L’uccisione di Ryan Chappelle è un atto palesemente empio, nonché sommamente esecrabile. Poiché del suo martirio si è poi macchiato anche un agente federale, con la compiacenza pavida del Presidente degli Stati Uniti, tale evento è da ritenersi viepiù inaccettabile, nonché paradigmatico di una certa concezione distorta, malsana e deviata di democrazia, a uso e consumo dell’ingombrante imperialismo colonialistico americano.
Che cazzo ho scritto? Boh.
Se acclarando
Riassunto delle due settimane. Massimo D’Alema ha detto qualcosa di sinistra, ma era così disabituato che l’ha detta male, facendo passare perfino Sallusti per un guitto. In America un povero cristo è stato trent’anni in galera per non aver fatto nulla. Ligabue piange miseria ancor prima di far uscire il suo disco. In Italia e negli Stati Uniti è tutta colpa di due Monica. Qualcuno ha lordato (?)l’onorabilità del Ministro Bondi. Renzo Bossi ha querelato un blogger. Io ho giocato a canasta con Verdini, bevendo cedrata guatemalteca e indossando infradito tibetane in pelle di mulo castrato all’altezza del pube retrattile inverso. Poco altro.
Ah sì, un’altra cosa. L’altro giorno sono andato a comprare i Vigorsol. Solo che qualcuno li aveva già pagati. Poi sono andato a comprare gli Actimel. Solo che qualcuno li aveva già pagati. Poi sono andato a comprare la mia collana preferita di film bdsm. Solo che qualcuno li aveva già pagati. E tutto a mia insaputa. Ebbene: se e solo se dovessi acclarare che i chewing gum che mastico, gli yogurt che trangugio e gli onanismi sadomaso di cui beneficio, ripeto, se dovessi acclarare che tutto questo è anche solo in parte frutto dell’aiuto esterno e mai cercato, per quanto comprovato dalla magistratura e dalle leggi vigenti; se tutto questo si dovesse acclarare, facendo cioè di me null’altro che un mero affittuario di me stesso, parte lesa di una congiura usucapionistica a danno efferato della mia persona, della mia diuresi e dei miei ormoni, io giuro – qui, solennemente – che mi dimetterò dal mio ruolo di masticatore di gomme americane, bevitore di fermenti lattici e consumatore compulsivo di film hard.
Così è scritto.
Si rende poi urgente una seria esegesi, stavolta doppia, di due Droidi Berlusconiani a me particolarmente cari. Del primo ammiro il coraggio, del secondo la dizione stitica. Da qui la mia seria esegesi, che alcuni di voi – come sempre colpevoli – chiamano invece e altresì ermeneutica, sfoggiando null’altro che una conoscenza mefitica della lingua italiana.
Saviano ci hai rotto il pissiri
A parlare è Emilio Fede. Su di lui ci sono due correnti di pensiero: quelli che lo ritengono un comico e quelli che lo ritengono uno squadrista. I primi non hanno capito nulla di questo paese.
Fede, dal suo pulpito abusivo, dispensa come sempre parole garbate e pacate sull’opposizione (che per lui racchiude tutti coloro che non sognano di essere sepolti nel Mausoleo di Berlusconi). L’aggancio è il film Draquila di Sabina Guzzanti, ma in fondo chi se ne frega della Guzzanti. Meglio parlare di quel cagacazzi di Roberto Saviano.
Lo si ascolti: “Ci sono stati anche in questi giorni anche per quanto riguarda Saviano (gesticola disegnando hula-hoop nell’aria), ormai sempre lui la camorra (che palle) per carità (punteggiatura ansiogena mode on) ma non è lui che in realtà non ha scoperto la camorra (ma va’?), non è lui il sol…il sol.. (sol, sol, sol, solo una sana e inconsapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall’azione cattolica, ahhhhh) il solo che l’ha denunciata (cosa di cui notoriamente Saviano suole vantarsi con gli amici) e allora ci sono registi autorevoli c’è gente ci sono magistrati sgrmgrstrgr (concordo) e sono molti… lui è superprotetto (raccomandato) giustamente e sempre deve essere protetto però come dire (eh, come dire) non se ne può più (eh, detto bene) voglio dire di sentir dire (e direi ancora dire) che lui è l’eroe (macché, dai) di un cittadino poiglièstatadataanchelacittdonorariadichecosa (traduco: gli hanno dato anche la cittadinanza onoraria) di che cosa non si capisce ah (sì, non si capisce ah) ha scritto dei libri contro la camorra ma lo ha fatto anche tanta altra gente (tu no di sicuro) senza fare clamore senza firsulpripagne (traduco sbobinando le crasi: senza finire sulle prime pagine) senza raccogliere firme senza rompere ehhh volevo dire scusate (volevi dire “rompere”, tranquillo) senza ehhmmehhh disturbare la riflessione della gente (che è già troppo intenta a dormire) che ha capito bene (ma non si sa bene cosa). U uh uhhh (Bingo Bongo cit?) u u uhhh (devo fare il controcoro? U u uuhaahh) una città… un paese come il nostro è contro la malavita organizzata (garantisce Mangano)”.
E’ questo il giornalismo che ci piace.
Il ritorno di Lady Blackberry
Ah la mia preferita. Luce de mi corazon: Lady Blackbery, aka Laura Ravetto. Dei droidi berlusconiani, è il mio preferito. E’ un droide che vive di antinomie (?). E’ convinta di essere bella, e non lo è. E’ convinta di essere colta, e non lo è. E’ convinta di essere arguta, e non lo è. E’ convinta di essere simpatica, e non lo è. E’ persino convinta di essere sottosegretario.
Che donna meravigliosa.
Compagne di banco secchione
E che piglio, che cipiglio, che scompiglio (sì, ora basta però con ‘ste allitterazioni, figura retorica così facile che c’è arrivato persino Vecchioni). Lady Blackberry mi piace. Molto. E’ la compagna di classe secchiona che tutti abbiamo avuto. Quella che alzava la manina, che sedeva di fronte al primo banco, che non ti passava il compito, che imparava a memoria i libri, che alle interrogazioni sembrava un pappagallo in loop, che agli scioperi era la prima a entrare in classe, che non aiutava nemmeno se nel frattempo il professore stava di te facendo scempio. Lady Blackberry era la secchiona, a metà strada tra il bruttino e il quasi caruccio, che sgobbava una vita intera per prendere un voto migliore del tuo. E poi, quando non lo prendeva, perché tu (io) eri figo e alle interrogazioni non solo la sapevi ma osavi perfino interpretare il testo, denotando cervello autonomo – uh – pensante, e per questo il professore (comunista) ti premiava: ecco, era allora che lei ci rimaneva male. La sua vita, di colpo, appariva priva di senso. Il dolore era accecante. Non c’erano più orizzonti futuri, se non iscriversi a Forza Italia. In questo senso, Silvio Berlusconi ha davvero salvato la vita a tanta gente. Pensate: senza Berlusconi, Gabriella Carlucci sarebbe ancora Gabriella Carlucci.
Armageddon al quadrato
Ultimamente Lady Blackberry ha distribuito perle di saggezza da Giovanni Floris e Monica Setta. Osservarla con quest’ultima, peraltro, è stato un po’ come vedere inquadrati nella stessa scena Darth Vader e il Fumo Nero diLost. L’Armageddon al quadrato.
Si dia qui voce e prova, con la consueta dovizia, dello scibile ravettiano. Mostrando alla corte alcuni reperti.
Sta parlando Crozza. Quel trotzkista di Crozza. La Ravetto, che si era preparata la scena da un mese, e che (cosa ancora più grave) pensava pure di essere originale e urticante nell’inscenarla, fa (devo dire benissimo) la faccia incarognita. Crozza se ne accorge e la zimbella: “Guarda che bella la Ravetto”. Lady Blackberry, che è davvero convinta di essere bella, lo prende per un complimento e a quel punto si sente ancor più autorizzata a impersonare la femme fatale di Ballarò: “Sì ma perché non mi fa ridereeee Crozza (sempre ‘ste vocali allungate e una inflessione sarda sopravvissuta a ore e ore di risciacquate ad Arcore. Oltretutto a Ballarò dà sempre il peggio di sé. Per dire, a Un giorno da pecora – di lei non mi perdo nulla – era stata quasi simpatica. Sarà l’aria dark-sovversiva di RaiTre che le fa male, boh). Non mi fa proprio ridereeeee comunqueeee vada avvvanti”. Lady Blackberry, con gli occhioni all’insù oltremodo accigliati, è convinta di aver fatto la battuta. Di aver messo in scacco la satira. Ovviamente è l’esatto contrario e Crozza gongola, ma lei (figurarsi) non capisce nulla di quanto le stia accadendo attorno (per questo fa il sottosegretario).
Ci tento
Qui però le ruba la scena Maurizio Lupi. Ecco, ragazzi: a me Lupi ha fatto tenerezza. Crozza gli dà la parola, gli chiede se almeno lui riesce a far ridere la Ravetto. E Lupi, di colpo, si imbarazza. Il caro Lupi, il tenero Lupi, il simpatico Lupi. Quello che se non se la prende con Travaglio una volta al giorno sta male. Di colpo, Lupi perde la favella, si rasserena come Candy Candy e tartaglia. Sì: tartaglia.
Ascoltiamolo: riesci a far ridere la Ravetto, Lupi? Dai, rispondi: “Ci ten.. (ehhh???) Ci cerc… (??? cosa volevi dire, “Cicerchie”?????) Ci tento”. CI TENTO? Lupi? Lupino mio, perché mi deludi così? Volevi dire: “Ci provo”. Non era difficile. Uffa.
Parole tronche e antinomie come se piovesse
Analizziamo però adesso alcuni snodi filosofici di Laura Ravetto. Sempre con dovizia.
1) “Mah (bell’inizio) la cosa che la prima cosa che (la prima cosa bellaaaaaa che ho avuto dalla vitaaaa è il tuo sorriso giovane, sei tu) credo debba essere detta, è che questo Ggggggoverno (quando dice GOVERNO, mi ricorda in marzialità una valchiria della Gestapo) sindall’iniziodelsuoooppperato (lo so, ogni tanto Laura si mangia le parole, ma non state qui a rompere le palle: io la AMO) ha dimostrato di avere come LINEA GUIDA (scandito) come direttrice proprio la tutela sociale (ahahhahahahahahahahahahah). E quindi proprio l’attenzione alle fasce più deboli (ahahahahahahhahahaha)”
2) “Nooooo scusateeee (dai con ‘ste vocali-eco: ma PERCHE’?) va be’ ma se vogliamo ridere (eh, oddio) io capisc io purtrop (e giù di parole tronche, come neanche un endecasillabo di Gozzano) non ho la claque dietroooooo (a differenza dei comunisti di Ballarò) non ho trenta persone (dove?) però per me contrapporre il costo della barca rispettooooaaah è chiaro (chiarissimo) che dà insomma mi pare che voglia trasmettere quel senso di contrapposizione che in questo momento non ci serve”. E se lo dice lei, non contrapponetevi mai più. MAI PIU’. Oppure lei vi punirà con una vocale allungata, munita di alabarda spaziale.
3) “Non rido delle battute di Crozza perché non credo sivisimicisivi (come diceva la Marchesini del Trio) debba ridere delle riforme”. Perché Lady Blackberry ha detto questa frase? Come risposta a una intemerata di Debora Serracchiani, da cui è uscita con le ossa rotta. Ora: io accetto tutto, ma farsi mettere i piedi in testa dalla Serracchiani in un dibattito è come farsi fare una tripletta da Loria. Inaccettabile.
4) Qui non siamo più a Ballarò, ma da Monica Setta. Eccolo: è l’Armageddon. Si parla di Affittopoli e del caso Scajola. La Setta ha preparato alcuni servizi contro i privilegi della Casta (ovviamente il primo è su D’Alema). La Ravetto, munita di una fanciullesca passata che ne contiene i boccoli biondocriniti, non gradisce. Vai Laura. “Mah (sempre un bell’inizio. Come fai a cominciare sempre una frase con “Mah”? E’ un’ammissione di confusione interiore. Sarebbe come se io, in Chiesa, iniziassi l’omelia dicendo: “Dobbiamo tutti volerci bene, brutte teste di cazzo”. Non risulterei molto credibile) guardi io credo che nessuno possa mettere in dubbio e nessuno possa permettersi di negare il principio fondamentale per cui eeeehhhh (qui si era persa: non sbagliava da troppi secondi e si sentiva in colpa) qualunque politico non deve assolutamente avere alcun tipo di privilegio rispetto al cittadino”. Classico inizio lauroravettiano, ovvero: metto le mani avanti e parlo un po’ senza dire niente e cercando di darmi un tono garantista, dopo di ché vi faccio un culo così. Infatti la Setta, che la sa lunga (cit), la guarda bramosa, sperando in un roboante redde rationem.
5) Che infatti arriva, puntuale. Ravetto: “Quello che spaventa un po’ è magari non so vedremo la caccia agli otto la caccia ai dieci (dà i numeri, letteralmente”). Setta: “Sono i giornali che lo hanno scritto, ora le faccio le fotocopie, così se le guarda a casa”. Ravetto (è scontro tra titani): “Sì no no (o è NO, o è SI’: quelli che dicono “sì no no” non li sopporto, come quelli coi puntini di sospensione e i punti esclamativi. O è NO,o è SI’. Terium non datur). Sì sì no no (eddai) io non voglio essere fraintesa (topos berlusconide: io dico il giusto, sono gli altri che fraintendono)”. Setta: “Eheheheh, ahahahaha, uhuhuhu” (parole forti). Ravetto: “Io dico solo che mi stupisco (sapessi noi) ci sono le competenze la magistratura farà il suo corso (bla bla bla) (..) Ma scusi ma poi (?) mi sembra anche (??) Certo poi vedere che dalla regia le fanno vedere i cartelli La Casta La Casta a me personalmente a me personalmente mi fa venire in mente (ormai non parla più: verseggia in forma di canzone: Mi ritorni in mente, bella come sei, forse ancor di più – uh uh uhh)”. La Ravetto, nuovamente, è convinta di aver fatto tana al nemico televisivo, svelando la magagna del “gobbo” dietro le quinte, ma la sua sortita non ha effetto alcuno (se non la narcosi subitanea di Piero Sansonetti, che quando c’è da fare un dibattito inutile non manca mai).
Il finale è rutilante.
La Setta, divertita, le chiede se la sua casa ce l’ha in affitto.
La Ravetto dice che son fatti suoi e che non ha nulla da nascondere.
Parte un applauso, timido come un sorpasso di Dani Pedrosa all’ultimo giro.
La Setta, eccitata, ridacchia. La Ravetto, che sta parlando da mezzora, chiede di nuovo il microfono perché lei finora non ha interrotto nessuno e ha parlato poco.
La Setta le dà ragione. Sgarbi sorride. Sansonetti dorme.
E anch’io non mi sento niente bene.
E ora scusatemi, vado a iscrivermi al gruppo Quelli che hanno digitato “Ryan Chappelle” su Wikipedia dopo aver letto Scanzi.
http://scanzi-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/category/articoli/