L'INTERROGAZIONE - Oggi però Ghedini ha presentato una interrogazione di otto fitte pagine per ricostruire la vicenda che lo ha visto come protagonista e affermare che i Pm di Milano hanno avuto «comportamenti inqualificabili» e che si deve verificare la possibilità di una azione disciplinare nei confronti del magistrato. L'inusuale scelta della interrogazione su un fatto che lo coinvolge direttamente fa dire al Pd: siamo, «dopo le leggi "ad personam", all'uso privato degli atti parlamentari». Per Ghedini invece il minacciato uso dell'accompagnamento coatto è stato 'un gravissimo episodio che ha anche chiaramente connotazioni politiche«. In particolare (l'interrogazione è firmata anche dal capogruppo Cicchitto e da quello in commissione Giustizia, Costa) ricorda che il Pm Massimo Meroni ha firmato «un durissimo documento contro le leggi del governo Berlusconi del periodo 2001-2006». Elemento questo che aiuterebbe a capire «quale sia lo stato d'animo» con il quale il magistrato «sta agendo nei confronti dell'avvocato Ghedini».
LA BOBINA - Nelle 8 pagine di interrogazione si ricorda quindi l'intera vicenda che riguarda la famosa bobina con la conversazione tra Piero Fassino e il numero uno di Unipol Giovanni Consorte che sarebbe stata consegnata dall'ingegner Raffaelli e da Fabrizio Favata a casa Berlusconi nel Natale del 2005. Pochi giorni prima della sua pubblicazione su Il Giornale. E gli interroganti ripercorrono anche tutte le varie fasi del tentativo del Pm di ascoltare Ghedini visto che, secondo le ricostruzioni apparse sui giornali, al momento dell'incontro in casa del premier, sarebbe stato presente anche lui insieme al fratello del Cavaliere, Paolo Berlusconi, proprietario de Il Giornale. L'accusa che i deputati del Pdl muovono al sostituto procuratore di Milano è che, citando Ghedini come teste, pur essendo quest'ultimo difensore dei due fratelli Berlusconi, si punterebbe ad «inibire» all'avvocato di Padova «l'esercizio del suo mandato> di legale nei confronti dei suoi assistiti. Secondo quanto sostiene Ghedini, infatti, «nell'ambito dello stesso procedimento colui che assume la qualifica di testimone non può assumere la veste di difensore».
LE REAZIONI - L'intervento di Ghedini suscita la immediata reazione dell'Idv e del Pd. Di Pietro commenta che il governo dovrebbe chiari come Berlusconi entro in possesso di quella intercettazione. «Siamo allo stato di polizia. Come al solito, Berlusconi e la sua corte vogliono bloccare i magistrati perché indagano sui loro sporchi affari. È provato che la telefonata tra Fassino e Consorte è stata pubblicata da Il Giornale della famiglia Berlusconi quando era coperta da segreto». Luigi De Magistris parla di riflesso condizionato » alla Pavlov« da parte del Pdl . «Dopo le leggi ad personam siamo adesso all'uso privato degli atti parlamentari», ha commentato la capogruppo democratica nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti: «Più che il merito della vicenda stupisce il metodo visto che Ghedini non si è ancora presentato in procura in qualità di persona informata sui fatti e questa sua iniziativa parlamentare ha tutto il sapore di una intimidazione preventiva nei confronti del magistrato che lo dovrà interrogare. È il solito modo di intendere la giustizia dove gli obblighi valgono per tutti, qualcuno escluso». (Fonte: Paolo Cucchiarelli-Ansa)
18 giugno 2010
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