Nella capitale arrestano quattro funzionari di “Risorse per Roma”, accusati di incassare tangenti per agevolare le pratiche di condono e uno, intercettato, espone la tecnica dei “ricami” e degli “impicci”. Per poi concludere con malcelato orgoglio che “bisogna essere, come si dice dal punto di vista del procuratore di Roma, esperti del male per concepire una cosa di questo tipo… una mente perversa”. A Milano, il dirigente Atm Paolo Bellini, preso con le mani nel sacco, così spiegava a qualche sodale la natura profonda del suo lavoro: “L’altro mio compito è fare la puttana”. Vagheggiava anche progetti di vita: “Mi mancano sette, otto anni per la pensione, apro un conto Gabbietta (tangente Enimont ai tempi di Mani Pulite, ndr), c’ho in testa un agriturismo, i cavalli, la caccia… e mi sistemo”.
Anni fa per avere detto la pura verità, che cioè politici e amministratori pubblici non solo “continuano a rubare” ma “non si vergognano più”, Piercamillo Davigo fu crocifisso come incallito manettaro dalla pletora dei garantisti un tanto al chilo. Gli stessi che oggi invocano semplificazioni à gogo, straconvinti che ridimensionare il codice degli appalti e abolire una paccata di reati (a cominciare dall’abuso d’ufficio) sia la panacea per rimettere in moto l’Italia. Eppure, sul FQ di ieri, Valeria Pacelli ha scritto che ancora choccati dalla pandemia non ci siamo accorti che “nei primi 23 giorni di giugno sono finite sui giornali almeno 14 inchieste per corruzione, per lo più con misure cautelari”. Se (a parte le solite banalità sulle “passerelle”) un appunto di sostanza si può muovere agli Stati generali governativi di villa Pamphilj è che non risulta sia stato dato adeguato spazio al sistema dei controlli preventivi (per quelli successivi opera la magistratura) sui 172 miliardi che l’Europa si appresta a far planare sullo stivale. Allentando le regole sulla corruzione, più di quanto già non lo siano, lasciamo immaginare la proliferazione di “puttane” ed “esperti del male”. Che da certi garantisti di cui sopra saranno applauditi come dei facilitatori finalmente degni di una democrazia liberale.