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mercoledì 24 giugno 2020

La maggioranza gioca con successo a sabotarsi da sola. - Andrea Scanzi

Gori (Pd): "Zingaretti? Lo stimo, ma con lui nessuna svolta"

Nel Pd devono avere provato molta gelosia nei confronti del Movimento 5 Stelle. Hanno sentito Di Battista parlare da Lucia Annunziata, hanno visto il casino che è montato tra i grillini e a quel punto si son detti: “Dai, facciamo così anche noi!”. Ci ha pensato Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, in un’intervista a Repubblica: “Ho simpatia e stima personale nei confronti di Zingaretti, e nessun pregiudizio. Non voglio affatto personalizzare la questione. Osservo però la difficoltà del Pd a essere una forza davvero riformista”. Una bomba in piena regola, lanciata (con encomiabile tempismo masochistico) contro un leader di per sé diversamente carismatico. “Io sono per l’unità, ma la concordia non può essere né un feticcio né un fine ultimo. E non può sequestrare il dibattito interno. Nessuno auspica un voto adesso, ma non possiamo accontentarci. Non credo d’essere il solo a pensare che serve un cambio di marcia e che si debba spingere sul lavoro. È un punto di vista molto diffuso tra i militanti e gli elettori del Nord”. 

Ne deriva, per Gori, l’esigenza irrinunciabile del mitologico “congresso subito”. Ovviamente con un nuovo segretario. Gori, da ex craxiano ed ex (ex?) renziano, spera che il Pd torni a essere quello del 2014 (auguri). Altri, dentro al partito, sognano Bonaccini o Sala. Senz’altro il Pd di oggi (ma pure di ieri) non è carne né pesce. Senz’altro la difesa del governo non significa immobilismo. E senz’altro Zingaretti ha una propensione all’assenza al cui confronto Mina è una gran presenzialista. Ciò non toglie che l’uscita di Gori sia politicamente suicida e suoni come l’ennesimo assist alla destra. Nonché come l’ennesima coltellata a Conte. Difficile confutare le parole di Andrea Orlando: “È scritto nei manuali. Se dopo una pandemia (forse non ancora conclusa) nel pieno di una crisi economica e dopo due scissioni un partito riesce quasi a raggiungere la principale forza avversaria la cosa migliore da fare è una discussione su un congresso che non c’è. #astuzia”. 

Bettini e Rossi hanno difeso Zingaretti, ma non è che nel Pd si siano stracciate le vesti per proteggere l’attuale segretario e la sua linea (ove esistente) politica. Dentro questo gran casino c’è una sola certezza: mentre Salvini annaspa come un pugile suonato e sbaglia tutto tra mascherine vilipese e ciliegie trangugiate, la maggioranza gioca con successo (degli altri) a sabotarsi da sola. Il M5S è diviso tra governisti e movimentisti. Il Pd è dilaniato tra zingarettiani e no. E quel che resta dei renziani, cioè meno di niente, pensa bene di calare la pregiatissima carta Scalfarotto come governatore della Puglia (povera Puglia). Scalfarotto ha detto di voler combattere i populismi di destra e grillini, dimenticandosi con ciò almeno quattro cose. 
1) Nessuno è più populista di Renzi e renziani. 
2) I grillini populisti sono gli stessi con cui Scalfarotto governa e grazie ai quali è (purtroppo) Sottosegretario agli Esteri. 
3) Uno come Scalfarotto non lo vota manco il gatto. 
4) Con questa mossa, appoggiata dalla regina delle elezioni Bonino e da quel Calenda che parla malissimo di Renzi ma poi ci si accorda, Scalfarotto fa un regalo a Fitto. Indebolendo Emiliano (che Renzi odia) e agevolando il centrodestra (di cui Renzi fa sentimentalmente parte). Il governo gode della fiducia della maggioranza degli italiani e Conte è per distacco il politico più amato, stando almeno ai sondaggi, ma tre partiti governativi su quattro passano il tempo a prendersi a schiaffi da soli. Con viva gioia di una delle peggiori destre d’Europa. Complimenti!

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/06/23/la-maggioranza-gioca-con-successo-a-sabotarsi-da-sola/5844425/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-06-23

venerdì 1 maggio 2020

Covid, anche l’ex amico Gori critica le frasi di Renzi sui morti che ‘se potessero parlare vorrebbero riaprire’: ‘Uscita a dir poco infelice’.

Covid, anche l’ex amico Gori critica le frasi di Renzi sui morti che ‘se potessero parlare vorrebbero riaprire’: ‘Uscita a dir poco infelice’

Le frasi dell'ex premier hanno provocato una serie di reazioni, tra cui anche quella del sindaco di Bergamo ed ex renziano. Le sardine: "Non tolga a vittime dignità che meritano".

Le lodi dai seguaci, le critiche aspre da tutti gli altri. Hanno creato polemiche a non finire le frasi di Matteo Renzi al Senato, dove il leader di Italia Viva nel suo intervento di risposta all’informativa del premier Conte ha citato le vittime delle città più colpite dal Covid per dare forza al proprio discorso. “La gente di Bergamo e Brescia che non c’è più, se potesse parlare ci direbbe di riaprire” ha detto l’ex sindaco di Firenze, per chiedere al governo di accelerare la ripresa delle attività nella cosiddetta Fase 2 che partirà dal 4 maggio.
La citazione delle vittime bergamasche e bresciane, però, non è piaciuta a molti. Tra i tanti commenti negativi alle parole del senatore semplice di Scandicci da segnalare quelle di Giorgio Gori. Che è sindaco di Bergamo eletto col Pd, ma in passato è stato vicinissimo all’ex Rottamatore, sin dai tempi delle prime Leopolde. Oggi, però, Gori non ha usato mezzi termini per definite ciò che ha detto Renzi: “Mi pare un’uscita a dir poco infelice. Se voleva rendere omaggio ai nostri morti, il modo – coinvolgerli a sostegno della sua proposta di riapertura delle attività – è decisamente quello sbagliato”. Gori ha poi provato a cercare una spiegazione dietro le parole dell’ex premier, giungendo però alla stessa conclusione: “Immagino che il leader di Italia Viva volesse sottolineare l’attaccamento al lavoro della gente di Bergamo e di Brescia – ha spiegato il sindaco di Bergamo – Ma sostenere che le vittime del virus, se potessero parlare, ‘vorrebbero’ oggi la riapertura appare purtroppo stonato e strumentale. Sono certo che Renzi ha pieno rispetto del dolore di queste province – ha concluso – Ma quella pronunciata al Senato è però una frase decisamente fuori luogo“.
Tra le accuse a Renzi c’è anche quella delle sardine, che hanno scritto sul loro profilo Twitter per stigmatizzare le parole dell’ex presidente del Consiglio: “‘I morti di Bergamo, se potessero, direbbero aprite anche per noi’. Non è #Salvini, non è Meloni e non è Fontana. Senatore #Renzi, i morti non parlano, non tolga a loro e a i loro parenti la dignità che meritano. #Parlamento”, si legge sul profilo ufficiale del movimento. Durissimo, invece, il commento dell’europarlamentare M5s Fabio Massimo Castaldo: “Sono rimasto inorridito dalle parole utilizzate da Matteo Renzi. Ma stiamo forse scherzando?” ha scritto su facebook, per poi aggiungere: “Ma come si permette questo personaggio in cerca d’autore, malato di visibilità, di strumentalizzare il dolore delle famiglie? Come si permette di utilizzare la sofferenza delle persone per fare propaganda? – ha attaccato Castaldo – Come si permette di sfruttare i morti per fare un attacco al governo? Vergogna! Renzi sappia che nessuno lo autorizza a farsi interprete dei sentimenti e dei desideri di chi purtroppo non c’è più – ha detto ancora – e men che meno del dolore delle loro famiglie! Chieda immediatamente scusa a tutti gli italiani – ha concluso – specialmente alle famiglie colpite gravemente dall’epidemia, la smetta con queste sparate”.

mercoledì 24 ottobre 2012

Monza, traffico di sangue infetto in ospedale: indagato primario. - di Olga Fassina


Monza, traffico di sangue infetto in ospedale: indagato primario

I reati contestati vanno dal peculato (se si accertasse il prelievo in eccesso) alla falsificazione di cartelle cliniche, ma si valuta anche l’ipotesi della truffa. Tutto è partito da una denuncia ai Carabinieri di Seregno che ha poi portato i Nas di Milano ad effettuare due blitz nel nosocomio brianzolo.

Sacche di sangue infetto dei malati di Hiv che partivano dall’ospedale di Monza e venivano trasportate in motorino a Milano. E ancora prelievi di plasma in quantità superiore a quanto previsto dai protocolli per ottenere rimborsi più corposi dalla Regione. Sono questi alcuni degli elementi che la Procura di Monza ha contestato ad Andrea Gori, primario di Malattie infettive al San Gerardo di Monza e fratello del più noto Giorgio Gori, imprenditore e produttore tv. Il luminare, molto conosciuto soprattutto perché sta sperimentando il primo vaccino contro l’Hiv, è stato travolto dalla bufera che si è abbattuta sul reparto che dirige e che ha visto in tutto nove persone ricevere inviti a comparire in Procura firmati dai sostituti procuratori di Monza Salvatore Bellomo e Caterina Trentini.
I reati contestati vanno dal peculato (se si accertasse il prelievo in eccesso) alla falsificazione di cartelle cliniche, ma si valuta anche l’ipotesi della truffa. Tutto è partito da una denuncia ai Carabinieri di Seregno che ha poi portato i Nas di Milano ad effettuare due blitz nel nosocomio brianzolo. Il primo, sei mesi fa, aveva portato anche ad alcune indagini interne da parte della direzione ospedaliera. “Avevamo eseguito delle verifiche, Gori sta seguendo una trentina di sperimentazioni, ma tutto era risultato regolare e mi sembrerebbe strano che un medico della sua levatura vada a rischiare e per che cosa? – ha spiegato il direttore del San Gerardo Francesco Beretta – I protocolli hanno iter molto precisi e rigorosi per l’approvazione, ma se qualcuno preleva sangue in eccesso, di quello la direzione non riesce ad accorgersi”.
Giovedì mattina gli uomini del Nucleo anti sofisticazioni sono tornati in azione. Non solo in ospedale, ma anche nell’automobile e nell’abitazione di Gori a Lecco, dove hanno rovistato anche nel frigorifero per cercare eventuali provette di sangue. Poi, hanno sequestrato un faldone di documenti e fotocopie, tra cui tutte le sperimentazioni che sta seguendo Gori, oltre ad aver scaricato decine di file dai computer. Sotto la lente degli inquirenti sono finiti i prelievi effettuati dal reparto di Malattie infettive che sembrerebbero troppo numerosi rispetto a quanto previsto dai protocolli medici che stabiliscono regole ferree durante le sperimentazioni. Dove finisse poi questo sangue prelevato non è ancora stato chiarito ed è proprio quello che stanno cercando di verificare gli inquirenti. Probabilmente veniva spostato con motorini verso Milano, ma per quale destinazione non è chiaro. “La questione mi sembra molto confusa”, ha ribadito il direttore dell’ospedale, mentre Gori si è limitato a commentare quanto successo con poche parole: “Nessun illecito”. L’infettivologo ha poi confermato quanto detto al direttore Beretta che ha incontrato il personale coinvolto dall’inchiesta rassicurandolo che non sarebbe stato sospeso.