martedì 9 novembre 2021

L'UOMO CHE SUSSURRAVA ALLA ME...RDA . - Rino Ingarozza

 

"Enrico stai sereno".
Poco dopo aver pronunciato questa frase, silura Enrico Letta.

"Farò il Presidente del consiglio solo passando per le elezioni".
Diventa PdC dopo qualche giorno che ha pronunciato questa frase.
"Ignazio Marino ha la mia stima"
Qualche giorno dopo ne chiede le dimissioni da Sindaco di Roma.
"Sul mio conto corrente ho 15 mila euro e se un politico ha di più di questo vuol dire che c'è un problema".
Qualche mese dopo acquista una villa dal valore di 1 milione e trecentomila euro.
"Bisogna fare economia e metto in vendita le auto blu"
Qualche mese dopo acquista, per 168 milioni di euro, un aereo che ne valeva 7.
"Non è possibile che sulla benzina si paghi ancora l'accisa per la guerra d'Etiopia".
Non ha mai eliminato le accise sulla benzina. (Mica è sola una prerogativa di Salvini).
"Nessun imprenditore, all'estero, mi ha mai detto che non investe in Italia, perché c'è l'articolo 18"
Qualche mese dopo ha abolito l'articolo 18 dalla statuto dei lavoratori.
"Se perdo il referendum smetto di fare politica. Io non sono come gli altri".
Perde, alla grande, il referendum ed è ancora lì. Non solo, voleva abolire il Senato e alle elezioni si candida al Senato.
"Si deve finire questa storia che un partitino possa condizionare la politica in Italia".
Qualche anno dopo, dall'alto del suo 1% fa cadere il Governo Conte.
"Ho fatto cadere il Governo Conte perché non ha voluto accettare il fondo salvastati MES".
Qualche giorno dopo arriva Draghi che dice "il MES non serve" e lui non muove ciglio, anzi un suo parlamentare (Davide Faraoni) dice, rivolgendosi a Draghi: "Il mio MES è lei".
Lo filmano in un'autogrill mentre parla di nascosto con un dirigente dei servizi segreti, dice, fantasiosamente, che lo aveva visto perché gli doveva consegnare dei dolci (i babbi) ma nel filmato non c'è traccia di questa consegna.
"Il DDL Zan è una legge di civiltà".
Qualche giorno dopo i suoi seguaci
l'affossano in Senato, mentre lui se ne va in Arabia saudita nella "nuova culla del rinascimento".
"Non ho mai ricevuto contributi dai Benetton".
Qualche anno dopo si scopre, grazie a "Il fatto quotidiano", che invece ha ricevuto 19 mila euro proprio da una loro società.
E guarda caso lui avverso' la revoca della concessione delle autostrade ai Benetton.
E lui, i suoi adepti e giornalisti al seguito (vero Maria Teresa Meli?) invece di dare spiegazioni, gridano contro il Fatto perché ha pubblicato il suo conto corrente.
In pratica è come se un ladro si lamentasse perché viene scoperto perché c'erano delle telecamere.
"Il RDC è diseducativo"
Dopo qualche ora vola in Arabia Saudita da un Principe che viola le più elementari norme sui diritti umani e che è accusato di omicidio.
Forse vuole acquisire "la nuova educazione".
Si crede, probabilmente, il nuovo Enrico Berlinguer, che per primo parlò della questione morale ed è inquisito per finanziamento illecito ai partiti ed ha, per non farsi mancare nulla, tutta la famiglia indagata per vari reati.
Infine noleggia un aereo per la modica cifra di 135 mila euro in quanto non poteva prendere un aereo di linea perché, altrimenti, non poteva votare la sfiducia " a queste mer..de dei 5 stelle" ('parole sue).
In virtù di quanto racconta il suo curriculum, sopra citato, chiedo, a nome dei sostenitori del Movimento 5 stelle:
Chi è la mer..da?

Rino Ingarozza (09/11/2021)

domenica 7 novembre 2021

Cassese, il prof delle élites in corsa dal secolo scorso. - Ilaria Proietti

 

RISERVE - Il professore è servitore dello Stato e dei privati e i poteri forti se lo contendono. Il "dottor Sottile" ha collezionato poltrone e ha abbandonato la politica già due volte.

C’era ancora la liretta e già era la carta segreta da giocare per il Colle, che gli è poi sempre sfuggito. Ma Sabino Cassese, giurista sopraffino e sempreverde, pure stavolta è dato in corsa a dispetto degli 86 anni suonati che gli consigliano, per garbo, di schermirsi: “Qualcuno ha fatto il mio nome per il Quirinale? Se lo tolgano dalla testa” ha detto, anche se, vai a sapere, con quanta sincerità. Pochi giorni prima di spegnere le ultime candeline, ha comunque fatto intendere di essere pronto a tutto. “Ho orari da metalmeccanico. Lavoro otto ore al giorno, domeniche incluse e non faccio le vacanze”. Insomma, il leone di sempre, come è stato fin dagli esordi in quel di Salerno, quando a 17 anni, dopo aver masticato senza problemi il liceo, aveva vinto il concorso per entrare alla Normale di Pisa stracciando i concorrenti: laurea a 21 anni per poi spiccare il volo verso lidi più ambiziosi e amicizie importanti. Come quella con Luigi Sturzo che “tradì” per Enrico Mattei e un posto in prima classe all’Eni con uno stipendio da leccarsi i baffi per l’epoca e la giovane età. E poi una lunga carriera universitaria, che ha affiancato al ruolo di conferenziere in mezzo mondo per cinquant’anni, per tacere dei libri scritti, ovviamente un’infinità, e del ruolo di editorialista dal Corriere della Sera in giù. Ma è stato pure ministro della Funzione pubblica quando a Palazzo Chigi c’era Carlo Azeglio Ciampi, già suo compagno di studi a Pisa, che poi da presidente della Repubblica lo nominò nel 2005 giudice alla Corte costituzionale. Nel mezzo, una miriade di incarichi pubblici su chiamata di Palazzo Chigi o di qualche ministero per riformare questo e quello: dalla gestione del patrimonio immobiliare pubblico alle partecipazioni statali, passando per il contrasto alla corruzione. Ma è stato generosissimo anche con i privati e loro con lui: ha servito Olivetti, Autostrade, Assicurazioni Generali, Lottomatica, Banco di Sicilia. Poi la Consulta e più di recente altri ruoli da civil servant: fino al 2017 è stato presidente della Scuola dei Beni Culturali e per un soffio gli è da poco sfuggita la guida della Scuola nazionale dell’Amministrazione.

Ma che importa. Chiusa una porta si potrebbe aprire un portone, e che portone: del resto, per citar le sue parole, nella vita ci vuole “culo”, “nel senso di metterlo sulla sedia applicandosi con costanza”. E Cassese, quanto a culo, non ha pari. Per questo è sempre accreditato per il Quirinale, che di riffa o di raffa non ha mai smesso di frequentare: due dei suoi allievi più brillanti e prediletti sono il figlio del Capo dello Stato, Bernardo Giorgio Mattarella, e l’erede del presidente emerito, Giulio Napolitano. E poi c’è Marta Cartabia, altra protegé entrata nella sua nidiata e che soddisfazione vederla prima nominare dall’allora Re Giorgio alla Consulta e oggi Guardasigilli. Alla corte di Mario Draghi che Cassese, manco a dirlo, adora sicché ha posto fine alla deriva degli incompetenti, leggasi la masnada a cinque stelle che Giuseppe Conte si è preso in carico disonorando la pochette e, va senza dire, l’élite di cui il professore è massimo interprete. Sarà per questo che Cassese non ha mai digerito l’ex premier, figurarsi i suoi dpcm d’emergenza con cui avrebbe umiliato la democrazia. E che importa se Draghi ha fin qui varato una tombola di decreti che il Parlamento è costretto ad approvare senza neppure il tempo di averli letti: Cassese benedice, anzi se potesse ci metterebbe la firma. Basta saper attendere: alle 9 del mattino, fa sapere, è sempre pronto in giacca e cravatta.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/11/07/cassese-il-prof-delle-elite-servitore-di-stato-e-privati-in-corsa-dal-secolo-scorso/6382918

sabato 6 novembre 2021

Missione compiuta. - Marco Travaglio

 

Scusate se mi occupo ancora di Zerovirgola, anziché lasciarlo in esclusiva ai tribunali, ma questa è troppo bella. L’altro giorno era partito per New York per battezzare la quotazione a Wall Street di Delimobil, la società di car sharing russa, partecipata da una banca del Cremlino, incorporata in Lussemburgo, fondata dal napoletano Vincenzo Trani che sponsorizzava il vaccino Sputnik e che lo ha voluto nel Cda come portafortuna. E ha incontrato i giornalisti per lodare il suo ultimo datore di lavoro, in aggiunta al popolo italiano, a Bin Salman e ad altri preclari figuri che nel mondo lo pagano per sparare cazzate che qui nessuno ascolterebbe neppure gratis. Il comizietto si è svolto al Racquet&Tennis Club, circolo per soli uomini che gli ricorda il Rinascimento saudita, davanti a un quadro di caccia alla volpe. Tipica location progressista. Lì è partito con una filippica sul sottoscritto: “Da quando Travaglio ha fatto un pezzo sul Fatto e ha detto che tifava contro l’Italia, abbiamo vinto tutto: Europei, Eurovision, 100 metri, 4 per 100, salto in alto, mondiali di pasticceria, Paralimpiadi, pallavolo… ci manca le freccette. Marco, scrivi un articoletto sulla Fiorentina che non vincerà lo scudetto ed è fatta!”.

Ora, quel mio pezzo sul Fatto non è mai esistito: è frutto della sua fertile fantasia, o della sua cattiva digestione (il nostro, in evidente sovrappeso, aveva l’aria di uno con diversi cinghiali sullo stomaco), o della sua modestia. È noto infatti il potere letale dei suoi auguri. Nel 2013 presenta Bersani “prossimo presidente del Consiglio”. Nel 2016 presenta Giachetti “prossimo sindaco di Roma”. Qualunque cosa tocchi diventa cenere: rilancia l’Unità, Alitalia, Almaviva: tre funerali, seguiti da quelli all’Italicum, alla riforma costituzionale, al suo governo e al suo Pd. Per lo sport è una specie di mascotte. Fa gli auguri agli Azzurri per i Mondiali 2014 e vince la Germania. Ci riprova agli Europei 2016 e vince il Portogallo. Olimpiadi di Rio: dice “forza Vincenzo!” al ciclista Nibali, che si schianta alla prima curva con due fratture. Aggiunge “la mia preferita è la Pellegrini”, che arriva quarta. Poi lascia Palazzo Chigi e lo sport italiano torna a vincere per mancanza di (suoi) auguri. Nel ’17 gliene scappa uno: “L’Europa arriva su Marte con la sonda italiana Schiaparelli”: schianto inevitabile. Il suo tocco magico si abbatte anche sulle imprese in Borsa. “Mps è risanato, ora è un bell’affare, un bel brand”: come no. “La quotazione della Ferrari è un’occasione straordinaria”: titolo subito sospeso per eccesso di ribasso prima di perdere il 20% in sei mesi. Ah, dimenticavo: ieri il lancio di Delimobil a Wall Street è saltato e rinviato a data da destinarsi. Ora si attende un suo articoletto sulla Fiorentina.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/11/06/missione-compiuta/6381854/

venerdì 5 novembre 2021

M5s, ecco la nuova segreteria di Conte. Il leader: “Il confronto con il Pd continui, ma non siamo accessori. La fiducia a Draghi non è in bianco”.

 

I nomi dei 5 dei vice del presidente 5 stelle annunciati all'assemblea congiunta dei parlamentari: ci sono Taverna, Turco, Gubitosa, Todde e Ricciardi. Dura autocritica dell'ex presidente del Consiglio davanti agli eletti sulle elezioni amministrative. Poi il messaggio a chi continua ad evocare l'Ulivo e l'attacco a Renzi e Calenda: "Mai alleati".

Il nuovo Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte fa un altro passo. Il presidente M5s, davanti all’assemblea congiunta dei parlamentari, ha annunciato i cinque vicepresidenti che formeranno la sua segreteria: Paola Taverna (vicepresidente vicaria), Alessandra Todde, Mario Turco, Riccardo Ricciardi e Michele Gubitosa. Un annuncio che tra i 5 stelle era atteso da settimane, che permette al Movimento di strutturarsi ulteriormente e di farlo in una fase che si preannuncia molto delicata: prima dell’elezione del presidente della Repubblica e verso le prossime elezioni politiche. L’annuncio delle nomine da parte di Conte è stato anticipato da un discorso dai toni duri sul risultato “deludente” alle elezioni amministrative: una vera propria autocritica che ha messo sotto accusa i vari malumori fatti trapelare con “agenzia di stampa” con metodi che Conte non ha esitato definire da “vecchia politica”. “Non possiamo assolverci, dobbiamo incassare questa lezione e decidere ciò che vogliamo fare, ciò che vogliamo essere e ciò che non vogliamo essere”, ha detto l’ex premier.

Ha poi rinnovato la fiducia al Partito democratico: “Siamo disponibili a continuare il confronto col Pd”. Poi però l’ex presidente del Consiglio ha puntualizzato: “Nessuno pensi che la nostra spinta innovatrice possa spegnersi o accomodarsi in una funzione ancillare o accessoria a chicchessia”. E, a proposito del sostegno al governo Draghi, ha rimarcato: “Non è un assegno in bianco. Pretendiamo chiarezza su una rassicurazione fatta dal presidente del Consiglio in Consiglio dei ministri, che il cashback ripartirà nel 2022 dopo una sospensione” e “se qualcuno nei partiti di maggioranza vuole fermare l’innovazione e strizzare l’occhio agli evasori non avrà da noi il tappeto rosso”. Il Movimento, ha sottolineato, è “generoso, il sostegno a Draghi comporta un costo politico che stiamo pagando responsabilmente e coscientemente, abbiamo preso un impegno con gli italiani, non con Draghi, per prima cosa con gli Italiani – è stato il suo ragionamento – Fin in quando l’azione di governo perseguirà questi due obiettivi”, ovvero mettere in protezione i cittadini e il Pnrr, “il nostro sostegno sarà leale e non ci interessano le variazioni del consenso, se l’obiettivo è far ripartire l’Italia e farla correre.

Di certo questo non è un sostegno che nasce cieco e non muore cieco”. Allo stesso tempo ha anche rivolto un messaggio chiaro a chi, segretario dem Enrico Letta in testa, continua a proporre un nuovo Ulivo che vada dai 5 stelle a Renzi e Calenda. Rivolgendosi proprio al leader di Azione ha detto: “Forse non ti sei accorto che nessuno di noi si è mai dichiarato disponibile ad averti come alleato“. Mentre parlando del leader di Italia viva, lo ha liquidato come “il caso limite di chi, saltellando da una comparsata tv e un rinascimento arabo” deve “accontentarsi delle percentuali dei sondaggi che stabilmente lo accreditano un punto sopra lo zero”. Quindi, per metterlo in chiaro: “Il Movimento 5 stelle non si alleerà mai con Azione di Carlo Calenda né con Italia Viva di Matteo Renzi“.

La squadra di vice – La prima notizia è chi rimane fuori dalla segreteria: la nomina era molto ambita, soprattutto da parte di chi non può aspirare a breve a nuove cariche. Non ci sono infatti né Chiara Appendino, né l’ex ministra Lucia Azzolina. La scelta del leader M5s è caduta su nomi di strettissima fiducia. Intanto la vice vicaria, che prende il posto di Conte in caso di sua assenza, è la 52enne Paola Taverna: senatrice e vicepresidente di Palazzo Madama, esponente M5s della prima ora e molto vicina ai vertici, da Beppe Grillo a Giuseppe Conte. Tra i nominati anche il 53enne Mario Turco, senatore pugliese del M5s ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio durante il governo Conte 2: è noto da tempo per essere una delle figure rimaste più vicine all’ex premier. Poi Alessandra Todde, 52 anni, viceministra dello Sviluppo economico ed ex sottosegretaria al Mise durante il governo giallorosso; Riccardo Ricciardi, 39enne deputato e vicecapogruppo, è considerato molto vicino a Roberto FicoMichele Gubitosa, 42 anni, deputato eletto all’uninominale ad Avellino e negli ultimi tempi molto vicino al presidente Conte. L’ex reggente Vito Crimi sarà invece il nuovo responsabile dei dati personali del Movimento 5 stelle.

L’autocritica dopo le Comunali “deludenti” – Il discorso di Conte si è aperto con l’autoanalisi sulle elezioni amministrative: “Non possiamo assolverci, dobbiamo incassare questa lezione e decidere ciò che vogliamo fare, ciò che vogliamo essere e ciò che non vogliamo essere”, ha detto. “Al ballottaggio abbiamo vinto 12 partite sulle 18 in gara, in cui eravamo protagonisti o da soli o con altre forze politiche. Abbiamo riconfermato quattro sindaci M5S e fra pochi giorni ci saranno i ballottaggi in Sicilia”. Ma oltre le vittorie, secondo Conte, bisogna ripartire dalle tante sconfitte: “Questa tornata elettorale è stata segnata dal mancato rinnovo, da parte dei cittadini, della fiducia che in passato ci aveva consentito di amministrare città importanti come Roma e Torino. A Raggi e Appendino va il nostro ringraziamento per l’impegno riposto nel superare i tanti ostacoli che hanno dovuto affrontare”. E in questa fase, serve secondo Conte una maggiore condivisione delle responsabilità: “No alla caccia ai singoli a cui addossare il marchio dei colpevoli. Serve una grande assunzione di responsabilità collettiva”. In generale “io ci ho messo la faccia. I numeri sono testimonianze di sfiducia, segnali che non abbiamo avuto la capacità di dialogare” con i territori. Offrire “progetti percepiti come utili dagli stessi cittadini. Dobbiamo impegnarci con passione, partendo dai bisogni delle realtà territoriali”. Quindi ha aggiunto: “Non è il tempo delle lamentele del piangerci addosso, dobbiamo essere i primi a credere nella ripartenza del movimento. Noi siamo il Movimento, non abbiamo bisogno di scimmiottare i modi della vecchia politica, che vi da tanti anni l’avete combattute”. Conte ha anche rivendicato di aver girato città per città, anche là dove il Movimento è andato molto male: “Prendo su di me onore e onori e sono orgoglioso di rappresentare questa comunità. Ma anche a voi, uno per uno, chiedo di avere spalle larghe e di sobbarcarvi il peso di questa ripartenza. Molti ci vogliono vedere divisi, hanno intrapreso una danza sperando nella nostra frammentazione o dissolvimento. A costoro dobbiamo rispondere con voce ferma: rimarrete delusi”. Secondo Conte serve un ritorno alle origini: “Dobbiamo tornare sui territori, guardare negli occhi i cittadini, stabilire con loro un dialogo stretto, continuo, sincero. Questo moto deve riguardare tutti noi, possiamo e dobbiamo fare di più. Ognuno deve fare la sua parte, in modo da restituire al Movimento la sua originaria vocazione, quella brillantemente intuita da Beppe Grillo, poi corroborata dall’intervento di Gianroberto Casaleggio“.

A proposito di ritorno alle origini, Conte ha anche chiesto prudenza sulle proteste dei portuali di Trieste. “No vax e ni vax. In passato abbiamo intercettato questi voti, poi la nostra scelta di seguire la via della scienza ha fatto sì che molti compagni di viaggio ci abbiano lasciato, ma ora abbiamo fatto chiarezza. Questo non cambia la nostra capacità di ascolto delle voci fuori dal coro, di protesta, se pacifiche e non violente. Noi non esultiamo per gli idranti di Trieste”, ha proseguito l’ex premier, “il nostro motto deve essere: meno passi nei palazzi, più orecchie sul terreno per ascoltare”.

Il messaggio a Calenda e Renzi – Molto importante e molto attesa era anche la presa di posizione sugli annunci di nuovo Ulivo che sono arrivati in questi giorni dal fronte del Partito democratico: l’offerta è concreta e lo stesso Letta l’ha rilanciata più volte dopo il risultato delle amministrative. Ma Conte ha voluto mettere in chiaro, davanti ai suoi, che il M5s non si alleerà né con Calenda né con Renzi: “Leggo che il leader di Azione non ci vuole come alleati – perché ridete? – ripete questo mantra per convincere se stesso che è giusto così, ma noi lo solleviamo dal dilemma e gli diciamo: non ti sforzare, forse non ti sei accorto che nessuno di noi si è mai dichiarato disponibile ad averti come alleato. Il Movimento 5 stelle non si alleerà mai con Azione di Carlo Calenda né con Italia Viva di Matteo Renzi. Il leader di Azione non ci vuole come suo alleato: non capisco perché continui a ripetere ossessivamente questo mantra, lo fa per convincere se stesso che sia giusto così. Ma noi lo solleviamo da questi dilemmi: gli diciamo non ti sforzare, non ti sei accorto che nessuno di noi si è mai dichiarato disponibile ad averti come alleato”. Una chiusura che per Conte vale anche per Renzi, tanto che non ha risparmiato attacchi e critiche per il responsabile della caduta del governo giallorosso: “C’è anche il caso limite di chi saltellando da una comparsata tv e un rinascimento arabo per chiedere l’abolizione di una misura contro la povertà, non ha neppure avuto il coraggio di presentarsi col suo simbolo accontentandosi delle percentuali dei sondaggi che stabilmente li accreditano un punto sopra lo zero. Persone che mentre noi eravamo impegnati nella sfida più dura della pandemia a marzo 2020, mentre tutti copiavano le nostre misure, andavano alla Cnn per dire non fate come l’Italia. Noi non abbiamo nulla a che vedere con persone che accecate dall’egolatria e dall’odio politico sono andati in tv a parlare male del nostro paese”.

Le prossime tappe per il M5s – Per i 5 stelle ora si aprono mesi complessi, con la prima sfida dell’elezione del presidente della Repubblica. Anche per questo Conte ha spinto perché il direttivo della Camera sia rinnovato il prima possibile e così, nonostante le resistenze degli ultimi tempi, pare che succederà. “Nei giorni scorsi abbiamo avuto un confronto” col direttivo, ha detto in apertura del discorso Conte, “avevo chiesto la cortesia di indicarmi i tempi per quanto riguarda i prossimi rinnovi dei direttivi. Al Senato era già in scadenza, qui alla Camera c’è una scadenza che veniva a coincidere con la procedura di elezione del Presidente della Repubblica. Avevo chiesto, per ragioni di esclusiva funzionalità, che questa scadenza potesse essere anticipata per quanto necessario, quindi il direttivo della Camera ci è venuto incontro e di questo dobbiamo ringraziarli”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/21/m5s-ecco-la-nuova-segreteria-di-conte-il-leader-il-confronto-con-il-pd-continui-ma-non-siamo-accessori-la-fiducia-a-draghi-non-e-in-bianco/6363680/

Di Maio, Di Battista, due metà della stessa mela.


Ho letto vari post che parlano dei dissensi sorti tra Di Maio e Di Battista, ma io, tranne che qua dentro, non leggo nulla in merito in altri posti. Ne deduco, pertanto, che le diatribe sono indotte da chi vuole, intenzionalmente, minare il m5s, perchè, è bene che si sappia, creare fazioni è il metodo più utilizzato da chi vuole cancellare un pensiero, un'ideale.

I due hanno caratteri diversi, ma hanno ideali simili.

Di Battista è l'irruento e, diciamocelo, si è messo da parte per un bel po' di tempo, durante il quale si è creato una famiglia, si è dedicato al sociale, ha girato il mondo, ha scritto libri, e non fa più parte del m5s, ora è un Indipendente.

Di Maio, è il più riflessivo, ha dato molto di se stesso al movimento, rinunciando anche alla laurea, sacrificando la sua stessa vita privata, rivestendo molte cariche governative, durante le quali ha dato il meglio di se stesso.

Sono diversi, non è possibile paragonarli, hanno due modi diametralmente opposti di interpretare e vivere la vita, pur sostenendo le stesse ideologie.

Pur essendo diversi, si compensano a vicenda, però, l'uno reattivo, strategico, l'atro riflessivo, spianatore, ma con le stesse idee di rispetto delle regole, del prossimo, idealisti.

Vestono anche in maniera diversa, ognuno con il suo stile di vita, ma con gli stessi colori...

Io smetterei di stuzzicare questa loro lotta interna e li inciterei, semmai, a lavorare insieme: sono le due metà di un'ideologia, una realtà unica, necessarie a far andare avanti, cambiandolo radicalmente, questo groviglio di indicibili caotiche manovre messe in pratica da irresponsabili fancazzisti che li hanno preceduti.

Fomentando le loro diatribe non facciamo altro che darla vinta a quelli che si sono impossessati del governo e non hanno alcuna intenzione di mollare la presa, perchè con quella presa ci campano alla grande; e conosciamo fin troppo bene i danni economici che hanno provocato, aumentando il debito pubblico a dismisura senza concludere nulla di buono. E, se non gli togliamo il giocattolino dalle mani, le nostre sorti peggioreranno economicamente con paghe sempre più basse, tasse sempre più alte, sanità a pagamento e chissà che altro.

Fomentando le diatribe in seno al movimento danneggiamo noi stessi, spero che lo abbiate capito.

cetta

giovedì 4 novembre 2021

Berlusconi al Colle...??? Spero che non succeda!

 

Berlusconi al Colle?

Il solo pensiero che ciò si possa verificare, mi sconvolge.

Quest'uomo è, a mio parere, una brutta, bruttissima persona.

Lui, un nessuno di turno, da cantante e intrattenitore sulle navi da crociera insieme all'amico Fedele Confalonieri e da venditore porta a porta di scope elettriche insieme all'amico Guido Possa, all'età di 25 anni, fonda un'impresa immobiliare: la Cantieri Riuniti Milanesi Srl insieme al costruttore Pietro Canali. 

Il primo acquisto immobiliare fu un terreno in via Alciati a Milano, per 190 milioni di lire, grazie alla fideiussione concessagli del banchiere Carlo Rasini - titolare e cofondatore della Banca Rasini, nella quale lavorava il padre di Silvio - e i cui correntisti erano Totò Riina, Pippo Calò, Bernardo Provenzano.

Facendo due più due, è lecito ed anche logico pensare che l'impresa non sia una sua idea, e che lui fungesse solo da prestanome.

Il suo, infatti, è il tipico atteggiamento dello spocchioso individuo che interpreta la parte di imprenditore di successo, ma altri non è che un signor nessuno che ha fatto soldi cedendo la sua anima al diavolo.

E non gli basta mai nulla, lui vuole tutto: vuole frodare lo stato ed essere Presidente del Consiglio; vuole fare il bunga bunga durante le cene eleganti e diventare Presidente della Repubblica...

Vi immaginate le stanze del Colle invase di belle ragazze in abiti succinti che danzano al ritmo di bunga bunga?

Che vergogna!

Avere un Presidente della Repubblica che è stato condannato in via definitiva per frode fiscale non è un vanto, è una vergogna!

Avere un Presidente della Repubblica che ha imbastardito la Giustizia italiana facendo approvare leggi, ben 21, che andavano esclusivamente a suo vantaggio, non è un vanto, è una vergogna!

cetta

Renzi e il volo a scrocco per gli Usa (poi pagato da Open): “Devo votare contro quelle m…e di grillini”. - Valeria Pacelli

 

LE CARTE - Nei nuovi atti i messaggi dell’ex premier. Il viaggio da Clinton a spese della “fondazione culturale”. La caccia al “passaggio”: “Chiedere a Kerry?. No, sembriamo dei morti di fame”. Il preventivo per il Falcon: 130mila euro. Bianchi: “Matteo ha perso la testa”. E Lotti: “Non ho parole…”

Il 5 giugno 2018 è una giornata piena di impegni per Matteo Renzi. Uno fondamentale. Votare contro la fiducia al Conte-1 e poi volare a Washington dove è stato invitato per la cerimonia del 50esimo anniversario della morte di Bob Kennedy. Il leader di Italia Viva vuole partire dopo il voto. Ha bisogno di un volo e ne parla con l’imprenditore Vincenzo Manes. Sono le 11:09 del 3 giugno 2018. Scrive Renzi: “Mi ha invitato Bill Clinton mercoledì mattina ad Arlington per la cerimonia di Bob Kennedy, 50 anni dopo. Lui farà un discorso ufficiale. A me hanno chiesto di leggere discorso sul Pil. Una roba da seghe. Devo però votare contro i grillini martedì alle 17. Rischio di non avere voli. C’è qualche tuo amico riccone che viaggia dopo le 18 verso Washington? O hai contratti per prendere un aereo a poco? È una figata storica quella di parlare ad Arlington ricordando Bob Kennedy, ma non posso evitare di votare la sfiducia a queste merde. Conosci qualcuno?”. Il messaggio è allegato alle carte dell’indagine della Procura di Firenze sulla Fondazione Open, l’inchiesta chiusa da poche settimane e che vede indagati tra gli altri, con l’accusa di concorso in finanziamento illecito, l’ex premier, gli ex ministri Luca Lotti e Maria Elena Boschi e l’avvocato Alberto Bianchi, ex presidente della Fondazione. I pm – che ritengono la Open un’articolazione politico-organizzativa della corrente renziana del Pd – hanno depositato migliaia di atti.

Il senatore “non chiedere, sembriamo dei morti di fame”

Tra questi c’è lo scambio di messaggi Whatsapp tra Vincenzo Manes (imprenditore mai indagato nell’inchiesta fiorentina, in passato tra i finanziatori della Fondazione) e Renzi. Il 3 giugno 2018, Renzi dice di essere stato invitato negli Usa e chiede a Manes se conosce qualcuno “che viaggia dopo le 18 verso Washington”.

Dopo il messaggio di Renzi ecco lo scambio con Manes:

Manes (M): Aereo da Roma a Washington che parta martedì sera?

Renzi (R): Yes. O perché qualcuno deve essere ripreso in Usa e quindi aereo deve comunque viaggiare. Altrimenti costa troppo.

M: Hai chiesto a Diego?

R: È in Cina.

M: Oppure guarda se c’è connection da Londra. Cioè parti privato da Roma x Londra e prendi aereo x Washington che parte tardi. Adesso mi informo.

R: Ultimo volo troppo tardi.

M: Troppo tardi nel senso che arriva troppo tardi??

R: Ya.

M: Chiedi al Panerai se sanno di Ge!! Ma non ti portano secondo me. Marchionne?

R: Ora mi informo.

M: Privato costa 100mila.

R: 100mila è troppo anche per Bobby Kennedy.

M: Chiedo a Kerry se sa di qualcuno.

R: No, lascia stare. Sembriamo morti di fame.

I messaggi proseguono sullo stesso argomento. Poi il 4 giugno Renzi comunica a Manes che il volo lo prenderà la Fondazione Open: “Stiamo prendendo un volo privato come fondazione. Non abbiamo alternative, temo. Speriamo di poter partire da Parigi o Londra in serata. Oppure voliamo diretti su Washington”.

Secondo la Guardia di Finanza, questo scambio di messaggi “evidenzia la posizione di preminenza del sen. Renzi rispetto agli impegni economici della Fondazione stessa”. In base a quanto ricostruito dalla Gdf, inoltre, dall’analisi della documentazione della Open emerge un contratto di noleggio tra la Fondazione e la società Leader Srl per un “Jet bi-reattore tipo Dessault Falcon 900 – configurazione 12 posti pax” “al costo complessivo di 134.900, per la tratta Ciampino/Washington con andata 5 giugno e ritorno 6 giugno 2018”.

Chi paga, dunque, è la Open, che – secondo quanto ricostruito dalla Finanza – in quel momento “non disponeva della somma, ovvero della ‘copertura’ necessaria a far fronte all’impegno economico assunto, come emerge dal saldo del conto corrente (…) che ammontava a 6.511,87 euro”.

Alberto Bianchi “134.900? Matteo ha perso la testa?”

Del volo per Washington parlano anche Alberto Bianchi e Luca Lotti. Ecco lo scambio di messaggi Whatsapp del 5 giugno 2018.

Bianchi (B): 134.900???! Ma ha perso la testa?

Lotti (L): Non ho parole. Io gli ho detto che senza copertura non si può.

B: È il minimo.

L: Eyu quanto mette?

B: Senti Ele. Ma non mi pare bastino.

La Finanza ha poi analizzato i contributi incassati da Open. Dall’analisi della documentazione contabile emerge che il 6 giugno 2018 “viene accreditato sul conto corrente della Fondazione il ‘contributo volontario’ di 20 mila euro proveniente dalla Fondazione Eyu”, “ente – la descrivono gli investigatori – di diretta emanazione del Pd”. La Tci Telecomunicazioni Italia srl “da ricondurre all’onorevole Gianfranco Librandi (onorevole di Italia Viva, non indagato, ndr), ha erogato 100mila euro a favore della Fondazione tramite due bonifici di 50mila euro cadauno, effettuati il 4 e l’11 luglio 2018”. Sono contributi che secondo la Guardia di Finanza “appaiono funzionali alla ‘copertura’ dei costi del noleggio dell’aeromobile con cui Renzi si è recato a Washington”. E aggiungono: “In tal senso si evidenzia la circostanza i bonifici sono pervenuti alla Open prima dell’emissione della fattura Leader srl n. 206 del 16 luglio 2018”.

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