venerdì 30 aprile 2010

Bocchino lascia: “Berlusconi mi ha epurato”. Il premier sull’orlo di una crisi di nervi



di Fulvio Lo Cicero

Frattura oramai insanabile fra i finiani e il lider maximo, che confessa: “Me ne andrei volentieri ma devo governare questo Paese”. La Russa: “Bocchino non è una vittima”.

ROMA – Italo Bocchino lascia “ irrevocabilmente” la carica di vicecapogruppo del Pdl alla Camera dei deputati ma lo fa polemicamente, annunciando al mondo che Berlusconi in persona lo ha fatto fuori con un ordine perentorio alle sue truppe cammellate. E a lui avrebbe intimato di non partecipare all’ultima puntata di “Ballarò”. Di fronte alla disubbidienza del parlamentare finiano, il ducetto di Arcore avrebbe detto: «Allora io ti infilzo».

La scoperta dell’America

Fa impressione ed anche un po’ di tenerezza questo psicodramma che si sta svolgendo nelle segrete stanze del partito di plastica. Impressione perché ci si trova di fronte ad una tragedia shakespeariana tramutata in farsa trimalcionesca, tenerezza perché dimostra tutta l’incapacità mostrata fino ad ora da parte dei finiani di comprendere realmente la natura autoritaria del Pdl, un partito-azienda dove risulta impossibile discutere di qualsiasi cosa e dove mostrano, invece, di trovarsi a loro agio gli eredi del mussolinismo, quelli alla Ignazio La Russa, secondo cui Bocchino dovrebbe smetterla di fare la vittima e e alla Gasparri, per i quali il duce non è morto invano.

Solo adesso Bocchino scopre che «non esiste un solo partito democratico dove possa accadere ciò che è accaduto oggi» e che «Berlusconi commette un grave errore che è quello di colpire il dissenso, colpire chi è in vista per educarne cento. Ma questo non porterà il partito lontano». Peccato che sull’argomento siano stati scritti decine di libri e, in particolare, quello illuminante di Giovanni Sartori (“Il sultanato”, Laterza, 2009), nel quale il famoso politologo sottolinea come «Berlusconi secondo me è sempre più megalomane e potrebbe essere pericoloso. A lui interessa comandare, quello che conquista è suo e sul suo comanda lui, punto e basta».

Bocchino ora dice anche che la frattura fra Fini e Berlusconi non è sanabile ma bisogna vedere «se è possibile costruire un partito in cui sia ammesso il dissenso, dove siano presenti una maggioranza e una minoranza oppure se Berlusconi cercherà il pretesto per sfasciare tutto». Il lider maximo sarebbe ossessionato dall’ex vice-capogruppo del Pdl, «è da almeno un anno che chiede la mia testa, perchè ritiene che non possa esserci uno non allineato. Berlusconi mi ha pure chiamato per dirmi di non andare in televisione. Che un leader chiami un dirigente per dirgli questo, è una cosa che non esiste al mondo. In una telefonata, con toni concitati, mi ha pure detto: “Farai i conti con me”». Secondo Bocchino, «non è accettabile che chi ponga in discussione un sistema fondato su un centralismo carismatico che non ha eguali in Occidente, debba essere cacciato o costretto ad andare via. Non è questo il Pdl che sognavamo». Parole nobili, senza dubbio, anche per le orecchie di analisti che da sempre hanno compreso la vera natura del potere politico berlusconiano e che quindi hanno dormito un po’ meno di quanto non abbiano fatto le truppe finiane fino ad ora.

Berlusconi. “Oramai con Fini la rottura è insanabile”

Naturalmente diversa è la versione fornita dal ras di Arcore. «Ho chiamato Bocchino l'altra sera quando doveva andare a Ballarò. Con me è stato anche un po' insolente. Gli ho detto che non si può andare in tv a fare sceneggiate coinvolgendo il partito. Tutti nel Pdl devono capire che non si può sputtanare il partito», avrebbe detto a diversi parlamentari del Pdl. Poi, Berlusconi avrebbe proseguito: «A volte mi verrebbe voglia di mollare tutto, non si può passare tutta una giornata a discutere per questioni di partito. Io ho un Paese da governare e problemi internazionali da affrontare ed è deprimente perdere così tanto tempo per certe cose. Io comunque non sono un irresponsabile e vado avanti. Sarà il partito ad affrontare certe cose». Si attende una prova di lealtà da parte di Gianfranco Fini: «Abbiamo constato che tra di noi non c'è più amicizia, ora vediamo se c'e lealtà da parte sua. Lealtà nei confronti del Pdl ma soprattutto degli elettori. Vedremo se sarà leale in Parlamento. È chiaro che se qualcuno vuole assumersi la responsabilità di far cadere questo governo lo si vedrà in Parlamento e a quel punto la strada per le elezioni sarà l'unica possibile». Ma poi Berlusconi ha rincarato la dose, affermando che «la rottura è insanabile, irreversibile. Ormai Fini guarda a Casini e a Rutelli. Non appartiene più al Pdl e al nostro elettorato». Il Capo guarda con fastidio all’invadenza mediatica del Presidente della Camera (da quale pulpito, verrebbe da dire), perché «trova sempre una solidarietà nei conduttori che cercano di far venire fuori la rissa». Un atteggiamento considerato grave per un Presidente della Camera che «dovrebbe essere sopra le parti e non prestarsi a questo gioco». Il fatto è, ha chiosato ancora il premier, che «Fini per qualche giorno ha mostrato la faccia positiva per recuperare consensi ma poi condisce i suoi comportamenti con atti non chiari». Un premier afflitto, nervoso, tradito.

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