Sono state condotte al porto di Ashdod, la "Mavi Marmaris", la nave turca attaccata questa mattina, con a bordo più di 500 attivisti. Secondo la tv Al-Arabiya, un'ottantina di pacifisti che si sarebbero rifiutati di fornire le proprie generalità sarebbero stati arrestati e portati in carcere dalle autorità israeliane, mentre il resto potrebbe essere espulso nelle prossime ore. In porto sono state scortate anche le altre cinque imbarcazioni, oltre l'ammiraglia assaltata dai soldati israeliani sulla quale sono morti dieci pacifisti e feriti almeno 26. Ma le notizie sono ancora frammentarie. Condanne per quanto accaduto arrivano da tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti che si dicono "sconcertati". L'attacco più duro arriva però dal primo ministro turco Erdogan che haparlato apertamente di "terrorismo di Stato". Prevista per le prossime ore la riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Dieci morti, 26 feriti - Almeno 10 passeggeri (in precedenza si era detto 19) della flotta internazionale di attivisti pro-palestinesi "Freedom Flotilla" che si dirigeva verso Gaza sono rimasti uccisi durante l'assalto di un commando israeliano. Secondo le prime informazioni date dalla tv israeleana 10 nell'attacco, avvenuto alle 2 della notte scorsa, sono rimaste ferite almeno 26 persone, tutti cili pacifisti, soccorse e portate negli ospedali israelianai con gli elicotteri e con imbarcazioni della marina. Tra i feriti anche dieci soldati israeliani, due dei quali in modo grave. Ferito anche lo sceicco Read Salah, leader del Movimento islamico israeliano che si trovava tra i passeggeri della flottiglia, non sarebbe tra le vittime ma sarebbe stato ferito e non sarebbe in pericolo di vita. Per il momento non ci sono ulteriori informazioni perché l'area del porto di Ashdod è stata dichiarata zona zona militare e nessuno può accedervi. Nulla sia sa neanche dei 5 italiani, tra cui una giornalista torinese, che facevano parte della "Flottilla".
La dinamica dei fatti non è ancora chiara. Fonti dell'esercito israeliano hanno detto che gli attivisti hanno provato a linciare i soldati non appena sono scesi dagli elicotteri per mezzo di funi. I militari sarebbero stati costretti ad aprire il fuoco dopo essere stati attaccati con coltelli, bastoni e proiettili sparati da due pistole sottratte ai soldati. Le autorità hanno diffuso delle immagini a sostegno di questa versione dei fatti, e anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu, in visita in Canada, ha espresso il pieno appoggio all'esercito, ribadendo che i soldati hanno il diritto di difendersi.
Gli attivisti: siamo stati attaccati - Totalmente diversa la versione degli attivisti, che accusano di essere stati attaccati dai soldati, saliti a bordo delle navi sparando. Le navi del convoglio, tre delle quali battevano bandiera turca, sono state portate nel porto israeliano di Ashdod. La polizia israeliana ha arrestato 16 attivisti che si sono rifiutati di fornire la loro identità, mentre gli altri saranno espulsi da Israele. A bordo del convoglio c'erano anche cinque italiani, tra cui una giornalista di Torino, Angela Lano, 47 anni, direttrice di Infopal, agenzia specializzata in Medio Oriente.
Netanyhau torna in Israele - L'assalto ha provocato una grave crisi internazionale, costringendo il premier israeliano Netanyahu a interrompere la sua visita in Nord America e ad annullare l'incontro con il presidente Usa Barack Obama a Washington in programma domani, per fare immediatamente rientro in patria. I due hanno avuto un colloquio telefonico, e secondo quanto riporta un comunicato della Casa Bianca, Obama ha chiesto di conoscere la verità sui fatti "il prima possibile". Israele ha intanto elevato il livello di allerta sul fronte nord (con il Libano) e su quello sud (con la Striscia di Gaza). Ma a ribollire è pure il fronte interno degli arabo-israeliani: un leader radicale di questi, lo sceicco Saleh, dirigente del Movimento Islamico in Galilea, partecipava alla spedizione e risulta essere stato ferito. Fatto questo che potrebbe esacerbare gli animi e far salire la tensione fra gli arabi di Israele.
La flottiglia partita da Cipro - La flottiglia, organizzata da diverse Ong internazionali per portare aiuti umanitari nella striscia di Gaza, sfidando l'embargo imposto quattro anni fa da Israele, era partita domenica pomeriggio da Cipro. A bordo delle sei navi con circa 700 attivisti, secondo gli organizzatori, ci sono anche deputati di vari Paesi europei. Tutti insieme trasportavano 10mila tonnellate di aiuti, tra cui 100 case prefabbricate e attrezzature mediche. In Israele intanto forze armate e la polizia sono state poste in stato di massima allerta.
Ferito anche il capitano - L'azione - ripetutamente minacciata da Israele nel caso in cui gli attivisti avessero cercato di forzare il blocco imposto attorno alla Striscia fin dall'avvento al potere degli islamico radicali di Hamas, nel 2007 - è avvenuta di notte in acque internazionali, a qualche decina di miglia dalla costa. Lo scontro a fuoco è avvenuto dopo che tre unità della marina israeliana hanno intercettato e attaccato una imbarcazione turca della "Freedom Flotilla". Tra i feriti, alcuni dei quali sono già stati trasferiti in ospedale, ci sarebbe il capitano della nave assaltata.
A bordo anche un bimbo di 6 mesi - C'è anche un bimbo di appena sei mesi, oltre a circa 800 altre persone, a bordo della nave turca "Mavi Marmaris" intercettata con altri cinque natanti dalla Marina israeliana. Lo ha dichiarato Veisel Basar, membro del consiglio di amministrazione della Fondazione umanitaria turca "Diritti Umani e Libertà " (Ihh), parlando con l'agenzia Anadolu. Dopo che i natanti sono stati intercettati, ha detto ancora Basar, è stata subito istituita una unità di crisi per seguire la situazione. "Prima dell'assalto in mare, gli israeliani hanno interrotto le comunicazioni con le navi. Ma da una fonte a bordo della nave abbiamo ricevuto un video sugli incidenti. Nelle immagini si vedono i militari israeliani che salgono a bordo da imbarcazioni o calandosi da elicotteri. Si vedono anche i feriti riuniti nella parte centrale del ponte della nave. Non abbiamo informazioni certe".
Ministro israeliano "rammaricato" - Il ministro israeliano per il Commercio e l'Industria, Binyamin Ben-Eliezer ha espresso il proprio "rammarico per tutte le vittime" dell'assalto della marina alla flotta di attivisti pro-palestinesi diretti a Gaza. "Le immagini non sono certo piacevoli. Posso solo esprimere rammarico per tutte le vittime" ha detto il ministro alla radio dell'esercito.
Rischio di nuovi scontri - In Siria, intanto, otto gruppi palestinesi con base a Damasco hanno chiesto agli stati arabi e musulmani di dare supporto alla "Flotilla" ed hanno avvertito Israele di evitare "ogni sciocchezza per ostacolare le navi". "Ciò potrebbe creare nuove tensioni e imprevedibili reazioni", hanno fatto sapere i gruppi palestinesi, tra cui Hamas e Jihad islamica.
Italiani a bordo, da questa notte nessuna notizia - Ci sono anche alcuni italiani, almeno cinque, fra gli attivisti della flottiglia. Lo riferisce la Farnesina interpellata sulla vicenda. Le fonti del ministero degli Esteri italiano riferiscono anche che non risultano italiani coinvolti nella sparatoria che ha provocato morti e feriti. L'ambasciata italiana in Israele ha comunque inviato alcuni funzionari ad Haifa, dove la flottiglia verrà scortata dalle forze israeliane, per verificare la situazione sul posto. Da questa notte però non si hanno notizie degli attivisti italiani. Il silenzio sarebbe infatti calato sulla loro sorte perché gli israeliani avrebbero sequestrato i telefoni cellulari.
"Gli israeliani ci stanno intercettando" - C'è anche una giornalista di Torino tra i cinque italiani che si trovavano a bordo di una delle navi del convoglio umanitario, diretto a Gaza. Angela Lano, 47 anni, era a bordo della "8000 - Freedom for prisoners. Freedom for Gaza" insieme ad alcuni colleghi. "Di lei - dicono adesso alla Infopal, l'agenzia di stampa on line di cui è direttore - non abbiamo notizie. L'ultima telefonata ci è giunta alle 2 della notte scorsa: diceva 'gli israeliani ci stanno intercettando'. Poi, il nulla".
Nei giorni scorsi le minacce di Israele - Per arrivare nell'enclave palestinese, le sei navi dovevano superare il blocco israeliano. "Abbiamo la ferma intenzione di arrivare a Gaza malgrado le intimidazioni e le minacce di violenza che abbiamo ricevuto", aveva detto domenica uno degli organizzatori della "Freedom Flotilla". Alcune navi della flottiglia battono bandiera turca e una Ong turca sarebbe uno dei principali organizzatori dell'intera operazione di invio di aiuti a Gaza sotto assedio. Israele, la quale nega che a Gaza sia in atto una crisi umanitaria, aveva ripetutamente avvertito che avrebbe impedito alla flottiglia di arrivare nella Striscia ma si era offerto di far pervenire a destinazione gli aiuti, dopo ispezione, tramite un valico terrestre. Per Israele, perciò, l'intera operazione è una "provocazione" studiata con l'intento di diffamare la sua immagine agli occhi del mondo.
Il convoglio umanitario - La flotta di attivisti pro-palestinesi è formata da sei navi, tre traghetti e tre cargo. A bordo ci sono complessivamente circa 650 persone di vari paesi, in buona parte sono turchi, ma anche europei, e materiali da costruzione, medicinali e generi di prima necessità. Lo riferiscono i siti della Bbc e di giornali turchi e internazionali. Tre navi sono fornite dalla Ong turca legata al governo Insani Yardim Vakfi (Ihh, Fondazione per l'aiuto umanitario). Fra queste c'è l'ammiraglia della flotta, il traghetto "Mavi Marmaris", con 600 persone a bordo, dove è avvenuta la strage. Altre tre navi sono fornite dalla Ong internazionale Free Gaza Movement, network con sede a Nicosia, a Cipro, che raccoglie gruppi in Grecia, Germania, Irlanda e Scozia. Due di queste unità sono greche, il traghetto "Sfendoni" e il cargo "Libertà del Mediterraneo". A organizzare la spedizione hanno contribuito anche gruppi greci e svedesi e l'Organizzazione malese "Perdana per la pace globale". Le navi erano salpate domenica dalla Repubblica turca di Cipro e sarebbero dovute arrivare oggi a Gaza. A bordo c'erano fra gli altri la premio Nobel per la pace irlandese Mairead Corrigan-Maguire e il giallista svedese Henning Mankell.
31 maggio 2010
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