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venerdì 15 gennaio 2016

SANGUE INFETTO: LA CORTE EUROPEA DIRITTI UMANI CONDANNA L'ITALIA A RISARCIRE 350 PERSONE -




Nuova condanna dell'Italia dalla Corte europea dei diritti umani per lo scandalo del sangue infetto: 10 milioni di euro in risarcimenti per 350 persone contagiate durante trasfusioni ed interventi chirurgici. Ma è solo la punta dell'iceberg.

A tre anni di distanza la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo interviene nuovamente sullo scandalo del sangue infetto, che tra gli anni 80 e 90 procurò molti guadagni a gente senza scrupoli e malattie come epatite C ed aids a migliaia di persone, in Italia: lo Stato italiano dovrà versare 10 milioni di euro ad 350 cittadini contagiati da trasfusioni o interventi chirurgici che utilizzarono quel sangue, infetto.   

Un risarcimento che si somma all'altra condanna della Corte, era il 2013: a tutti i 60mila contagiati una indennità integrativa speciale che si aggiungeva a quella prevista da una legge del 92: 540 euro al mese, che la Corte aveva addizionato con altri 100.   

Ma non finisce qui, perché il numero delle persone contagiate dal sangue infetto in Italia è altissimo, 120mila persone: la maggior parte in causa, ci vorrebbero 175 milioni di euro per chiudere tutte le partite aperte.  

Aperte quando tra l'80 ed il 90, in piena emergenza aids, sacche di sangue contagiato vennero comunque messe in commercio, utilizzate per emofilici e durante gli interventi chirurgici, grazie  ad un giro di mazzette che coinvolse il direttore del servizio farmaceutico Duilio Poggiolini, quello che nascondeva i lingotti nei puff di casa, il ministro De Lorenzo, il gruppo farmaceutico Marcucci e in modo minore altri produttori di emoderivati. 


http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Sangue-infetto-Corte-europea-diritti-umani-condanna-Italia-a-risarcire-800-persone-824539ab-32a0-4111-9038-f9258d961264.html

sabato 15 novembre 2014

"Troppo sangue infetto": l'Europa condanna l'Italia „

"Troppo sangue infetto": l'Europa condanna l'Italia

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E' la seconda volta che il nostro Paese viene condannato dalla Corte di Strasburgo sul tema: la prima sentenza obbligava lo Stato a pagare i 60mila infettati.



"Troppo sangue infetto": l'Europa condanna l'Italia
a Corte europea dei diritti umani (Cedu) ha di nuovo condannato il nostro paese, ma stavolta le carceri non c'entrano: lo Stato dovrà risarcire gli oltre 60mila pazienti a cui è stata somministrata una trasfusione con sangue infetto. 

La Cedu ha stabilito che lo Stato deve versare a tutti gli infettati l'indennità integrativa speciale prevista dalla legge 210/1992. Non è la prima volta che i giudici di Strasburgo si esprimono su questo tema: la prima volta era stato nel 2013 e il tutto era partito da un esposto presentato da 162 pazienti  che avevano contratto hiv, epatite B o C dopo una trasfusione o somministrazione di emoderivati. 
Soddisfatta l'associazione Politrasfusi (Api) perché adesso "i cittadini infettati ricevono un indennizzo, sulla base della legge 210 del 1992, pari a un minimo di circa 540 euro al mese. Ma grazie alla sentenza percepiranno cento euro in più". 


Potrebbe interessarti:http://www.today.it/cronaca/sangue-infetto-europa-condanna-italia.html
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mercoledì 24 ottobre 2012

Monza, traffico di sangue infetto in ospedale: indagato primario. - di Olga Fassina


Monza, traffico di sangue infetto in ospedale: indagato primario

I reati contestati vanno dal peculato (se si accertasse il prelievo in eccesso) alla falsificazione di cartelle cliniche, ma si valuta anche l’ipotesi della truffa. Tutto è partito da una denuncia ai Carabinieri di Seregno che ha poi portato i Nas di Milano ad effettuare due blitz nel nosocomio brianzolo.

Sacche di sangue infetto dei malati di Hiv che partivano dall’ospedale di Monza e venivano trasportate in motorino a Milano. E ancora prelievi di plasma in quantità superiore a quanto previsto dai protocolli per ottenere rimborsi più corposi dalla Regione. Sono questi alcuni degli elementi che la Procura di Monza ha contestato ad Andrea Gori, primario di Malattie infettive al San Gerardo di Monza e fratello del più noto Giorgio Gori, imprenditore e produttore tv. Il luminare, molto conosciuto soprattutto perché sta sperimentando il primo vaccino contro l’Hiv, è stato travolto dalla bufera che si è abbattuta sul reparto che dirige e che ha visto in tutto nove persone ricevere inviti a comparire in Procura firmati dai sostituti procuratori di Monza Salvatore Bellomo e Caterina Trentini.
I reati contestati vanno dal peculato (se si accertasse il prelievo in eccesso) alla falsificazione di cartelle cliniche, ma si valuta anche l’ipotesi della truffa. Tutto è partito da una denuncia ai Carabinieri di Seregno che ha poi portato i Nas di Milano ad effettuare due blitz nel nosocomio brianzolo. Il primo, sei mesi fa, aveva portato anche ad alcune indagini interne da parte della direzione ospedaliera. “Avevamo eseguito delle verifiche, Gori sta seguendo una trentina di sperimentazioni, ma tutto era risultato regolare e mi sembrerebbe strano che un medico della sua levatura vada a rischiare e per che cosa? – ha spiegato il direttore del San Gerardo Francesco Beretta – I protocolli hanno iter molto precisi e rigorosi per l’approvazione, ma se qualcuno preleva sangue in eccesso, di quello la direzione non riesce ad accorgersi”.
Giovedì mattina gli uomini del Nucleo anti sofisticazioni sono tornati in azione. Non solo in ospedale, ma anche nell’automobile e nell’abitazione di Gori a Lecco, dove hanno rovistato anche nel frigorifero per cercare eventuali provette di sangue. Poi, hanno sequestrato un faldone di documenti e fotocopie, tra cui tutte le sperimentazioni che sta seguendo Gori, oltre ad aver scaricato decine di file dai computer. Sotto la lente degli inquirenti sono finiti i prelievi effettuati dal reparto di Malattie infettive che sembrerebbero troppo numerosi rispetto a quanto previsto dai protocolli medici che stabiliscono regole ferree durante le sperimentazioni. Dove finisse poi questo sangue prelevato non è ancora stato chiarito ed è proprio quello che stanno cercando di verificare gli inquirenti. Probabilmente veniva spostato con motorini verso Milano, ma per quale destinazione non è chiaro. “La questione mi sembra molto confusa”, ha ribadito il direttore dell’ospedale, mentre Gori si è limitato a commentare quanto successo con poche parole: “Nessun illecito”. L’infettivologo ha poi confermato quanto detto al direttore Beretta che ha incontrato il personale coinvolto dall’inchiesta rassicurandolo che non sarebbe stato sospeso.