Da Bologna parte anche la campagna a difesa dell'acqua pubblica e del risultato del referendum: centinaia di giovani ad applaudirlo e pronti a sostenerlo nelle sue prossime battaglie.
Le spese militari in Italia in vent’anni sono quasi raddoppiate: dai 14 miliardi e 464 milioni di euro del 1990 ai 27 miliardi e 914 milioni del 2010. Il dato proviene dall’International Peace Research Institute di Stoccolma (Sipri) ed è stato utilizzato da padre Alex Zanotelli, il missionario comboniano d’origine trentina, per lanciare una petizione contro un ulteriore incremento di fondi destinati a finanziare interventi armati all’estero e il rinnovo del parco armamenti tricolore.
Oggi a Bologna ospite del Centro studi Donati per parlare di accoglienza e del rapporto che lega il nord e il sud del mondo, Zanotelli si è sempre occupato di migranti, poveri, sfrattati e rifugiati. Non solo in Africa, dove ha vissuto per anni e anni, ma anche nel nostro paese, dove da tempo si batte per l’acqua pubblica e contro le spese militari.
Ed è infatti proprio questo è il tema della sua petizione “Manovra e armi: il male oscuro”, che nel giro di qualche settimana è stata promossa via Facebook, attraverso siti d’ispirazione sociale e antimilitaristi (in primis IlDialogo.org, ma anche Altracitta.org, Welfare Italia, Assistenti sociali senza frontiere), e ha registrato due risultati. Il primo che è in oltre 15 mila e 500 hanno apposto la loro firma avallando la richiesta del religioso di tagliare le spese militari. Il secondo invece è che le previsioni più pessimistiche sulla quantità di denaro che se ne va in armi è stato confermato via che la legge di stabilità per il 2012 e per il 2013 veniva elaborata. “Ma questo tutto i media si scordano di raccontarlo”, spiega Zanotelli a margine dell’incontro bolognese.
“Ogni ora spesi 3 milioni, 76 ogni giorno”. È con questa affermazione, calcolatrice alla mano, che padre Zanotelli inizia la sua campagna di sensibilizzazione. E aggiunge: “In tutta la discussione nazionale in atto sulla manovra finanziaria, che ci costerà 20 miliardi di euro nel 2012 e 25 miliardi nel 2013, quello che più mi lascia esterrefatto è il totale silenzio di destra e sinistra, dei media e dei vescovi italiani sul nostro bilancio della Difesa [...]. Se avessimo un orologio tarato su questi dati, vedremmo che in Italia spendiamo oltre 50 mila euro al minuto”.
Per trovarne conferma basta vedere cosa tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre era previsto nella legge di stabilità che passava per le Camere in cerca di approvazione. Ed ecco che le cifre hanno registrato un doppio andamento. Da un lato alcune spese che afferiscono al ministero della Difesa sono state tagliate del 18,2% per quanto riguarda i cosiddetti fondi “per l’esercizio”,300 milioni di euro che in parte vengono recuperati da costi per il carburante, per i pezzi di ricambio, per la manutenzione del parco macchine e per l’addestramento del personale.
Confermati invece gli investimenti da completare entro la fine di quest’anno per un valore complessivo di 3 miliardi e 455 milioni di euro, 266 in più rispetto all’anno scorso. Questo denaro – ha dichiarato l’ex ministro Ignazio La Russa prima di lasciare il suo incarico – va in progetti che coinvolgono la Nato e che prevedono l’acquisto di caccia Eurofighter Typhoon, Tornado e F35 Joint Strike Fighter, di elicotteri Nh90 e di sommergibili U-212.
Le Ong: “La solidarietà invece è annullata”. In contemporanea alla conferma delle notizie sulle spese militari, sono insorte le organizzazioni non governative italiane, che con le leggi di stabilità e di bilancio si vedrebbero tagliare il 51% dei finanziamenti a loro destinati dal ministero degli Affari Esteri. “Per i fondi della cooperazione allo sviluppo (legge 49/87) gestiti dal Mae”, ha scritto in una nota l’associazione Ong Italiane, “s i passa dal minimo storico del 2011, pari a 179 milioni di euro, a un nuovo record negativo con soli 86 milioni di euro”.
Una cifra, questa, che solo due anni fa, nel 2009, copriva gli interventi umanitari da svolgere soltanto in due Paesi, l’Etiopia e l’Afghanistan. E a proposito di spese militare, aggiungono gli operatori delle Ong, “si continuano a stanziare 180 milioni di euro per il trattato Italia-Libia e si dispone lo stanziamento di 750 milioni di operazioni militari all’estero. Si conferma l’investimento di 375 milioni l’anno (fino al 2022) per la costruzione delle fregate italo-francesi Freem e di altri 70 milioni fino al 2023 per la partecipazione al consorzio europeo di aeronautica militare”.
In arrivo anche velivoli senza pilota da destinare a Foggia. A fronte di tutto questo, il presidente dell’associazione Ong italiane Francesco Petrelli ha parlato di “tagli [che] non sono affatto lineari ma selettivi e [che] colpiscono in modo abnorme e ingiustificato la cooperazione internazionale ”. E a questo si aggiunge quanto raccontato di recente dal giornalista Antonio Mazzeo che, per la Rete italiana per il disarmo, ha fornito un ulteriore tassello: l’acquisto di “due velivoli senza pilota Uav Predator per il bombardamento teleguidato contro obiettivi terrestri. A darne notizia non è il ministro della difesa italiano, come ci si aspetterebbe, ma il dipartimento della difesa Usa”.
Inoltre, aggiunge ancora il giornalista, “il contratto, per un valore di 15 milioni di dollari, è stato sottoscritto dall’aeronautica militare italiana e prevede pure la fornitura di tre radar Lynx Block 30 e un motore di ricambio”. I velivoli, una volta consegnati, andranno al ventottesimo gruppo “Le Streghe” di Amendola, in provincia di Foggia, “destinata a divenire entro un paio d’anni”, prosegue Mazzeo, “la prima base italiana per i nuovi cacciabombardieri Lockheed Martin F35 (Joint Strike Fighter) che nelle intenzioni del ministero della Difesa sostituiranno prima gli Am-X e poi i Tornado”.
Don Paolo Farinella: “Se anche i cappellani militari ci si mettono a sostenere le spese militari”. Don Paolo Farinella, parroco genovese di confine, aveva fatto da controcanto a Zanotelli già qualche settimana fa, quando aveva commentato la notizia di fare di Giovanni XXIII, il “papa buono” dell’enciclica “Pacem in terris”, nel patrono dell’esercito. Per lui si trattava senza mezzi termini di “una bestemmia, un insulto alla decenza che un prete non dovrebbe nemmeno pensare”.
E a ruota si era scagliato contro monsignor Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare e direttore della rivista dell’ordinariato “Bonus Miles Christi”. L’ecclesiastico aveva dichiarato “amarezza e disagio [per] chi invoca lo scioglimento degli eserciti e l’obiezione contro le spese militari”. Si era aggiunto poi anche con don Vincenzo Caiazzo, sacerdote della portaerei Garibaldi, secondo il quale “i valori militari vanno a braccetto con i valori cristiani”.
“Di fronte a questo rinnegamento del Vangelo viene solo voglia di dire ‘Povero Cristo’”, ha commentato Farinella. “Costoro dovrebbero essere le ‘guide’, dovrebbero insegnare a ‘discernere’ la violenza dalla non-violenza, la pace dalla guerra. Invece sono l’autorità nella Chiesa che si annettono Cristo a loro uso e consumo, lo militarizzano, lo circondano di armi e di morte”.
“Ma perché i nostri pastori non alzano la voce e non gridano che questa è la strada verso la morte?”, ha scritto ancora Zanotelli nella sua petizione. “Come cittadini chiediamo di sapere quanto va in tangenti ai partiti, al governo sulla vendita di armi all’estero (ricordiamo che nel 2009 abbiamo esportato armi per un valore di quasi 5 miliardi di euro). È un autunno drammatico questo, carico di gravi domande”.
Oggi a Bologna ospite del Centro studi Donati per parlare di accoglienza e del rapporto che lega il nord e il sud del mondo, Zanotelli si è sempre occupato di migranti, poveri, sfrattati e rifugiati. Non solo in Africa, dove ha vissuto per anni e anni, ma anche nel nostro paese, dove da tempo si batte per l’acqua pubblica e contro le spese militari.
Ed è infatti proprio questo è il tema della sua petizione “Manovra e armi: il male oscuro”, che nel giro di qualche settimana è stata promossa via Facebook, attraverso siti d’ispirazione sociale e antimilitaristi (in primis IlDialogo.org, ma anche Altracitta.org, Welfare Italia, Assistenti sociali senza frontiere), e ha registrato due risultati. Il primo che è in oltre 15 mila e 500 hanno apposto la loro firma avallando la richiesta del religioso di tagliare le spese militari. Il secondo invece è che le previsioni più pessimistiche sulla quantità di denaro che se ne va in armi è stato confermato via che la legge di stabilità per il 2012 e per il 2013 veniva elaborata. “Ma questo tutto i media si scordano di raccontarlo”, spiega Zanotelli a margine dell’incontro bolognese.
“Ogni ora spesi 3 milioni, 76 ogni giorno”. È con questa affermazione, calcolatrice alla mano, che padre Zanotelli inizia la sua campagna di sensibilizzazione. E aggiunge: “In tutta la discussione nazionale in atto sulla manovra finanziaria, che ci costerà 20 miliardi di euro nel 2012 e 25 miliardi nel 2013, quello che più mi lascia esterrefatto è il totale silenzio di destra e sinistra, dei media e dei vescovi italiani sul nostro bilancio della Difesa [...]. Se avessimo un orologio tarato su questi dati, vedremmo che in Italia spendiamo oltre 50 mila euro al minuto”.
Per trovarne conferma basta vedere cosa tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre era previsto nella legge di stabilità che passava per le Camere in cerca di approvazione. Ed ecco che le cifre hanno registrato un doppio andamento. Da un lato alcune spese che afferiscono al ministero della Difesa sono state tagliate del 18,2% per quanto riguarda i cosiddetti fondi “per l’esercizio”,300 milioni di euro che in parte vengono recuperati da costi per il carburante, per i pezzi di ricambio, per la manutenzione del parco macchine e per l’addestramento del personale.
Confermati invece gli investimenti da completare entro la fine di quest’anno per un valore complessivo di 3 miliardi e 455 milioni di euro, 266 in più rispetto all’anno scorso. Questo denaro – ha dichiarato l’ex ministro Ignazio La Russa prima di lasciare il suo incarico – va in progetti che coinvolgono la Nato e che prevedono l’acquisto di caccia Eurofighter Typhoon, Tornado e F35 Joint Strike Fighter, di elicotteri Nh90 e di sommergibili U-212.
Le Ong: “La solidarietà invece è annullata”. In contemporanea alla conferma delle notizie sulle spese militari, sono insorte le organizzazioni non governative italiane, che con le leggi di stabilità e di bilancio si vedrebbero tagliare il 51% dei finanziamenti a loro destinati dal ministero degli Affari Esteri. “Per i fondi della cooperazione allo sviluppo (legge 49/87) gestiti dal Mae”, ha scritto in una nota l’associazione Ong Italiane, “s i passa dal minimo storico del 2011, pari a 179 milioni di euro, a un nuovo record negativo con soli 86 milioni di euro”.
Una cifra, questa, che solo due anni fa, nel 2009, copriva gli interventi umanitari da svolgere soltanto in due Paesi, l’Etiopia e l’Afghanistan. E a proposito di spese militare, aggiungono gli operatori delle Ong, “si continuano a stanziare 180 milioni di euro per il trattato Italia-Libia e si dispone lo stanziamento di 750 milioni di operazioni militari all’estero. Si conferma l’investimento di 375 milioni l’anno (fino al 2022) per la costruzione delle fregate italo-francesi Freem e di altri 70 milioni fino al 2023 per la partecipazione al consorzio europeo di aeronautica militare”.
In arrivo anche velivoli senza pilota da destinare a Foggia. A fronte di tutto questo, il presidente dell’associazione Ong italiane Francesco Petrelli ha parlato di “tagli [che] non sono affatto lineari ma selettivi e [che] colpiscono in modo abnorme e ingiustificato la cooperazione internazionale ”. E a questo si aggiunge quanto raccontato di recente dal giornalista Antonio Mazzeo che, per la Rete italiana per il disarmo, ha fornito un ulteriore tassello: l’acquisto di “due velivoli senza pilota Uav Predator per il bombardamento teleguidato contro obiettivi terrestri. A darne notizia non è il ministro della difesa italiano, come ci si aspetterebbe, ma il dipartimento della difesa Usa”.
Inoltre, aggiunge ancora il giornalista, “il contratto, per un valore di 15 milioni di dollari, è stato sottoscritto dall’aeronautica militare italiana e prevede pure la fornitura di tre radar Lynx Block 30 e un motore di ricambio”. I velivoli, una volta consegnati, andranno al ventottesimo gruppo “Le Streghe” di Amendola, in provincia di Foggia, “destinata a divenire entro un paio d’anni”, prosegue Mazzeo, “la prima base italiana per i nuovi cacciabombardieri Lockheed Martin F35 (Joint Strike Fighter) che nelle intenzioni del ministero della Difesa sostituiranno prima gli Am-X e poi i Tornado”.
Don Paolo Farinella: “Se anche i cappellani militari ci si mettono a sostenere le spese militari”. Don Paolo Farinella, parroco genovese di confine, aveva fatto da controcanto a Zanotelli già qualche settimana fa, quando aveva commentato la notizia di fare di Giovanni XXIII, il “papa buono” dell’enciclica “Pacem in terris”, nel patrono dell’esercito. Per lui si trattava senza mezzi termini di “una bestemmia, un insulto alla decenza che un prete non dovrebbe nemmeno pensare”.
E a ruota si era scagliato contro monsignor Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare e direttore della rivista dell’ordinariato “Bonus Miles Christi”. L’ecclesiastico aveva dichiarato “amarezza e disagio [per] chi invoca lo scioglimento degli eserciti e l’obiezione contro le spese militari”. Si era aggiunto poi anche con don Vincenzo Caiazzo, sacerdote della portaerei Garibaldi, secondo il quale “i valori militari vanno a braccetto con i valori cristiani”.
“Di fronte a questo rinnegamento del Vangelo viene solo voglia di dire ‘Povero Cristo’”, ha commentato Farinella. “Costoro dovrebbero essere le ‘guide’, dovrebbero insegnare a ‘discernere’ la violenza dalla non-violenza, la pace dalla guerra. Invece sono l’autorità nella Chiesa che si annettono Cristo a loro uso e consumo, lo militarizzano, lo circondano di armi e di morte”.
“Ma perché i nostri pastori non alzano la voce e non gridano che questa è la strada verso la morte?”, ha scritto ancora Zanotelli nella sua petizione. “Come cittadini chiediamo di sapere quanto va in tangenti ai partiti, al governo sulla vendita di armi all’estero (ricordiamo che nel 2009 abbiamo esportato armi per un valore di quasi 5 miliardi di euro). È un autunno drammatico questo, carico di gravi domande”.
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