Una conversazione intercettata il 16 maggio scorso grazie al trojan inserito nel telefonino di Luca Palamara dà conto dei consigli ricevuti dal procuratore aggiunto di Roma Antonello Racanelli, all’epoca segretario di Magistratura indipendente.
Roma - Il procuratore generale Riccardo Fuzio non era l’unico alto magistrato sul quale Luca Palamara poteva contare sia per decidere sulle mosse da compiere rispetto all’indagine per corruzione aperta contro di lui a Perugia, sia per agevolare l’arrivo al vertice della procura di Roma del «suo» candidato Marcello Viola. Una conversazione intercettata il 16 maggio scorso grazie al trojan inserito nel suo telefonino, dà conto dei consigli ricevuti dal procuratore aggiunto di Roma Antonello Racanelli, all’epoca segretario di Magistratura indipendente e anche lui sostenitore di Viola. Ma gli atti dell’inchiesta avviata dai pubblici ministeri umbri raccontano anche presunti interventi che proprio Palamara avrebbe compiuto per «pilotare» alcuni processi che non erano stati assegnati a lui, ma che interessavano suoi conoscenti.
«Muovere le carte».
Poco dopo aver saputo dall’amico e consigliere del Csm Luigi Spina di essere indagato, Palamara va da Racanelli. È furioso. «Hai saputo la porcata? Ma tu hai capito che hanno fatto?». Poi minaccia: «Però mo’ va gestita bene perché se poco poco mi girano... poi racconto tutto». Il collega gli consiglia di chiedere ufficialmente alla Procura di Perugia quale sia la sua posizione.
Racanelli: «A quel punto sei legittimato ad andare con un tuo avvocato a prendere contatto con il pm e dice “il mio assistito vuole farsi interrogare... non dichiarazioni spontanee” e vedi cosa ti dice, ma però a questo punto cerca anche di capire una cosa perché secondo me è un peccato che poi sprechi questa occasione di poter fare l’aggiunto adesso».
Palamara: «Certo».
Racanelli: «Scusa perché dopo finirà la storia...».
Palamara: «No, ma io sono d’accordo».
I due sono preoccupati anche per la possibile procedura di trasferimento al Csm, mentre si mostrano interessati che proceda rapidamente quella basata sull’esposto del pm romano Stefano Fava contro l’ex procuratore Giuseppe Pignatone e l’aggiunto Paolo Ielo.
Racanelli: «Secondo me la commissione non fa niente sulla pratica tua... su quell’altra bisogna insistere per avere le carte e incominciare a muovere le carte... incominciare a convocare... perché così segnali...».
E alla fine Palamara conclude: «Vabbè, le spalle sono forti... cioè sono più stimolato a portare Viola».
Adele e il lusso.
L’accusa di corruzione riguarda soldi, viaggi e gioielli che l’imprenditore Fabrizio Centofanti avrebbe pagato per lui e per la sua amica Adele, insegnante di ginnastica che frequentava da anni. Il 9 maggio i due parlano proprio di quanto può accadere, il magistrato è preoccupato e si sfoga proprio sull’amicizia con Centofanti.
Palamara: «Quel c... di piccoletto solo guai c’ha combinato».
Adele: «Eh però abbiamo passato sette anni di lusso».
Palamara: «Pure, dillo pure!».
Adele: «Lo sto dicendo a te... siamo stati a Ibiza con... siamo stati a Favignana».
I processi pilotati.
Durante la perquisizione a casa di Palamara è stato trovato un elenco di fascicoli già inviati in tribunale o in corte d’Appello con alcune annotazioni a mano. Per il primo si parla della sostituzione di una giudice; su un altro è scritto: «Questa è fondamentale che la rigetti»; su un terzo: «Questa è l’ultima che ti ho dato». E adesso sarà la Guardia di Finanza a dover verificare se gli interventi siano effettivamente andati a buon fine.
https://www.corriere.it/cronache/19_luglio_03/amica-palamarada-ibiza-favignanaabbiamo-vissutosette-anni-lusso-68624cec-9d19-11e9-b87c-e5d25052c984.shtml
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