venerdì 12 agosto 2011

Delirio Bossi. - di Concetto Vecchio.


bossi

Per Umberto Bossi salvare il Paese “è una rottura di coglioni”. Va da Napolitano al Quirinale?, gli hanno chiesto ieri: “Se bisogna farsi vedere allora ci vado”. Come sarebbe a dire “se bisogna farsi vedere?” Reduce dal vertice dei canederli a Gemonio con il ministro Calderoli in braghette da camperista e il vicepremier in pectore Renzo Trota che lo aiutava a fare il dito medio – una scena che certifica lo spread esistente tra questo governo e il resto del mondo occidentale – Umberto Bossi continua penosamente a contraddirsi. Due giorni fa sosteneva che le pensioni di anzianità non vanno per nessuna ragione toccata. Ieri ha detto che si poteva ragionarci su. Lunedì gli è sfuggita quella meravigliosa frase – “la realtà è venuta a trovarci” – sostenendo che bisognava seguire la Bce. Ieri ha dato a Draghi e Trichet dei golpisti. Al tavolo di Gemonio c’era anche Tremonti, a conferma di un rapporto saldo, ma alzandosi anzitempo dalla sala del Mappamondo, il Senatur ha definito il discorso del ministro dell’Economia “fumoso”. Cosa vuole veramente? Bossi è nei fatti, dopo Berlusconi, il numero 2 del governo e la nostra sopravvivenza dipende da uno che va in giro con gli occhiali alla Blues Brothers e come ricorda Lynda Dematteo in L’idiota in politica. Antropologia della Lega Nord (Feltrinelli) “trascura il suo aspetto, beve bibite, porta un orologio di quelli giapponesi con la calcolatrice incorporata e sembra sempre aver bisogno di una spazzolata ai capelli”. Ora, nelle vesti di Braveheart padano Bossi poteva permettersi tutte le provocazioni o regressioni possibili, oggi che dovrebbe salvare la nazione dal default i suoi rutti a tavola semplicemente ci atterriscono.


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