Viola. Palamara passa il telefono a Viola, che parla con Clivio, il quale gli dice: “Ti si vede in lizza per grandi cose.” Viola ride e glissa: “Spero di vederti presto, un abbraccio.” Il telefono torna nelle mani di Palamara al quale Clivio dice: “Marcello dove lo piazzi al posto del Pigna?” “A Ciccio”, risponde Palamara, “ammazza aoh sei il numero uno.”
Il numero di magistrati intercettati con Palamara è impressionante. C’è anche l’ex l’ex presidente dell’Anm Eugenio Albamonte che chiama Palamara il 23 marzo 2019. Dal brogliaccio si legge che Albamonte parla delle nuove nomine interne all’Anm: “Magistratura Indipendente mette Grasso (Pasquale, ndr) come Presidente e che più di così non si poteva fare”. Poi aggiunge: “L’unica cosa che potete fare per gestire alla grande (…) la cosa è mettere Caputo (Giuliano, della corrente Unicost, ndr). Se già c’è Grasso e voi mettete Infante (Enrico, sempre di Unicost ma ritenuto più a destra, ndr) mi sa che non ci entriamo proprio”. Il concetto sembra essere quello di evitare che Infante diventi segretario dell’Anm e c’è l’invito a preferirgli Caputo, ritenuto più vicino alla corrente di Area. E così in effetti avverrà. Ci sono poi magistrati che chiedono a Palamara di interessarsi alla loro nomina. Per esempio Francesco Mollace che, scrivono gli investigatori, aveva “proposto la propria candidatura per una carica vacante presso il Tribunale di Frosinone” e “chiedeva un intervento a Palamara affinché venisse ascoltato dal Consiglio Giudiziario verosimilmente chiamato a esprimere un parere (…) in relazione precedenti vicende penali e disciplinari”. Nessuno dei magistrati fin qui nominati, a eccezione di Palamara, è coinvolto nell’indagine.
E non lo è neanche Giuseppe Maria Berruti, commissario Consob con un lungo passato al Csm, che parla con Palamara dell’incontro avuto il giorno prima con il ministro di Giustizia, Alfonso Bonafede. Berruti riferisce di una chiacchierata con il ministro sull’Anm: “Mi ha spiegato che ha a che fare con un’associazione di dementi e sono totalmente d’accordo… ha detto che sono cretini divisi tra di loro che questa cosa di un anno per ciascuno (la rotazione, ndr) è stato un disastro che sono andati a finire tutti in bocca a Davigo”. Interpellato dal Fatto, Berruti ha precisato: “Mai il ministro ha espresso critiche o posizioni irrispettose nei confronti dell’associazione. Non ricordo il colloquio con Palamara, ma sicuramente il ministro mai ha utilizzato espressioni irriguardose”.

L’incoscienza di Salvini. - Tommaso Merlo

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Salvini occupa il parlamento nel bel mezzo di una pandemia. Un’incoscienza frutto della sua disperazione politica. Salvini è venuto a noia, a furia di abbaiare alla luna non gli crede più nessuno. Ma invece di mettersi a cuccia e aspettare tempi migliori, lui abbaia ancora più forte logorando notte dopo notte la sua credibilità. Renzite acuta. 
Se continua così Salvini dilapiderà in fretta il suo patrimonio politico e riporterà le Lega alle percentuali da partitino estremista che merita. Pianta cagnara, aizza le sue regioni contro il governo. Vorrebbe che Conte se ne fregasse degli scienziati, vorrebbe che il governo mandi gli italiani in giro ad infettarsi e morire. Davvero da incosciente. A sentir Salvini il governo starebbe calpestando addirittura la Costituzione. Non limiterebbe cioè le libertà per ragioni sanitarie, ma perché Conte è un mezzo dittatore. Barzellette sovraniste. 

Salvini si spaccia come un paladino della democrazia quando ha ridotto la Lega a clava personale e quando si è sempre ispirato a Putin, uno che zittisce i giornalisti, incarcera le opposizioni e opprime le minoranze. Senza parlare del sottobosco neofascista nostrano che gli gravita attorno. Bau bau bau. Alla luna. Salvini si appella alle prerogative del parlamento quando lui passa la vita a far comizi e non ci mette piede neanche per sbaglio. Bauuu. Nell’occupare il parlamento Salvini si è dimenticato di avvisare i suoi alleati. Lui sarebbe il capo dell’opposizione ma vuole fare a gara a chi sciacalla di più. Dopo la manifestazione della Meloni, Salvini passa al comando con l’occupazione del Senato. Incoscienza e ipocrisia allo stato puro. Se Salvini fosse al governo non avrebbe le palle per ignorare la scienza e a mettere a rischio la vita di milioni di persone. E anche se ci avesse provato si sarebbe trovato contro istituzioni e cittadini che non sono né kamikaze, né menefreghisti, né coglioni. Salvini sta facendo solo propaganda. Nel modo peggiore, nel momento peggiore. Non potendo uscire a far comizi, si arrangia come può. Il suo obiettivo è colpire Conte e riprendere la sua scalata al potere ma la renzite acuta lo sta rovinando. La pandemia poteva essere una grande occasione politica per Salvini. Poteva dimostrare la sua caratura di leader, il suo senso di responsabilità, la sua dedizione al bene comune e alla lunga avrebbe approfittato delle inevitabili difficoltà governative nel fronteggiare una crisi di tale gravità. Ed invece Salvini si è messo fare lo sciacallo scommettendo sullo sfascio. Un errore madornale che sta pagando carissimo ma che non riesce a correggere. Renzite acuta. L’ego che piega la coscienza. L’ego che ha sempre ragione. Bau bau bau. Ma che Salvini riporti la Lega ai numerini con cui l’ha ereditata è finalmente una bella notizia in questi tempi bui. Senza gente come lui al centro della scena, la vita politica tornerebbe ad essere più sana e serena. Ci si potrebbe concentrare sul venir fuori dalla pandemia e poi magari costruire un paese migliore.

https://repubblicaeuropea.com/2020/04/30/lincoscienza-di-salvini/

Covid, anche l’ex amico Gori critica le frasi di Renzi sui morti che ‘se potessero parlare vorrebbero riaprire’: ‘Uscita a dir poco infelice’.

Covid, anche l’ex amico Gori critica le frasi di Renzi sui morti che ‘se potessero parlare vorrebbero riaprire’: ‘Uscita a dir poco infelice’

Le frasi dell'ex premier hanno provocato una serie di reazioni, tra cui anche quella del sindaco di Bergamo ed ex renziano. Le sardine: "Non tolga a vittime dignità che meritano".

Le lodi dai seguaci, le critiche aspre da tutti gli altri. Hanno creato polemiche a non finire le frasi di Matteo Renzi al Senato, dove il leader di Italia Viva nel suo intervento di risposta all’informativa del premier Conte ha citato le vittime delle città più colpite dal Covid per dare forza al proprio discorso. “La gente di Bergamo e Brescia che non c’è più, se potesse parlare ci direbbe di riaprire” ha detto l’ex sindaco di Firenze, per chiedere al governo di accelerare la ripresa delle attività nella cosiddetta Fase 2 che partirà dal 4 maggio.
La citazione delle vittime bergamasche e bresciane, però, non è piaciuta a molti. Tra i tanti commenti negativi alle parole del senatore semplice di Scandicci da segnalare quelle di Giorgio Gori. Che è sindaco di Bergamo eletto col Pd, ma in passato è stato vicinissimo all’ex Rottamatore, sin dai tempi delle prime Leopolde. Oggi, però, Gori non ha usato mezzi termini per definite ciò che ha detto Renzi: “Mi pare un’uscita a dir poco infelice. Se voleva rendere omaggio ai nostri morti, il modo – coinvolgerli a sostegno della sua proposta di riapertura delle attività – è decisamente quello sbagliato”. Gori ha poi provato a cercare una spiegazione dietro le parole dell’ex premier, giungendo però alla stessa conclusione: “Immagino che il leader di Italia Viva volesse sottolineare l’attaccamento al lavoro della gente di Bergamo e di Brescia – ha spiegato il sindaco di Bergamo – Ma sostenere che le vittime del virus, se potessero parlare, ‘vorrebbero’ oggi la riapertura appare purtroppo stonato e strumentale. Sono certo che Renzi ha pieno rispetto del dolore di queste province – ha concluso – Ma quella pronunciata al Senato è però una frase decisamente fuori luogo“.
Tra le accuse a Renzi c’è anche quella delle sardine, che hanno scritto sul loro profilo Twitter per stigmatizzare le parole dell’ex presidente del Consiglio: “‘I morti di Bergamo, se potessero, direbbero aprite anche per noi’. Non è #Salvini, non è Meloni e non è Fontana. Senatore #Renzi, i morti non parlano, non tolga a loro e a i loro parenti la dignità che meritano. #Parlamento”, si legge sul profilo ufficiale del movimento. Durissimo, invece, il commento dell’europarlamentare M5s Fabio Massimo Castaldo: “Sono rimasto inorridito dalle parole utilizzate da Matteo Renzi. Ma stiamo forse scherzando?” ha scritto su facebook, per poi aggiungere: “Ma come si permette questo personaggio in cerca d’autore, malato di visibilità, di strumentalizzare il dolore delle famiglie? Come si permette di utilizzare la sofferenza delle persone per fare propaganda? – ha attaccato Castaldo – Come si permette di sfruttare i morti per fare un attacco al governo? Vergogna! Renzi sappia che nessuno lo autorizza a farsi interprete dei sentimenti e dei desideri di chi purtroppo non c’è più – ha detto ancora – e men che meno del dolore delle loro famiglie! Chieda immediatamente scusa a tutti gli italiani – ha concluso – specialmente alle famiglie colpite gravemente dall’epidemia, la smetta con queste sparate”.

I Bolsonari de noantri. - Marco Travaglio

Governo, ultimatum di Renzi a Conte: "Non abbiamo negato i pieni poteri a Salvini per darli a lei". Il premier: "La maggioranza c'è ancora"

Da due mesi e mezzo vediamo cose che noi umani… eccetera. Ma qui si esagera. Ieri, durante l’ennesima puntata della serie tv Funeral Parliament, mi è accaduto qualcosa di impensabile: davo ragione Ignazio La Russa. Mi sono subito misurato la febbre, ma era nella norma. Essendo astemio e allergico alle droghe, ho escluso pure lo stato di ebbrezza e quello allucinogeno. Allora ho riascoltato l’intervento del camerata siculo-milanese per sincerarmi di aver capito bene e ho dovuto concluderne, con mio sommo sgomento, che aveva proprio ragione: a prendere sul serio il discorso (si fa per dire) dell’Innominabile, il governo Conte non ha più la maggioranza. Dunque, in un Paese serio, il premier avrebbe due sole strade: chiedere alle Camere un voto di fiducia per verificare l’esistenza della sua maggioranza, o salire al Quirinale per comunicare l’inesistenza della medesima. Ma siamo in Italia, e soprattutto parliamo dello Statista di Rignano, il più monumentale bugiardo della storia, al cui confronto Pinocchio, Wanna Marchi e B. sono gente sincera e il pagliaccio Bagonghi era una persona seria. Uno che, da quando lo si conosce, non fa che minacciare di lasciare qualcuno o di andarsene da qualcosa, purtroppo senza mai farlo. Uno che, non avendo mai combinato nulla di buono nella vita, si diverte a sfasciare quello che di buono fanno gli altri.
Infatti nessuno, a parte La Russa, se l’è filato di pezza, perché tutti sanno che anche questo ultimatum a Conte non produrrà effetto alcuno, come tutte le precedenti promesse, minacce e annunci (tipo abbandonare la politica in caso di sconfitta al referendum). Per almeno due motivi. Primo: l’intrinseca ridicolaggine delle sue parole. Il gaglioffo ha difeso la Costituzione dalle “violenze” contiane, con grande allarme della Costituzione medesima che si è sentita come Asia Argento se Weinstein le si offrisse come bodyguard. Poi ha accusato il premier di “populismo” perché non dice che va tutto bene e si riapre tutto subito, cioè perché – diversamente da lui – non è populista. Mancava soltanto che saltasse su Gasparri ad accusare Conte di strabismo, o la Bellanova di pinguedine, o Fassino di magrezza. Poi ha ricordato gl’italiani “agli arresti domiciliari” (un pensiero commosso ai suoi genitori), con l’aria di chi pensa che il virus l’abbia importato il premier. Infine ha detto che “non possiamo delegare tutto alla comunità scientifica”, perché già “troppe volte la politica ha abdicato in passato: nel 1992-93 abdicò alla magistratura” (anziché impedirle di processare ladri e mafiosi).
E poi “ai tecnici” (il governo Monti che lui applaudiva inneggiando da Palazzo Vecchio alle letterine della Bce e al massacro sociale conseguente). Ergo ora “non possiamo abdicare ai virologi”, tipo il compare Burioni che ai tempi del suo governo voleva vaccinarci pure contro i brufoli e le ragadi. Del resto, assicura, “la gente di Bergamo e Brescia che non c’è più, se potesse parlare, ci direbbe di riaprire”: deve averlo saputo in una seduta spiritica della fondazione Open alla Leopolda, o forse sente direttamente le voci come Giovanna d’Arco. Ora si attende una class action dei parenti delle vittime per vilipendio di cadaveri. Il secondo motivo del flop dell’ennesimo penultimatum è lo stato larvale in cui versa la nanoparticella denominata umoristicamente Italia Viva, che doveva “svuotare il Pd” e invece ha riempito tutti gli altri partiti della maggioranza e precipita nei sondaggi a rotta di collo verso lo zero assoluto, mentre Pd, 5Stelle e Sinistra crescono. L’insuccesso, si sa, dà alla testa. Ma a lui dà alla pancia: più voti perde, più chili guadagna; più cala nei sondaggi, più sale sulla bilancia; più l’elettorato si restringe, più il girovita si dilata; ogni mezzo punto in meno, un doppio mento in più. E il colesterolo acceca più dell’onanismo. Ma gli altri parlamentari italovivi, famigli a parte, ci vedono benissimo. Sanno che questo è l’ultimo giro di giostra ed è bene tenersi stretto il governo, cioè il cadreghino. Ove mai l’Innominabile se ne andasse, non dietro agli elettori che non ha, ma alle lobby che ha, molti resterebbero dove sono, lasciandolo solo. Anche perché, se del governo Conte sono la ruota di scorta, di un’ammucchiata Draghi (o chi per lui) sarebbero il pelo superfluo.
Quindi, almeno per ora, nulla cambia. A meno che l’intervento del senatore Pd Dario Stefàno non rifletta la posizione del Pd, che a sentire Orlando alla Camera pareva opposta. Noto voltagabbana salentino, passato da Confindustria alla Margherita a Sel, con fuitina presso l’Udc prima di planare nel Pd, lo Stefàno ha chiesto a Conte di “abbandonare la prudenza” per riaprire tutto subito, associandosi agli altri Bolsonaro de noantri che ciarlavano come se il virus fosse scomparso dal suolo patrio e i 205.463 contagiati e i 27.967 morti non fossero mai esistiti (l’unica a ricordarli è stata la M5S Maiorino). E autorizzavano il sospetto di essere tutti pagati da Conte per esaltarne il solitario buonsenso. Geniale anche l’idea di Stefàno di riaprire subito per battere sul tempo le “fughe in avanti di alcune regioni”. Cioè: visto che la Santelli fa cazzate in Calabria, facciamole prima noi in tutta Italia, così la freghiamo. Furbo, lui.