ENERGIA - Riattivato Nord Stream. Taglio consumi: dopo Spagna, Portogallo e Grecia bocciano l’Ue.
Da ieri mattina la Russia ha ripreso le consegne di gas all’Europa attraverso il gasdotto Nord Stream 1 che arriva in Germania. Le esportazioni sono rimaste bloccate per dieci giorni a causa dei lavori di manutenzione. Flussi azzerati che negli scorsi giorni hanno fatto temere uno stop russo anche dopo la fine dei lavori. La presidente della Commissione Ue, Ursula von del Leyen, ha accusato Vladimir Putin “di minacciare l’Europa con il gas”. Ma se gli operatori, soprattutto quelli tedeschi, si aspettavano che Mosca tornasse a pompare gas solo al 30% della sua capacità, l’agenzia Tass ha riferito che ieri sono stati richiesti volumi pari a quelli forniti prima dello stop temporaneo, cioè 67 milioni di metri cubi al giorno, che equivalgono al 40% della capacità. È da metà giugno che Gazprom, l’azienda energetica statale russa, ha tagliato il flusso al 40% adducendo presunti problemi tecnici a causa del ritardo della consegna di una turbina che Siemens Energy aveva inviato in Canada per una revisione e che non poteva essere restituita a causa delle sanzioni imposte alla Russia. La turbina è stata poi inviata in Germania domenica scorsa per via aerea.
Berlino ha sempre respinto la spiegazione tecnica di Gazprom, accusando Mosca di far salire i prezzi dell’energia. Tanto che ieri la riapertura del gasdotto ha fatto sgonfiare le quotazioni del gas che ad Amsterdam hanno segnato un -5,4%, a 146,71 euro al megawattora. Mentre la ripresa delle forniture ha consentito al portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, di “respingere categoricamente come false le accuse di ricatti all’Europa”. “Siamo pronti a rispettare gli impegni presi”, ha aggiunto.
La ripresa delle forniture è coincisa con un aumento delle forniture per l’Italia. Una decisione che, per il tempismo, potrebbe avere un legame con la caduta del governo Draghi. Ieri mattina, Mosca ha deciso di pompare molto più gas del solito: 36 milioni di metri cubi, a fronte di consegne giornaliere pari a circa 21 milioni di metri cubi effettuate nei giorni scorsi. In pratica, ha spiegato Eni, rispetto all’altroieri c’è stata una crescita del 71,4%. Il livello di riempimento degli stoccaggi è salito al 68%. L’obiettivo imposto dall’Ue è arrivare almeno all’80% entro novembre per farsi trovare pronti nel caso, sempre più concreto, che la Russia decida di interrompere definitivamente l’erogazione del gas. “Uno scenario probabile a cui prepararci”, ha detto mercoledì la presidente Von der Leyen durante la conferenza in cui ha presentato il piano d’emergenza Ue per affrontare la prossima crisi energetica. Ma il taglio dei consumi del 15% imposto ai Paesi membri, che potrebbe diventare obbligatorio se la crisi dovesse peggiorare, è stato bocciato da Spagna, Portogallo e Grecia, secondo i quali il razionamento è “insostenibile” e “sproporzionato”, perché andrebbe a colpire troppo famiglie e imprese. Ma soprattutto non c’è volontà di andare in soccorso della Germania, Paese più colpito dalla crisi del gas e il più aiutato dal taglio dei consumi. “Contrariamente ad altri Paesi, la Spagna non ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità in termini energetici”, ha spiegato il governo iberico, usando lo stesso linguaggio usato da giornali e politici tedeschi in questi anni per imporre misure di austerità ai Paesi del Sud Europa. Ieri, invece, l’Ungheria ha chiesto alla Russia di aumentare le forniture.
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