venerdì 26 giugno 2020



Ho ascoltato la conferenza del Presidente Conte e del Ministro Azzolina e non vi nascondo che alla fine ho pianto pensando che se cade questo governo torneremo nel marasma più totale, quello di sempre, con una scuola ferma a un secolo fa, con aule fatiscenti e nessuna innovazione.
Questo Governo pur attraversando un periodo di profonda crisi, con tutti ostacoli avanzati dall'opposizione, riesce a pianificare provvedimenti mai neanche sfiorati in precedenza.

L’antefatto di un veto: Renzi e i messaggini del babbo a Emiliano. - Marco Lillo

L’antefatto di un veto: Renzi e i messaggini del babbo a Emiliano

Matteo: no al bis del presidente pugliese.
C’è un antefatto giudiziario al veto di Matteo Renzi: “Se il Pd non ritira la candidatura di Emiliano in Puglia, Italia Viva andrà da sola”.
Emiliano incrocia l’indagine Consip come testimone tre anni fa. Carlo Russo (indagato poi per traffico di influenze e millantato credito) amico di Tiziano Renzi, gran chiacchierone, il 3 agosto 2016 butta lì ad Alfredo Romeo, mentre l’imprenditore è intercettato dal Noe nel suo ufficio: “È venuto a trovarmi in Salento Tiziano (…) da quest’anno poi abbiamo preso una casa (… ) sul mare (…) è venuto Emiliano più volte, insomma (…) ci stiamo divertendo”.
Il Fatto aveva già svelato a dicembre 2016 le indagini del Noe su Luca Lotti e gli accertamenti in corso anche su Tiziano Renzi. Così il 24 febbraio 2017 chiese conto a Emiliano ricevendo una smentita secca. “Ma quale visita a casa… non diciamo caz…te . Mai’”. Così riportammo la reazione del politico pugliese: “Emiliano tira fuori il telefonino e fa il colpo di teatro: ‘Eccoli gli sms con Russo: si interrompono nel 2015. Ed ecco il messaggino di Lotti che mi dice di incontrarlo’”.
La rivelazione era politicamente sensibile per due ragioni: mostrava che Russo non era un millantatore quando diceva di conoscere i renziani e si inseriva nella corsa alla segreteria del Pd. Emiliano, infatti, si era candidato contro Renzi e quando il 29 marzo 2017 fu sentito dai pm di Roma non si tirò indietro: “Il primo riferimento – spiegò ai pm – è datato 11 ottobre 2014, ore 13.43 in uscita, allorquando inviai a Luca Lotti il seguente messaggio: ‘Tu conosci un certo Carlo Russo che sta venendo a Bari a sostenermi dicendo che è amico tuo e di Elena Boschi e che ha detto a Scalfarotto di far parte del mio staff?’. Luca Lotti rispose via sms sinteticamente, subito dopo: ‘lo conosciamo’. Poiché non riuscivo a comprendere il senso della risposta, inviai altro messaggio del seguente tenore: ‘nel senso che lo devo incontrare o lo devo evitare?’; la risposta di Lotti fu ‘ha un buon giro tramite il mondo della farmaceutica, se lo vedi dieci minuti non perdi tempo’”. Bum. La “raccomandazione” a Emiliano di Russo allora era una notizia. “Devo precisare – prosegue nel verbale del marzo 2017 Emiliano – che l’origine della mia richiesta di informazione a Lotti era una notizia che un collaboratore dell’on. Scalfarotto aveva riferito a qualcuno dei miei collaboratori (non ricordo a chi in particolare), ovvero che il Russo si accreditava come componente del mio staff elettorale (in quel periodo ero candidato alle primarie del centrosinistra per la Regione Puglia), cosa che non rispondeva affatto a verità”. Quel giorno Emiliano mostra ai pm anche gli sms ricevuti dal padre dell’ex premier.
“Qualche mese prima, se ben ricordo nell’estate del 2014, avevo conosciuto Russo (…) Non ricordo esattamente in che modo Russo si era presentato a me, ma mi aveva certamente detto di essere amico di Matteo Renzi”, mentre poi le indagini accerteranno che l’ amicizia era con Tiziano, non con Matteo. Emiliano mostrò poi un sms del 10 agosto 2015 ricevuto dalla sua segretaria: “Ricevo una chiamata da Carlo Russo (… si ricorda di Tiziano Renzi…) che ha avuto mandato ufficiale da Matteo di farsi una chiacchierata informale con lei per trovare una quadra. Lui è in Salento sino al 4 settembre. Gli ho detto che gli avrei fatto sapere”. Emiliano spiegò così il seguito della storia: “Non lo contattai in alcun modo, un po’ perché avevo già intuito che tipo fosse e anche perché i miei eventuali rapporti con Renzi ovviamente li avrei gestiti in prima persona. Quanto al riferimento nel messaggio a Tiziano Renzi, preciso che non lo ho mai incontrato e che sì ci furono vari tentativi da parte di Tiziano Renzi di incontrarmi, senza successo”. Poi Emiliano mostrò ai pm due messaggi ricevuti da Tiziano Renzi. Il primo del 16 febbraio 2015: “Sono Tiziano Renzi, posso disturbare?”. Emiliano spiegò ai pm il seguito: “Non ricordo di averci parlato al telefono subito dopo, ma non lo escludo”; il secondo ricevuto il 3 luglio 2015: “Buongiorno Presidente, sono Tiziano, tra un’ora sono al Palace per un incontro”. Emiliano non rispose ma per un caso: “Ricordo di averlo letto in ritardo”.
I pm romani Mario Palazzi, Paolo Ielo e Giuseppe Pignatone usano una parte delle dichiarazioni per chiedere l’archiviazione di Tiziano Renzi: “Si tratta dell’ennesima vanteria, non corrispondente a verità, tipica dell’agire di un impostore: non solo il governatore Emiliano ha riferito di aver incontrato Carlo Russo in Bari solo occasionalmente nel 2014 e 2015 , nonché di non avere mai incontrato di persona Tiziano Renzi, ma (…) Renzi dal primo maggio 2016 al 3 agosto 2016 non si è mai recato in tale Regione”.
Mentre il Gip Gaspare Sturzo nel rigettare la richiesta di archiviazione di Tiziano Renzi cita altri punti della deposizione. “Emiliano ha riferito di aver parlato con Lotti del Russo durante la sua campagna elettorale del 2014, e di aver avuto dal Lotti notizia di una vicinanza del Russo al loro gruppo politico e della convenienza di riceverlo”, il tutto “in epoca non sospetta (ottobre 2014) e antecedente alla vicenda Consip”. Il Gip Sturzo scrive: “In sostanza, Russo Carlo, certamente è un faccendiere di un certo spessore che: (….) aveva tentato un approccio relazionale con Emiliano durante le elezioni regionali pugliesi del 2014; aveva una comprovata conoscenza con il Lotti Luca, secondo Emiliano”; E poi ancora “Lotti (…) secondo l’assunto di Emiliano effettivamente conosceva Russo e almeno nel 2015 dava una sorta di affidavit sullo stesso al politico pugliese”.
Il Gip Sturzo ha chiesto ai pm di verificare meglio il ruolo di Tiziano Renzi chiedendo nuove indagini prima di archiviare l’ipotesi di traffico di influenze in concorso con Russo e Romeo. Oggettivamente quella deposizione del marzo 2017 non ha aiutato Tiziano Renzi. E questo potrebbe essere un pessimo biglietto da visita per uno che vuole essere sostenuto da Matteo Renzi alle Regionali.

Tornano i ladri del vitalizio. - Tommaso Merlo



Il Senato fa marcia indietro sui vitalizi. 
Uno sputo in faccia ai cittadini. 
Uno sputo in faccia al 4 marzo. 
Davvero impressionante. 
A sorprendere non è l’avidità e il cinismo delle vecchie caste politiche. Le conoscevamo già. Hanno saccheggiato lo Stato per decenni fregandosene di tutto e di tutti. 
Quello che sorprende è lo sfacciato tempismo. 
Hanno addirittura osato farlo mentre milioni di cittadini sono sul lastrico e il paese sta cercando di capire come scongiurare l’ecatombe economica dopo la pandemia. Pazzesco. 
Tra tutti gli sciacallaggi degli ultimi mesi, questo è davvero il più rivoltante. Uno sputo in faccia al buonsenso e alla collettività che resterà nella storia. 
Ma quella dei vitalizi non è solo una storiaccia di soldi. È una storiaccia politica. 
Facendo retromarcia sui vitalizi, il Senato manda un messaggio fortissimo al paese. Quello che in Italia alla fine i potenti vincono sempre, quello che è inutile farsi illusioni di chissà quali cambiamenti perché il marciume italiano è impossibile da debellare. 
Facendo retromarcia sui vitalizi, il Senato invita i cittadini a rassegnarsi e ad abbassare la testa. 
E se per caso qualcuno ambisse a soldi e potere, allora si deve adeguare all’andazzo, si deve mettere in coda e prima o poi toccherà anche a lui. 
Uno spunto in faccia ai cittadini, al cambiamento ma anche alla democrazia e per questo la parte ancora sana della politica e delle istituzioni deve reagire con veemenza. Il 4 marzo i cittadini hanno votato anche affinché la politica adottasse standard di sobrietà degni delle democrazie più moderne. 
Tradire il loro voto con questa tempistica vergognosa significa minare la democrazia. 
Col Senato della Repubblica che se ne frega delle istanze popolari e umilia platealmente il responso delle urne. Davvero impressionante. Il ritorno dei ladri del vitalizio dimostra come il cambiamento sia una strada lunghissima e piena d’insidie soprattutto in un paese martoriato da decenni di malapolitica come il nostro. Dal 4 marzo in poi è successo di tutto ma il vecchio regime è ancora lì e trama dietro le quinte per tornare. Rivogliono il potere, rivogliono i privilegi e che tutto torni come prima. 
Vecchi partiti infarciti di tromboni riciclati. 
Lobby fameliche e stampa al guinzaglio. Tutti intenti a logorare i fautori del cambiamento e a guadagnare tempo in attesa del grande ritorno. 
Una restaurazione che potrebbe avere successo anche grazie al solito autolesionismo italiano. 
Coi cittadini che si sono arresi o si son messi a litigare tra loro e lagnarsi di chissà quale male al pancino. Facendo gli schizzinosi in una porcilaia. Così invece di uscirne insieme ci sprofondano dentro sempre di più. Il vitalizio è una bandiera che il vecchio regime ripianta sul tetto del Senato della Repubblica. 
Un messaggio fortissimo al paese. Vogliono dare il colpo di grazia ai rivoltosi. Vogliono che la porcilaia torni normalità. Una mossa davvero azzardata anche per lo spietato tempismo. 
Al punto che potrebbe ritorcersi contro di loro. Invece che stroncare la voglia di cambiamento, i ladri del vitalizio potrebbero riaccendere la rabbia popolare e ricompattare le fila dei cittadini che non si vogliono arrendere a costruire un paese migliore.

https://repubblicaeuropea.com/2020/06/26/tornano-i-ladri-del-vitalizio/

Il Senato annulla la delibera sul taglio dei vitalizi. Ira M5s, ma anche di Pd e Lega.

L'Aula del Senato (foto archivio) © ANSA

Il legale degli ex senatori: 'Ripristinato lo stato di diritto'.

"La Commissione Contenziosa del Senato ha appena annullato la delibera dell'Ufficio di presidenza che aveva deciso il taglio dei vitalizi agli ex parlamentari". Lo riferisce all'ANSA Maurizio Paniz, ex deputato e avvocato che ha difeso nel ricorso la maggior parte degli ex senatori che hanno presentato ricorso. "E' stato ripristinato lo Stato di diritto", ha commentato Paniz.  La Lega, secondo quanto si apprende, ha votato contro questa decisione.
Di Maio, senza parole ma non li ripristineremo  - "La commissione contenziosa del Senato ha annullato la delibera sull'abolizione dei vitalizi. Ma davvero c'è ancora qualcuno che pensa ai vitalizi nonostante un'emergenza di questa portata? Senza parole. Chi pensa di gioire allora non ha capito nulla. Se ci sono interessi da tutelare sono solo quelli dei cittadini italiani che hanno sofferto per mesi gli effetti di questa pandemia. Abbiamo già abolito i vitalizi e non abbiamo alcuna intenzione di ripristinarli". Lo scrive in un post su Fb il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Crimi: 'Casta tiene malloppo, schiaffo al Paese' - "La Commissione Contenziosa del Senato ha appena annullato la delibera sul taglio dei vitalizi agli ex parlamentari. Ci provavano da mesi: lo hanno fatto di notte, di nascosto. E' uno schiaffo a un Paese che soffre. La casta si tiene il malloppo, noi non molleremo mai per ripristinare lo stato di diritto e il principio di uguaglianza. Chi dobbiamo ringraziare per questa operazione, la presidenza del Senato?". Lo scrive in una nota il capo politico del Movimento 5 Stelle Vito Crimi.
"Sconcerto" del Nazareno: "il Pd è totalmente contrario alla decisione assunta dalla commissione contenziosa del Senato sui vitalizi. Lo sottolineano fonti del Pd.
"Come Lega cercheremo di cambiare" la decisione della Commissione Contenziosa del Senato sul taglio dei vitalizi. Lo ha detto intervenendo a Dritto e Rovescio su Rete 4, il leader della Lega, Matteo Salvini.
"La delibera - spiega all'ANSA Paniz - è stata annullata perché ritenuta ingiustificata a fronte della giurisprudenza consolidata della Corte Costituzionale e del diritto dell'Unione europea, in base alla quale di fronte a una situazione consolidata gli interventi di riduzione degli importi devono rispondere a cinque requisiti, nessuno dei quali era stato rispettato dalla delibera. In primo luogo non deve essere retroattivo, mentre questo taglio lo era; in secondo luogo non deve avere effetti perenni, come invece li aveva la delibera; in terzo luogo non deve riguardare una sola categoria ma deve essere 'erga omnes", mentre qui si colpivano solo gli ex parlamentari; in quarto luogo deve essere ragionevole, mentre questo taglio raggiungeva l'8% degli importi; infine deve indicare dove vanno a finire i risparmi che non possono finire nel grande calderone del risparmio, e anche su questo punto la delibera era carente". Paniz non nasconde la propria soddisfazione: "una soddisfazione professionale - sottolinea - ma anche sul piano dei rapporti personali che ho intrattenuto con centinaia di ex senatori che ho assistito. E' un risultato che mi ripaga dell'impegno e degli insulti e minacce ricevuti. Io non ho difeso un privilegio ma un diritto, e in uno Stato di diritto questa è una vittoria di tutti".
https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2020/06/25/il-senato-annulla-la-delibera-sul-taglio-dei-vitalizi_76311bc8-7258-4250-8da6-66551020f517.html
Semplicemente vergognoso, i nostri amministratori accampano solo diritti, tralasciando i doveri, e lo fanno di notte, come ladri. E in un momento di profonda crisi economica e sanitaria, loro che disertano il Parlamento quando si tratta di salvaguardare i nostri diritti. Manteniamo a caro prezzo una pletora di dis-onorevoli personaggi dediti ad incentivare ignobilmente se stessi, ignorando, da irresponsabili quali sono, di ottemperare al compito che gli è stato affidato e poi assegnato: amministrare con coscienza ed abnegazione, i nostri interessi, non i loro. Suscitano solo disgusto! c.

giovedì 25 giugno 2020

Tutte le proposte del Piano: treni, green e meno contanti. - Patrizia De Rubertis

Tutte le proposte del Piano: treni, green e meno contanti

Il Piano di rilancio con le cifre ancora non c’è, ma gli obiettivi per rimettere in piedi l’Italia sono già tracciati dal governo: Alta velocità, pagamenti digitali, investimenti in ricerca e scuola, taglio del cuneo fiscale e l’addio al combustibile fossile. Il premier Giuseppe Conte ora avrà una settimana di tempo per tradurre le proposte raccolte durante gli Stati generali dell’economia in misure concrete per riuscire a “reinventare il Paese, affinché sia moderno, sostenibile e inclusivo”. Un piano che verrà poi presentato a settembre per ottenere le risorse del Recovery plan europeo. Ecco, in sintesi, le linee di intervento.
Iva. Ieri il premier Conte intervistato dal direttore de ilfatto.it Peter Gomez ha ribadito che si sta valutando l’eventualità che l’Iva possa essere abbassata per un breve periodo di tempo seguendo l’esempio della Germania che ha scelto di tagliarla dal 19 al 16% per 6 mesi. Il problema è il costo: ogni punto di aliquota vale 4,3 miliardi nel caso di un taglio dal 22% al 21% e 2,9 miliardi dal 10% al 9%. Sarebbe da finanziare con risorse in deficit. Per il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, la riduzione andrebbe inserita in una riforma fiscale di ben più ampio respiro.
Cashless. È uno dei cavalli di battaglia del premier: il piano per i pagamenti digitali, e quindi tracciabili, che consentirà il contrasto al nero. E che in futuro potrebbe anche essere legato alla riduzione dell’Iva. Per ora la proposta, presentata in passato ma mai attuata, prevede di far pagare meno soltanto se si utilizza il bancomat o la carta di credito. Intanto restano su carta le due misure previste dalla legge di Bilancio 2020: il fondo da 3 miliardi del bonus Befana è finito tra le risorse del dl Rilancio e la lotteria degli scontrini è stata rinviata al 2021.
Cuneo fiscale. Un’altra ipotesi per rilanciare l’economia è quella di proseguire sulla linea del taglio del cuneo fiscale e, quindi, del costo del lavoro attraverso una riduzione del prelievo su certi scaglioni dell’Irpef. “Già a luglio avevamo predisposto una misura. È una direzione giusta che va perseguita”, ha detto Conte. La viceministra dell’Economia Laura Castelli ha promesso che nella prossima legge di Bilancio ci sarà un intervento più organico di riforma per la riduzione delle tasse, Irpef compresa.
Alta velocità. È uno dei progetti sui quali governo e maggioranza hanno siglato la tregua: le infrastrutture al Sud. Il primo traguardo potrebbe essere il via alla realizzazione di una linea di Alta velocità da Brindisi a Napoli. L’obiettivo che interessa a Conte è “quello pratico” che consente di accorciare i tempi di percorrenza e che permetta anche al Sud di avere “treni buoni, efficienti e funzionanti”.
Donne manager. C’è la proposta di un voucher per 500 donne per un master in Business administration executives dal valore di 35 mila euro, visto che tra i primi 100 manager più pagati in Italia le donne sono solo 4. La ministra dell’Innovazione tecnologica, Paola Pisano, ha spiegato che “è anche importante che la società aiuti le donne lavoratrici che sono anche madri”.
Green e Digitale. L’impianto del progetto prevede una spinta per la definitiva transizione energetica ed ecologica che punta ad abbandonare i combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili anche grazie ai progetti che verranno realizzati nei distretti dell’economia circolare. Vanno resi strutturali gli incentivi fin qui erogati che, nelle intenzioni del governo, porteranno l’Italia ad “avere l’energia blu e l’idrogeno integrati”. Il governo punta anche colmare il divario digitale esploso con la didattica a distanza e lo smart working. Per farlo va resa Internet accessibile a tutti.
Abuso d’ufficio. Il premier Conte ieri è tornato sulla riforma che già aveva annunciato a maggio: “La immagino per il fatto che i reati debbano essere legati alla certezza. Dobbiamo collegare l’abuso d’ufficio alle deviazioni delle condotte e non ai principi costituzionali”.
Povertà educativa. Reinventare il Paese passa anche per gli investimenti nell’università e nella scuola. C’è bisogno di risorse: per ora il governo ha stanziato 1,4 miliardi per fare ripartire la scuola, ma comunque non bastano.

Aveva ragione Davigo: oggi rubano senza più vergogna. - Antonio Padellaro

Polacco 36enne colto con le mani nel sacco - Prima Brescia

Nella capitale arrestano quattro funzionari di “Risorse per Roma”, accusati di incassare tangenti per agevolare le pratiche di condono e uno, intercettato, espone la tecnica dei “ricami” e degli “impicci”. Per poi concludere con malcelato orgoglio che “bisogna essere, come si dice dal punto di vista del procuratore di Roma, esperti del male per concepire una cosa di questo tipo… una mente perversa”. A Milano, il dirigente Atm Paolo Bellini, preso con le mani nel sacco, così spiegava a qualche sodale la natura profonda del suo lavoro: “L’altro mio compito è fare la puttana”. Vagheggiava anche progetti di vita: “Mi mancano sette, otto anni per la pensione, apro un conto Gabbietta (tangente Enimont ai tempi di Mani Pulite, ndr), c’ho in testa un agriturismo, i cavalli, la caccia… e mi sistemo”.
Anni fa per avere detto la pura verità, che cioè politici e amministratori pubblici non solo “continuano a rubare” ma “non si vergognano più”, Piercamillo Davigo fu crocifisso come incallito manettaro dalla pletora dei garantisti un tanto al chilo. Gli stessi che oggi invocano semplificazioni à gogo, straconvinti che ridimensionare il codice degli appalti e abolire una paccata di reati (a cominciare dall’abuso d’ufficio) sia la panacea per rimettere in moto l’Italia. Eppure, sul FQ di ieri, Valeria Pacelli ha scritto che ancora choccati dalla pandemia non ci siamo accorti che “nei primi 23 giorni di giugno sono finite sui giornali almeno 14 inchieste per corruzione, per lo più con misure cautelari”. Se (a parte le solite banalità sulle “passerelle”) un appunto di sostanza si può muovere agli Stati generali governativi di villa Pamphilj è che non risulta sia stato dato adeguato spazio al sistema dei controlli preventivi (per quelli successivi opera la magistratura) sui 172 miliardi che l’Europa si appresta a far planare sullo stivale. Allentando le regole sulla corruzione, più di quanto già non lo siano, lasciamo immaginare la proliferazione di “puttane” ed “esperti del male”. Che da certi garantisti di cui sopra saranno applauditi come dei facilitatori finalmente degni di una democrazia liberale.

“Il riciclaggio si batte con certezza della pena e nessuna prescrizione”. - Gianni Barbacetto

“Il riciclaggio si batte con certezza della pena e nessuna prescrizione”

Gian Gaetano Bellavia è un noto commercialista milanese, esperto di diritto penale dell’economia. Ha seguito negli anni molte vicende di riciclaggio e criminalità economica e finanziaria.
Serve la riduzione del contante in circolazione?
L’eliminazione delle monete di grosso taglio sì, riduce la possibilità di movimentare grandi quantità di denaro. Ma avendo in Italia una normativa antiriciclaggio poderosa e gestita in maniera egregia dalle banche, non c’è possibilità di movimentare grosse quantità di denaro contante senza essere segnalati dalle banche alle autorità antiriciclaggio. Diciamo la verità, io in Italia non vedo girare valigie di contanti e se girano non girano tramite banca. Ci sono i russi, o altri stranieri, che girano con i rotoli di banconote in tasca, ma gli italiani io non li vedo così, sarà forse perché opero a Milano e ho l’osservatorio di Milano.
Ma la riduzione della quantità di contante in circolazione può favorire la riduzione dell’evasione fiscale?
Sì, certo ma non è risolutiva perché potrà intervenire su situazioni marginali, con protagonisti artigiani, commercianti. Io non la vedo una mossa che possa risolvere il problema, certo può aiutare nel caso di evasioni marginali. La soluzione più efficace per l’evasione fiscale è la certezza della pena e l’eliminazione della prescrizione.
Può mettere in difficoltà le operazioni illegali dei gruppi criminali e della criminalità organizzata?
La criminalità organizzata certamente raccoglie grandi quantità di denaro contante e poi lo utilizza per corrompere, per comprare beni eccetera. Però non credo che la limitazione del contante ai 3 mila o ai mille euro possa davvero incidere sulle grandi attività criminali. I boss tengono 15 milioni di euro nel muro, come abbiamo scoperto in una recente operazione antimafia. Poi li movimentano nell’Est Europa, non in Italia né nelle banche italiane. Ridurre da 3 mila a mille euro la possibilità di spendere contante non incide sulle loro attività, la loro movimentazione di denaro contante continuerà come prima. Raccolgono denaro in Italia, lo utilizzano in Italia e poi lo mandano in Romania, nei Paesi dell’Est Europa comunitaria. Lì versano, riciclano e poi fanno transitare i fondi per i soliti Paesi offshore, come il Lussemburgo, infine reinvestono in Italia. Lei non si chiede da dove arriva la massa di denaro che torna in Italia sui fondi esteri basati in Delaware, Stati Uniti o in Lussemburgo? Non è possibile sapere che cosa c’è dentro, da dove vengono, di chi sono tutti quei soldi, chi può escludere che possano provenire da attività illecite?
Il gruppo di Colao ha proposto una sorta di sanatoria sul contante detenuto in nero.
La voluntary disclosure sul contante è un’ottima idea. Ma è irrealizzabile. La dichiarazione volontaria di denaro in nero detenuto in contanti presuppone la confessione totale della genesi e di tutta la movimentazione di questo denaro, con l’indicazione di tutti quelli che l’hanno toccato. E a mio parere nessuno in Italia è disposto a fare questa confessione. Potrebbero farla, in casi limitati, per esempio il panettiere che ha messo via 20 mila euro o cifre sotto la soglia di punibilità penale. Se non scatta alcun reato, il panettiere può dichiararli e regolarizzarli. Ma non possiamo pensare che possa succedere quello che è successo con la vecchia voluntary disclosure dei patrimoni detenuti all’estero. È impossibile che qualcuno accetti di regolarizzare grandi quantità di denaro, perchè dovrebbe autodenunciarsi per le condotte illecite che hanno generato questo denaro. E non reputo possibile che uno sano di mente si possa autodenunciare per reati gravi di corruzione, o false fatturazioni, o anche reati tributari sopra la soglia. Le autodenunce sono ipotizzabili in casi di piccole cifre, dunque l’idea è buona ma non realizzabile. A meno di aggiungerci una amnistia per quei reati, e ritengo la proposta né giusta né possibile. Non l’ha fatta, ai suoi tempi, neppure Silvio Berlusconi.