martedì 25 marzo 2014

"I Servizi coprivano le Brigate Rosse": rivelazioni sulla messinscena del rapimento Moro. - Fausto Carotenuto

viafani

«Tutto è partito - ha detto l’ispettore di polizia Rossi all’Ansa - da una lettera anonima scritta dall’uomo che era sul sellino posteriore dell’Honda in via Fani quando fu rapito Moro. Diede riscontri per arrivare all’altro. Dovevano proteggere le Br da ogni disturbo. Dipendevano dal colonnello del Sismi che era lì».  
Le ricerche dell’ispettore sono nate da una lettera anonima inviata nell’ottobre 2009 alla redazione de La Stampa. Questo il testo: «Quando riceverete questa lettera, saranno trascorsi almeno sei mesi dalla mia morte come da mie disposizioni. Ho passato la vita nel rimorso di quanto ho fatto e di quanto non ho fatto e cioè raccontare la verità su certi fatti. Ora è tardi, il cancro mi sta divorando e non voglio che mio figlio sappia. La mattina del 16 marzo ero su di una moto e operavo alle dipendenze del colonnello Guglielmi, con me alla guida della moto un altro uomo proveniente come me da Torino; il nostro compito era quello di proteggere le Br nella loro azione da disturbi di qualsiasi genere. Io non credo che voi giornalisti non sappiate come veramente andarono le cose ma nel caso fosse così, provate a parlare con chi guidava la moto, è possibile che voglia farlo, da allora non ci siamo più parlati, anche se ho avuto modo di incontrarlo ultimamente...Tanto io posso dire, sta a voi decidere se saperne di più».
La polizia avviò così le prime indagini. In una casa di Cuneo, dove l’uomo ha vissuto con la prima moglie, vengono trovate due armi regolarmente denunciate: una Beretta e una Drulov, un’automatica di precisione di fabbricazione cecoslovacca. E le pagine originali di Repubblica dei giorni del sequestro Moro. Rossi afferma di aver chiesto di sentire la coppia e di ordinare una perizia sulle armi. Ma la sua richiesta non ebbe seguito. Le armi sarebbero state distrutte senza effettuare alcuna perizia e il fascicolo sarebbe finito nella palude dei palazzi di giustizia romani.
Un’Honda blu era effettivamente presente in via Fani il 16 marzo del 1978 e si occupò di tenere lontani, anche sparando estranei che potessero arrivare casualmente sulla scena del rapimento. I brigatisti hanno sempre affermato che quella moto “non era roba loro”. Il Colonnello Guglielmi disse che era lì, a pochi passi, perché invitato a pranzo da un collega. Peccato che fossero le 9,30 del mattino…
Si tratta dell’ultima di una serie di rivelazioni che viene fuori negli ultimi tempi, nelle quali un artificiere, poi un finanziere e quindi un poliziotto, rivelano retroscena tendenti a dimostrare che tutte le attività delle brigate rosse erano attentamente seguite da organi dello Stato e che l’attività di questi organi, per conto di certi vertici politici fu quella di fare in modo che l’operazione fosse “protetta” fino ad arrivare al risultato della eliminazione di Moro.
In un nostro articolo abbiamo chiaramente definito la vicenda del rapimento: “…venne rapito con la messinscena delle Brigate Rosse, da ben altre forze. Forze anti-coscienza e forze lanciate alla distruzione del sistema degli stati nazionali, per avere a disposizione dei mega stati meglio controllabili.” (http://coscienzeinrete.net/politica/item/1178-16-marzo-1978-%E2%80%93-aldo-moro-viene-rapito-per-toglierci-sovranit%C3%A0-e-libert%C3%A0 )
Ma ora perché tutte queste rivelazioni? Perché il gruppo gesuita-massonico vincente a livello mondiale non ha più bisogno di quegli ambienti “atlantisti”, piduisti, fascistoidi e americano-massonici che si occuparono della strategia della tensione, ricevendone potere politico ed economico. Ora quella classe politica viene rapidamente sostituita da uomini e ambienti più funzionali al disegno di un’Europa schiava della finanza mondialista. Uomini dall’immagine ancora “pulita”, adatti alle nuove manipolazioni dell’opinione pubblica. I vecchi e logori strumenti possono andare in soffitta… e gli scheletri vengono fuori dagli armadi, per convincere i più riottosi a farsi da parte.
Noi non ci faremo fuorviare da questi giochetti del potere: i Cossiga e gli Andreotti di allora venivano presentati benissimo, così come ora i Letta, i Renzi, i Napolitano di oggi. Ma ormai conosciamo bene le intenzioni di chi tuttora guida la danza della manipolazione. Noi ci fidiamo solo della nostra coscienza e di quella dei tanti amici che vogliono veramente il bene di tutti, ma che rarissimamente appaiono sui giornali del potere o assumono incarichi importanti nella struttura governativa. Insieme, in rete, muoviamoci per migliorare la società intorno a noi!

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