Scusate se mi occupo ancora di Zerovirgola, anziché lasciarlo in esclusiva ai tribunali, ma questa è troppo bella. L’altro giorno era partito per New York per battezzare la quotazione a Wall Street di Delimobil, la società di car sharing russa, partecipata da una banca del Cremlino, incorporata in Lussemburgo, fondata dal napoletano Vincenzo Trani che sponsorizzava il vaccino Sputnik e che lo ha voluto nel Cda come portafortuna. E ha incontrato i giornalisti per lodare il suo ultimo datore di lavoro, in aggiunta al popolo italiano, a Bin Salman e ad altri preclari figuri che nel mondo lo pagano per sparare cazzate che qui nessuno ascolterebbe neppure gratis. Il comizietto si è svolto al Racquet&Tennis Club, circolo per soli uomini che gli ricorda il Rinascimento saudita, davanti a un quadro di caccia alla volpe. Tipica location progressista. Lì è partito con una filippica sul sottoscritto: “Da quando Travaglio ha fatto un pezzo sul Fatto e ha detto che tifava contro l’Italia, abbiamo vinto tutto: Europei, Eurovision, 100 metri, 4 per 100, salto in alto, mondiali di pasticceria, Paralimpiadi, pallavolo… ci manca le freccette. Marco, scrivi un articoletto sulla Fiorentina che non vincerà lo scudetto ed è fatta!”.
Ora, quel mio pezzo sul Fatto non è mai esistito: è frutto della sua fertile fantasia, o della sua cattiva digestione (il nostro, in evidente sovrappeso, aveva l’aria di uno con diversi cinghiali sullo stomaco), o della sua modestia. È noto infatti il potere letale dei suoi auguri. Nel 2013 presenta Bersani “prossimo presidente del Consiglio”. Nel 2016 presenta Giachetti “prossimo sindaco di Roma”. Qualunque cosa tocchi diventa cenere: rilancia l’Unità, Alitalia, Almaviva: tre funerali, seguiti da quelli all’Italicum, alla riforma costituzionale, al suo governo e al suo Pd. Per lo sport è una specie di mascotte. Fa gli auguri agli Azzurri per i Mondiali 2014 e vince la Germania. Ci riprova agli Europei 2016 e vince il Portogallo. Olimpiadi di Rio: dice “forza Vincenzo!” al ciclista Nibali, che si schianta alla prima curva con due fratture. Aggiunge “la mia preferita è la Pellegrini”, che arriva quarta. Poi lascia Palazzo Chigi e lo sport italiano torna a vincere per mancanza di (suoi) auguri. Nel ’17 gliene scappa uno: “L’Europa arriva su Marte con la sonda italiana Schiaparelli”: schianto inevitabile. Il suo tocco magico si abbatte anche sulle imprese in Borsa. “Mps è risanato, ora è un bell’affare, un bel brand”: come no. “La quotazione della Ferrari è un’occasione straordinaria”: titolo subito sospeso per eccesso di ribasso prima di perdere il 20% in sei mesi. Ah, dimenticavo: ieri il lancio di Delimobil a Wall Street è saltato e rinviato a data da destinarsi. Ora si attende un suo articoletto sulla Fiorentina.
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