http://www.agenziademanio.it/export/demanio/index.htm
E che organizzazione!
Stanno svendendo al miglior "disofferente" le nostre ricchezze culturali, naturali e storiche e, per farlo, hanno costituito una sorta di Agenzia immobiliare in grande stile!
Chissà quando toccherà al Colosseo.......mi viene in mente Tototruffa che cercava di vendere la fontana di Trevi ad un ammericcano.......... tempi non sospetti............... quelli!
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
giovedì 21 maggio 2009
Castelli, l'ex ministro che non conosce le leggi.......
intervista di Piero Ricca:
http://www.pieroricca.org/2009/04/25/roberto-castelli-2/
Caro Piero,
ecco l’ultimo spiacevole incontro con il sedicente “eroe” antimafia di Lecco: Roberto Castelli.Durante una recente trasmissione su La / mi aveva invitato più volte a studiare, a ripassare, a crescere. Così ho studiato. Ho letto la sentenza della Corte dei Conti che l’ha condannato - l’otto aprile di quest’anno - a risarcire lo Stato di trentamila e passa euro per aver assegnato consulenze agli amici suoi quando era Ministro della Giustizia (nel dicembre del 2001). Lui sostiene, e lo si può sentire anche nel video, d’esser contento perché la sentenza evidenzia colpa e non dolo da parte sua. Delle due l’una: o è un furbetto oppure è un incapace.Il Tribunale dei Ministri aveva pure aperto un fascicolo (penale) per abuso d’ufficio. Nel 2007 gli altri amici suoi - i parlamentari di entrambi gli schieramenti (salvo Idv e una piccola parte della Sinistra) - l’han salvato negando l’autorizzazione.
Duccio
http://www.pieroricca.org/2009/04/25/roberto-castelli-2/
Caro Piero,
ecco l’ultimo spiacevole incontro con il sedicente “eroe” antimafia di Lecco: Roberto Castelli.Durante una recente trasmissione su La / mi aveva invitato più volte a studiare, a ripassare, a crescere. Così ho studiato. Ho letto la sentenza della Corte dei Conti che l’ha condannato - l’otto aprile di quest’anno - a risarcire lo Stato di trentamila e passa euro per aver assegnato consulenze agli amici suoi quando era Ministro della Giustizia (nel dicembre del 2001). Lui sostiene, e lo si può sentire anche nel video, d’esser contento perché la sentenza evidenzia colpa e non dolo da parte sua. Delle due l’una: o è un furbetto oppure è un incapace.Il Tribunale dei Ministri aveva pure aperto un fascicolo (penale) per abuso d’ufficio. Nel 2007 gli altri amici suoi - i parlamentari di entrambi gli schieramenti (salvo Idv e una piccola parte della Sinistra) - l’han salvato negando l’autorizzazione.
Duccio
Etepareva Facci! - non si smentisce, ment(i-sce)e sempre!
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=352370#1
Sempre pronto a difendere l'indifendibile, sempre prono davanti al suo idolo.
Con quella faccia da pesce lesso in salamoia, abbronzato sul verdognolo, bilioso.
E' uno pseudo giornalista rampante.................fino a quando non cade il suo idolo!
Sempre pronto a difendere l'indifendibile, sempre prono davanti al suo idolo.
Con quella faccia da pesce lesso in salamoia, abbronzato sul verdognolo, bilioso.
E' uno pseudo giornalista rampante.................fino a quando non cade il suo idolo!
Nuncesecrede!
Scandalo intercettazioni: le straordinarie rivelazione di Tavoroli su Telecom e servizi
22 Luglio 2008 - Democrazia
A leggere i giornali, e qualche anticipazione del documento che annuncerà oggi la chiusura delle indagini del pubblico ministero di Milano, l’affaire Telecom sembra essersi sgonfiato come un budino malfatto. Più o meno, si sostiene che fossero all’opera, in Telecom, soltanto un mascalzone (Giuliano Tavaroli) e un paio di suoi amici d’infanzia (Emanuele Cipriani, un investigatore privato, e Marco Mancini, il capo del controspionaggio del Sismi). La combriccola voleva lucrare un po’ di denaro per far bella vita e una serena vecchiaia. I “mascalzoni” avrebbero abusato dell’ingenuità di Marco Tronchetti Provera (presidente) e di Carlo Buora (amministratore delegato). Tutto qui.
L’affaire Telecom è stato dunque, secondo quest’interpretazione, soltanto un bluff mediatico-giudiziario utilizzato (o, per alcuni avventurosi osservatori, organizzato) da circoli politici per sottrarre al “povero” Tronchetti la società di telecomunicazioni.
La ricostruzione è minimalista. Evita di prendere in esame, anche soltanto con approssimazione, la sequenza dei fatti accertati (a cominciare dalla raccolta di migliaia di dossier illegali); la loro pericolosità; i protagonisti (alcuni mai nemmeno nominati); un multiforme network di potere che condiziona ancora oggi un’imprenditoria debole senza capitali e una politica fragile senza legittimità: imprenditoria e politica sorrette, protette o minacciate - secondo convenienza - da alcune burocrazie della sicurezza. È nelle pieghe di questi deficit e contraddizioni italiani che è fiorito l’affaire, uno scandalo che nessuno - a quanto pare - ha voglia di affrontare. Vedremo se lo farà la prudente magistratura di Milano.
continua su:
http://www.ilbenecomune.net/2008/scandalo-intercettazioni-le-straordinarie-rivelazione-di-tavoroli-su-telecom-e-servizi/
22 Luglio 2008 - Democrazia
A leggere i giornali, e qualche anticipazione del documento che annuncerà oggi la chiusura delle indagini del pubblico ministero di Milano, l’affaire Telecom sembra essersi sgonfiato come un budino malfatto. Più o meno, si sostiene che fossero all’opera, in Telecom, soltanto un mascalzone (Giuliano Tavaroli) e un paio di suoi amici d’infanzia (Emanuele Cipriani, un investigatore privato, e Marco Mancini, il capo del controspionaggio del Sismi). La combriccola voleva lucrare un po’ di denaro per far bella vita e una serena vecchiaia. I “mascalzoni” avrebbero abusato dell’ingenuità di Marco Tronchetti Provera (presidente) e di Carlo Buora (amministratore delegato). Tutto qui.
L’affaire Telecom è stato dunque, secondo quest’interpretazione, soltanto un bluff mediatico-giudiziario utilizzato (o, per alcuni avventurosi osservatori, organizzato) da circoli politici per sottrarre al “povero” Tronchetti la società di telecomunicazioni.
La ricostruzione è minimalista. Evita di prendere in esame, anche soltanto con approssimazione, la sequenza dei fatti accertati (a cominciare dalla raccolta di migliaia di dossier illegali); la loro pericolosità; i protagonisti (alcuni mai nemmeno nominati); un multiforme network di potere che condiziona ancora oggi un’imprenditoria debole senza capitali e una politica fragile senza legittimità: imprenditoria e politica sorrette, protette o minacciate - secondo convenienza - da alcune burocrazie della sicurezza. È nelle pieghe di questi deficit e contraddizioni italiani che è fiorito l’affaire, uno scandalo che nessuno - a quanto pare - ha voglia di affrontare. Vedremo se lo farà la prudente magistratura di Milano.
continua su:
http://www.ilbenecomune.net/2008/scandalo-intercettazioni-le-straordinarie-rivelazione-di-tavoroli-su-telecom-e-servizi/
Garparri Maurizio - Tanto per sapere.
Maurizio Gasparri, ex ministro delle Telecomunicazioni, e gli affari telefonici con Israele.
http://www.axnet.it/forum/maurizio-gasparri-direttore-t77496.html?s=52f4df4678774fb9e48d462bead11a8b&s=995f197ed8e5e3b6563f51de12faf989&
http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=1986¶metro=politica
http://www.telit.com/files/communication/51369dc283e58f4a70c177b79c13b028.pdf
http://www.telit.com/en/about/investor-relations/press-releases.php
http://www.axnet.it/forum/maurizio-gasparri-direttore-t77496.html?s=52f4df4678774fb9e48d462bead11a8b&s=995f197ed8e5e3b6563f51de12faf989&
http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=1986¶metro=politica
http://www.telit.com/files/communication/51369dc283e58f4a70c177b79c13b028.pdf
http://www.telit.com/en/about/investor-relations/press-releases.php
Discorso di Pericle agli ateniesi - 461 A.C.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.Qui ad Atene noi facciamo così.
Pericle - Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.Qui ad Atene noi facciamo così.
Pericle - Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.
mercoledì 20 maggio 2009
Caso Abu Omar.
Abu Omar: giudice, no a Prodi e Berlusconi testi MILANO - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il suo predecessore, Romano Prodi, non testimonieranno nel processo per il sequestro dell'ex imam di Milano Abu Omar. Lo ha deciso il giudice di Milano Oscar Magi che ha ritenuto superflue le testimonianze dei due uomini politici e dei funzionari del Sismi ancora da sentire, alla luce della sentenza della Corte costituzionale la quale ha stabilito i limiti entro i quali possono essere poste le domande. Secondo il giudice i testi esclusi avrebbero dovuto deporre su tematiche coperto da segreto di Stato. (ansa)
Ecco uno dei tantissimi motivi per cui le verità non salteranno mai fuori: il segreto di stato. Siamo un popolo ignorante per colpa della pseudo politica.
Ecco uno dei tantissimi motivi per cui le verità non salteranno mai fuori: il segreto di stato. Siamo un popolo ignorante per colpa della pseudo politica.
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